Veniero Spada: nello Sporting un Mondiale da vertigine!

Il Direttore tecnico della nazionale azzurra della disciplina commenta il responso dell’appuntamento iridato che si è disputato in Ungheria

(di Massimiliano Naldoni)

Foto: Double Barrelled Picture Company

Uno sguardo rapido ai risultati del Campionato del mondo di Sporting di Gant – minuscola località dell’Ungheria nord-occidentale – consegna un responso che può perfino ingannare. A fronte di un’affermazione netta dei Seniores azzurri nella gara a squadre e di una vittoria altrettanto cristallina nella classifica individuale dei Master, ma anche a fronte di un bronzo dai vivaci riflessi dorati ottenuto dal quartetto degli italiani nella gara a squadre dei Man, ci sono certamente dei piazzamenti individuali e collettivi in altri comparti che non descrivono in modo veritiero la condizione tecnico-agonistica di atlete e atleti. Lo abbiamo chiesto direttamente al coach azzurro Veniero Spada che è stato anche tra i contendenti in gara sugli itinerari ungheresi.

Coach Spada, che genere di Mondiale è stato quello di Gant?

Direi che questa è proprio la questione principale di cui parlare: spiegare che tipo di gara abbiamo affrontato e perché semmai il responso in alcuni casi è stato così severo. Diciamo innanzitutto che è stato programmato intenzionalmente un Mondiale di Sporting davvero molto spinto in direzione della difficoltà generale. Il tracciatore era un atleta che conosciamo bene nell’ambiente: Tamas Jeri. Si tratta innanzitutto di un percorsista di grande caratura agonistica che da anni popola le fasce alte delle classifiche nelle maggiori gare internazionali e che ovviamente in questa occasione non ha gareggiato poiché coinvolto a livello organizzativo. Certamente l’esuberanza giovanile dello staff dell’organizzazione, ma anche una certa inesperienza, sono state all’origine di un risultato non complessivamente positivo di questo Mondiale di Sporting. Non ci deve stupire che un personaggio leggendario come George Digweed, che ha vinto il titolo assoluto, si sia complimentato con Jeri e con il suo staff per la tipologia tecnica di questo Mondiale: Digweed è stato appunto il vincitore di questo Mondiale ed è anche l’atleta irraggiungibile che sappiamo. E certamente anche altri specialisti della scuola inglese si sono complimentati per il tipo di Mondiale che abbiamo affrontato. Non possiamo trascurare però che invece l’altro 80% dei partecipanti è uscito da questa gara con un fortissimo senso di insoddisfazione. In questo contesto tecnico ovviamente anche alcuni componenti della nostra squadra, in possesso di minore esperienza, trovandosi a confrontarsi con piattelli mai sparati nella propria carriera agonistica, hanno ovviamente pagato pesantemente il pedaggio di questo Mondiale all’inglese.

Il Direttore tecnico della Nazionale italiana di Sporting Veniero Spada

Che significa esattamente un Mondiale all’inglese?

Significa che in un’analisi trasversale dei lanci proposti, il 10% apparteneva al genere dei lanci che utilizziamo normalmente nei nostri impianti, un 30% era ascrivibile a quelli di media difficoltà che si possono trovare in ogni parte del mondo e addirittura il 60% erano invece da considerare appunto lanci all’inglese con parabole lunghissime che arrivano spesso da postazioni di lancio molto distanti dalla posizione del tiratore e si stagliano contro il cielo: un genere di lanci che, in Italia e in molte altre nazioni, non siamo abituati assolutamente ad affrontare. Ad esempio c’erano davvero tanti Rafael (ndr: lo stesso lancio ripetuto due volte in rapida sequenza dalla stessa macchina lanciapiattelli): anche uno dietro l’altro, a 50 o 60 metri provenienti dal bosco e stagliati sul cielo. È un lancio veramente molto difficile e proprio per quella difficoltà è anche molto poco diffuso negli impianti di tutto il mondo. In questa occasione la scelta di questo genere di lanci è apparsa coincidere con la precisa volontà di proporre qualcosa di diverso dal consueto. Del resto mi sento in dovere di dire che la cornice scenografica dell’impianto di Gant è molto bella e l’effetto generale dei lanci in quel contesto è avvincente e spettacolare, ma in questo Mondiale tutto si è un po’ smarrito nella ricerca esasperata della difficoltà che, ribadisco, ha davvero penalizzato la maggior parte degli atleti e delle atlete in gara.

