Scalpitano i cadetti del Trap

Tommaso Pesucci, Gaetano Di Bari, Filippo Medici, Ermanno Dell’Orefice e Paolo Boi: i porotagonisti del Gran Premio di Prima categoria si raccontano

(di Massimiliano Naldoni)

È una Prima categoria vitalissima quella della Fossa Olimpica che appare dal panorama complessivo del Gran Premio di esordio del 2022. Dalle pedane del Giorgio Rosatti di Ponso a quelle della Gioiese, da Cascata delle Marmore al Delle Alpi transitando per La Silva di Cerchiara di Calabria, il primo appuntamento stagionale per la divisione cadetta del Trap rivela una riserva di belle energie che attribuiranno significativi contenuti agonistici alle prossime sfide.

Tommaso Pesucci che ha brillantemente vinto a Ponso, ad esempio, tornava all’agonismo dopo uno stop di un paio di anni determinato in primo luogo dalla pandemia ma anche da alcune situazioni personali.

Tommaso Pesucci al vertice del podio al Giorgio Rosatti di Ponso

“Posso dire di essere contento del responso della gara, – racconta il trentatreenne fiorentino di Rignano sull’Arno – in particolare dopo questi due anni in cui non ho partecipato alle gare e mi sono limitato ad allenarmi. È vero che al Giorgio Rosatti si è trattato di una gara con tanti aspetti diversi: basta considerare che nel 117 di qualificazione ci sono, sì, quelle tre serie centrali di ottimo livello, ma anche il 22 iniziale e il 21 della quinta serie. Non posso imputare a nessuno la responsabilità di quei momenti di flessione agonistica: le condizioni meteo in cui ho affrontato quelle serie erano in realtà ottimali. Nella prima serie sicuramente ha giocato un ruolo il mio desiderio di fare un buon punteggio subito: come per dimostrare anzitutto a me stesso di saper tornare a fare il risultato. Nella quinta serie, invece, è maturato qualche zero nei primi piattelli e questo ha ingigantito quella giusta tensione che del resto scaturisce in ogni gara. Ho poi anche sbagliato l’ultimo piattello della qualificazione e lì davvero ho probabilmente corso davvero qualche rischio.”

Promettente tiratore che ha militato nel Settore Giovanile toscano tra i quattordici e i diciassette anni, Tommaso Pesucci aveva poi di fatto abbandonato il tiro a volo per tornare a riscoprirlo qualche anno più tardi quando, frattanto coinvolto professionalmente in qualità di agente di alcuni marchi importanti del settore armiero italiano, è stato sollecitato a tornare in pedana dai ripetuti inviti di un gruppo di amici celebri: Isabella Cristiani, Jacopo Cipriani, Marco Bagnoli e Riccardo Martinozzi.

“Il Pesucci che conosco – scherza il Prima categoria toscano che ha militato in Eccellenza dal 2015 al 2021 – e che sono contento di aver ritrovato è quello che ho visto nelle tre serie centrali della qualificazione. Lì sono riuscito ad assumere di nuovo quella che io definisco la mentalità da Gran Premio. Ed è quell’atteggiamento che ho avuto anche nella parte conclusiva della gara. Confesso che ero davvero carico in finale: ho terminato il primo segmento con 23 e anche negli step successivi sono sempre riuscito a controllare la gara fino a confezionare quel 45/50 che mi incoraggia molto per le prossime sfide della stagione.”

È un percorso analogo a quello di Pesucci anche la strada compiuta da Gaetano Di Bari che si è segnalato brillantemente sulle pedane della Gioiese con una gara di paziente costruzione. Anche per il quarantatreenne atleta pugliese questo primo Gran Premio ha segnato il ritorno all’agonismo attivo dopo un periodo di assenza dalle pedane per un grave lutto di famiglia nel 2021. Ed è infatti proprio alla mamma, la signora Lella, scomparsa prematuramente un anno fa, che Gaetano Di Bari, nel segno di un delicato e commosso ricordo, ha voluto dedicare questa bella vittoria.

Gaetano Di Bari in evidenza sul podio del Gran Premio al Tav Gioiese

“Sono tornato in pedana forse proprio nella condizione meteo meno adatta per un nuovo debutto, – precisa Gaetano Di Bari che ha uno studio dentistico a Polignano a Mare – perché domenica scorsa più che di una gara di tiro a volo si è trattato di una gara di resistenza nei confronti del freddo e del vento! Ma forse occorreva proprio incontrare delle difficoltà per tornare a misurarsi davvero. Come sempre avviene dopo un periodo di assenza dallo sport attivo, ci sono certamente ancora delle sensazioni che devono essere  tenute sotto controllo. Sono sceso in campo con il desiderio di conseguire il risultato di 120 e questo non si è verificato probabilmente proprio perché mi ero troppo concentrato su quel traguardo.”

