Porpetto: il Trap al microscopio
Nell’Issf Junior World Cup in programma allo stand friulano la formazione del Ct Daniele Di Spigno ha conquistato un oro con Riccardo Mirabile e un argento con Sofia Gori: tutte le impressioni del dopo-gara
(di Massimiliano Naldoni)
È stata certamente una prova di qualità quella offerta dalla squadra azzurra della Fossa Olimpica all’Issf Junior World Cup di Porpetto: in area maschile Riccardo Mirabile ha centrato la vittoria con un solido 121/125 di qualificazione e superando poi tutti gli altri cinque finalisti con 45/50. Tra gli azzurrini del Commissario tecnico Daniele Di Spigno il titolatissimo Matteo D’Ambrosi si è ritagliato il quarto posto. Sofia Gori ha celebrato il suo ritorno alle competizioni internazionali con un significativo argento ottenuto nel duello con la statunitense Carey Garrison che in finale ha prevalso di misura sull’atleta forlivese per 40/50 a 39. Ticket per la finale con un ottimo 118/125 di qualificazione anche per Marika Patera che ha però concluso al sesto posto. Delle protagoniste e dei protagonisti della gara di Porpetto abbiamo raccolto i commenti e le impressioni.
Coach Di Spigno, alla vigilia della World Cup di Porpetto c’erano già le avvisaglie di una prova di qualità degli azzurrini e delle azzurrine?
Non proprio. Porpetto è un impianto tecnicamente molto difficile: sono cinque campi con uno sfondo particolare e delle uscite molto diverse da altri campi. Quindi abbiamo lavorato tanto, campo per campo, per sistemare proprio quello che serviva per poi dare il massimo in gara. I punteggi del primo giorno di prova sono stati addirittura letteralmente disastrosi. I ragazzi mi dicevano: non vediamo i piattelli. E questo accadeva perfino a mezzogiorno, con la luce piena e ben distribuita. Si sono rivelate necessarie allora alcune graduali modifiche e ragionando insieme siamo arrivati a una quadra che poi ha permesso di portare ben quattro elementi in finale.
Daniele Di Spigno con Riccardo Mirabile e Sofia Gori
Qualche incertezza che si è affacciata in gara qua e là nel percorso di tutte e tutti è dovuto quindi al ritorno di qualche problema di visibilità?
Forse più una concomitanza di motivi. Oltre al fatto che il campo è difficile, non possiamo trascurare l’effetto della tensione di una grande gara internazionale nonostante che i ragazzi fossero allenati e ben preparati. Non dimentichiamo appunto mai che si tratta di giovani atleti per i quali tutto risulta sempre amplificato. Fra l’altro posso dire che a causa di questi elementi sono stati anche più bravi dei tiratori Senior di altre gare perché le mie ragazze e i miei ragazzi si stanno confrontando proprio adesso con emozioni che stanno imparando a gestire e in molti casi lo hanno già fatto anche con successo.
Riccardo, vittoria programmata o vittoria a sorpresa?
Non posso dire che mi aspettassi di conseguire un risultato così, ma è già da qualche tempo che lavoro intensamente sulla mia condizione tecnica e agonistica: ero anche molto convinto della mia condizione, sono reduce da alcune gare molto buone negli ultimi tempi, e quindi c’erano tutte le premesse per una buona prova. Sono ovviamente molto contento del risultato che ho ottenuto fra l’altro in una gara in cui il margine di errore era minimo, con molti altri atleti forti che hanno fatto punteggi altissimi.
Riccardo Mirabile
Sofia, come hai affrontato questo ritorno sulla scena internazionale e quanto ha pesato psicologicamente sulla tua prova questa sorta di nuovo debutto?
Ero consapevole che la qualificazione in questa gara sarebbe stata tutta un fattore di testa: mi trovavo di nuovo in una Coppa del Mondo dopo due anni alle prese con una forte pressione, ma anche con la volontà di mettercela tutta. Tutto questo mi ha certamente un po’ penalizzato. Il momento in cui si è manifestato fortemente questo problema è stato proprio nella prima serie: dopo il primo zero intorno al decimo piattello sono andata nel pallone e ho fatto tre zeri nel giro di quattro lanci. In finale invece tutto sommato sono riuscita anche a dominare meglio le emozioni che invece mi avevano tormentato in qualificazione. Certamente il 25 con cui ho concluso la prima giornata di gara mi aveva restituito molta fiducia perché una serie piena non l’avevo realizzata neppure in prova. Posso dire che in ogni gara il secondo giorno è il mio punto debole, perché avverto forte la pressione del punteggio del primo giorno e l’esigenza e l’impegno di concludere bene la gara.
