Skeet azzurro sotto il cielo di Porpetto
All’Issf Junior World Cup la squadra del Ct Sandro Bellini centra un prestigioso argento con la campionessa europea Arianna Nember, ma si ritaglia un posto in finale anche Antonio La Volpe: ecco tutti i commenti del dopo-gara
(di Massimiliano Naldoni)
È ancora Arianna Nember a rendersi protagonista nello Skeet all’Issf Junior World Cup di Porpetto: la campionessa europea delle under 21 approda al traguardo dei 125 piattelli con un 118 che colloca l’atleta di Lumezzane al vertice della graduatoria. Restano escluse dalla finale invece Eleonora Ruta e Viola Picciolli. In finale è però Madeleine Zarina Russell a spiegare le vele verso il successo: l’atleta britannica si impone con un ottimo 54/60 e precede la stessa Arianna Nember che guadagna un prezioso argento a quota 46. Nella formazione azzurra del Ct Sandro Bellini si aggiudica un posto in finale anche Antonio La Volpe che totalizza 120/125 in qualificazione e supera brillantemente un difficile shoot-off per accedere al sestetto dei migliori. Non accedono alla finale per un soffio Marco Coco, Cristian Giudici e il campione europeo Riccardo Mignozzetti. Al termine della gara il diciassettenne tarantino cresciuto tiravolisticamente in Basilicata è quinto. Ad Arianna Nember, ad Antonio La Volpe e al Ct Sandro Bellini abbiamo chiesto di formulare una valutazione della competizione friulana.
Coach Bellini, qual è il suo giudizio del responso dell’Issf Junior World Cup di Porpetto?
In generale è stata una gara di alto livello perché ad esempio nel maschile occorreva addirittura il 120 per entrare in finale e qualche 120 è rimasto addirittura escluso. Sarò sincero: come squadra italiana potevamo certamente fare di più perché avevo schierato tre ragazzi che in allenamento stavano sparando veramente bene. L’ho detto altre volte: in una gara non basta soltanto fare il risultato ma occorre quel pizzico di fortuna che traduca quel risultato in un punteggio da vittoria o da piazzamento. Alcuni dei ragazzi non hanno raggiunto la finale perché hanno perso qualche piattello che, per usare un termine comprensibile, definiremo facile. Quindi, per così dire, abbiamo regalato qualcosa ai nostri avversari e di conseguenza altri atleti hanno saputo sfruttare questa nostra concessione per cogliere vittorie e piazzamenti che sono comunque indiscutibilmente meritati. In parallelo anche le ragazze avevano condotto un ottimo allenamento e quindi anche tutte loro erano scese in gara con ottime probabilità di fare una bella prova.
Arianna Nember e Sandro Bellini
Al di là di quel fattore-fortuna che ha evocato, qual è secondo lei la motivazione tecnico-agonistica che ha impedito di tradurre l’ottimo stato di forma dei suoi elementi in risultato?
C’è un aspetto che avevo messo in conto dopo i bei traguardi ottenuti all’Europeo ed è quello che comunemente definisco: stress da risultato. Quando sei in una gara importante senza aver mai conseguito grandi risultati in precedenza e ottieni una vittoria o un bel piazzamento, è un grande traguardo perché nessuno si aspettava così tanto da te. È l’effetto della novità. Ma quando torni in gara dopo una bella prova ti senti in dovere di ripetere il risultato e questo ti crea molto stress. A Porpetto è successo esattamente questo ad alcuni ragazzi e ad alcune ragazze e infatti con gli uni e con le altre abbiamo parlato a lungo del fenomeno. Anche Arianna Nember ad esempio era arrivata al raduno pre-gara con delle incertezze e stava cadendo nella trappola dell’obbligo di dover replicare il risultato dell’Europeo. Arianna però è stata davvero brava ad evitare il condizionamento di quella trappola: abbiamo parlato molto della situazione specifica, abbiamo lavorato sull’approccio alla gara e lei è riuscita a entrare in partita senza condizionamenti ma con la consapevolezza tecnica di poter far bene.
Arianna Nember
Che cosa è successo ad Arianna Nember in finale?
Si è trattato di un calo fisico. Arianna già dall’inizio dell’anno ha seguito un regime alimentare controllato che le ha permesso di arrivare alle competizioni in un’ottima condizione fisico-atletica, ma probabilmente nella gara di Porpetto, complici anche le alte temperature con cui si è gareggiato, il dispendio di energie è stato superiore e Arianna è arrivata alla finale in deficit di energie. Dovremo valutare questo aspetto anche in vista delle prossime gare. D’altronde devo elogiare tutte le ragazze e tutti i ragazzi della squadra per aver acquisito la piena consapevolezza dell’importanza della preparazione atletica e di un’alimentazione sana ed equilibrata e quindi sono certo che tutte e tutti sapranno lavorare bene in questa direzione.
