Gigi Lodde & Friends
Lo skeettista di Ozieri, che è stato la vera star della World cup di Lonato, ci racconta la sua vittoria, ma un’analisi lucida dell’evento gardesano la forniscono anche le testimonianze di Chiara Di Marziantonio, Elia Sdruccioli e Katiuscia Spada
(di Massimiliano Naldoni)
Un campione sa sempre quando arriva ad un appuntamento importante nelle condizioni migliori e Luigi Agostino Lodde, il protagonista incontrastato nello Skeet della prova italiana del circuito Issf 2022, non fa certamente eccezione. Che a Lonato ci fossero i presupposti per una prova di alto livello, lo skeettista sardo lo sapeva.
“La gara era stata preparata bene fino dall’inizio della stagione. -Conferma Gigi Lodde – Quest’anno ho preferito iniziare la preparazione con un congruo anticipo. L’età avanza e so che non posso permettermi di sparare un grande quantitativo di munizioni in poco tempo per accelerare la preparazione quando serve. Il lavoro è stato accurato: ripeto. Durante l’allenamento in pedana non andavo al passo successivo fino a quando non ero sicuro che il lavoro svolto fino a quel momento non fosse fatto bene. Il Gran Premio Fitav che abbiamo disputato proprio a Lonato mi ha dato poi la convinzione che la preparazione fosse stata eseguita correttamente: è vero che in quel caso il mio punteggio era stato oggettivamente basso perché c’erano condizioni atmosferiche estreme, ma ho trovato la fiducia nei miei mezzi che poi ho consolidato definitivamente nel raduno che abbiamo fatto di nuovo al Concaverde.”
Che lo Skeet sia disciplina da infallibili nell’ambiente si sostiene da anni, ma probabilmente, per più di un motivo e per più di un risultato, la World Cup di Lonato del 2022 ha scolpito letteralmente nella pietra questo concetto.
“Sì, è vero che si dice da anni che nello Skeet non si può sbagliare mai, – dichiara Lodde – ma in realtà adesso risulta più vero che mai. D’altronde è il modo di affrontare quella gara, all’italiana appunto, che abbiamo introdotto proprio noi già molto tempo fa e che sta diventando un patrimonio condiviso da tutte le atlete e da tutti gli atleti del mondo grazie agli stessi tecnici italiani che lavorano con molte altre squadre. Diciamo pure anche che in tempi recenti molti atleti di altre nazioni si sono trasformati da dilettanti in semi-professionisti. Non diciamo: professionisti, che è una definizione che si può riservare soltanto a qualcuno dei grandissimi campioni. Ma è certo che esiste ormai un semi-professionismo diffuso che determina certi risultati e ha inevitabilmente elevato molto il livello.”
Se la gara individuale di Luigi Agostino Lodde è stata autenticamente un capolavoro, anche la prova nel Mixed Team, sebbene non premiata da una medaglia, si è rivelata altrettanto solida soprattutto grazie alla sintonia agonistica con Chiara Di Marziantonio che ha saputo essere “socia” validissima del super-campione di Ozieri. Spiega infatti la skeettista di Cerveteri:
“Sicuramente anche per me c’è stata un’evoluzione positiva nell’arco della Coppa del Mondo: la gara del Mixed è andata certamente meglio dell’individuale. Se anche non è andata proprio come speravamo dal punto di vista della classifica, però è stata una bella prova. Ci tenevo per me, ma anche proprio per Gigi che aveva stravinto nella sua gara.”
“Ripensando alla mia prova nell’individuale, – precisa ancora Chiara Di Marziantonio – devo confessare che il risultato non coincide con le mie previsioni e con le mie aspettative, ma d’altronde già da qualche tempo sto compiendo alcuni interventi corrrettivi alla mia tecnica di tiro e quindi, essendo il lavoro in corso, anche il responso delle gare non può essere ancora quello desiderato. Sono comunque molto grata alla Federazione per avermi dato l’opportunità di gareggiare in una competizione di questo prestigio e altrettanto grata all’Esercito italiano che mi permette di continuare ad allenarmi e a lavorare sui miei progetti. Anche perché sono davvero orgogliosa di far parte della grande famiglia dell’Esercito.”
La formula di gara e alcune novità di regolamento con cui ci apprestiamo a compiere l’avvicinamento alle Olimpiadi di Parigi riscuotono giudizi contrastanti tra le atlete e gli atleti del comparto azzurro dello Skeet.