Dopo qualche importante trascorso tennistico negli anni giovanili, Gaetano Di Bari ha scoperto il tiro a volo per il suggerimento di un amico.

“Con questo sport non è stato amore a prima vista, lo confesso. – Dichiara Di Bari che, dopo la laurea conseguita nel 2004, mentre intraprendeva quella che è la sua attuale attività professionale ha militato in Eccellenza per otto stagioni – È stato un amico che a suo tempo mi ha spinto a sperimentare il tiro a volo ed è stata una scoperta graduale ma certamente sempre più convinta. Infatti, eccomi qua, a combattere per conseguire quei traguardi che adesso sento di nuovo come un giusto premio al mio impegno. Appartengo a quella folta schiera di appassionati che ha anche conseguito qualche risultato e che ha anche raggiunto per molti anni la massima categoria, ma che in realtà può dedicarsi al tiro a volo soltanto il sabato e la domenica perché nel resto della settimana il lavoro spesso non lo consente. E forse, nonostante l’esperienza acquisita negli anni dell’Eccellenza, è proprio per quello che qua e là nelle mie gare ancora emergono reazioni incontrollate. Al settantacinquesimo piattello, ad esempio, al termine della prima giornata, so di aver fatto uno zero che è imputabile all’emozione. E anche nelle battute conclusive della finale l’appagamento del risultato acquisito mi ha fatto commettere altri errori. Occorre riconquistare la giusta mentalità di gara!”

Chi invece in questo Gran Premio era proprio convinto di non essere in finale è Filippo Medici.

Il podio del Gran Premio al Tav La Silva con Filippo Medici al vertice

“Quando ho visto che in giro c’erano punteggi certamente migliori del mio 112 di qualificazione, avevo già messo via il fucile – racconta il trentaduenne calabrese di Bianco – poi incredibilmente sono stato chiamato per lo shoot-off con Cesare Tenuta che aveva totalizzato lo stesso mio punteggio ed è iniziata una storia nuova in questa gara. Tenuta ha affrontato per primo un sinistro e non l’ha colpito: ho capito che poteva essere un momento di svolta, ho intercettato il mio piattello e mi sono ritrovato piacevolmente in finale.”

Anche per Filippo Medici (che è nato a Locri trentadue anni fa e a Bianco svolge il ruolo di manager di una società di supermercati) questo Gran Premio ha segnato un ritorno all’agonismo.

“Sono stato effettivamente autore di qualche bella impresa nello scorso decennio: nel 2015 sono stati tra gli atleti che l’indimenticato Titta Procopio ha convocato per il Campionato delle regioni di Fano e quella vittoria che abbiamo abbiamo conquistato tutti insieme come squadra della Calabria resta uno dei momenti più gratificanti della mia carriera. Ma in realtà la mia storia di tiravolista inizia con il Compak: è al campo di Torretta del Presidente Giuseppe Varacalli che ho scoperto il tiro a volo ed è praticando il Compak che ho avuto la possibilità di conoscere una leggenda come Veniero Spada. Sono tuttora fieramente tesserato a Torretta da Varacalli anche se frattanto mi sono poi dedicato alla Fossa Olimpica. Al mio transito dal Compak al Trap ha certamente contribuito un’altra figura leggendaria che ho incontrato sulla mia strada: Titta Procopio che è stato anzitutto un amico carissimo, ma certamente anche un maestro e in tante occasioni un prezioso coach.”

Strada facendo, però, abbiamo rischiato di avere un portiere in più e un valente tratore in meno. Lo rivela proprio Filippo Medici.

“Sì, – conferma l’atleta calabrese – in effetti da giovanissimo ero appassionato di calcio e ho giocato nel ruolo di portiere nella squadra di Bianco che militava in Prima categoria. Il mio atleta di riferimento era Gigi Buffon: lui è tuttora tra i miei miti sportivi e anzi spero di poterlo incontrare a breve in occasione dell’incontro tra Crotone e Parma. Ma non è vero che c’è spazio per un solo mito nella storia sportiva di ognuno di noi. Progressivamente accanto al poster di Gigi Buffon ho appeso idealmente il poster di un mito inarrivabile del tiro a volo: Johnny Pellielo. Fino da quando ero giovanissimo sentivo parlare di questo nostro atleta leggendario e quando finalmente negli anni ho incrociato Johnny in pedana e ho avuto la possibilità di parlare con lui, confrontarmi su delle questioni tecniche e appunto apprendere qualcosa da lui, ecco che ho coronato un altro sogno.”

Praticare lo sport è essenzialmente condividere il tempo con coloro che a loro volta condividono la tua stessa passione: è questo il pensiero di Filippo Medici che sottolinea come ad esempio la forte collegialità con colleghi come Nicola Carbone (“il capitano”, come lo definisce l’atleta di Bianco) e Antonino Ventre abbia contribuito negli anni a consolidare anche la qualità agonistica.

