Ricordando Lamberto Castellani

Alcuni protagonisti del panorama tiravolistico degli ultimi decenni con un personale contributo di memoria commemorano il “maestro dei maestri”

(di Massimiliano Naldoni)

 

Quando si afferma che intere generazioni di tiravolisti italiani e stranieri sono state forgiate dal talento di Lamberto Castellani non si formula una considerazione iperbolica ma ci si attiene alla pura verità storica. Il tecnico di Prato, come un artista rinascimentale di quella Toscana di cui Lamberto Castellani è stato fiero rappresentante, ha realmente saputo “fare scuola” e nel suo cenacolo, prima al Tav Bagnolo di Montemurlo e poi in ogni angolo d’Italia e in molte parti del mondo, è stato guardato come un vero demiurgo che riusciva a plasmare talenti sportivi raffinatissimi da una materia magari spesso informe. Lo conferma ad esempio anche Giovanni Pellielo: il campionissimo vercellese si affidò a Lamberto Castellani nella sua primissima fase di apprendistato tiravolistico ed è stato proprio grazie al “maestro dei maestri” che il Johnny nazionale è divenuto quell’inarrivabile fuoriclasse.

“Il mio primo porto d’armi risale al 1988 – racconta Giovanni Pellielo – e nel novembre di quell’anno ho iniziato a fare attività. Poi nella primavera dell’anno successivo ho partecipato al mio primo raduno del Settore Giovanile a Todi, quando ancora noi giovani del tiro a volo eravamo genericamente inquadrati nella qualifica Juniores, perché ancora non era stata definita quella suddivisione più accurata in diverse fasce di età come è avvenuto più tardi. Il mio primo contatto con Lamberto Castellani risale a quell’occasione: era lui a gestire tecnicamente il raduno insieme a Luciano Giovannetti, Alberto Di Santolo e Fabio Partigiani. Da quel momento con Lamberto c’è stato un contatto costante e posso affermare che la mia ormai lunga vicenda tiravolistica nei fatti ha esordito proprio con lui in occasione di quel raduno.”

“Sicuramente da parte di Lamberto c’è stato sempre un atteggiamento paterno nei miei confronti – spiega ancora Giovanni Pellielo – e non è un caso che negli anni ci sentissimo sempre prima e dopo le gare, ma alle volte anche nel corso delle competizioni. Posso dire con certezza che Lamberto, che considero una delle persone più competenti che io abbia mai incontrato nel mondo del tiro a volo, con quel grande cuore che lo contraddistingueva ha saputo favorire un rapporto di grande fiducia reciproca. Da parte sua c’era grande convinzione nelle mie doti, ma c’era anche un grande affetto che ha favorito quel rapporto simbiotico che si è stabilito subito e che si è conservato nel tempo. Anche negli ultimi anni ci sentivamo sempre per telefono il 31 agosto, che era il giorno del suo compleanno, oltre che a Natale e a Pasqua e almeno da due decenni ripeteva che ormai era anziano, anche se immagino che a quella dichiarazione non avesse mai creduto e si sentisse in realtà l’infaticabile maestro di sempre! Quello che ho sempre apprezzato davvero è la sua autenticità in ogni occasione: sia nei miei trionfi che nelle mie difficoltà. Anzi, Lamberto, che con me è stato sempre persona autentica, diceva che le difficoltà servivano anche a un grande talento perché rappresentavano il modo migliore per produrre nuovi stimoli. E come sempre in materia di tiro a volo, lui aveva certamente ragione.”

È uno sguardo carico di sincera ammirazione anche quello che Rossana Bernardini getta nei confronti di Lamberto Castellani nel ricordo dei tanti anni di collaborazione nel Settore Giovanile della Fitav.

Lamberto Castellani ai Mondiali Universitari del 2010 con un gruppo di atlete e tecnici azzurri

“Per me era diventato come un fratello, – dichiara la campionessa livornese – perché abbiamo lavorato insieme per trent’anni. Nell’epoca in cui nascevano i Centri di Avviamento allo Sport eravamo proprio noi ad occuparci della didattica: lui per la Fossa Olimpica e io per lo Skeet. E poiché spesso le ragazze e i ragazzi dello Skeet erano ovviamente in numero inferiore, capitava che, per far fronte al gran numero dei suoi allievi, lo affiancassi anche nelle lezioni di Fossa Olimpica, quindi ho collaborato strettamente con lui. Credo di interpretare un sentimento condiviso da molti dicendo che Lamberto era una persona estremamente divertente che sapeva svolgere con grande serietà il suo compito. Resta memorabile l’intrattenimento e l’atmosfera gioviale e distesa che sapeva creare con le sue mille barzellette dopo una giornata di lavoro intenso e accurato in pedana e in aula.”

