Alfredo Minniti: il pioniere dello Stretto
Il novantaduenne di Villa San Giovanni, la cui vita sportiva è intessuta di imprese leggendarie, è il decano degli Istruttori di tiro d’Italia e nella sua instancabile attività è stato l’artefice di intere generazioni di campioni
(di Massimiliano Naldoni)
Come molte delle favole belle dello sport, anche la vita sportiva di Alfredo Minniti inizia con un’impresa leggendaria. Calabrese di Villa San Giovanni, classe 1930, Minniti – che nella sua carriera ha forgiato il talento di tantissimi giovani che frattanto oggi, in varie età, in molteplici discipline e a diversi livelli di agonismo popolano le pedane italiane – ha nei fatti scoperto il tiro a volo quando era poco più che un ragazzino. Quando la Seconda Guerra Mondiale era appena conclusa, fu un soldato americano di stanza in Calabria a regalare al giovanissimo Alfredo un fucile da caccia con cui l’eroe della nostra storia iniziò a a partecipare ad alcune competizioni di tiro al piattello che venivano organizzate in maniera spesso estemporanea nell’impianto di Villa San Giovanni.
“I notabili e alcuni vecchi e navigati tratori della mia città – racconta Alfredo Minniti – organizzavano delle gare con una macchina lanciapiattelli che oggi apparirebbe antidiluviana. Una volta partecipai anch’io e con sorpresa di tutti totalizzai il punteggio di 72 centri su 72 piattelli lanciati. Qualcuno dei “senatori” del tiravolismo di Villa San Giovanni non la prese bene che un ragazzino, con un vecchio arnese regalato da un soldato americano, avesse dato una lezione a tutti loro, ma con quell’episodio certamente io compresi che forse effettivamente un po’ di talento per quello sport potevo davvero averlo.”
Le prerogative del pioniere del tiro a volo Alfredo Minniti le ha certamente palesate subito e non è davvero un caso se quella definizione ricorre giustamente in tutte le onorificenze che il celeberrimo Istruttore di tiro ha recevuto in questi anni recenti. Ma nello stesso modo anche lo Stretto di Messina ha svolto un ruolo non indifferente nella lunga storia di Minniti perché la vita professionale del nostro eroe si è svolta proprio sempre a cavallo del braccio di mare che separa la Calabria dalla Sicilia.
“Sono stato insignito della medaglia d’oro quale Benemerito della Rotaia perché ho lavorato per decenni per conto delle Ferrovie dello Stato sulle navi traghetto che facevano la spola tra Messina e Villa San Giovanni. E in realtà per un lungo periodo, nella prima fase della mia vita lavorativa, ho vissuto in realtà più a Messina che nella mia città di origine.”
La prima tessera Fitav di Alfredo Minniti risale addirittura al 1948, quando il nostro pioniere dello Stretto svolgeva la sua attività agonistica nell’area di Reggio Calabria, e d’altronde, specialmente dopo l’impresa da adolescente nella sua Villa San Giovanni, la fama di tiratore di talento avrebbe poi stabilmente accompagnato la carriera di Minniti. Ma per Alfredo il tiro a volo è stato anche un modo di scoprire sempre nuove prerogative del proprio carattere.
“Sono stato un Direttore di tiro non severo, ma semmai severissimo! E soprattutto ho sempre guardato con interesse ad attività nuove. Mi sono rivolto al Double Trap quando la specialità stava emergendo e io naturalmente ero già avanti negli anni, ma è proprio in quella disciplina che ho conquistato da Veterano il titolo tricolore del 2000. Ed ero stato io anni prima a far scoprire a Giovanne e Peppe Passalacqua la specialità dell’Elica sulle pedane di Forestella.”
Ma certamente Alfredo Minniti vive una seconda giovinezza quando al suo interesse per la nascente disciplina del Double Trap negli anni Ottanta associa quell’attività di Istruttore che già svolgeva da molto tempo. Ed è ancora proprio un’intuizione da pioniere a trasformare la vita di questo instancabile eroe del tiro a volo la cui attività, negli ultimi decenni, ha poi seguito frattanto di pari passo quella di una delle più importanti Associazioni tiravolistiche della Calabria: La Tranquilla di Mimmo Ventre presso la quale Minniti è stato poi sempre tesserato.