Coach Di Spigno, Sofia Gori in questa World Cup ha sicuramente dovuto fronteggiare addirittura una molteplice tensione.
Sì, perché Sofia è stata fuori dal giro per un anno, ma è anche vero che nel frattempo si è impegnata molto come le avevo chiesto. Perché a suo tempo, al momento dell’esclusione dalla nazionale, le avevo precisato che la porta di quella nazionale è sempre aperta e che con l’impegno avrebbe potuto tornare sicuramente in maglia azzurra. Sofia ha portato subito dei buoni risultati all’inizio di quest’anno, l’ho inserita di nuovo nel gruppo e adesso sta facendo il percorso che sicuramente merita.
Sofia Gori
Matteo, qual è la fotografia della tua gara adesso a qualche giorno di distanza?
In finale ho avuto difficoltà su un piattello su cui avevo avuto problemi sia in prova che in qualificazione: un destro basso in quarta pedana che ho sbagliato più volte. In finale l’ho sbagliato ben tre volte su quattro. Qualche difficoltà è emersa un po’ in tutta la gara questa volta, però in qualificazione sono riuscito a chiudermi nella bolla e a fare malgrado tutto un buon punteggio. Per come si era messa la situazione in prova, il 120/125 che sono riuscito a fare in qualificazione non era davvero la mia idea di punteggio. In finale, poi, si sa che un po’ per la tensione e soprattutto perché è una gara ad un colpo, i problemi si amplificano e gli errori vengono fuori.
Matteo D’Ambrosi
Coach Di Spigno, in alcuni casi c’è qualche forte discrepanza tra qualificazione e finale: la situazione più emblematica è forse quella di Marika Patera che ha fatto un’ottima gara in qualifica ma si è un po’ smarrita in finale.
Sì, con Marika abbiamo lavorato addirittura fino a sera in campo prima delle giornate dell’allenamento ufficiale. Abbiamo ripetuto molti piattelli, ad esempio proprio su quel campo 7 in cui Marika aveva qualche titubanza. Poi in realtà quei dubbi su quel campo Marika in gara li ha superati facendo un’ottima serie. In finale, ad un colpo, invece è partita subito con uno/due zeri e ha tirato il freno a mano. Si è ritrovata un po’ in balia delle onde e, pur provando a reagire, non è riuscita a tornare a sparare come in realtà sa fare.
Marika, qual è la tua lettura della gara di Porpetto?
Dopo aver fatto 118/125, ovviamente rimane l’amaro in bocca per la mancata medaglia, ma a mente lucida posso dire di essere contenta della gara nel suo complesso: nella seconda giornata di gara ho fatto un solo zero e ho realizzato il punteggio più alto della classifica in gara e della mia stagione. Non mi è mai piaciuto darmi dei voti come a scuola: dico soltanto che questa Coppa del Mondo me la sono goduta a pieno e per questo tutto sommato sono riuscita a farla mia. Il giorno degli allenamenti ufficiali non ho fatto neanche uno zero: questo mi aveva dato la consapevolezza di poter far bene nei giorni che contano davvero e infatti in gara ho applicato quello che avevo preparato e ci ho semplicemente creduto. La prima giornata è andata bene: dopo due zeri nella prima serie ho rotto il ghiaccio e sono riuscita a fare meglio quella successiva. Nella terza serie ho avuto invece delle difficoltà come le avevo avute già in allenamento su quel campo. Con il senno di poi avrei fatto qualche serie in più sul campo 7: lo stesso della finale in cui non sono riuscita a esprimermi al meglio. In quel caso mi è mancata quella sicurezza che ho avuto invece sugli altri campi durante la gara. L’emozione poi mi ha portata ad uscire sesta: lavorerò sicuramente di più proprio su questo aspetto.
Riccardo Mirabile
Riccardo, hai fatto uno zero al primo piattello della finale. Possiamo ascriverlo ad un errore di tensione?
No, è stato invece proprio un errore di valutazione delle condizioni di visibilità. Ho iniziato a sparare con gli occhiali e il primo piattello non l’ho proprio visto partire. Ho capito ovviamente che non c’erano più le condizioni di luce che c’erano state per tutta la gara: durante le serie di qualificazione c’era stato infatti un sole pieno. Invece la finale si è svolta con cielo nuvoloso e vento. Allora ovviamente ho tolto subito gli occhiali in vista del secondo piattello. Diciamo che la mia finale è iniziata a quel secondo piattello. Però non mi ha influenzato più di tanto quello zero al primo lancio. Ho capito le ragioni dello zero e a quel punto ho ripreso la mia gara, un piattello alla volta. Per gli altri zeri della finale la spiegazione è anche la stanchezza: la finale è stata molto lunga ed è stata un’impresa conservare la concentrazione per tutto il tempo. Sono incappato anche in una bicicletta verso la conclusione della finale di nuovo per un vuoto di concentrazione. Mi ero accorto però di avere comunque un vantaggio considerevole e a quel punto sono rimasto tranquillo anche dopo quella bicicletta.
