L’arte di insegnare: parlano i nuovi istruttori
Il magazine del Tiro a Volo vi propone oggi un approfondimento sul Corso Istruttori Federali che si è da poco concluso. A parlare sono alcuni dei protagonisti
L’atto finale del Corso per Istruttori federali che si è svolto nello scorso weekend a Umbriaverde ha rappresentato anche il momento di bilancio di un’esperienza che a più riprese, nel corso di alcuni mesi, ha coinvolto un nutrito gruppo di operatori che quotidianamente sul territorio svolgono la preziosa funzione di trasmettere le conoscenze del tiro a volo a neofiti giovani e meno giovani.
“Ho bellissime impressioni di questa esperienza – precisa Antonio Gregorini, massimo dirigente del cosentino Tav Valle del Savuto – e ho ricevuto la conferma dell’impressione che la Fitav sappia essere davvero una grande famiglia. Questo, per così dire, a livello emotivo. Sotto il profilo tecnico e didattico, invece, sono ancora più entusiasta della partecipazione al Corso che ci ha fornito nozioni preziose e ha agevolato uno scambio di idee tra colleghi che potrà risultare importantissimo anche e soprattutto in prospettiva futura. Mi hanno letteralmente folgorato, ad esempio, gli interventi sulle prerogative della visione e quelli che hanno affrontato lo stato emotivo dell’atleta.”
“Ritengo che le due sessioni del Corso – spiega il dirigente calabrese – abbiano soprattutto contribuito a sdoganare definitivamente il concetto che il tiro a volo, per dirla con un’espressione in voga, è uno sport a trecentosessanta gradi in cui la preparazione fisica e tecnica hanno un ruolo preponderante. Rompere il piattello in sostanza è paradossalmente l’ultimo lavoro da svolgere: è tutto quello che viene prima che è fondamentale e in questo processo sono proprio i dettagli che fanno la differenza. E proprio di quei tanti dettagli ci sono state fornite precise nozioni nel Corso.”
“Chi, come me – dice ancora Antonio Gregorini – nella quotidianità della pratica didattica in pedana ha a che fare con i ragazzi e i giovani sa bene, in special modo dopo questi anni di pandemia che hanno contratto e trasformato i contatti diretti, che non è facile interagire con le altre persone e trasmettere correttamente delle nozioni sportive. Però il nostro compito consiste proprio in questo: trasmettere nozioni di uno sport che sembrava confinato, come dicevo prima, all’elementare processo di colpire un piattello e che invece, strada facendo, si è scoperto essere uno sport completo. La nostra generazione è andata in pedana con un bagaglio abbastanza circoscritto di nozioni sulla tecnica di tiro e sulla preparazione fisico-atletica. Le generazioni che stiamo preparando, ovvero quelle ragazze e quei ragazzi che vengono alla mia Associazione e vogliono apprendere come praticare il tiro a volo, potranno invece dire un giorno di aver ricevuto un bagaglio completo di informazioni che spaziano accuratamente tra tecnica di tiro e medicina, tra preparazione atletica e psicologia.”
Che sia indispensabile far comprendere ai neofiti in procinto di affacciarsi al tiro a volo che il nostro sport rappresenta una pratica sportiva completa è un concetto su cui concorda pienamente anche Erica Profumo. Già promettente atleta del Settore Giovanile e frattanto, nel ruolo professionale, Maresciallo ordinario del Nucleo investigativo di Polizia ambientale agroalimentare e forestale di Alessandria, l’istruttrice piemontese non esita a dirsi soddisfattissima del profilo generale del Corso.
“Potrei sintetizzare dicendo che è stato un Corso bello e nuovo. Ha naturalmente richiesto un investimento e un impegno serrato di tempo e di risorse, ma si è trattato certamente di un ottimo investimento sul mio futuro di istruttrice. Per indole mi piace molto imparare e studiare e questo Corso mi ha permesso di ampliare davvero in maniera articolata le mie conoscenze.”