“Sono stato tra i primi a frequentare i corsi per diventare Istruttore di tiro nel 1990 e non per niente sono stato tra i pochi che erano presenti in quella veste al primo Gran Premio internazionale dedicato al Settore giovanile a Porpetto. Mi posso legittimamente vantare di aver fatto imbracciare il fucile per la prima volta a centinaia di giovani che si avvicinavano al tiro a volo. Francesco Penna, che negli anni d’oro del Double Trap è stato un campione internazionale inarrivabile del comparto giovanile, l’ho creato io letteralmente dal nulla. E anche Emanuele Bernasconi si ricorda bene quando l’ho trasformato da buon tiratore in un campione di livello mondiale.”
Ma la vita di un pioniere è inevitabilmente costellata di tante imprese leggendarie. Al pari di quel 72 su 72 con cui il giovanissimo Alfredo Minniti stupì tutti i notabili del tiravolismo di Villa San Giovanni nell’immediato dopoguerra, c’è infatti un’altra impresa ben più recente che riguarda il nostro eroe e risale ai primi anni Duemila quando Alfredo Minniti era frattanto uno stretto collaboratore del Commissario tecnico del Double Trap Luciano Giovannetti.
“La squadra cinese era in ritiro in Calabria – racconta Minniti – e fu affidato a me l’incarico di seguirli tecnicamente in attesa che Giovannetti arrivasse con la squadra azzurra per un raduno congiunto. Le atlete e gli atleti cinesi avevano seri problemi di impostazione. In quegli anni con Luciano Giovannetti avevamo elaborato una tecnica che prevedeva di attendere il primo piattello con il fucile alto sulla traiettoria di uno dei bersagli in base allo schema, per raggiungere il secondo con il solo movimento orizzontale. Le atlete e gli atleti cinesi puntavano invece sul testimone: facevano una quantità smisurata di zeri ma non riuscivano a individuare la soluzione. Sono stato io a trasformare completamente il loro modo di sparare suggerendo la tecnica che gli italiani avevano già elaborato e adottato. Quando Luciano Giovannetti è arrivato con la sua squadra abbiamo organizzato una gara tra le due formazioni e ha vinto proprio la squadra cinese che appariva completamente trasformata dai suggerimenti che avevo proposto. E ricordo che Giovannetti mi rimproverò bonariamente di essere stato troppo bravo a insegnar loro come si faceva!”
“Sono fiero – conclude Alfredo Minniti – che nel 2006 il Coni mi abbia conferito la Stella d’argento e che io sia stato il primo calabrese del tiro a volo a ricevere quell’onorificenza. Perché insieme con la mia famiglia e il mio lavoro, l’attività del tiro a volo mi ha accompagnato per tutta la vita ed è stata fondamentale per la mia formazione in età giovanile ma anche per le gratificazioni che mi ha dato in età matura. Ricordo quando ho svolto per quattordici anni il ruolo di Presidente della Commissione del Settore Giovanile e quando partivo per le trasferte nel nord dell’Italia anche con venticinque ragazzi della Calabria per partecipare alle gare e ai raduni. Sono orgoglioso di aver insegnato uno sport sano e genuino a tante generazioni di giovani e di aver sempre lasciato un buon ricordo e un’impronta importante nei miei allievi che spesso, a distanza di molti anni, si ricordano ancora di me e magari oggi, ormai adulti e affermati nella professione e nello sport, mi fermano incontrandomi sulle pedane per ricordare i tempi in cui ho forgiato il loro talento. Perché si ricordano bene che, come ho sempre spiegato a tutte le allieve e a tutti gli allievi, quando si va in pedana si riceve, sì, una lezione di tiro, ma prima ancora si riceve una lezione di vita.”