Trap Uno: ritorno al presente
Il Campionato italiano della specialità, celebrato al Tav Le Bettole, ha rivitalizzato una disciplina con grandi potenzialità: ne parlano il Responsabile nazionale Giampaolo Micheletti e il club manager del sodalizio piemontese Rosario Calì, ma anche atlete e atleti in gara
(di Massimiliano Naldoni)
Nei primi anni Novanta chi scrive è stato un frequentatore abbastanza assiduo del Grand American di Dayton: la monumentale manifestazione di American Trap che nel mese di agosto riuniva nell’impianto tiravolistico della città dell’Ohio (quello che allora era il più grande stand del mondo: con cento campi in linea) migliaia di appassionati di tutti gli Stati Uniti e non solo. Ancora chi scrive ricorda di aver visto sparare su quelle pedane una giovanissima atleta californiana a cui si attribuiva già un luminoso futuro. L’atleta in questione si chiamava Kimberly Rhode, ma l’evocazione dell’episodio non deve suonare come mera archeologia giornalistica perché invece in maniera molto appropriata l’American Trap e la vicenda agonistica della supercampionessa di Los Angeles, che oggi svolge il ruolo di Vicepresidente dell’Issf, si legano per molti aspetti proprio al tema del giorno e all’argomento che andiamo a trattare. Al netto del puntuale riferimento storico, infatti, il parallelo tra American Trap e Trap Uno è calzante per il fatto che entrambe le discipline parlano un linguaggio tiravolistico realmente universale e comprensibile a tutti: si rivolgono cioè sia all’assoluto principiante che all’atleta che abbia un presente agonistico di spicco oppure che magari abbia avuto trascorsi agonistici importanti anche in altri ambiti tiravolistici.
Il tema del giorno, a cui abbiamo fatto riferimento, è il significativo successo, anzitutto di pubblico, che il Campionato italiano di Trap Uno ha fatto registrare al Tav Le Bettole della Presidente Donatella Vitali. In queste colonne, per dirla alla maniera vintage, dell’evento si era parlato alla vigilia con previsioni che in buona parte sono state rispettate. Proprio al Responsabile nazionale della disciplina Giampaolo Micheletti e al Vicepresidente e club manager del Tav Le Bettole Rosario Calì abbiamo chiesto di descrivere il responso generale dell’evento.
Coach Micheletti, qual è il suo giudizio sull’esito del Campionato italiano 2024 di Trap Uno?
Complessivamente sono soddisfatto della partecipazione perché, nonostante che nella stessa data in strutture relativamente vicine della Lombardia fossero in programma delle gare di forte richiamo, siamo riusciti a convogliare a Le Bettole un bel gruppo di partecipanti. Probabilmente se non ci fossero state concomitanze di prestigio saremmo arrivati anche a cento partecipanti, ma essere riusciti a sfiorare i novanta è comunque un buon risultato.
Il Responsabile nazionale del Trap Uno Giampaolo Micheletti
Come avevamo preconizzato nella presentazione, sono stati essenzialmente gli universalisti a rispondere all’appello.
Sì, ma aggiungerei energicamente: non solo. Ci sono infatti qua e là sui podi anche atleti che non militano abitualmente nell’Universale e che hanno contribuito a realizzare punteggi di buona qualità che del resto hanno caratterizzato tutto il Campionato. Tra gli Junior ad esempio la provenienza non è la Fossa Universale per nessuno dei contendenti e, tanto per dire ancora della varia provenienza dei partecipanti, tra le Ladies Virginia Orlando vanta addirittura una formazione da skeettista. Infatti Virginia mi ha proprio manifestato i suoi tanti dubbi a proposito di questo suo debutto nel Trap Uno, ma l’ho tranquillizzata e l’ho convinta a partecipare con quello spirito di esplorazione e di scoperta che deve sempre essere la prerogativa principale della nostra disciplina.
Vicepresidente Calì, dal ponte di comando del Tav Le Bettole qual è l’immagine che ha offerto questo Campionato italiano di Trap Uno?