“Sì, – precisa perentoria Erica Profumo – il tiro a volo è assolutamente uno sport a tutto campo e lo ha compreso ciascuna e ciascuno di noi che eravamo al Corso quando ci siamo trovati a confrontarci con materie assolutamente nuove che probabilmente fino ad un attimo prima ritenevamo neppure troppo attinenti al tiro a volo: penso ad esempio alla straordinaria lezione di Mike Maric! Un’altra bellissima esperienza è stata quella dei gruppi di lavoro che abbiamo affrontato nella sessione di Todi. L’ho trovata una iniziativa davvero molto utile: in primo luogo perché ha contribuito a saldare il gruppo, ma soprattutto perché mi ha messo a contatto diretto con situazioni diverse da quelle in cui abitualmente opero. Io provengo dalla Fossa Olimpica, pratico quella disciplina e in quella specialità trasmetto le mie nozioni alle ragazze e ai ragazzi sulle pedane di San Quirico, ma durante il Corso sono venuta ad esempio a contatto con lo Skeet, ho avuto modo di interagire con altri Istruttori che diversamente da me si occupano appunto soltanto di quella disciplina e ho avuto la meravigliosa possibilità di esplorare un mondo diverso e anche di ricevere impressioni e sensazioni molto nuove. Peraltro al termine del Corso abbiamo aperto un gruppo Whatsapp che include tutti noi allievi, pertanto siamo e saremo costantemente in contatto e credo che anche per il lavoro che svolgeremo nei prossimi anni questi rapporti di amicizia e collaborazione che abbiamo stabilito durante il Corso avranno un valore inestimabile.”
Il contributo molto variegato che ha portato ogni allieva e ogni allievo del Corso è stato il valore aggiunto di questa iniziativa: lo sostiene Massimo Moni che opera sulle pedane di Conselice e, vantando legittimamente trascorsi agonistici rilevanti, ha già forgiato numerose atlete e atleti che popolano l’attuale panorama nazionale italiano.
“Non posso che definirla un’iniziativa validissima e molto costruttiva. – Dichiara a proposito del Corso l’istruttore romagnolo di Massa Lombarda – E se dovessi eleggere i più interessanti interventi direi certamente quello di Giorgio Visintin sulla metodologia dell’allenamento, ma anche quello di Mike Maric sulla respirazione e certamente gli interventi di Alberto Di Santolo e Fabio Partigiani per la loro straordinaria capacità di calare perfettamente ogni argomento nell’ambito preciso del tiro a volo.”
Membro di quel “tridente d’oro” di giovanissimi – insieme a Andrea Checchi e Andrea Andreozzi – che si aggiudicò la medaglia d’oro a squadre al Mondiale di Montecatini del 1986 e, insieme agli altri due under 20 azzurri, dominatore dell’ambito Juniores in tutto il segmento centrale degli anni Ottanta, Massimo Moni riconosce che è proprio nella capacità di interpretare volta per volta l’evoluzione dei tempi che risiede il segreto degli istruttori più valenti.
“Qualcuno che ha conseguito qualche risultato importante, come è accaduto a me in gioventù, potrebbe fossilizzarsi sul proprio passato e procedere nella convinzione di possedere già le nozioni necessarie per insegnare. E invece al Corso abbiamo compreso quanto ognuno di noi, con le proprie esperienze e anche indipendentemente dal blasone, possa arricchire il bagaglio di conoscenze dei colleghi. Certamente io sono molto fiero di aver vissuto da agonista attivo quell’epoca che vedeva in pedana ancora Luciano Giovannetti, Daniele Cioni e Albano Pera, perché ai nostri tempi le conoscenze ci arrivavano proprio dall’osservazione di questi grandi campioni affermati. Per i giovani che adesso hanno la stessa età che avevamo noi allora è invece molto diverso: il Settore Giovanile fornisce un patrimonio didattico che la nostra generazione non si sognava neppure. Anche noi istruttori dobbiamo dunque assumere uno sguardo attento alla realtà che cambia. Io so di aver assunto subito questo atteggiamento anche in passato: ad esempio nel 2015 ho ottenuto l’abilitazione Issf per l’insegnamento e quel passaggio importante mi ha permesso di adottare metodologie nuove. Al Corso di Roma e di Umbriaverde di questi mesi ho incontrato colleghi a cui ero legato da un’amicizia di vecchia data, ma ho fatto la conoscenza anche di nuovi colleghi. Abbiamo fatto circolare nuove opinioni e ci siamo scambiati idee e pareri. E mentre abbiamo acquisito tante nozioni nuove, abbiamo anche elaborato un modo altrettanto nuovo di dare istruzioni alle nostre allieve e ai nostri allievi. È certamente il modo migliore per far crescere la qualità complessiva del nostro sport!””