“La particolarità di Lamberto, – racconta ancora Rossana Bernardini – da puro autodidatta del tiro a volo quale era, è stata quella di aver compreso perfettamente quanto fosse importante per un atleta in formazione disporre di un maestro. In certo modo proprio quello di cui non aveva potuto disporre lui quando si era avvicinato al tiro a volo in giovane età. Lamberto non ha mai fatto parte della Nazionale e sicuramente in quel senso io, con i miei ventidue anni di maglia azzurra, ho fatto una carriera agonistica più vivace. Ma Lamberto aveva questa grande capacità di saper trasmettere le nozioni, tant’è che già quando faceva attività agonistica in prima persona aveva iniziato ad insegnare la tecnica di pedana. Il transito dalla scuola di Lamberto Castellani è stato inevitabile per tutte le maggiori atlete e per tutti i maggiori atleti della Fossa Olimpica degli ultimi decenni. E nonostante che fosse un’epoca in cui i contatti tra le persone non erano così facili come oggi con le chat sugli smartphone, in realtà ci si sentiva spesso e anche Lamberto, come del resto facevo io nello Skeet, impartiva tanti consigli a distanza per telefono. C’erano anche ritmi diversi nell’esistenza di ognuno di noi e questo permetteva di trascorrere molto più tempo insieme alle atlete e agli atleti e con loro si stabiliva un rapporto molto solido che per tutte e per tutti è stato sicuramente un pilastro fondamentale della maturazione agonistica.”

È inevitabilmente un ricordo molto nitido anche quello che offre Luciano Innocenti che con Castellani ha condiviso l’euforia degli anni in cui sono state poste le basi del Settore Giovanile della Federazione italiana tiro a volo.

“Lamberto è stato prima di tutto uno di famiglia ed è stato il maestro di tiro di tutta la famiglia Innocenti. Abbiamo iniziato a lavorare insieme ai tempi del Tav Bagnolo di Montemurlo. È proprio in quegli anni che abbiamo inaugurato la consuetudine dei corsi di tiro sul campo e naturalmente nei primi tempi ci rivolgevamo al pubblico della nostra zona. Nacque subito la vera leggenda di Lamberto: lui ti metteva il fucile alla spalla e vedeva immediatamente come costruirti il fucile addosso. In quello è stato un mago, non aveva rivali. Facevamo appunto dei corsi annuali di avviamento ed è in quel modo che Lamberto ha saputo manifestare quella grande capacità di trasmettere le nozioni del tiro. Quel suo talento divenne noto e infatti la segnalazione che facemmo il Vicepresidente Giovanni Marchetti ed io fu recepita dalla Federazione e Lamberto fu inserito nello staff del Settore Giovanile.”

“Lamberto Castellani – prosegue Luciano Innocenti – è stato autenticamente il papà della tecnica di moltissimi campioni ma è soprattutto colui che ha saputo dare un’impostazione tecnica e didattica a molti degli istruttori che attualmente operano in Italia. Ed ha anche inaugurato il rapporto con i genitori delle allieve e degli allievi: ha insomma saputo fare scuola non soltanto nell’aspetto strettamente tecnico, ma in tutta l’organizzazione del Settore Giovanile. Senza contare che le sue capacità hanno spesso valicato i confini nazionali. È stato proprio Lamberto ad esempio l’artefice del talento di Yukie Nakayama: l’atleta giapponese che ha soggiornato a lungo in Italia ed è poi divenuta campionessa olimpica. Lamberto ha realmente dato la sua vita per il tiro a volo e non possiamo che ringraziarlo per questa sua generosità che ha prodotto tanto per il nostro sport.”

È stato un allievo giovanissimo di Castellani anche Antonello Iezzi che successivamente avrebbe affiancato da collega proprio il “maestro dei maestri” per un lungo arco della storia del Settore Giovanile.

