La giovane voce del Trap

Matteo D’Ambrosi e Elena Navelli hanno conquistato il primato nel comparto Juniores nel recente Gran Premio del Settore Giovanile di Umbriaverde: è proprio attraverso le loro dichiarazioni che andiamo a scoprire tutte le sfumature della loro accurata preparazione

(di Massimiliano Naldoni)

“Sono state due belle gare: sono molto contento di come sta andando la stagione.”

Il giudizio di Matteo D’Ambrosi è perentorio e d’altronde, dopo la vittoria ben delineata nel Gran Premio del Settore Giovanile di Umbriaverde ad una settimana dal prestigioso terzo posto nel comparto under 21 al Gran Premio Fitav di Acquaviva, la considerazione del diciannovenne di Sarno è assolutamente condivisibile.

Matteo D’Ambrosi

Ma D’Ambrosi propone un esame molto puntuale delle sue due prove più recenti. Nel caso del confronto sulle pedane abruzzesi peraltro l’atleta salernitano ha concluso i cinque turni di qualificazione con il punteggio più alto (116/125) pur con lo scivolone della conclusiva frazione di gara su cui si appunta infatti la sua analisi.

“Ho chiuso l’ultima serie con 21 facendo due zeri negli ultimi tre piattelli. Sono un tiratore che i piattelli li conta e quindi conoscevo la direzione che quei bersagli avrebbero preso: sono partito prima con il movimento e li ho sbagliati. Con quel mio sistema di conteggio in ogni gara conosco sempre la direzione degli ultimi sei o sette piattelli. Riconosco che quando prevedi la direzione dei bersagli è anche facile sbagliarli e occorre un certo tipo di allenamento anzitutto mentale per arrivare alla fine della serie con quel modo di valutare la sequenza dei lanci. Il problema di contare i piattelli è che non puoi smettere di farlo: se anche per ipotesi mi imponessi di non contarli, difficilmente riuscirei. È difficile tornare indietro se hai sempre avuto questa abitudine. Certamente sono anche consapevole che, quando conosci la possibile traiettoria del bersaglio, rischi di fare automaticamente già il movimento in quella direzione prima che esca il piattello. Allora, per contrastare gli effetti negativi di questa mia abitudine, nella settimana tra la gara di Acquaviva e quella di Umbriaverde ho adottato un sistema in certo modo un po’ nuovo e mi sono allenato a lungo. Negli ultimi lanci di ogni serie ho provato ad allungare il tempo di movimento, naturalmente in una misura infinitesimale, rispetto a quando non conosco la direzione. Però serve davvero allenamento anche per avere quella freddezza che ti permette di non compiere il movimento  esattamente quando si vorrebbe e invece ritardarlo quell’attimo per non rischiare di perdere il bersaglio. Sta di fatto che nella gara di Umbriaverde sono riuscito a non sbagliare quasi mai agli ultimi piattelli. Solo al campo 6 ho fatto uno zero al ventitreesimo, ma il campo 6 di Umbriaverde è un’altra storia..!”

Ma se per Matteo D’Ambrosi l’intervallo tra i due test ravvicinati ha comportato un lavoro intenso, altrettanto è accaduto ad Elena Navelli che ha affrontato proprio il Gran Premio di Umbriaverde dopo la brillante affermazione tra le under 21 sulle pedane di Cellino Attanasio (nella foto di copertina l’atleta abruzzese è al vertice del podio di Massa Martana davanti a Valentina Dolci e Sofia Salinaro).

Elena Navelli

“La vittoria nel Gran Premio Fitav ha prodotto certamente l’emozione più forte – spiega la diciannovenne di Chieti – ma sono anche veramente soddisfatta di essere riuscita a conservare in quella gara la media su cui mi ero stabilizzata in allenamento. Quello è il mio metodo: evitare grandi sbalzi di rendimento tra l’allenamento e la gara e conservare invece appunto l’equilibrio e il rendimento. Certamente a Cellino qualche difficoltà a tenere tutto sotto controllo è intervenuta per effetto del meteo molto sfavorevole, ma ho puntato a mantenere il più possibile la concentrazione. A Todi certamente invece ho totalizzato qualche piattello in più proprio perché frattanto le condizioni meteo erano perfette. Per me la concentrazione è l’elemento fondamentale specialmente in gare contigue così ravvicinate come è accaduto in queste ultime settimane, perché in questi casi sei costretta a passare da un piattello molto tecnico e veloce come nel caso del Gran Premio di Cellino ad un piattello che ha invece caratteristiche meno aggressive come a Umbriaverde. Ma d’altronde occorre abituarsi a gareggiare su campi diversi ed è interessante confrontarsi con situazioni molto diverse.”

Matteo D’Ambrosi ci ha lasciato con una sorta di enigma irrisolto a proposito dell’ultima serie del Gran Premio di Umbriaverde, ma è proprio l’atleta di Sarno e a fornire subito la spiegazione.

