La parola ai Tecnici: Albano Pera
Intervista al Direttore Tecnico Nazionale dei Probabili Olimpici del Trap
(di Massimiliano Naldoni)
Come nello Skeet (di cui ha parlato il coach Andrea Benelli nell’intervista che abbiamo pubblicato nel Magazine la scorsa settimana), anche per la Fossa Olimpica il Consiglio federale ha delineato una precisa suddivisione di incarichi a livello tecnico. Per quanto riguarda il comparto più elevato, quello dei Probabili Olimpici, è stato confermato nel ruolo il Direttore Tecnico Albano Pera. Il segmento degli Azzurri è di pertinenza di Rodolfo Viganò, mentre il comparto del Settore Giovanile è stato affidato a Daniele Di Spigno.
D: Coach Pera, quali saranno nel dettaglio le differenza tra il ruolo da lei ricoperto in precedenza e le nuove mansioni definite dall’Esecutivo federale?
R: “Il nuovo assetto mi ha liberato di alcune incombenze come ad esempio seguire i Gran Premi del Settore Giovanile, oppure occuparmi dell’attività degli Universitari o ancora gestire le convocazioni per i raduni e perfino valutare i passaggi di categoria, come è avvenuto in un recente passato, in favore di un’attenzione tutta focalizzata sulle atlete e sugli atleti che hanno come traguardo le Olimpiadi. Non vorrei essere frainteso per quello che ho appena dichiarato. Non si tratta di considerare quei compiti che ho elencato come un carico fastidioso di lavoro: tutt’altro! Negli anni mi ha ovviamente appassionato molto ad esempio veder crescere e quindi seguire nuovi talenti che si affacciavano sulla scena, oppure individuare elementi interessanti nelle seconde fasce della selezione azzurra. Il fatto è che solo con un’altissima specializzazione al giorno d’oggi si può conseguire il massimo risultato a livello internazionale e quindi mi sono trovato perfettamente d’accordo con la decisione del Presidente Rossi e del Consiglio federale di circoscrivere il mio compito proprio al fine di elevare la qualità del lavoro stesso delle atlete e degli atleti.”
D: La squadra dei Probabili Olimpici si configura come una vera e propria élite del Trap italiano circoscritta a sei atlete e ai sei atleti: avrebbe preferito lavorare su un numero più ampio di elementi?
R: “Diciamo che qualcun altro tiratore e qualcun’altra tiratrice ci poteva stare nel gruppo, però ho convenuto anche io con il Consiglio federale che in questa fase fosse necessario fissare dei paletti precisi. Inizialmente il numero sarà abbastanza bloccato proprio perché vogliamo vedere come si configura il lavoro in questo nuovo assetto. È certamente qualcosa di nuovo per tutti, per le atlete e per gli atleti e per noi tecnici, quindi è necessario analizzare il funzionamento della macchina con questo regime. Non abbiamo escluso che la squadra, magari più avanti, possa anche aprirsi ad altri nomi se si verificheranno le condizioni.”
D: Che tracce restano dei due anni di pandemia?
R: “Sono ottimista sulla prospettiva, nel senso che stiamo lasciando il Covid. Questo non significa sentirsi totalmente fuori dal problema, ma l’impressione è che in questa stagione 2022 si possa tornare a svolgere un’attività complessivamente regolare. Sicuramente c’è una questione psicologica che preme e che deve essere considerata con attenzione. Usciamo da un paio di stagioni in cui abbiamo condotto pochi allenamenti e poche trasferte rispetto a quello che facevamo prima. È sicuramente tempo di tornare a un’attività regolare che è poi il meccanismo giusto per conseguire i risultati migliori.”
D: Il ritorno a una sostanziale normalità nell’arco del 2022 coincide però con una trasformazione dei regolamenti di gara che potrebbe ingenerare nuove inquietudini?
R: “In realtà viviamo nell’anomalia già da anni. Quantomeno da quando è stata introdotta la finale a un colpo. Possiamo argomentare quanto vogliamo, ma l’esistenza della finale a un colpo ha di fatto stabilito che esistono due discipline: quella della fase di selezione e quella della finale. Qualcuno mi dice: ma in realtà sono già tanti anni che gareggiamo in questa maniera, ovvero con la fase di selezione a due colpi e con la finale ad un colpo solo. Insomma, ancora non avete trovato un equilibrio? Ebbene, nonostante che nei raduni alleniamo molto la fase ad un colpo con spareggi e finali, nei fatti la risposta è che, a distanza di anni, non è stata ancora integralmente metabolizzata. E la spiegazione è nel fatto che descrivevo prima: sono due discipline diverse. Ed è qualcosa che non accade in nessun altro sport. Nei 100 metri piani le batterie di qualificazione rappresentano fedelmente la stessa gara che si svolgerà in finale. Nel tennis non utilizzi una racchetta più piccola o giochi con una rete più alta rispetto alle qualificazioni. Nello stesso Skeet la disciplina non cambia, cambiano solo alcuni lanci. Nella Fossa Olimpica, invece, in qualificazione facciamo una gara e in finale un’altra. Punto. Occorre analizzare la nostra specifica situazione per comprendere in pieno l’anomalia. Puoi fare una qualificazione perfetta e presentarti alla finale con 125/125, ma devi affrontare l’ultimo round ripartendo da zero e con uno strumento diverso: ovvero con un colpo solo. Togliere la cartuccia dal fucile è in certo modo il gesto emblematico che condiziona fortemente gli atleti. In prospettiva futura dobbiamo inoltre capire come si configuerà la nuova tipologia delle finali perché, oltre al tema irrisolto della qualificazione con due colpi e della finale a un colpo, si prospetta adesso un’ulteriore anomalia che consiste nella ripartenza da zero nelle due semifinali. A mio avviso nella configurazione proposta si verificano profonde ingiustizie ai danni degli atleti. Poiché gli otto atleti qualificati si affronteranno in due semifinali separate, potrà avvenire che in una delle due semifinali tutti gli atleti completino la serie con 25/25 e nell’altra nessuno vada oltre il 21/25. Con il risultato che due autori di 25 in una delle due semifinali saranno esclusi dalla corsa alle medaglie in favore di due autori di 21 dell’altra semifinale. È quanto di più distante dal concetto tiravolistico di vittoria assegnata a chi ha colpito più piattelli, ma è anche quanto di più distante dal generale concetto sportivo che a vincere sia il più bravo! Vedremo come va. Frattanto, noi ci concentriamo sulla trasferta di Cipro a cui condurrò i PO e sui raduni che stiamo facendo. Per il momento pensiamo a una cosa sola: lavorare come sempre con serietà e impegno!”