La “cinque macchine” al microscopio
I Consiglieri federali Roberta Pelosi, Adriano Avveduto e Roberto Manno e il Direttore tecnico Sandro Polsinelli spiegano come le prerogative di base della Fossa Universale trasformino la disciplina in una grande palestra per tutti i praticanti
(di Massimiliano Naldoni)
Nel più recente Gran Premio distribuito in cinque sedi nelle macro-aree della penisola la Fossa Universale ha eletto i suoi protagonisti che abbiamo conosciuto in maniera più approfondita attraverso le interviste pubblicate qui nel Magazine proprio pochi giorni addietro, ma tra i profondi estimatori della “cinque macchine” ci sono anche alcuni noti dirigenti federali che si misurano in pedana sistematicamente nel corso degli appuntamenti del calendario stagionale.
“Valorizzare la Fossa Universale – dichiara la Consigliera Roberta Pelosi che in occasione del secondo Gran Premio della disciplina era in gara a Castelfidardo – significa consolidare e tutelare i valori tecnici fondamentali del nostro sport perché quella specialità è da considerare indiscutibilmente la base anche della Fossa Olimpica: intere generazioni di campioni si sono formati alla palestra dell’Universale per poi emergere nel Trap. La Federazione in questi anni si è impegnata molto a far crescere la partecipazione nelle discipline non olimpiche in parallelo naturalmente allo sviluppo delle specialità del programma olimpico. Ma la volontà di andare incontro alle esigenze dei praticanti lo dimostra proprio la programmazione dei Gran Premi in cinque sedi distribuite in maniera strategica su tutto il territorio italiano: si tratta di un modo per incentivare l’attività nelle Associazioni interessate dalla designazione ma soprattutto è una scelta che favorisce i praticanti che in questa maniera possono partecipare alla gara senza affrontare trasferte lunghe e onerose.”
Del valore propedeutico della Fossa Universale è ovviamente molto convinto anche il Consigliere Adriano Avveduto che sulle pedane calabresi de La Tranquilla ha svettato in Eccellenza con lo stesso 92/100 che ha attribuito la vittoria al Seconda Giuseppe Centonze e al Prima Nicola Carbone che sono stati protagonisti delle interviste della scorsa settimana.
“Mi considero a tutti gli effetti un precursore dell’ecletticità in pedana – spiega il dirigente federale di Modica – proprio perché ho iniziato a sparare alla Fossa Universale e da quella ho spaziato in direzione dell’Olimpica. Nel 1984, quando mio padre Saro mi ha avviato al tiro a volo, è proprio nell’Universale che mi ha fatto muovere i primi passi in pedana perché quella era la disciplina che, da competente maestro di tiro, praticava con regolarità in parallelo al Trap. Ebbene sì: questa mia capacità e volontà di esplorare mondi sportivi anche diversi mi è rimasta, non per niente ho praticato anche il Double Trap per un intero quadriennio tra il 2013 e il 2016. Certamente nella Fossa Universale ho potuto conseguire importanti successi: sono stato campione del mondo in quella disciplina sia da Junior che da Senior ed è stata quindi la specialità che mi ha lanciato nell’attività internazionale e mi ha permesso di vestire la maglia azzurra successivamente tante volte anche nel Trap.”
Roberta Pelosi insiste molto anche sulla possibilità che l’Universale offre ai suoi cultori di corredare la pratica proprio con il traguardo della nazionale.
“L’opportunità di accedere alla selezione azzurra che è stata promossa dalla Federazione per ogni categoria e qualifica nella Fossa Universale attraverso il giusto riconoscimento del valore dei risultati tecnici si sta rivelando un incentivo formidabile per la specialità.”
“Anche questa intuizione – precisa a sua volta Adriano Avveduto – scaturisce da un’idea di mio padre Saro che, di concerto con il Presidente Luciano Rossi e con il Direttore tecnico Sandro Polsinelli, compresero che in una disciplina non olimpica come la Fossa Universale sarebbe stato utilissimo sostituire il sistema dei componenti fissi della nazionale con un meccanismo mobile che in base ai risultati ottenuti in campo rendesse il giusto merito agli amatori. Questo criterio si è rivelato davvero un forte incentivo per le categorie, ma istituisce grandi obbiettivi anche per le Ladies, per gli Juniores e soprattutto per quegli atleti che, per la collocazione anagrafica più avanzata, appartengono alle qualifiche. Tutto questo innesca peraltro l’occasione di allenamenti ulteriori che rendono molto viva la disciplina e incrementano e diversificano anche l’attività delle Associazioni.”
Concorda pienamente sul valore della designazione dei componenti delle squadre nazionali in base ai punteggi ottenuti sul campo anche il Consigliere Roberto Manno.
“È un provvedimento che ha elevato moltissimo l’interesse per la Fossa Universale. In questo modo tutti possono ambire a vestire la maglia azzurra e io vedo in ogni gara quanto rappresenti uno stimolo questa possibilità specialmente per coloro che oggi sono inquadrati nei Veterani e nei Master. Un altro elemento specifico della Fossa Universale che ha un forte valore formativo è la gara a duecento piattelli: in particolare per i più giovani questa distanza di gara e la sua distribuzione in diverse giornate è un fortissimo contributo di esperienza.”
“Io sono profondamente convinto – precisa ancora Roberto Manno che nel recente Gran Premio è stato tra i protagonisti della gara a La Cicogna di Cerignola – che per la Fossa Universale non sia possibile parlare di specializzazione che è un concetto molto legato alle discipline olimpiche. L’Universale è stata e resterà una straordinaria palestra che permette di acquisire confidenza con la pedana: per questo motivo la disciplina continua a beneficiare di grande popolarità presso un pubblico vasto. Lo prova anche la buona partecipazione che è stata registrata in ciascuna delle sedi in occasione del secondo Gran Premio.”
Il criterio che informa la Fossa Universale è peraltro efficacemente descrito dal Direttore tecnico della nazionale della disciplina.
“Non esiste una disciplina più facile e una più difficile della Fossa Universale. – Sentenzia Sandro Polsinelli – E questo è uno dei grandi segreti che rendono affascinante la nostra specialità. Sì, concordo anche io sul fatto che le gare internazionali possono attribuire grande esperienza ai giovani del nostro comparto ed è per questo che per ciascuno dei nostri giovani atleti la convocazione in azzurro diviene un momento formativo di assoluto valore. Che la Fossa Universale sintetizzi tutte le prerogative di base del tiro a volo lo dice il fatto che si tratta di una specialità che costringe a cambiare posizione e linea di mira in ogni pedana. È la palestra per antonomasia e continuerà a costituire un banco di prova efficacissimo anche per le prossime generazioni.”
Nella foto di copertina: Adriano Avveduto