Matteo D’Ambrosi al vertice del podio di Umbriaverde davanti a Riccardo Mirabile e Michele Vannoni

“È presto detto: a Umbriaverde ho sempre avuto qualche problema sul campo 6. Mi sono sempre trovato in difficoltà su quel campo e qualche volta ne sono uscito anche con un 20. Questa volta, all’ultima serie, ho totalizzato un 22 e quindi non è andata davvero così male. Fra l’altro per abitudine l’ultima serie cerco di affrontarla sempre con la maggiore concentrazione possibile. A Umbriaverde è stato semmai in semifinale che ho avuto qualche difficoltà: ho chiuso con 11 ai primi 15 piattelli. A quel punto sapevo che per non uscire o per non essere costretto allo shoot-off dovevo far molto bene quel secondo gruppo di lanci e infatti ho chiuso poi con 21 senza altri errori. In realtà anche in finale la partenza non è stata brillante perché ho sbagliato subito il primo piattello. E mi sono detto: ecco, iniziamo proprio bene! Ma è stato l’unico errore grave, perché poi mi sono ripreso. In occasione di quel primo piattello davvero non ero riuscito a concentrarmi bene e mi ci sono voluti un altro paio di lanci per ritrovarmi. Ad Acquaviva invece in finale sono uscito per il dorsale. Certamente è un peccato perché avevo fatto una bella gara, ma ci sta. Ci vuole anche un pizzico di fortuna in alcuni casi. E comunque è sempre un podio e non si butta certo via!”

Capacità di ottenere la massima concentrazione nei momenti più importanti dell’evento agonistico e impegno al più alto livello in gara, ma anche abilità nel saper smorzare questo carico emotivo dopo ogni serie: sono questi i capisaldi del metodo di preparazione di Elena Navelli. L’atleta abruzzese – che è iscritta al primo anno della facoltà di Scienze Agrarie all’Università di Ancona e che mette in pratica la sua passione per le attività agricole in un appezzamento di terreno di sua proprietà in cui sta sviluppando anche un interessantissimo esperimento di apicoltura – ha anche elaborato un suo metodo particolare per compensare lo sforzo agonistico e per intervenire sugli errori più frequenti in pedana.

“Le gare ravvicinate, come dicevo prima, rappresentano un vantaggio per alcuni motivi ma certamente costituiscono anche uno svantaggio dal punto di vista fisico e psicologico perché dopo una gara impegnativa di due giorni, magari con una finale altrettanto pesante, un po’ di pausa ci deve pur essere. Tra le due gare ad esempio io ho utilizzato i primi giorni della settimana per recuperare, poi dal giovedì sono tornata in pedana con ritmi intensi. E quello è il meccanismo che adotto anche in gara: il mio metodo è impegnarmi al massimo livello, al 100% durante la serie, poi, però, finita la serie c’è lo stacco totale in attesa della serie successiva.”

Elena Navelli

“Un altro sistema che ho adottato già da tempo – dichiara ancora Elena Navelli – è quello di ripetere molto in allenamento i piattelli che mi creano maggiore difficoltà. Ad esempio in quest’ultimo periodo il destro 45° mi ha messo davvero a dura prova. In questo caso in allenamento imposto addirittura delle serie intere soltanto di piattelli destri con quella deviazione. Credo che sia il metodo migliore non soltanto per far bene una gara, ma per avere costanza di rendimento. Ripetere più volte un piattello significa avere la consapevolezza del movimento e quindi saperlo rompere sempre e in ogni maniera, a prescindere dalla velocità e dallo schema che troverai in gara.”

Quanto all’utilità delle gare ravvicinate, ha le idee chiare anche Matteo D’Ambrosi.

Matteo D’Ambrosi

“Parliamoci chiaramente: la gara in cui il Ct valuta se convocarti o meno è il Gran Premio Fitav di Eccellenza che è la situazione in cui ti confronti con piattelli che troverai ad esempio anche in una importante gara all’estero. Lì certamente ci sono altri piattelli: più tecnici rispetto al Gran Premio del Settore Giovanile. Nelle gare del Settore Giovanile i piattelli appunto non sono così tecnici come quelli dei Gran Premi di Eccellenza, ma una competizione di quel genere si rivela molto utile perché lì ti alleni a fare risultato: a farti entrare in testa che puoi fare 24 e 25. Ti abitui a vedere dei punteggi alti che non devono essere una novità ogni volta, ma devono diventare la normalità del tuo rendimento. E infatti le gare del Settore si sono trasformate in un ottimo allenamento da quando sono a 125 piattelli come i Gran Premi Fitav. Quindi ci sono funzioni diverse nelle due gare, ma va riconosciuto che sono ruoli ugualmente importantissimi ai fini di una corretta preparazione. E sono opportunità che devi sempre saper cogliere.”

Elena Navelli sul gradino più alto del podio di Acquaviva con Sofia Gori e Alessia Mellone