Qualcosa del genere è accaduto anche a Paolo Boi che ha vinto il segmento piemontese del Gran Premio di Prima categoria al Tav Delle Alpi.

Il podio del Tav Delle Alpi con Paolo Boi in vetta

“La grande collegialità che abbiamo costruito con gli amici di Ampurias – spiega il quarantunenne cagliaritano – è uno degli elementi più importanti della mia attività sportiva. Certamente guardo ai risultati, ma effettivamente concordo sul fatto che sport è innanzitutto sinonimo di condivisione di momenti e di sensazioni. Nel mio caso la militanza nella squadra di Ampurias rappresenta proprio questo: il nostro gruppo di una quindicina di praticanti è nato proprio per cementare delle amicizie. E questo avviene anche se io appunto vivo a Cagliari e mi alleno principalmente a Settimo San Pietro.”

Anche la storia sportiva di Paolo Boi, come quella di altri protagonisti di questo primo Gran Premio 2022 dei cadetti del Trap, è costellata di stop e ripartenze.

“Ho iniziato a diciotto anni – spiega l’atleta sardo – e ho anche conquistato una medaglia d’argento a un Campionato italiano del Settore Giovanile. Sono stati anni straordinari quelli a cavallo dei due millenni: in quel momento nel Settore Giovanile stavano emergendo talenti come Erminio Frasca e Mauro De Filippis. Poi tra il 2006 e il 2015 ho dovuto sospendere l’attività per motivi di lavoro. Ma adesso sono di nuovo qua con grandi energie e grandi entusiasmi. Ho affrontato questa gara al Tav Delle Alpi con la convinzione di poter fare un bel risultato e effettivamente il responso della gara è dalla mia parte. Certamente un ottimo stimolo per continuare ad impegnarsi!”

“Gara preparata..? Mi sembra una parola grossa!” Esordisce invece così Ermanno Dell’Orefice che ha svettato autorevolmente sulle pedane di Cascata delle Marmore nel segmeno del centro Italia di questo appuntamento di esordio dedicato ai Prima categoia della Fossa Olimpica.

I finalisti al Gran Premio di Cascata delle Marmore

“Per noi che lavoriamo tutta la settimana – spiega il ventisettenne abruzzese di Chieti – non resta che la domenica per dedicarsi all’attività sportiva. Ne risulta che l’allenamento spesso coincide proprio con la gara: quindi, no, non posso dire di aver preparato questa mia prova. Ma naturamente sono molto contento di essere riuscito a vincere.”

Anche la carriera sportiva di Ermanno Dell’Orefice, che oggi svolge la professione di autoriparatore nell’officina di famiglia, ha vissuto qualche percorso tortuoso.

“Ho iniziato a sparare al Compak nel 2009. La forte tradizione venatoria che si respirava in famiglia mi aveva inizialmente spinto verso quella disciplina che praticavo con mio padre. Poi però mi sono avvicinato alla Fossa Olimpica e negli anni del Settore Giovanile ho vinto un’edizione del Criterium da Allievo con un punteggio che mi ha subito proiettato tra gli Juniores.”

“Sono molto grato al mio papà Bruno e alla mia mamma Marilena che hanno sempre assecondato questa mia passione sportiva e mi hanno sostenuto anche e soprattutto economicamente. La nostra officina è un’impresa familiare in cui tutti devono dare il loro contributo in termini di ore di lavoro e quindi se posso permettermi qua e là di dedicare del tempo allo sport è perché continuo a ricevere piena approvazione dalla mia famiglia. In occasione di questa gara fra l’altro ho avvertito un’atmosfera favorevole intorno a me che sicuramente ha contribuito a permettermi di vincere. Mi sento in dovere infatti di ringraziare i dirigenti di Cascata delle Marmore e il gruppo dei Direttori di tiro per averci permesso di competere in condizioni ideali. Mi preme ringraziare anche i miei colleghi atleti con cui ho condiviso tutte le fasi di questa gara così difficile che mi ha visto soffrire in qualche momento come in occasione di quel 21 alla prima serie del secondo giorno in cui mi sono innervosito a causa del freddo e per quel motivo ho commesso qualche errore di troppo!”

Con le auto lavoriamo e con le moto sogniamo. È questo il motto di Ermanno Dell’Orefice, ma sicuramente adesso tra i sogni dell’atleta di Chieti dovremmo inserire a questo punto a pieno titolo anche il tiro a volo.

“Mio fratello Matteo che è appassionato di moto – dice Ermanno Dell’Orefice – mi ha trasmesso la passione per i motori che è anche un’esigenza professionale. Il mio papà Bruno, come ho detto, ha contribuito con la passione per il tiro a volo. Vorrei far convivere queste due passioni e tradurle in successi. Ci sto lavorando!”

Il podio del Gran Premio a Cascata delle Marmore con Ermanno Dell’Orefice in evidenza