Scorci degli itinerari dell’impianto di Gant che ha ospitato il Mondiale 2023 di Sporting

Qual è stata la reazione dei nostri atleti più esperti di fronte a un programma di gara così impegnativo?

Naturalmente quegli atleti del nostro gruppo che potevano mettere in campo un’esperienza solida hanno comunque fronteggiato bene le difficoltà. Il caso della squadra Man è esemplare. Fino all’ultimo giorno Davide Gasparini, Samuele Sacripanti, Michael Spada e Michael Nesti erano addirittura in vantaggio di un piattello sui francesi e sugli americani. Nell’ultimo giorno purtroppo Gasparini è incappato in un 18 e anche per gli altri componenti della squadra è arrivato qualche altro errore, mentre le altre formazioni sono riuscite a conservare la media e ovviamente hanno ribaltato la situazione. Per dare un’idea della difficoltà della struttura in cui abbiamo disputato il Mondiale potrei dire che sulle complessive trentadue piazzole di gara soltanto in tre di quelle un tiratore anche esperto avrebbe potuto dire: da questa piazzola posso uscire a punteggio pieno. Ma ribadisco: senza la certezza matematica di uscire pieno anche da quelle tre piazzole, come invece accade normalmente in altre situazioni in cui ci sono stazioni da cui un atleta esperto sa che uscirà sicuramente senza zeri.

Per quale motivo la scuola italiana, che vanta talenti straordinari, ha tutta questa difficoltà ad affrontare una gara di Sporting all’inglese?

C’è una risposta in realtà molto facile: se non siamo allenati a sparare quel genere di bersagli, questo avviene perché logisticamente in Italia non ci sono le strutture per poter allestire quei lanci. Servono colline alte sulle quali puoi posizionare macchine che proiettano i piattelli da lontano con parabole lunghissime come avviene normalmente negli impianti inglesi e come è stato impostato questo impianto di Gant.

Michael Spada

Per un banale incidente Katiuscia Spada ha dovuto rinunciare a proseguire la gara nonostante un ottimo e incoraggiante esordio.

Sì: Katiuscia aveva sparato benissimo il primo giorno producendo un 42/50 che era davvero un ottimo risultato. Il secondo giorno ha iniziato la terza serie ed è caduta a metà serie: si è lussata la spalla e non ha potuto continuare la gara. La caduta di Katiuscia non è stata isolata, va detto. Il campo di gara di Gant è costellato di collinette e per superare i dislivelli di quelle collinette è stato fatto un lavoro imponente che ha creato anche situazioni spettacolari, ma qua e là forse anche situazioni vistosamente scomode per atlete e atleti in gara appunto per il rischio di qualche caduta.

Per i ragazzi del comparto Juniores è stata una scottatura?

I ragazzi sono rimasti certamente un po’ scottati, ma io li avevo avvertiti. Considerata la situazione logistica generale e valutati già alcuni lanci in allenamento, io avevo fatto presente che non avremmo potuto aspettarci grandissimi risultati. Io ho chiesto loro di dare il massimo. Ho detto chiaramente che quella era l’unica vera richiesta: avendo dato il massimo avremmo ottenuto il massimo risultato possibile. E quello sarebbe stato comunque il risultato che mi aspettavo.

È fuori discussione che, pur a fronte di qualche piazzamento non soddisfacente, molti dei componenti della squadra hanno fatto una gran gara.

