Coppa dei Campioni: parlano i protagonisti

Sergio Fattorello delle Fiamme Azzurre, Antonello Iezzi di Sant’Uberto e Pierluigi Pescosolido delle Fiamme Oro celebrano lo straordinario spettacolo del confronto di Fossa Olimpica che ha illuminato il Concaverde nello scorso weekend

(di Massimiliano Naldoni)

La Coppa dei Campioni 2024 di Fossa Olimpica sarà certamente ricordata come una delle edizioni più appassionati di questa super-classica che ogni anno riunisce al Concaverde il gotha delle delle Società italiane per concorrere alla conquista di un titolo di grande prestigio. Sono stare le Fiamme Azzurre del selezionatore Sergio Fattorello e di capitan Johnny Pellielo a conquistare il trofeo nell’edizione più recente, ma il team completato nell’occasione da Edoardo Antonioli, Riccardo Faccani, Alessandro Esposito, Mattia Polidori e Mattia Sardi ha dovuto profondere tutto il proprio talento per aver ragione in spareggio della squadra del Tav Sant’Uberto (Ermanno Dell’Orefice, Andrea Miotto, Emanuele Iezzi, Michele Vocino, Andrea Saccomandi e Antonello Iezzi) che ha meritato la medaglia d’argento davanti alla fotissima compagine delle Fiamme Oro del selezionatore Pierluigi Pescosolido (Mauro De Filippis, Andrea Vescovi, Emanuele Buccolieri, Erminio Frasca, Lorenzo Ferrari e Simone Lorenzo Prosperi). E sono dunque proprio gli artefici tecnici di queste prove di grande livello tecnico a spiegare tutta la spettacolarità di una sfida che ha visto all’opera quasi cinquecento atleti inquadrati nelle settantadue formazioni che hanno vivacizzato le pedane internazionali del Concaverde.

Sergio Fattorello con la squadra delle Fiamme Azzurre

Coach Fattorello, quali sono le sue impressioni sulla gara a qualche giorno dall’impresa?

Indiscutibilmente una grande emozione per la conquista di questa Coppa dei Campioni che nel nostro caso mancava da anni, esattamente dal 2008. Altre volte siamo andati vicini al traguardo con tanti secondi posti, ma questa volta ci siamo davvero superati. Anche perché è stata, come è avvenuto sempre del resto, una gara difficile con settantadue squadre in lizza, collocata appunto a ottobre: cioè a fine stagione. Il mio ringraziamento va all’Amministrazione della Polizia Penitenziaria e in particolare alla nostra Direttrice, la dottoressa Irene Marotta, Primo dirigente del Corpo di Polizia Penitenziaria, per i mezzi che ci vengono offerti e che ci permettono di arrivare a questi risultati. Alla luce del risultato possiamo dire che il lavoro serio e scrupoloso di questi anni ci ha ripagato: la nostra squadra è infatti composta da molti atleti giovani che tecnicamente stanno crescendo molto. È una formazione che schiera numerosi ventitreenni e ventiquattrenni ai quali vogliamo soprattutto offrire l’opportunità di entrare in Nazionale, come del resto già accade stabilmente per molti di loro. Ci siamo sottoposti anche a tanti sacrifici: maciniamo molti chilometri, abbiamo fatto tante gare in Italia e quest’anno anche qualche gara all’estero, non per niente Johnny Pellielo, Riccardo Faccani e Alessandro Esposito hanno partecipato a una gara in Croazia in cui si sono distinti a squadre, e poi abbiamo intensificato l’allenamento e soprattutto abbiamo partecipato a gare di alto livello come l’Emir Cup e la Green Cup, ma è un lavoro che sta dando i suoi frutti migliori e nei prossimi anni contiamo di disporre di una squadra stabilmente forte.  Anche il Settore Giovanile sta crescendo e promette bene: tanto per fare un esempio, anche Matteo D’Ambrosi è inquadrato nel nostro gruppo e queste presenze di giovani atleti ci permettono anche di disporre di quella che nel calcio si definirebbe: panchina lunga.

Coach Iezzi, in che modo ha affrontato la gara la sua squadra?