Vorrei innanzitutto evidenziare che si è visto un bell’ambiente familiare, come dovrebbe essere ogni gara di questa disciplina, in cui i partecipanti si sono realmente divertiti. E quando i tiratori si divertono a rompere i piattelli, in realtà noi dirigenti di Società abbiamo già vinto. Siamo riusciti soprattutto a far risorgere il Trap Uno che è una disciplina che può riscuotere gradimento e interesse in un’ampia fascia di praticanti. Abbiamo fatto registrare un buon numero di iscritti e ho visto anche nomi importanti del panorama nazionale che si sono voluti misurare in questa specialità.
Il Vicepresidente del Tav Le Bettole Rosario Calì
Coach Micheletti, alla vigilia del Campionato era stato manifestato il proposito di coinvolgere tanti praticanti non tesserati alla Fitav che fossero però appartenenti alle Associazioni Venatorie. In realtà occorre dire che questo progetto non si è concretizzato: per quale motivo?
Posso dire che il sabato che ha preceduto la gara ho incontrato personalmente degli aspiranti tiratori delle Associazioni Venatorie che hanno assistito volentieri alle serie di prova e qualcuno di quegli aspiranti tiratori è tornato anche nella giornata del Campionato per osservare le serie di gara, però non si è lasciato convincere a formalizzare l’iscrizione e ad andare in pedana. Io ho insistito: ho fatto presente che avevamo previsto una classifica speciale per tutti coloro che volessero partecipare da non tesserati alla Fitav e che, per effetto del numero circoscritto degli appartenenti a quel gruppo, il fatto stesso di gareggiare, a prescindere dal risultato tecnico, avrebbe certamente dato diritto ad un premio. Ma ho constatato anche in questa occasione, come già altre volte, che esiste una specifica paura della competizione che assale il tesserato delle Associazioni Venatorie che non sia anche tesserato Fitav e che quindi nutre una certa diffidenza per l’evento-gara. Magari poi queste stesse persone frequentano il gruppo di tiratori che praticano abitualmente il Trap Uno al Tav Le Bettole e insieme a quelli effettuano anche alcune serie. Ai nostri occhi non sembra esserci gran differenza tra quelle serie di allenamento e le serie che avrebbero potuto effettuare al Campionato italiano, però invece il concetto della competizione pesa molto sulle scelte del tesserato delle Associazioni venatorie e allora occorrerà lavorare seriamente insieme su questo aspetto per superare questo scoglio. Naturalmente continueranno a convivere anime diverse nel Trap Uno: anche in questo Campionato italiano abbiamo visto praticanti incuriositi dalla disciplina che non avevano nessuna ambizione di punteggio e di piazzamento, ma in contemporanea è stato possibile vedere come quegli atleti che sono stati poi gli autori dei punteggi migliori hanno adottato la stessa tecnica di concentrazione e di approccio alla gara che per loro è il metodo abituale da adottare in ogni appuntamento agonistico importante. Sicuramente riuscire ad esercitare con il Trap Uno l’attrazione verso la pedana per i tesserati delle Associazioni venatorie ancora un po’ diffidenti sarà la nostra vera missione dell’immediato futuro.
Giampaolo Micheletti con Pino Facchini
Vicepresidente Calì, il suo parere sul coinvolgimento non massiccio di nuovi tiratori?
Effettivamente dobbiamo ammettere che il proposito di attrarre in pedana molti praticanti delle Associazioni Venatorie non si è realizzato nel modo in cui speravamo con Giampaolo Micheletti. Io sono convinto che all’origine ci sia una motivazione tecnica: il praticante delle Associazioni Venatorie non riesce ancora a liberarsi dal concetto del tiro sbracciato. Non possiamo rimproverarci di non aver fatto una promozione a tappeto presso le Associazioni Venatorie perché in questi mesi è stato fatto davvero un buon lavoro, ma, ribadisco, la risposta è stata condizionata dall’aspetto tecnico, quindi occorrerà riflettere su questa situazione e progettare un nuovo modo di coinvolgere il praticante delle Associazioni Venatorie. Questo si aggiunge al fatto che nell’ottica del praticante delle Associazioni Venatorie l’attività di pedana ha sempre un contenuto un po’ formale, carico di atteggiamenti precisi e di regole, che non facilita l’approccio. Fra l’altro, proprio per andare incontro a questo tipo di prevenzione avevamo previsto di non distribuire in tutte le batterie i praticanti delle Associazioni Venatorie, ma di collocarli invece tutti insieme in alcune batterie specifiche. Del resto con le macchine multidirezionali che effettuano in realtà i lanci del Trap Uno molti praticanti delle Associazioni Venatorie al nostro campo fanno già da tempo molta attività. Quindi, sembra trattarsi semplicemente di convincerli a fare quel facile salto in direzione del Trap Uno.
