Giovanissimevolmente: Maria Teresa Maccioni e Sofia Gori

Il Mondiale under 21 di Lima ha elargito il titolo nel Trap alla ventenne di Olbia e ha premiato la sua coetanea di Forlì con un prestigioso bronzo: ecco le impressioni delle due atlete azzurre

(di Massimiliano Naldoni)

Le under 21 della Fossa Olimpica sono state le autentiche protagoniste del Campionato del Mondo di categoria che si è svolto in Perù all’inizio di ottobre. Nella gara femminile Maria Teresa Maccioni si è aggiudicato il titolo e Sofia Gori ha centrato la conquista della medaglia di bronzo. Ma il percorso con cui le due atlete del Ct Daniele Di Spigno sono pervenute al brillante traguardo è stato caratterizzato da un andamento oscillante. Maria Teresa Maccioni, dopo l’esordio con un 22, era stata autrice di una prima giornata spumeggiante con un 25 e un 24 per rientrare però nei ranghi con il 43/50 della seconda giornata. In finale l’atleta sarda aveva incontrato qualche difficoltà nei primi piattelli per riuscire invece a dispiegare poi tutte le sue eccellenti prerogative agonistiche che le avevano permesso di conquistare meritatamente il titolo con 114/125 + 39/40. Anche Sofia Gori era molto più brillante nella prima giornata, ma in finale aveva difeso bene il suo ruolo aggiudicandosi una medaglia di bronzo di grande prestigio con 115 + 29/40. A due settimane da quell’impresa peruviana abbiamo chiesto a Maria Teresa Maccioni e Sofia Gori le impressioni su questo straordinario Mondiale.

Maria Teresa, che sensazioni trasmette ritrovarsi sul tetto del mondo?

Quella del Perù è stata davvero una bella avventura, una straordinaria esperienza: un’emozione unica.

Sentivi di poter fare un bel risultato già nelle settimane che hanno preceduto il Mondiale?

Diciamo che soprattutto sapevo che potevo farcela perché mi ero allenata tanto. Quindi ce l’ho messa tutta: ho messo tutto l’impegno che avevo ed è arrivata la vittoria. Nelle settimane prima del Mondiale con Antonello Campus abbiamo fatto un bel lavoro di preparazione per capire se c’era qualcosa che non andava e dov’era semmai quel qualcosa che non funzionava. Non abbiamo fatto una preparazione basata sulla quantità: invece di fare serie di 25 piattelli a ruota ho ripetuto soprattutto quei piattelli in cui avevo difficoltà: ad esempio i piattelli angolati, i 45° che vanno velocissimi, sono quelli che ho sofferto un po’ di più nella preparazione.

Maria Teresa Maccioni

Sofia, sei stata autrice di una partenza brillante: ti eri trovata subito bene nel campo di Lima?   

Sì, in realtà mi sono  ambientata bene tranne che nel primissimo giorno di allenamento, ma credo che dipendesse anche dalla necessità di adattarsi al fuso orario e di smaltire la stanchezza del viaggio. Per quel motivo il primo giorno di prova ero stata altalenante. Poi già dal secondo giorno di allenamento sono riuscita a trovare la maniera.

C’è stato però un lieve calo di rendimento nella seconda giornata di gara.

Sì, ma è qualcosa che ho dovuto constatare anche in tutte le altre gare della stagione. Anche all’Emir Cup e alla Green Cup ho fatto una gara incredibile nel primo giorno di qualificazione, ma nel secondo il rendimento calava pesantemente per la pressione di dover far bene e di dover mantenere quel risultato. Naturalmente, vista un po’ la reiterazione del fenomeno, è proprio quello l’aspetto su cui devo lavorare.

Selfie di rito per Maria Teresa Maccioni e Sofia Gori con il Ct Daniele Di Spigno

Maria Teresa, sei stata autrice di una bella prima giornata ma con una partenza un po’ timida: ci sono stati problemi di approccio con il campo?

La prima serie è sempre quella che serve per rompere il ghiaccio. È quella che ti serve per smaltire tutta l’ansia e il timore di un campo nuovo. Poi comunque ero consapevole che stavo sparando ad un Mondiale e c’era sicuramente il timore di non riuscire a fare quel punteggio che invece sapevo di poter fare. Certamente con il 25 e il 24 la prima giornata ha preso la piega giusta. Qualche problema è tornato nella seconda giornata sempre per quel motivo della paura di non riuscire ad esprimermi al meglio, anche se so di aver dato sempre il massimo in tutta la gara.

Maria Teresa Maccioni

Sofia, a un paio di settimane dall’evento, come giudichi adesso la tua finale di Lima?

La finale è sempre una gara a sé. Devo dire che in realtà sul campo principale, in cui avevo fatto le serie di qualificazione e anche numerose serie di allenamento, non avevo trovato grandi difficoltà, però la finale è proprio un’altra storia. I piattelli sono gli stessi di prima, d’accordo, ma è la testa che cambia quando si affronta la finale. Con la consapevolezza di essere in finale ad un Mondiale è subentrata un po’ l’ansia. Sentivo anche l’esigenza di soddisfare le aspettative che si erano create dopo Porpetto. Hanno agito un po’ tutte queste forze e so che probabilmente avrei potuto fare anche un po’ meglio in una condizione più serena.

Che preparazione hai condotto in vista della partecipazione al Mondiale?

La preparazione che ho fatto prima di questo Mondiale non è consistita soltanto nell’allenamento in pedana ma ho scelto appunto di prepararmi anche mentalmente alla gara. Ho capito che il problema maggiore risiede nel fatto che finisco per pensare troppo prima di entrare in pedana. Ho raccolto in giro da esperti qualificati vari suggerimenti che poi ho messo in atto anche nella gara in Perù. Si tratta di soluzioni a cui non avevo dato importanza fino a questo momento ma che sono risultate molto utili: come ad esempio una corretta respirazione e il pensiero positivo che in pedana ti può aiutare ad affrontare piattello per piattello.

Maria Teresa Maccioni e Sofia Gori sul podio di Lima con la spagnola Noelia Pontes Villarubia

Maria Teresa, in finale c’è stata una partenza davvero difficile: che cosa è successo?

Era il mio primo Mondiale ed ero in finale. Mi ricordo che mi tremavano le braccia e le gambe e non riuscivo neppure a tener fermo il fucile quando mi impostavo. Poi però mi sono detta: ho faticato tanto, mi sono allenata tanto, abbiamo percorso tantissimi chilometri, posso riuscirci. Ho cercato di concentrarmi e allora sono partita. Sono riuscita a isolarmi in uno spazio in cui c’eravamo soltanto io, il fucile e il piattello. E sono riuscita a entrare in quella dimensione in cui si pensa a un piattello per volta. Mi dicevo: acchiappali uno dopo l’altro e poi vediamo. Poi però qualche altro zero è arrivato e infatti ho rischiato tantissimo nei primi venticinque piattelli. Dopo ho ripreso un ritmo più sicuro, ma nella bicicletta che ho commesso agli ultimi piattelli la responsabilità è anche del vento che ha iniziato a soffiare a un certo punto della finale e che mi ha fatto lacrimare un occhio. Negli ultimi piattelli ho dovuto davvero fare un grande sforzo per fronteggiare questo problema. Dopo quella bicicletta ho dovuto fare appello a tutte le mie forze e ho messo ancora più energia di quella che avevo speso in tutta la finale. Ma siamo arrivati al traguardo che volevamo!

Maria Teresa Maccioni, Sofia Gori e Marika Patera sul gradino più alto del podio nella gara per nazioni

(foto: Issf)