Gli azzurrini celebrano l’oro di Riccardo Mirabile
Sofia, se la finale fosse un film, dove andresti a girare di nuovo una scena per cambiare in meglio l’esito?
In realtà mi mangio un po’ le mani per i piattelli dell’inizio della serie. Ho finito la prima serie dei 25 con un 19 che è un punteggio che in quel momento mi collocava comunque tra le prime, ma è quel punteggio, come dico sempre, che ti lascia sul lastrico perché ti rendi conto che un piattello o due in più a quel punto avrebbe cambiato fortemente la situazione. Anche perché a metà della finale avevo riconquistato fiducia e stavo proprio riuscendo a rintuzzare la tensione dei primi lanci della finale.
E nel tuo caso, Matteo, quali momenti della gara sono stati determinanti?
Ad esempio il primo giorno di gara ho sparato veramente bene. Ho sbagliato un sinistro in quinta pedana, sì d’accordo, ma uno zero ci sta sempre nell’arco delle tre serie. La mattina del secondo giorno invece ho iniziato con un 22: c’è stata proprio una frazione di sette/otto piattelli in cui ho fatto i tre zeri e un paio di seconde canne. Come se avessi avuto un black-out momentaneo. Io in realtà sul campo di Porpetto in passato ho sempre sparato bene, invece questa volta, quando abbiamo tirato in prova, sono emersi subito dei problemi. Ho perfino cambiato un po’ la mia tecnica per adattarmi al campo. Tutti gli altri hanno alzato le canne e io invece le ho abbassate rispetto al mio solito e in gara ho sparato proprio in quel modo. Diciamo che la medaglia ci poteva stare: purtroppo in finale ho sbagliato l’ultimo piattello dello step che mi avrebbe spedito sul podio: un destro montante. Ci ho pensato un po’ troppo su e se ne è andato. Colpendo quel piattello sarei passato per il dorsale e adesso staremmo raccontando certamente un’altra storia.
Coach Di Spigno, le medaglie e i piazzamenti ottenuti dalla Fossa Olimpica a Porpetto sono quelli previsti o c’è stata qualche sorpresa?
La vittoria di Riccardo Mirabile non è ovviamente una sorpresa nel senso che stiamo parlando di un tiratore bravo e molto costante e quindi mi aspettavo che potesse portare a casa un bel risultato. Matteo D’Ambrosi, come sappiamo, è spesso in finale. In una condizione di gara difficile come quella di Porpetto ha fatto un piattello in meno di quello che avrebbe significato andare a podio, ma devo dire che Matteo ha certamente fatto il suo dovere. Bel risultato, per niente scontato, quello di Sofia Gori e bella prova anche quella di Marika Patera. Per quanto riguarda il resto della squadra, sicuramente appena un po’ sotto il loro standard abituale Elia Di Famiano, Luca Gerri e Maria Teresa Maccioni che comunque potranno ritrovare il giusto mordente nella prossima occasione. Elena Navelli invece è stata bloccata da un problema muscolare e abbiamo deciso che era preferibile abbandonare la gara per evitare conseguenze più gravi. Per una valutazione a tutto campo di questa prova, dobbiamo sempre ricordare che si è trattato di una Coppa del Mondo e in questi casi le atlete e gli atleti delle altre nazioni non vengono mai soltanto per vederci vincere, ma mettono in campo tutto il loro talento. Porpetto è stato per me un test importante in vista del Mondiale come del resto lo è stato in parallelo il Gran Premio Fitav di Uboldo in cui sparavano gli esclusi dalla Coppa del Mondo. I miei ragazzi e le mie ragazze sanno bene che nessuno è davvero escluso dalla nazionale fino al giorno della convocazione e tutte e tutti sapevano quindi altrettanto bene che il Gran Premio di Uboldo sarebbe stato valutato per quelle convocazioni. In questi giorni, infatti, proprio sulla scorta del responso di queste due gare, procederò a definire le convocazioni per il Campionato del Mondo che rappresenta il nostro prossimo importantissimo cimento.