Tra cieli azzurri e nuvole

Le gare suggestivamente in “chiaroscuro” dei protagonisti del primo Gran Premio del Settore Giovanile: Eleonora Ruta, Sofia Littamè, Samuele Faustinelli e Marco Coco

(di Massimiliano Naldoni)

Un piccolo-grande capolavoro lo ha realizzato sicuramente Eleonora Ruta in questo primo appuntamento stagionale del Settore Giovanile quando, nel giro di due giornate di gara, ha saputo trasformare quello che possiamo definire un flop iniziale in una vittoria scintillante. Piccolo ma anche grande capolavoro, partenza incerta e luminoso trionfo: ma si è giocato davvero su questi fortissimi contrasti il primo Gran Premio del Settore Giovanile che ha avuto nella struttura del Tav Ilva di Taranto il palcoscenico della gara di Skeet e nelle pedane del Tav Gioiese quello della sfida di Fossa Olimpica? Ci sono stati davvero cieli di un azzurro intenso e improvvisi coni d’ombra provocati da nuvole oscure nelle prove delle atlete e degli atleti under 20 impegnati nell’esordio primaverile?

In realtà è proprio così e neppure soltanto per Eleonora Ruta che abbiamo presentato come la prima protagonista, in ordine di apparizione, di questa storia, ma un po’ per tutte le atlete e per tutti gli atleti della qualifica Juniores che hanno autorevolmente conquistato la medaglia d’oro nell’appuntamento pugliese: Sofia Littamè e Samuele Faustinelli per il Trap e Marco Coco e la stessa Eleonora Ruta per lo Skeet.

Eleonora Ruta

Certo, per la sedicenne skeettista di Cisterna di Latina questa duplicità di aspetti della gara di Taranto appare subito evidentissima anche ad un rapido sguardo che investa soltanto il puro e semplice dato numerico: 16/25 alla prima serie e 50/60 in finale. Partenza incerta e vittoria scintillante, come si vede, non sono qui le solite definizioni iperboliche coniate dai cronisti, ma un vero e proprio dato di fatto.

“Non ero io quella che stava sparando – dice perentoriamente Eleonora Ruta raccontando il suo approccio con la gara in quella drammatica prima serie – e l’ho capito subito perché mi sono sentita sotto pressione, schiacciata dal senso di responsabilità di dover fornire a tutti i costi un certo risultato, così condizionata da questa situazione al punto di non ricordare più i movimenti corrretti e forse neppure la sequenza dei lanci. In più è arrivata subito una pioggia di errori a devastare psicologicamente quel momento: due zeri subito alla pedana 1, poi un altro alla 2. Insomma, con il 16/25 con cui sono uscita da quella serie, la gara sembrava davvero già finita.”

Il podio delle Juniores di Skeet

In ogni sport, ormai da lungo tempo, si è provato a distillare la percentuale che descrive la portata positiva dell’intervento di un tecnico esperto. Forse anche nel tiro a volo potremmo provare a individuare il coefficiente che individua la portata di quell’intervento. Di fatto, in questo caso l’SOS lanciato da Eleonora Ruta a Sandro Bellini dopo la prima frazione di gara ha ottenuto il suo effetto e certamente il coach toscano ha assicurato un intervento percentualmente davvero determinante.

“Sono davvero molto grata al Ct Sandro Bellini a cui ho chiesto soccorso subito dopo la prima serie di Taranto. – Racconta l’atleta delle Fiamme Oro – Bellini ha capito subito in che situazione mi trovavo e ha pronunciato le parole adatte e ha innescato i meccanismi giusti per sbloccare una situazione che io non avrei saputo come smuovere. Ho ritrovato i mie automatismi, una relativa tranquillità, ho abbandonato tutti quei “film”, come si dice in gergo, che mi giravano in testa e contribuivano a deconcentrarmi durante la prima serie e finalmente ho ritrovato la vera Eleonora. In una situazione completamente opposta a quella della prima serie, in finale invece sono andata in pedana con una superconcentrazione. Forse avrei potuto continuare per altri sessanta piattelli se non mi avessero segnalato che la gara era finita e se non avessi capito dagli applausi e dai sorrisi che tutti mi stavano indirizzando che avevo proprio incredibilmente vinto.”