In realtà abbiamo tirato in maniera abbastanza sciolta perché in partenza non avevamo le prerogative di altre grandi squadre e in certo modo neppure le aspirazioni di quelle big. È dopo la terza serie che ci siamo resi conto che forse ce la potevamo giocare. Noi siamo stati tra i primi a scendere in pedana al mattino e quindi siamo stati tra le prime squadre a concludere e a quel punto, osservando volta per volta i risultati che arrivavano, piano piano ci siamo resi conto che eravamo in corsa per entrare in finale, ma tutto era sul filo del piattello. Tant’è che tra noi della squadra, in maniera spiritosa, dicevamo: a questo punto meglio entrare in finale anche da dodicesimi, così spariamo un’altra serie! Naturalmente quando è stato chiaro che eravamo in finale, a quel punto ci siamo detti: forse possiamo provare a fare meglio che non gli undicesimi in classifica come eravamo dopo le tre serie. La prima serie del mattino era certamente andata benissimo: 136/150 in quell’orario e in quelle condizioni era un ottimo risultato. A quel punto io ho fatto presente che occorreva prestare attenzione e tenere il risultato anche nelle serie successive e non era facilissimo perché evidentemente la prima serie era andata bene proprio perché avevamo sparato con una certa apprensione per l’orario e per le condizioni generali di difficoltà che si presentavano che avevano tenuto alto il livello di attenzione e di concentrazione. Ma alla fine il risultato è arrivato per effetto della costanza che abbiamo avuto e dell’aiuto che ci siamo prestati l’uno con l’altro perché ad esempio nelle tre serie di qualificazione non c’è stato neppure un 25 tra i nostri punteggi, ma è sempre capitato che se qualcuno era sotto tono in una serie, qualcun altro in parallelo però riusciva a tenere. È stato un gioco di equilibri: quello che si chiama semplicemente gioco di squadra. In questa gara il segreto è tenere la squadra coesa. D’altronde posso fare riferimento a quando sparavo per la squadra della Forestale. All’epoca abbiamo vinto tanto come collettivo, ma possiamo dire che presi singolarmente non eravamo tutti davvero fortissimi. C’erano sicuramente altre formazioni in cui c’erano talenti che presi singolarmente erano molto più forti. Ma noi riuscivamo a rendere di più perché eravamo davvero una squadra.

Antonello Iezzi con la squadra di Sant’Uberto

Coach Pescosolido, che giudizio dà della nuova formula della Coppa dei Campioni?

La nuova formula ha un appeal diverso perché dà a molte squadre la possibilità di mettersi in evidenza: e infatti non è un caso che già da questa edizione le prime due posizioni siano state occupate da squadre che negli anni recenti non erano riuscite a collocarsi in quello stesso ruolo. Il ragionamento che possiamo fare a questo punto è che se il regolamento della Coppa dei Campioni si ispira a quello delle gare individuali internazionali e quindi propone l’azzeramento dei risultati e la ripartenza da zero per le prime dodici squadre qualificate, allora evidentemente sarebbe opportuno anche adottare il colpo solo nella finale. Naturalmente sono il primo a comprendere che le squadre come la nostra sono più strutturate per affrontare una finale con quella tipologia perché i nostri atleti durante l’anno partecipano a molte gare con la formula internazionale. Nello stesso modo comprendo e condivido anche la volontà della Federazione che con questa formula intende offrire delle opportunità a molte altre formazioni. Resta il fatto che la Coppa dei Campioni è una gara che per sua natura deve premiare la squadra più forte. Potremmo istituire un parallelo efficace pensando alla Coppa Italia di calcio in cui gareggiano le squadre più forti in assoluto del Campionato insieme a molte formazioni outsider che magari qualche volta possono appunto anche capovolgere il pronostico. Ma quel torneo vuole e deve eleggere comunque la squadra più forte. Se negli ultimi dieci anni come Fiamme Oro abbiamo vinto otto volte il trofeo, la spiegazione risiede appunto nel fatto che la nostra squadra schiera determinati elementi, che sono poi atleti e atlete della Nazionale, e adotta una tipologia di allenamento e di preparazione che è appunto mirata all’agonismo internazionale, quando invece, come è ovvio che sia, gran parte delle Società in gara nella Coppa dei Campioni schiera atleti e atlete che non rispettano lo stesso tipo di preparazione e di allenamento.

Coach Fattorello, impossibile non segnalare che Johnny Pellielo in ogni formazione risulta il capitano per antonomasia…