“La Rpo ad esempio è una gara particolare. – Dice Katiuscia Spada – È di fatto una gara nuova che non esisteva nel panorama del circuito di Coppa del Mondo e per noi atlete e atleti è un modo di essere in gara che va interpretato: nel senso che non è facile accettare di fare un buon punteggio e di non poter accedere alla finale. In tutta sincerità io lo chiamo: un sassolino nella scarpa. Quando sei lì, vorresti giocartela fino in fondo. Inutile negare che un po’ di rammarico lo lascia il fatto che tu abbia fatto un punteggio che ti avrebbe permesso quantomeno di partecipare allo shoot-off per la finale. Però confrontarsi con le tante mie valentissime colleghe come è avvenuto in questa Coppa del Mondo, è sempre certamente un termometro importante e un grande onore!”
Complessivamente soddisfatto della sua prova a Lonato è anche Elia Sdruccioli.
“È stata una bella esperienza! – Dice il caporal maggiore marchigiano – Una Coppa del Mondo è sempre una gara in cui vuoi far bene. Nella fase finale forse mi è mancata l’esperienza sufficiente per riuscire a tenere il passo degli altri atleti con cui mi dovevo misurare. Perché la finale è certamente molto faticosa: è vero che dà l’opportunità a tutti i semifinalisti di arrivare al podio, ma è davvero massacrante.”
“Anche al Gran Premio che abbiamo disputato a Lonato prima della Coppa del Mondo mi sono fermato in semifinale. Sicuramente è proprio lo “scalino” su cui devo lavorare adesso in vista delle prossime gare. Ho anche rivisto i filmati della mia prova a Lonato: ci sono degli errori che sono dettati proprio dall’emozione. Ero davvero molto teso in quella semifinale!”
Anche Gigi Lodde da parte sua compie un esame lucidissimo della situazione proposta dalla Coppa del Mondo di Lonato.
“Se prendiamo i primi otto tiratori che hanno avuto accesso alle semifinali e quindi poi alla finale e al podio, – dice il fuoriclasse dell’Esercito – vediamo chiaramente che, oltre a esserci differenze infinitesimali di punteggio, parliamo di atleti tecnicamente tutti allo stesso livello. La differenza a quel punto la fa l’esperienza, la convinzione nei propri mezzi e l’energia mentale che si è in grado di esprimere nella fase finale della gara. Di contro, questa finale è certamente complicata e non avvantaggia il tiratore più forte. Se Francisca Crovetto, che ha conquistato l’accesso alla fase finale da prima in classifica con quel record di 125/125 che nessuna atleta dello Skeet aveva realizzato in precedenza, proprio da quella finale è uscita settima, evidentemente il meccanismo non sembra descrivere in maniera corretta e realistica la situazione in campo. Specialmente se consideriamo che in qualificazione nella gara femminile tra la prima e l’ottava c’erano otto piattelli di differenza: che sono veramente tantissimi sulla distanza di gara di cinque serie!”
“Siamo d’accordo che nello sport tutto può succedere. – Prosegue Gigi Lodde – Ad esempio io non ho vinto un titolo italiano in una finale con Gabriele Rossetti pur avendo tre piattelli di vantaggio negli ultimi dieci piattelli dopo essere approdato alla finale con 125/125. Ho fatto uno zero, ho perso completamente la concentrazione e ne ho fatti altri e Gabriele è stato bravo invece a conservarsi concentrato e ad andare a vincere. È altrettanto vero che, qualunque sia la tipologia di gara, spesso chi è forte, è proprio quello che poi vince: Vincent Hancock ha partecipato a tre edizioni delle Olimpiadi con tre regolamenti diversi e ha vinto tutte e tre le volte. Tutto quello che ho appena descritto è un dato di fatto, però, come dicevo prima, la fase finale della formula attuale rappresenta un meccanismo più complicato perché specialmente in semifinale occorre stare molto attenti a non trascurare neppure il minimo dettaglio. In finale, poi, serve appunto tutta l’esperienza accumulata negli anni e tutte le riserve di energia fisica e mentale. In sostanza, se prima erano due gare, adesso sono addirittura tre. Sta di fatto che il compito di noi atleti è facile da descrivere: noi atleti vediamo soltanto delle cose arancioni che volano e dobbiamo colpirle. Tutto lì..!”