I campioni abitano qui

Il quarto Gran Premio di Compak ha rivelato alcuni specialisti di grande talento che aspirano legittimamente ad interpretare ruoli di primo piano in questa stagione che per quella disciplina si è già aperta all’insegna delle grandi imprese

(di Massimiliano Naldoni)

 

SECONDA PARTE

 

Sulle pedane di San Donaci ha assemblato un perfetto 100/100: il suo nome è Luca Maci (è il protagonista della copertina di questo articolo) e con quel punteggio non solo ha dominato nella graduatoria generale e tra gli Eccellenza in gara nel confronto brindisino, ma si è anche stagliato nel panorama del quarto Gran Premio di Compak nel ruolo di autore del miglior risultato tecnico.

Luca Maci in azione al Tav San Donaci durante iol quarto Gran Premio di Compak

“Quel punteggio non me lo aspettavo, – precisa con grande sincerità Luca Maci parlando della sua vittoria sul terreno di San Donaci – ma certamente sapevo di poter comporre un buon risultato. Magari 98 o perfino 99!”

Quarantaduenne leccese di Guagnano, Luca Maci, che è tesserato a San Donaci dal 1998,  ha una sua filosofia ben precisa a proposito della pratica delle disciplina tiravolistiche.

“È mio nonno Giovanni che mi ha avviato al tiro a volo ed è da lui che ho ricevuto l’insegnamento più importante. Si riassume in poche parole e recita: Spara a quella disciplina fino a quando ti diverti. È proprio per quel motivo che cinque anni fa ho lasciato definitivamente la Fossa Olimpica per dedicarmi totalmente al Compak: perché ho compreso che questa era ed è la mia specialità ed è nel Compak che voglio impiegare le mie energie migliori.”

“In questi anni – racconta Luca Maci – sono sempre stato presente a tutti i Gran Premi Golden e ai Campionati italiani e il punteggio che ho conseguito in questo quarto Gran Premio della stagione mi convince che sono sulla strada giusta. Mi attribuisco l’umiltà di aver saputo guardare a tutti i talenti che ho incrociato nella mia carriera di tiratore di Compak. Ad esempio, dico orgogliosamente a voce alta che Enrico De Tomasi è il mio idolo: sono stato spesso in batteria con lui e lo reputo un modelllo insuperato per le doti tecniche ma anche per quella grande e generosa persona che riesce ad essere. Ma ho avuto anche il privilegio di veder nascere e crescere altri campioni: mi ricordo ad esempio Cristian Camporese quando era poco più che un bambino. Ho potuto assistere a tutta la sua parabola tecnica e senza presunzione anche in questo caso posso dire che avevo senz’altro riconosciuto subito che in quel ragazzo c’era già un campione dalle doti raffinatissime.”

Ma se Luca Maci sui campi di San Donaci è stato maiuscolo, anche Michael Nesti sui campi di Orvieto davvero non ha scherzato. E c’è un’altra prerogativa che lega idealmente il leccese di Guagnano allo specialista toscano: la grande ammirazione proprio per la star Camporese.

“Ma è naturale, – spiega l’atleta di Prato – con Cristian siamo idealmente fratelli: abbiamo passato gli ultimi quattro o cinque anni a far gare insieme da Junior. Io posso dire di aver seguito passo per passo la crescita di Camporese. Quantomeno nelle ultime tre stagioni Cristian ha sviluppato una tecnica straordinaria a cui ha saputo unire una superba capacità di concentrazione. Oggi sembra di dire una cosa che è sotto gli occhi di tutti, ma io sapevo già alcuni anni fa che Cristian sarebbe diventato uno dei più forti specialisti del mondo.”

“Quanto a me, – prosegue Michael Nesti – dal punto di vista agonistico sto vivendo un momento particolare: la trasferta all’Europeo di Sporting a Signes è stata la prima da Man nel ruolo di titolare e si sa che il transito da Junior alla qualifica superiore è proprio uno dei passaggi più difficili per ogni atleta. Considero quella trasferta un’esperienza importante in vista di altre esperienze di quel genere. In questo quarto Gran Premio di Compak è venuto fuori certamente un bel risultato: anzi, quel 99/100 è arrivato forse proprio perché non nutrivo particolari aspettative da questa che era appunto la prima gara subito dopo l’esperienza dell’Europeo. Non voglio dire che si trattava di redimermi dopo la gara della Francia, perché forse il concetto è fin troppo solenne, però è certamente vero che avevo la necessità di mettermi di nuovo alla prova per verificare la mia capacità di tenere la concentrazione per una gara intera dopo che appunto all’Europeo probabilmente a tratti era proprio la concentazione che era mancata.”

Che il Compak solleciti un forte senso agonistico sarebbe pronto a sottoscriverlo subito anche Calogero “Gero” Crapanzano che è stato il leader della classifica del segmento siciliano del quarto Gran Premio di Compak.