Arianna, con il filtro di alcuni giorni di distanza, come giudichi la tua prova di Porpetto?
Sono contenta del risultato perché in realtà non ero riuscita a preparare questa gara come avrei voluto. Per l’impegno dell’esame di maturità, che si è concluso proprio poco prima di quella scadenza, ho iniziato la preparazione della gara soltanto al raduno: non con largo anticipo come è avvenuto invece in altri casi. Riuscire poi in gara a fare proprio quello che volevo, in termini di punteggio e di traguardo raggiunto, è stato molto soddisfacente. Ogni gara poi del resto serve innanzitutto per migliorarsi in vista della gara successiva: permette di capire su quali aspetti occorre lavorare e in questo modo si ottengono gli elementi per progredire in allenamento.
Arianna Nember
E qual è la tua lettura della finale?
In finale il caldo ha influito molto sul risultato. Sul piano del punteggio devo dire che già all’inizio della finale ero partita un po’ male e quindi già nella prima fase ho dovuto impegnarmi ancora di più di quello che avevo fatto in qualificazione per riuscire a rimanere in partita. È noto che io non guardo il punteggio durante la gara e nemmeno durante la finale perché non voglio farmi condizionare e quindi non so mai in realtà se sono dentro o se sono fuori, però naturalmente, considerando l’andamento della finale e gli errori che avevo fatto, capivo di essere proprio al limite. Se avessi continuato in quel modo c’era ovviamente il rischio dell’eliminazione. Serviva una reazione che sono riuscita a concretizzare.
Coach Bellini, che valutazione dà delle gare di Eleonora Ruta e Viola Picciolli?
Eleonora stava sparando bene e per il modo in cui stava gareggiando avrebbe potuto tranquillamente accedere alla finale. Invece ha approcciato male quell’ultima serie di qualificazione. È un po’ il problema che ho segnalato anche prima: in Eleonora è subentrata la paura di sbagliare e il senso dell’obbligo di ripetere il buon risultato conseguito in precedenza. Quando Eleonora ha raggiunto il suo primo grande traguardo agonistico viveva un’esperienza totalmente nuova in cui ogni esito in effetti poteva andar bene. A Porpetto invece è entrata in gioco la sua consapevolezza di essere in grado di far bene e una specie di obbligo interiore a continuare a far bene. Per questo motivo lei non ha accettato di poter sbagliare: nell’ultima serie di qualificazione è entrata in pedana impaurita e ogni zero si è trasformato in una tragedia. In Eleonora si è fatto strada il peggior pensiero che può assalire un’atleta: l’idea che prima di finire la serie la gara fosse gia finita. Invece non si deve mollare mai fino alla fine. In quella quinta serie Eleonora ha fatto uno zero alla pedana 2 e già ho visto che in conseguenza di quello zero il suo atteggiamento era cambiato. È arrivata alla 4 e aveva tre zeri, d’accordo, però avrebbe potuto chiudere con quel punteggio. Adesso sappiamo che non sarebbe stato un punteggio sufficiente per promuoverla alla finale, ma non lo sapevamo ancora in quel momento in cui altre atlete dovevano concludere a loro volta la gara. Ecco, quello che ho rimproverato a Eleonora è proprio il fatto di aver mollato ben prima che la sua gara fosse finita: di aver dato per scontato che lei comunque non sarebbe entrata in finale. Ne abbiamo parlato a lungo e Eleonora ha compreso perfettamente e ha concordato con me che quello non è davvero l’atteggiamento da assumere in gara. È normale e comprensibile che possa accadere un fenomeno del genere per un’atleta che sta affrontando adesso le sue prime gare importanti, ma a me interessa che queste ragazze e questi ragazzi sappiano anche costruire una corretta mentalità di gara. Di Viola Picciolli posso invece dire che aveva preparato bene questa gara e stava sparando molto bene in allenamento ma anche lei è caduta in una piccola trappola del genere che abbiamo detto: si è bloccata davanti a qualche piattello che invece in allenamento sa controllare perfettamente. Sono maturati ad esempio alcuni zeri sulla pedana 8 che devono essere evitati assolutamente, dal momento che si tratta appunto di zeri che Viola non fa davvero mai in allenamento. A Viola ho detto chiaramente che è stata ben al di sotto dei suoi standard, ma ho detto anche che tutto ci può servire come esperienza per arrivare al Mondiale nelle migliori condizioni perché stiamo costruendo la condizione tecnica pezzetto per pezzetto.