“Sì, certo, – conclude Eleonora Ruta – questa gara, per quella sua sequenza incredibile, per me è stata certamente un momento di svolta. Ma, forse, mi viene da dire: per un’atleta non sono un po’ tutte le gare in realtà un nuovo punto di partenza..? Sicuramente voglio stare con i piedi per terra e continuare a lavorare con il massimo impegno. Questo, adesso, è quello che serve!”

La consolidata e legittima fama di atleta riflessivo e non certo incline a interferenze emotive Samuele Faustinelli la può vantare da sempre. Eppure anche l’atleta bresciano delle Fiamme Oro, primo tra gli Juniores della Fossa Olimpica, sulle pedane pugliesi ha dovuto fronteggiare un’aggressione imprevista.

Samuele Faustinelli

“Sono arrivato alla Gioiese con la consapevolezza di poter fare una buona gara – racconta il diciannovenne di Pian Camuno – perché in queste ultime settimane, dopo il Campionato invernale di Roma, ho condotto una buona preparazione. Forse è proprio la solida fiducia nei miei mezzi che a un certo punto mi ha giocato un brutto scherzo. Il 25 della prima serie ha ovviamente confermato l’impressione e  credo di aver affrontato la seconda senza quella severa sorveglianza di me stesso che mi permette di fare il risultato. Quel qualcosa di troppo in termini di fiducia ha scatenato la deconcentrazione e sono venuti fuori due zeri consecutivi al quarto e al quinto lancio e poi all’undicesimo. A quel punto ho capito che provare a difendere il risultato rischiava di farmi sbagliare ancora e dopo sarebbe stato davvero difficile salvare la gara. Ho voluto giocare all’attacco mettendo in campo tutta la determinazione e sono riuscito a concludere la serie senza altri errori. Poi il 25 alla terza serie mi ha confermato che ero tornato perfettamente in gara.”

Samuele Faustinelli si definisce un atleta solitario ed è in quella modalità, con un relativo isolamento, che lo specialista lombardo impiega il tempo che intercorre tra una serie e l’altra.

Il podio degli Juniores di Trap

“Mi capita di guardare anche un film, – racconta Faustinelli – magari non lo vedo tutto, ma mi aiuta per realizzare questo isolamento. E non conta neppure il genere di film. Lo stesso avviene per la musica: non c’è necessariamente la compilation perfetta per l’intervallo tra una serie e un’altra. Ed è in questo modo che sono arrivato alla finale di Gioia del Colle molto concentrato. Ricordo che faceva molto freddo, ma evidentemente ero così concentrato che non gli ho dato neppure gran peso. Quando però sono arrivato ai trentacinque piattelli con un buon punteggio e mi sono accorto che avevo un vantaggio anche piuttosto largo nei confronti di tutti gli altri miei colleghi della finale, ecco che è apparsa di nuovo quella tendenza alla deconcentrazione. Un ampio vantaggio è sicuramente una situazione che determina un calo di concentrazione. È un’altra lezione di cui tener conto.”

È altrettanto certo che ogni gara è una storia a sé e produce inevitabilmente luci e ombre. Lo conferma anche Sofia Littamè che ha conquistato con autorevolezza e con la riconosciuta determinazione il primo posto tra le Juniores della Fossa Olimpica in gara alla Gioiese.

Sofia Littamè

“Ho fatto tante finali – precisa l’atleta veneta dell’Aeronautica – ma devo ammettere che ogni volta è sempre una nuova emozione. Questa, poi, era di fatto la prima finale dell’anno e riconosco che si è trasformata in un momento di profondo stress. Probabilmente perché sentivo che nelle serie di qualificazione potevo dare di più: è vero che l’obbiettivo di entrare in finale era stato centrato, ma qualche punteggio della qualifica non proprio all’altezza delle mie aspettative è andato a minare quella convinzione che serve per entrare in pedana in finale con l’atteggiamento giusto. Sì, se ripercorro con la mente tutta questa mia gara posso dire che si sono alternati momenti molto diversi e anche io ovviamente non mi sono sentita la stessa persona per tutta la gara. Mi sono sentita pronta e sicura per la finale, ma nello stesso tempo non sicura del tutto perché appunto si trattava comunque del primo test vero dell’anno. E poi certamente questo continuo cambiamento di condizioni atmosferiche che abbiamo vissuto nei due giorni di gara non ha fatto che aumentare qualche dubbio: il caldo, il freddo, il vento forte e poi a tratti il sole abbagliante. È vero che ho già sperimentato in gara in tante occasioni le condizioni meteo più strane e variabili, però evidentemente la convinzione di non essere riuscita a dare il meglio di me in qualifica mi ha instillato qualche dubbio.”