Calogero “Gero” Crapanzano al vertice del podio dell’Eccellenza davanti a Angelo e Claudio Carlino

“Mancare un bersaglio mi fa letteralmente star male”: spiega efficacemente l’atleta trentanovenne nato ad Agrigento e attualmente residente a Favara.

Ma a conferma dello spiccato spirito agonistico che Gero Crapanzano fieramente coltiva c’è anche di più. Nel proprio profilo Whatsapp l’atleta siciliano ha infatti scolpito un motto che è una vera e propria bandiera e recita così: se non sei primo, sei ultimo.

“Gero” Crapanzano celebra la sua vittoria nel segmento siciliano del Gran Premio di Compak con i suoi supporters

“Sì: sono molto competitivo. Lo ero addirittura fino da bambino quando praticavo nuoto: e ho fatto quello sport con propositi agonistici molto seri fino a tredici anni. Poi mi sono appassionato al calcio anche se adesso di quello sport rimane solo la mia passione da tifoso interista. E infine è arrivato il tiro a volo ad irrompere in maniera prepotente nella mia vita. In realtà ho iniziato a praticare il tiro a volo soltanto dei anni fa, ma il Compak mi ha appassionato subito. Ho partecipato ad alcuni Campionati delle Regioni con la squadra della Sicilia e al Mondiale di Rio Salso ho totalizzato 189/200 e sono stato in corsa fino all’ultimo per ritagliarmi un ruolo di primo piano. Quella è stata l’epoca in cui mi ha notato Sergio Bonafaccia che voleva avviarmi allo Skeet. È stata l’epoca in cui ho trascorso anche un po’ di tempo a Roma per capire se quella poteva essere la mia specialità. Lo Skeet è certamente una disciplina bella e divertente, anche se davvero molto impegnativa. Ma oggi non ho dubbi: la mia specialtà è il Compak.”

“Del 95/100 con cui ho vinto sulle pedane del Tav Carlino che è anche la mia Società di appartenenza, – prosegue Crapanzano -sono molto soddisfatto: non sparavo praticamente da due anni e questo ritorno al tiro a volo con un punteggio di qualità mi incoraggia a tornare a fare regolarmente attività. Sentivo di poter fare bene, ma poi è sempre la prova del campo che descrive realmente la tua situazione. Ancora non dispongo di quella concentrazione stabile che ti permette di fare i grandi risultati: infatti se esamino il mio percorso di gara in questo Gran Premio riesco a riconoscere che qua e là non sono stato concentrato nella maniera corretta e ho commesso qualche errore di troppo, alcuni addirittra su dei lanci singoli. Sicuramente posso far salire ancora la mia media rispetto al punteggio di questo Gran Premio: c’è però ancora da lavorare!”

All’estremo opposto della penisola rispetto alle pedane del Tav Carlino di Canicattì Massimo Simoncelli è stato a sua volta il leader della gara friulana di Campoformido. Sulle pedane della Presidente Chiara Damiani l’atleta di Bagnolo Mella ha confezionato un solido 97/100 che ha rappresentato il vertice qualititativo del segmento nord-orientale del quarto Gran Premio di Compak.

Massimo Simoncelli è stato il vincitore del segmento friulkano del quarto Gran Premio di Compak

“In realtà domenica ho sparato anche al Nuovo Borgo, – spiega il trentanovennne bresciano – ma non sono riuscito a replicare la stessa prova. Al Nuovo Borgo, sul campo dei doppi doppi, ho commesso davvero qualche errore di troppo. Succede sempre così specialmente nel caso dei doppi doppi: quando sbagli due o tre lanci, dopo non sei più fluido, ti assalgono dubbi e incertezze e devi recuperare concentrazione e fiducia per poter tornare in pedana con la mentalità giusta.”

Massimo Simoncelli si è avvicinato al tiro a volo nel 2013 e per otto anni è stato una delle colonne del Tav S. Fruttuoso di Castelgoffredo per poi passare nella stagione più recente al Tav Valle Duppo.

Massimo Simoncelli

“Sono al mio primo anno di Eccellenza e sono consapevole che nella massima categoria tutto cambia rispetto a quando spari soltanto per divertirti. Il problema è che io ho un lavoro che mi impegna tutta la settimana e il mio allenamento, come si dice in questi casi, consiste nelle gare a cui partecipo il sabato e la domenica. Per adesso mi sono dato un traguardo: capire perché sbaglio quando sbaglio. Sembra un ragionamento banale, ma non lo è: in Eccellenza devi tenere un ritmo alto se vuoi essere competitivo e allora il mio traguardo di questo primo anno di militanza nella massima categoria sarà proprio quello di tenere il passo di tutti miei avversari!”