“Tra il 1987 e il 1988 – ricorda Antonello Iezzi – andavo da Lamberto e rimanevo anche una decina di giorni alla sua scuola per poi tornare a casa a Pescara. Altre volte invece lo ospitavamo da me presso la mia famiglia e facevamo alcuni giorni di lezione a Manoppello. La mia famiglia e la sua sono sempre state molto legate. Lamberto, che era molto affezionato a mio padre, per me è stato un maestro di vita e di tiro. Poi nel tempo i nostri ruoli si sono incontrati di nuovo e lui si è trasformato in un compagno di viaggio e di avventura in questa meravigliosa esperienza che è stata il tiro a volo. Ho seguito i corsi con lui per diventare tecnico e l’esame del 1991 con cui ho ricevuto l’abilitazione lo hanno condotto a Tirrenia come Commissione d’esame proprio Lamberto Castellani, Alberto Di Santolo, Rossana Bernardini e Fabio Partigiani.”

Lamberto Castellani

“Lamberto – spiega ancora Antonello Iezzi – aveva una grande capacità di osservare e da quello che osservava riusciva immediatamente a capire e quindi sapeva consigliare e correggere. Questa è certamente la lezione più grande che ha trasmesso: osservare i particolari, le piccole cose che fanno la differenza e lavorare su quelle per trasformare l’aspirante tiratore in un atleta vero. Aveva poi certamente un’altra capacità: quella di saperti parlare, di essere convincente, di catturarti sollecitando la tua curiosità. Ricordo ancora perfettamente il primo incontro al campo di Montemurlo dopo una trasferta a Montecatini. Arrivammo io e mio padre. Io avevo con me il fucile e qualche altro calcio che allora utilizzavo in gara. Lamberto mi disse semplicemente: prendi il fucile e vai in pedana. E frattanto lui si sedette con mio padre a osservarmi. Io feci una serie intera e totalizzai 25. Allora lui disse: sei bravo e hai delle doti, ma così come spari non va bene. E se vuoi diventare competitivo devi ricominciare tutto da capo. Fu un’affermazione così netta che rappresentò subito una sfida. Non posso negare che fosse difficile per me, ragazzino, sì, ma già inserito tra i Nazionali Juniores con Rodolfo Viganò, Fabrizio Satolli e Carlo Angelantoni, che oltre tutto avevo appena fatto un 25, sentirmi dire che dovevo cominciare da capo. Subito dopo quell’episodio mi sono fermato dieci giorni con lui alla sua scuola e Lamberto ha modificato totalmente la mia impostazione. In quei giorni in realtà il risutato più alto fu un 21, però sentivo che ero più preciso, il mio modo di sparare era più comodo e avvertivo di avere grandi margini di miglioramento. La sua dote era insomma quella di stimolarti a migliorare sempre, anche quando credevi di aver raggiunto dei risultati molto positivi. Ed è una lezione che non ho mai dimenticato.”

Si è dipanata lungo l’arco di una vita intera la collaborazione tra Lamberto Castellani e il Coordinatore del Settore Giovanile Alberto Di Santolo che commemora così la figura del celeberrimo tecnico toscano.

“Il nostro incontro risale agli anni Ottanta quando fu istituito lo staff dei Centri di Avviamento allo Sport dall’allora Commissario Tecnico delle Nazionali Sabino Panunzio. Lamberto è stato l’attore principale di tutti i raduni che abbiamo fatto in giro per l’Italia e anche all’estero. Ha compiuto i suoi primi passi con tiratori come Giovanni Pellielo e per un periodo infinito li ha seguiti tutti. Certamente ha avuto una passione smisurata per il tiro a volo che del resto tutti gli hanno riconosciuto, ma le doti umane sono state in realtà il suo pregio principale. Perché ha saputo essere un fratello maggiore prima, poi un babbo e un nonno di intere generazioni. Centinaia sono i ragazzi che ha seguito nell’intero percorso e non soltanto i suoi insegnamenti tecnici, ma anche le sue battute di spirito in puro stile pratese oggi sarebbero stabilmente virali sui social! Possiamo affermare quindi senza esitazioni che Lamberto Castellani è stato autenticamente e resterà per sempre il “maestro dei maestri”.