Voci dalla pedana
La vocazione del Trap Uno – ovvero quello spirito informatore che non a caso rende idealmente parenti prossimi proprio questa disciplina e l’American Trap – è quella di richiamare praticanti dalle storie sportive anche molto diverse. Il recente Campionato italiano al Tav Le Bettole ha interpretato perfettamente questa missione. Vincenzo Iorianni, ad esempio, è un cinquantenne piemontese che si è avvicinato al tiro a volo soltanto alla fine del 2023. Il suo debutto effettivo in pedana risale addirittura allo scorso gennaio quando si è tesserato al Tav Delle Alpi e all’impianto di Cigliano del Presidente Sergio Marchini ha iniziato il suo vero percorso da tiravolista. Anche per effetto della grande capacità di coinvolgimento di Sergio ed Erica Marchini e di Rossano Zabarino, in questi mesi Vincenzo Iorianni si è così appassionato al tiro a volo da suggerire alla figlia Francesca e al figlio Umberto di affiancare al volley anche l’attività tiravolistica. Con il risultato che al Campionato italiano di Trap Uno la famiglia Iorianni ha affrontato il primo vero cimento importante.
Vincenzo Iorianni
“È stato molto interessante – precisa Vincenzo Iorianni che ha gareggiato in Terza categoria – e non pensavamo neppure di fare i risultati che abbiamo fatto e quindi siamo anche molto soddisfatti. È stata un’esperienza tecnicamente molto utile: d’altronde proprio Sergio Marchini ci aveva sollecitato a partecipare perché il Trap Uno è la disciplina ideale per chi addirittura non ha mai sparato, ma anche per chi si è affacciato al tiro a volo da poco tempo come accade a noi. Francesca e Umberto debutteranno nella Fossa Olimpica al Criterium del 28 luglio e quindi questo passaggio nel Trap Uno è stato anche un importante test di agonismo vero e proprio.”
Vincenzo Iorianni con il figlio Umberto e la figlia Francesca
“È stato bellissimo – spiega Francesca Iorianni – perché è stata appunto la mia prima vera gara. Sì, in una delle serie ho avuto un problema tecnico al fucile e ho perso qualche piattello e non sono riuscita ad essere regolarissima, ma nel complesso sono soddisfatta anche del risultato, sebbene la gara delle Ladies fosse davvero un po’ circoscritta sotto il profilo della partecipazione. Il Trap Uno al primo impatto è certamente più facile della Fossa Olimpica e il Campionato italiano al Tav Le Bettole è stato anche un test importante tecnicamente perché mi ha trasmesso indicazioni utili, però se si vogliono raggiungere risultati di alto livello è una disciplina ugualmente molto impegnativa. È anche vero che nel Trap Uno puoi vedere qualche risultato immediato e quel traguardo acquisito rapidamente ti fornisce lo stimolo a continuare ad allenarti per migliorarti. Il mio obbiettivo adesso sta diventando però la Fossa Olimpica, ma se ci saranno altre occasioni di partecipare a gare di Trap Uno sarà certamente un utile mezzo di allenamento.”
“Ho fatto una buona gara nelle due serie centrali, – precisa Umberto Iorianni – ma nella prima e nella quarta anche io ho avuto qualche problema tecnico: mi sono deconcentrato e non sono poi riuscito a recuperare la concentrazione adatta nei piattelli alla fine della serie. Avrei sperato di fare un punteggio complessivamente più alto, ma nella quarta serie poi sono emerse appunto di nuovo alcune difficoltà. In ogni caso, per questo debutto, va bene così…”
Si è detto che il richiamo ad una Kim Rhode ancora sconosciuta, che nell’American Trap sulle pedane di Dayton manifestava il suo già rarissimo talento, in questa sede non era casuale. Al Tav Le Bettole si è messa generosamente in gioco anche Virginia Orlando. I più attenti ricorderanno che l’atleta tarantina (cresciuta poi tiravolisticamente in Basilicata) si laureò campionessa iridata tra le Juniores di Skeet in quel Mondiale di Monaco del 2010 in cui, non a caso, la frattanto già stratosferica Kim Rhode dominò tra le Women.