Johnny è il riferimento della nostra squadra: è il nostro faro ovviamente in senso tecnico ma anche per il suo grande spessore come persona. È il capitano del nostro Gruppo Sportivo, rappresenta l’essenza dello sport ed è un esempio per tutti gli sportivi del mondo. Naturalmente il ruolo tecnico che ha svolto e sta svolgendo ha un valore inestimabile: sotto la sua guida e il suo controllo attento di tutti gli aspetti la squadra è cresciuta tantissimo. Siamo davvero fortunati ad avere con noi colui che indiscutibilmente è il maestro del tiro. Essere in squadra con Johnny attribuisce una carica indescrivibile: la sicurezza in pedana che lui trasmette è davvero una marcia in più per tutti noi. Johnny è anche un grande esempio di vita da atleta: è il primo che scende a fare colazione al mattino, e la sera è il primo a segnalare quando è l’ora di coricarsi. Ma un altro aspetto straordinario è che Johnny vive tuttora ogni evento agonistico come se fosse la sua prima gara: con la stessa emozione, con la stessa intensità. In questo modo sa interpretare perfettamente l’esempio di stile e di vita che i giovani devono seguire. Johnny è la locomotiva della squadra e quindi ad esempio anche nella distribuzione della batteria è lui a partire in prima pedana. Poi naturalmente ci sono diversi criteri per la composizione della batteria: alterniamo tiratori con un tempo di fuoco più rapido ad altri che hanno un tempo leggermente più lento, oppure in base alla maggiore o minore esperienza. Anche in questa Coppa dei Campioni Johnny era appunto in prima pedana. Alessandro Esposito era in seconda, Edoardo Antonioli in terza, Mattia Polidori in quarta; mattia Sardi in quinta e Riccardo Faccani di rincalzo.

Coach Iezzi, l’exploit di Sant’Uberto nella finale era nell’aria dopo il conseguimento della qualificazione?

Sì, ammetto che in finale abbiamo fatto una grande serie. Siamo andati con lo spirito giusto, sapendo che non avevamo nulla da perdere: eravamo in finale, avevamo fatto una bella gara, potevamo sparare i nostri piattelli in maniera distesa e poi avremmo fatto i conti. Se riuscivamo ad avere la giusta emozione, quella che si trasforma in attenzione e concentrazione e ti fa fare le cose bene, allora potevamo fare una bella serie. Per la finale siamo stati sorteggiati al campo 12 e quindi eravamo, in certo modo, alla fine del mondo e infatti abbiamo iniziato a sparare un po’ in ritardo, Quando eravamo agli ultimi piattelli, e tutte le altre squadre frattanto avevano concluso, abbiamo visto convergere progressivamente un po’ di gente verso il nostro campo. Fai presto a fare due conti in quei casi: stiamo tirando bene, abbiamo fatto pochi zeri, vuol dire che qualcosa sta succedendo… Nello spareggio poi siamo tornati in pedana con una gioia e una felicità indescrivibili. La nostra è una squadra realmente della nostra Società: voglio dire che non andiamo a prendere tiratori da altre zone per comporre la formazione. Basta considerare che ho sparato anche io nonostante che fossero almeno cinque anni che non sparavo più in gara e devo dire che perfino non eravamo neppure certi di partecipare perché c’è stato qualche problema alla vigilia proprio nella composizione della squadra. Nel tempo ci avevamo provato altre volte a centrare un risultato di un certo livello alla Coppa dei Campioni: la volta che è andata meglio, però, siamo usciti settimi. Questa volta, realizzare che ci stavamo giocando il primo e il secondo posto ma che soprattutto eravamo già a podio nella Coppa dei Campioni ha prodotto una gioia immensa. Non dico che eravamo già appagati perché se devi andare a giocarti qualcosa d’altro, trovi le tue energie e riparti, ma certamente il grande risultato era stato ottenuto e sapevamo che nello spareggio avremmo affrontato una squadra veramente forte. In spareggio nel sorteggio sono capitato dopo Johnny, che è la leggenda che sappiamo, e subito prima di Edoardo Antonioli che ha l’età di mio figlio e l’ho visto crescere nel Settore Giovanile. Ed è stata davvero una grande emozione. Mi ha dato davvero grande energia questa sensazione di essere in un grande gruppo in una bellissima gara.

Coach Pescosolido, nel ruolino di marcia delle Fiamme Oro c’è stata una strepitosa serie da 147 nel primo turno, ma paradossalmente non c’è stata la stessa qualità vertiginosa nella finale.

