Santo Falanga: Lombardia da sogno con sei splendidi atleti

Il Direttore tecnico della squadra bianco-verde che ha vinto al Trofeo delle Regioni di Trap racconta le fasi della costruzione del successo

(di Massimiliano Naldoni)

Era dal 2013 che la Lombardia – dopo i rotondi e consecutivi successi del 2006 e del 2007 –  non riusciva a centrare la vittoria nel Trofeo delle Regioni di Fossa Olimpica e peraltro all’edizione in programma quest’anno al Tav Sant’Uberto di Manoppello il team bianco-verde del coach Santo Falanga e del suo vice Gaspare Guzzo andava con l’esigenza di riscattare la prova davvero incolore della stagione immediatamente precedente. Grazie alle prove di Stefano Fenaroli, Luca Gerri, Francesco Tanfoglio, Graziano Borlini, Daniele Fedeli e Daniele Bertolini la Lombardia si è imposta con 554/600 precedendo di dieci lunghezze Puglia e Toscana. Abbiamo chiesto allora proprio al regista della squadra di Trap della Lombardia di spiegarci nel dettaglio tutte le fasi che hanno preceduto la straordinaria affermazione.

Coach Falanga, ad uno sguardo di insieme che gara è stata quella del Trofeo delle Regioni del 2023 per la Lombardia?

Possiamo sintetizzare così: siamo sempre stati in testa, ma l’ultima serie è stata proprio il capolavoro finale che serviva per confermare la superiorità. Nell’ultima serie i ragazzi sono stati splendidi: non so neppure come altro definirli se non in questo modo. Le loro serie in questa gara le ho seguite tutte proprio insieme a loro: direttamente alle loro spalle, non sul monitor, e ho sofferto con loro. Sappiamo che in certi casi una bella serie è il prodotto un po’ fortunato di tante seconde canne o di pezzettini, ma i ragazzi nell’ultima serie, come si dice in questi casi: non hanno rubato niente, perché è stato tutto merito.

Il coach della squadra di Trap della Lombardia Santo Falanga

Questo dimostra che il regista della squadra lì presente sul campo ha il suo valore.

Ma sì! Anche senza voler esaltare troppo quel ruolo, sicuramente se svolgi bene la tua funzione puoi fare molto per il gruppo. Non devi essere una presenza pesante: anzi, in effetti devi intervenire soltanto se qualcosa non va. Ad esempio, in questa gara Daniele Fedeli, il nostro Terza categoria, era davvero agitato. Fedeli era già stato in squadra con il Tav Belvedere al Campionato delle Società una settimana prima e con tutto questo accumulo di pressione psicologica al Regioni stava scendendo in pedana molto teso. Occorreva tranquillizzarlo e infatti a ogni giro di pedana ci siamo scambiati dei segni e in quel modo lui riacquistava subito fiducia. Fedeli è un tiratore che ho convocato in squadra proprio perché nella sua categoria spara molto bene, però certamente la tensione e la responsabilità della squadra su di lui in questa gara si sono fatte sentire.

I due giovani della squadra sono stati delle vere colonne.

Luca Gerri e Francesco Tanfoglio sono davvero giovanissimi e hanno un modo di comportarsi e di proporsi conforme all’età: magari si infuriano ferocemente se fanno lo zero, ma lo smaltiscono subito e recuperano immediatamente. Se si considera che Gerri ha portato alla squadra un 94 e Tanfoglio un 93, stiamo dicendo che sono stati certamente determinanti per permettere alla squadra di centrare questa vittoria. Chi conosce l’ambiente tiravolistico lombardo, e per esteso anche nazionale, sa che Luca Gerri e Francesco Tanfoglio fanno abitualmente anche punteggi più alti di questi totalizzati a Manoppello, ma qua erano chiamati a sparare in gruppo, con quella responsabilità della squadra che è per tutti, giovani e meno giovani, un motivo di stress.

Come ha distribuito in pedana i sei atleti?

Stefano Fenaroli partiva in prima pedana, Luca Gerri era in seconda, Daniele Fedeli in terza, Francesco Tanfoglio in quarta, Daniele Bertolini in quinta e Graziano Borlini, con tutta la sua esperienza, era il solido rincalzo.

Il podio del Trofeo delle Regioni di Trap con la Lombardia al vertice davanti a Puglia e Toscana

Coach Falanga, l’impressione però è appunto che la squadra abbia vinto perché ha saputo amministrare bene tutti i momenti della gara.

La solidità della squadra in effetti si vede sempre nel modo in cui quella squadra reagisce ai momenti di difficoltà. Facciamo qualche esempio: Stefano Fenaroli poteva chiudere addirittura con 98 perché il suo ultimo zero è arrivato nella quarta serie al diciassettesimo lancio quando era in seconda pedana. Nella pedana precedente avrebbe voluto sbracciare per impostarsi meglio ma, poiché sapeva che i Direttori di tiro si erano dimostrati molto rigidi sul rispetto dei tempi, avrebbe sforato il tempo e rischiato il “giallo” e allora ha evitato: sicuramente quel pensiero si è ripresentato al piattello successivo e ha prodotto lo zero. Ma Stefano è stato bravo a superare subito il problema e a riprendere il cammino verso la fine della serie senza altri inconvenienti. L’ultima serie, del resto, è stata difficile per tutti. C’è stato ad esempio perfino uno di quegli zeri che io chiamo: di consenso. Dopo l’errore di Daniele Bertolini al quattordicesimo turno, anche Graziano Borlini, che appunto non è certo un tiratore privo di esperienza, ha risposto con lo zero di consenso. Certamente quello è stato un momento di lieve allarme, ma è rientrato subito. Daniele Fedeli, a sua volta, nella quarta serie ha fatto uno zero al dodicesimo e dopo è tornato in pista anche se con cinque seconde canne: segno che è costato un po’ smaltire il contraccolpo.

La squadra era già a questi livelli in allenamento?

No, per niente. Nelle serie di prova i punteggi sono stati più bassi: c’era un campo in particolare in cui tutti hanno avuto dei problemi e infatti hanno voluto ripetere la serie tre volte. Poi in realtà va detto che in gara in quel campo hanno tirato bene perché è stato il campo del 137 della terza serie con cui si è delineato il nostro vantaggio. C’erano delle difficoltà oggettive in quel campo, non era soltanto il solito alibi da tiratori: ma aver trovato delle difficoltà ed essere andati alla ricerca della soluzione ha anche permesso di far salire il grado di fiducia reciproca in tutto il gruppo.

Alla luce del risultato dell’allenamento, la “notte prima degli esami” è stata dunque una vigilia di attesa: perfino con qualche dubbio..?

Chiaramente la firma sul podio l’avrei messa anche prima di partire. Dopo la prima serie di gara effettivamente ho avuto la chiara impressione che la possibilità del podio fosse concreta. L’ho fatto presente ai ragazzi: ho detto che a voler essere ottimisti c’era anche da immaginare qualcosa di più del podio, ma occorreva lavorare sodo. Loro sono stati bravi ad ascoltarmi, a recepire qualche consiglio che ho impartito dall’alto della mia età: hanno avuto un comportamento esemplare in pedana e fuori e hanno saputo esprimere il meglio quando occorreva. E soprattutto sono riusciti a far gruppo: a essere solidali in pedana e a sentire fortemente lo spirito di squadra. Che è un ingrediente indispensabile se vuoi vincere.

Santo Falanga con il suo numero due Gaspare Guzzo celebra il trionfo dei magnifici sei della Lombardia