Sottoscrivo in pieno. Giancarlo Ciofini tra i Master, ad esempio, ha fatto un vero miracolo. È partito sui due campi più difficili ed è uscito dalla prima giornata con 41. In quella struttura viaggiare sul 40 come punteggio di giornata era una media certamente buona. Ciofini è riuscito a fare due 41 nei primi due giorni e due 38 nel terzo e nel quarto e ha vinto con sette piattelli di vantaggio. Un risultato assolutamente inaspettato ma meritatissimo. Anche Alessandro Gaetani, che ha concluso con 178, ha fatto certamente un punteggione che avrebbe meritato l’oro se sulla sua strada non avesse incrociato quel prodigio di George Digweed che ha sfoderato un 186. E anche Giuseppe Calò ha sparato decisamente bene. Digweed da parte sua è stato autore di un’impresa che probabilmente neppure lui avrebbe immaginato alla vigilia. Ma con quel tipo di piattelli un fuoriclasse come lui è riuscito a esprimere il suo massimo. E anche Michael (ndr: Spada) ha fatto una gran gara: ha forse sbagliato qualche piattello neppure troppo difficile, altrimenti avrebbe spareggiato per il podio e sarebbe stato un traguardo meritato. D’altronde c’è ben poco da recriminare sulla sua prova nei campi più difficili. Si ripropone quanto ho detto prima a proposito della nostra capacità di fronteggiare quelle difficoltà. Quando Michael ha fatto il 21 su un campo difficile ha subito detto: io non posso far di più su un campo di quel tipo. Certamente però è vero che molti degli inglesi su quel campo hanno fatto anche 24 e qualcuno perfino 25…

Alessandro Gaetani

Coach Spada, qual è il suggerimento per lo Sporting del futuro dopo questa esperienza “estrema” del Mondiale ungherese?

Lo Sporting che vogliamo noi atleti e atlete ma anche la dirigenza Fitasc non è una pratica da superprofessionisti: ci sono al massimo cento persone in tutte le qualifiche che ambiscono a vincere o ad andare a medaglia, ma c’è un numero esteso di appassionati che si diverte semplicemente a sparare e a gareggiare con lodevole spirito dilettantistico. Non possiamo quindi progettare una gara aperta a tutti in cui però potrà ottenere un risultato soddisfacente per le proprie potenzialità tecniche soltanto una ristrettissima cerchia di campioni. Nello Sporting, per la natura stessa della disciplina, ci saranno sempre difficoltà anche se programmeremo dei piattelli accessibili a tutti: in quella situazione vincerà sempre il migliore e vincerà con un punteggio che non sarà mai 200/200. Queste sono certezze incrollabili dello Sporting. Quel 10% o anche quel 20% di piattelli difficili di un impianto faranno sempre la differenza e faranno appunto vincere il migliore. Ma la percentuale di piattelli difficili non può assolutamente essere pari al 60% come è avvenuto in questo caso. Vogliamo che lo Sporting sia innanzitutto una disciplina che diverte tutti coloro che partecipano ad una gara e che sia una disciplina che continua a richiamare i grandi numeri di partecipazione. Questo è il criterio che mi sento di suggerire per il futuro.

Veniero Spada

Tutta l’Italia del Mondiale ungherese

186/200 è il punteggio prodigioso che il supertitolato britannico George Digweed ha totalizzato al Mondiale di Gant assicurandosi il titolo iridato del 2023 davanti al 183 del francese Gael Poinsot e al 182 dello statunitense Nicolas Berry. Primo degli italiani in classifica generale è stato Michael Spada (181) che si è collocato al sesto posto. Dal Mondiale di Gant l’Italia del coach Veniero Spada rientra con il titolo individuale dei Master di Giancarlo Ciofini (159/200) e con la vittoria della squadra Senior: Alessandro Gaetani, Giuseppe Calò e Manrico Sani hanno totalizzato 518/600 staccando in maniera abissale Francia e Gran Bretagna. Ottimo anche il bronzo dei Man Michael Spada, Davide Gasparini, Samuele Sacripanti e Michael Nesti che hanno totalizzato 704/800 e si collocati a soli due piattelli da Stati Uniti e Francia. Di qualità anche la prova individuale dei Senior: Alessandro Gaetani con 178 è stato secondo alle spalle del “marziano” George Digweed e Giuseppe Calò terzo con 176. Nella stessa graduatoria ha concluso con 174 il Dt Veniero Spada.

Il podio individuale dei Senior con George Digweed, Alessandro Gaetani e Giuseppe Calò

I campioni del mondo a squadre dei Senior: Alessandro Gaetani, Giuseppe Calò e Manrico Sani

Giancarlo Ciofini al vertice del podio dei Master