Sandro Bellini
Arianna, con quale predisposizione mentale hai affrontato la gara di Porpetto?
Dopo aver fatto un Europeo ed averlo vinto, naturalmente la tensione c’era. Non dico di aver avuto paura del confronto, ma mi rendevo conto che avrebbe potuto esserci anche un crollo rispetto alla gara precedente. Allora ho preso questa gara con le pinze, nel senso che ho voluto sparare pensando solo al piattello che affrontavo e questo mi ha aiutato molto. In questo senso la prima serie di qualificazione è stata decisiva perché sono riuscita ad assumere di nuovo il pensiero giusto: e se prima avevo paura dello scivolone, con quella serie invece ho ripreso fiducia. Sicuramente è cambiato il mio modo di gestire questa sensazione di paura: oggi, a differenza degli anni scorsi, da quella sensazione non mi lascio sovrastare e mi sento sempre in grado di affrontarla e superarla.
Arianna Nember e Sandro Bellini
Coach Bellini, come valuta invece la prova della squadra maschile?
In altre gare certamente i punteggi di Cristian Giudici e di Marco Coco sarebbero stati meritevoli della finale. Cristian Giudici è arrivato un po’ in calo a questo appuntamento dopo che per un mese intero ha veramente preso tanti piattelli: i due 123 di Umbriaverde sono l’esempio lampante. Il calo d’altronde è fisiologico dopo un periodo lungo in cui si collezionano buoni punteggi. Nel caso di Marco Coco c’è stata una bicicletta alla pedana 5 in quella serie che ha poi pregiudicato il punteggio generale e in effetti stiamo ancora indagando le ragioni di quell’errore. Dopo quell’episodio, però, Marco ha capito che in gara deve essere agonisticamente più aggressivo e sicuramente con questa prova ha aggiunto qualcosa alla sua maturazione generale. Anche per Riccardo Mignozzetti sul piano mentale questa gara non è stata facile perché arrivava dalla vittoria al Campionato europeo. Riccardo si è attribuito un po’ troppa responsabilità avvertendo l’obbligo di dimostrare che doveva fare bene e ha alternato cose molto buone tecnicamente a errori abbastanza banali.
Che giudizio dà della prova di Antonio La Volpe?
Antonio ha fatto in questo caso la sua seconda esperienza internazionale e ha sparato bene. Ha affrontato lo shoot-off per entrare in finale: è stato molto determinato e non era davvero facile presentarsi con quella determinazione con un’esperienza ancora acerba. Non aveva mai fatto una finale internazionale e quindi c’è stato un approccio non proprio corretto e nel corso della finale si è bloccato. Ho visto che prima di entrare in pedana appariva molto teso: in finale la paura lo ha un po’ bloccato. Antonio me lo ha poi anche ammesso dicendo che non riusciva a fare tutto quello che sapeva invece di poter fare. Ha certamente accusato il peso di una finale di Coppa del Mondo ed è una reazione comprensibile anche se Antonio in questa stagione ha già fatto degli ottimi risultati nelle finali dei Gran Premi. Diciamo che questa volta non è riuscito a conservare la stessa serenità che ha saputo esprimere in alcune gare nazionali, ma questa è essenzialmente tutta una questione di esperienza che arriverà con il tempo.
Antonio La Volpe
Antonio, qual è la tua interpretazione della gara di Porpetto?
È stata una gara abbastanza impegnativa in cui non ho mai guardato i tabelloni ma sapevo che per entrare in finale il punteggio doveva essere alto. Lo shoot-off per entrare in finale è stato molto combattuto, ma l’ho affrontato in modo molto tranquillo è concentrato. Certamente, essendo la prima volta che mi trovavo in una finale di una Coppa del Mondo gestire la tensione non è stato facile, ma sicuramente è stata un’esperienza molto costruttiva.
Arianna, dopo questo test importante che sguardo rivolgi al futuro immediato?
Tutte le gare sono importanti e io per principio guardo avanti considerando però sempre una gara per volta, senza attribuire maggiore importanza ad una rispetto ad un’altra. Il Criterium è la gara imminente che affronterò proprio in questo prossimo fine settimana. È vero che il Criterium è una gara anomala: corta rispetto alle altre gare e senza finale. È come se fosse soltanto un primo giorno di gara, però mi serve molto per verificare il risultato, per testare la mia reazione alla tensione di gara. Come ho detto, per me ogni gara è uguale ad un’altra: quello che cambia sicuramente è lo stato di ansia con cui l’affronti, ma un’atleta deve avere sempre rispetto per ogni evento agonistico.
Arianna Nember