Voglio istituire di nuovo un parallelo con la gara più famosa del panorama olimpico: i 100 metri piani. Se in una batteria di qualificazione di quella gara un velocista sa che con un tempo di 11 secondi potrà passare il turno, certamente potrà anche non esprimersi al massimo pur ottenendo comunque l’obbiettivo. E poi non si risparmierà invece nella finale che è proprio il momento in cui serve dare il massimo possibile. Ma nel tiro a volo è impossibile fare questo ragionamento: se fai uno zero di troppo, corri il rischio di produrre conseguenze negative. Non puoi concederti un margine di errore, perché il nostro è uno sport troppo legato alla condizione psicologica. Questo, per dire che nel tiro a volo non esiste il concetto di risparmiarsi in una serie per dare il massimo in un’altra: si è costretti a dare il massimo sempre. Noi abbiamo fatto un risultato straordinario nella prima serie di qualificazione, ma si è anche verificato poi un momento di stanchezza nella serie finale riservata alle prime dodici squadre e in quella serie abbiamo fatto qualche zero di più. Va anche detto che in realtà poi in quella serie abbiamo fatto undici zeri dopo che nelle altre due serie di qualificazione avevamo fatto tredici zeri, quindi se vogliamo anche la finale è stata una serie pienamente nella media. Certamente quel risultato non è stato sufficiente per vincere, ma abbiamo conquistato comunque la presenza sul podio e per noi in questa gara il podio è stato importante. Magari nelle altre edizioni la presenza sul podio, ma non la vittoria, sarebbe stata una sconfitta. Non quest’anno: con questo regolamento che, con la finale secca sulla distanza di una serie, offriva l’opportunità di vincere a molte squadre, questo responso lo leggo come un risultato positivo.

Pierluigi Pescosolido con la squadra delle Fiamme Oro

Coach Fattorello, anche nel vostro caso si sono avvertite le vibrazioni giuste per arrivare alla vittoria?

Ci siamo trovati subito molto in linea con le nostre previsioni. Fra l’altro siamo partiti in prima pedana e occorre dire che nel mese di ottobre alle otto e trenta del mattino a Lonato si soffre tanto per la visibilità che è un po’ ridotta e abbiamo gareggiato alla prima serie con appena nove gradi di temperatura. Era importante superare lo scoglio della prima pedana: abbiamo tenuto e siamo riusciti a fare un buon risultato. Poi abbiamo iniziato a macinare piattelli perché in quel momento ovviamente l’obbiettivo era entrare tra le prime dodici per accedere a quella finale che, con questo nuovo regolamento, che per inciso a me è piaciuto moltissimo, offre la possibilità di concorrere alla vittoria a tante formazioni. La Coppa dei Campioni era già prima la gara più importante dell’anno per tutte le Società italiane, ma con questo regolamento viene senza dubbio ancora più valorizzata. Questa formula presuppone anche un lavoro un po’ diverso sul piano della preparazione: ad esempio io avevo programmato per i ragazzi di conservare le energie proprio per la finale. Perché In questo caso l’importante era qualificarsi tra le prime dodici squadre conservando però un solido equilibrio mentale e fisico per quella serie che con questa formula diviene appunto la più importante e in cui occorre dare il tutto per tutto. In finale è emerso il carattere della squadra e la sua tenacia, ma vorrei dire che ancora di più queste caratteristiche sono emerse poi nello spareggio con la squadra di Sant’Uberto. Nello spareggio ci ha premiato proprio la solida preparazione che abbiamo svolto per tutto l’anno perché in quel caso siamo andati ad affrontare addirittura la quinta serie della giornata alle 18 dopo che eravamo già sul campo dalle sette del mattino. E non è mai facile affrontare una finale e tantomeno uno spareggio in quella situazione. Tanto più che sappiamo bene che nel nostro sport niente è mai scritto in anticipo. Ma siamo davvero felici che questa volta la pagina di storia a scriverla siamo stati noi.

La squadra delle Fiamme Azzurre

Tutte le squadre della Coppa dei Campioni

Fiamme Azzurre, Sant’Uberto, Fiamme Oro, Torretta, Carabinieri, Marina Militare, Pisa, Umbriaverde, Trap Pezzaioli, Raimondo, Concaverde, Fagnano, Olimpia, Carabinieri 97, Settimo San Pietro, Delle Alpi, Poggio dei Castagni, Conselice, Belvedere, San Giovanni Vercelli, Vecio Piave, Gualdo Tadino, OS Academy, San Fruttuoso, La Contea, Pecetto, Fabriano, Perugia, Valloni, La Fattoria, La Cicogna, Trento, Acquaviva, Campiglia, Arlunese, Vigili del Fuoco, Santa Lucia di Piave, Montecatini-Pieve a Nievole, Top Ten, Scaligero, Carisio, San Donaci, Melc, Aosta, Racconigi, Bettolino, Bergamo TT, Palladium, Aeronautica Militare, Milano Trap, Ramacca, Po Polesine, Le Tre Piume, Cieli Aperti, Traversa, San Giovanni, Bergamo, Fano, 2M, Bonate Sopra, Mel, Terrasini, Rondinelle Azzurre, Appennino, La Quercia, Biella, L’Aquila, Zevio, Enna, Le Bettole, Cus Brescia, Esercito

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San Donaci

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