Virginia Orlando al vertice del podio del Campionato italiano di Trap Uno davanti a Francesca Iorianni
“Ho fatto questa gara un po’ per gioco, – ha precisato Virginia Orlando – incoraggiata da Rosario Calì: non avevo mai sparato alla Fossa Olimpica, né tantomeno al Trap Uno, ma è stata una bella esperienza e mi sono anche molto divertita. Io avevo interrotto la mia attività agonistica per una decina d’anni, ma quando ho ripreso, appena qualche stagione fa, sono tornata comunque a sparare allo Skeet, quindi trovarmi adesso a sparare con il fucile imbracciato era davvero contro ogni mia abitudine tiravolistica. Il tiro a volo resta per me una grande passione che però non coltivavo più in maniera assidua da molti anni: poter partecipare ad una gara di un bel livello come un Campionato italiano che si disputava vicino a casa mi ha offerto l’occasione per rimettermi in gioco.”
Virginia Orlando, per i suoi trascorsi agonistici di altissimo livello ma anche appunto per la sua ascendenza agonistica di esclusiva pertinenza skeettistica, è certamente una testimonial d’eccezione per la promozione extra moenia del Trap Uno.
“Non è soltanto il problema del posizionamento del fucile al momento del pull, – precisa Virginia Orlando – ma è anche l’atteggiamento che si assume in pedana che è molto diverso tra lo Skeet e il Trap. Lo Skeet è un’attività più movimentata. Il Trap Uno impone tempi più stretti e anche una sequenza molto più rapida nell’esecuzione del tiro in batteria rispetto a quello che avviene con l’avvicendamento in pedana dello Skeet. Quindi, in sintesi, anche il contesto è proprio molto diverso tra lo Skeet e il Trap: questo però può rappresentare una sfida molto stimolante e dovrebbe convincere anche chi arriva da mondi tiravolistici molto diversi a tentare l’esperimento.”
Tutti i numeri dell’Assoluto di Trap Uno
Il Campionato italiano 2024 di Trap Uno ha eletto vincitore del titolo tricolore di Prima Categoria Claudio Armiraglio che ha totalizzato 97/100 e ha preceduto Daniele Stoto (94) e Santo Plataroti (92). In Seconda categoria il campione italiano è Enzo Buzzoni che ha totalizzato 97/100: alle sue spalle la medaglia d’argento e quella di bronzo sono andate rispettivamente a Francesco Salvatore Sofio e Stefano Presa, autori di 96.
Il podio di Seconda categoria
Stefano Maisano, con 94/100, ha vinto in Terza categoria precedendo il 93 di Davide Salvitti e il 92 di Lorenzo Pensabene. Tra le Ladies Virginia Orlando si è aggiudicata il titolo con 78/100 davanti a Francesca Iorianni (63), mentre Lorenzo Gallo con un ottimo 95/100 ha conquistato lo scudetto degli Junior precedendo Dario Donnini (85) e Umberto Iorianni (74). Pietro Zecchi ha conquistato il titolo dei Senior con 97/100 davanti a Luciano Fiorini Carbognin (96) e Enrico Ponzuoli (93). Con il suo 98/100 Franco Sozzani ha artigliato lo scudetto dei Veterani fissando anche il punteggio più alto della gara piemontese: l’argento della categoria è andato a Gianfranco Gasparello (97) e il bronzo a Giorgio Borrione (96).
Il podio dei Senior
Gildo Grondona ha dominato tra i Master con 97/100 davanti al 94 di Giorgio Ravera e all’86 di Dario Verga. Nella classifica Cacciatori ha vinto Maurizio Sorzini (86/100) davanti a Ermanno Lo Presti (78). Nella gara a squadre si è imposta Fagnano: grazie alle prove di Claudio Armiraglio, Marco Molteni e Davide Salvitti la formazione del club varesino ha totalizzato 286/300 e ha preceduto i 284 de Le Bettole e di San Giovanni.
Il podio delle squadre