Il podio delle Juniores di Trap

“Riconosco – dichiara ancora Sofia Littamè – che ho interpretato questo primo Gran Premio come un test in vista delle altre gare della stagione. La mia condizione generale è ancora in cantiere e fra l’altro proprio in queste settimane ho lavorato con grande impegno non soltanto in pedana, ma anche sulla condizione fisica seguendo alla lettera le indicazioni di Partigiani e Zandomeneghi. Se mi sto facendo un po’ condizionare dal pensiero della nuova finale..? No, direi proprio di no. Non ho ancora mai provato la nuova finale, effettivamente. Ma è pur sempre una finale in cui servirà l’atteggiamento che tutte noi atlete e tutti noi atleti abbiamo assunto già in questi anni all’ultimo round. È pur sempre una finale a un colpo con eliminazione. Per dirla in termini semplici: c’è sempre e soltanto da colpire un piattello!”

Chi davvero non coltiva quasi nessuna preoccupazione a proposito della nuova tipologia di finale è Marco Coco: il brillante vincitore della gara degli Juniores di Skeet.

“La nuova finale..? – dice il sedicenne delle Fiamme Oro – Mi sembra bella: sono curioso di vedere come va. Occorre essere ancora più precisi: non puoi concederti nessun errore. Ma questo è un criterio che è già all’ordine del giorno per chi ha scelto lo Skeet!”

Marco Coco

Di finali Marco Coco certamente se ne intende. A sedici anni lo skeettista di Ardea può già vantare un record personale di 58/60 totalizzato sulle pedane di Laterina e a Taranto ha impreziosito subito la sua stagione con un solidissimo 56 imitato peraltro da Francesco Bernardini che ha ceduto il passo solo in shoot-off.

“Sono arrivato preparato a questo Gran Premio, – precisa l’atleta romano – mi sono allenato molto in vista di questa gara con i miei tecnici Pierluigi Pescosolido e Sandro Bellini che ringrazio per il grande supporto che mi assicurano sempre e quindi, sì, mi aspettavo di fare una buona prova. Infatti le due serie piene del primo giorno mi hanno confermato che ero nella condizione giusta, poi nella terza serie ho certamente sofferto. Sinceramente mi sono emozionato: volevo chiudere bene la giornata e evidentemente mi sono concentrato troppo su quel pensiero e ho perso di vista quello che invece uno skeettista non deve smarrire mai: la concentrazione sui gesti e sui bersagli. Se n’è andato un 2 mark e poi un 3 pull e ancora un mark alla 5. È stato certamente il momento più difficile della mia gara, ma sono riuscito a recuperare bene nelle due serie del secondo giorno. In finale ci credevo: lo dico sinceramente. Avevo ritrovato l’energia giusta e sentivo di poter fare bene: anche allo shoot-off con Francesco Bernardini sono andato molto carico e mentalmente preparato. Poi, in realtà, lo shoot-off è stato fulmineo, ma so che avrei potuto sostenere anche un confronto più lungo. Ma ci sono tante fasi diverse in una gara: me lo ha dimostrato di nuovo anche questa prova di Taranto con una bella partenza, qualche momento di difficoltà nelle fasi centrali e poi il ritorno in pista in finale con la piena convinzione di poter vincere. I miei tecnici lo dicono sempre e so che è la strada da seguire: nel nostro sport non si deve mai pensare di essere arrivati, ma piuttosto si deve seguire una sola regola: migliorare sempre!”

Il podio degli Juniores di Skeet