Martina Grioni e Fabio Sollami, vedi alla voce: vittoria

La giovane atleta pavese di Garlasco e lo specialista azzurro di Caltanissetta sono stati i protagonisti nella Fossa Olimpica della Green Cup 2023

(di Massimiliano Naldoni)

Sono due storie agonistiche certamente diverse quelle di Martina Grioni e di Fabio Sollami, ma in realtà accomunate dalla precisa volontà di attribuire ad ogni prova in pedana il valore di test di verifica. E le vittorie che la promettente atleta lombarda e il navigato specialista siciliano hanno centrato sulle pedane di Umbriaverde in occasione della Green Cup 2023 di Fossa Olimpica parlano di due talenti che intendono stagliarsi come protagonisti nel panorama agonistico di questa e delle prossime stagioni. Andiamo allora a conoscere meglio Martina (ritratta nella foto di copertina in un momento della gara di Umbriaverde) e Fabio sotto un fuoco di fila di domande incrociate.

Fabio, il 2023 ti ha visto di nuovo impegnato a livello internazionale. Che giudizio dai del tuo ritorno in pista?  

Sono davvero contento che finalmente qualcuno si sia accorto dei sacrifici che ho fatto e che continuo a fare per amore di questo sport e per questo motivo ringrazio la Federazione ed i nuovi tecnici federali. Mi è stata data certamente una bella opportunità con la partecipazione alla Coppa del Mondo del Cairo: purtroppo erano otto anni che non disputavo una gara così importante a livello internazionale e mi sono lasciato un po’ aggredire dalla emozione. Spero di avere altre opportunità in futuro per poter esprimere tutte le potenzialità di cui mi sento in possesso.

Fabio Sollami esultante con la Green Cup 2023

Martina, possiamo dire che questa è la prima vittoria davvero importante della tua carriera: la mattina successiva alla finale di Umbriaverde ti sei svegliata con uno sguardo diverso nei confronti del tuo futuro tiravolistico? 

È sicuramente la prima vittoria importante della quale sono contenta, fiera e soddisfatta ed è un risultato che dimostra che il lavoro svolto in questi mesi era corretto. Mi serviva davvero questa affermazione perché la prima parte della stagione non era stata proprio come mi aspettavo. Per il futuro immediato, in questa seconda parte della stagione voglio dedicarmi a migliorare le mie prestazioni e intendo anche dare sempre di più e, se possibile, magari portare a casa anche qualche podio.

Fabio, la Green Cup è sempre un banco di prova importante e nell’edizione più recente la finale del Trap è stata essenzialmente una guerra di nervi: qualche errore di alcuni di voi contendenti è stato probabilmente originato proprio da quello. Come hai gestito quella finale che agonisticamente è risultata molto spettacolare?

L’appuntamento di Todi è ormai una classicissima del tiro a volo mondiale: non a caso c’erano in gara oltre quattrocento partecipanti e questo la dice lunga sul livello agonistico che è richiesto per riuscire a competere per la vittoria. So di aver gestito bene la gara nonostante il 22 iniziale in cui sono incappato nella prima giornata con un tempo un po’ instabile. Non ho mai mollato, ho mirato a recuperare energie con una corretta alimentazione: insomma, ho cercato di fare tutto in piena tranquillità ed è andata bene. Quanto alla finale, sapevo che sarebbe stata una prova durissima e infatti così è stato. Peraltro ho anche dovuto affrontare uno shoot-off tra gli autori di 120 per accedere ai sei finalisti e questo ha accentuato ovviamente la tensione. Sì, i nervi erano certamente tesissimi quando siamo entrati in pedana per la finale, però negli anni ho imparato anche a gestire bene quei momenti e alla fine sono davvero contento per come ho saputo affrontare le situazioni determinanti di quella gara.

Martina, nella finale della Green Cup sei apparsa sempre molto sicura e determinata: vuol dire che l’attuale formula della finale è un modello di gara in cui sai trovare gli stimoli giusti?       

Questa finale a un colpo mi è sempre piaciuta. Non mi ha mai dato assolutamente né preoccupazioni né ansie il fatto di avere a disposizione un solo colpo. Sono d’accordo che è una finale impegnativa perché mantenere la concentrazione per i cinquanta piattelli, specialmente con i ritmi che aumentano ovviamente mano a mano che il gruppo delle finaliste si riduce, è davvero difficile. Sapevo però che a livello fisico mi ero allenata bene, quindi occorreva riuscire a mantenere la concentrazione fissando l’attenzione su ogni piattello senza andare a pensare al risultato finale. Infatti io non guardo mai il tabellone durante la gara e preferisco colpire un piattello alla volta e pensare all’esito della gara soltanto quando quella gara è finita realmente.

Martina Grioni subito dopo la conquista della Green Cup 2023

Fabio, Valerio Grazini è entrato in finale alla Green Cup con un prodigioso 124 ma non è andato neppure a medaglia: dire che qualificazione e finale sono due gare diverse non è davvero un’esagerazione.

Purtroppo con questo regolamento accade spesso che chi è in testa, e che alla fine ha dato più degli altri per realizzare quel punteggio, poi si trovi un po’ più stanco o magari quasi appagato del risultato ottenuto. Altre volte è capitato anche a me. Valerio ha certamente fatto una gara stratosferica e sinceramente avrebbe meritato la vittoria più di tutti noi. Ma si sa, sono due gare distinte e separate: una è la qualificazione ed un’altra è la finale.

Fabio Sollami al vertice del podio davanti a Erminio Frasca e all’indiano Mendiratta

Martina, all’interno dei vari step della finale della Green Cup qual è stato il momento più difficile e quale invece quello in cui hai sentito che il traguardo era alla portata?

Il momento più difficile: lo zero che mi ha portato in parità con Alessia Iezzi. Sapevo che a quel punto non avevo più il vantaggio anzitutto psicologico oltre che numerico e che avrei dovuto vedermela senza paracadute con una grande avversaria di esperienza come Alessia. Quello è stato certamente il momento più difficile perché frattanto iniziavano ad agire negativamente anche la fatica, la tensione e i ritmi accelerati a cui ho fatto riferimento prima. In realtà subito dopo, a sette-otto piattelli dalla fine, c’è stato proprio il momento in cui invece, malgrado l’ansia della situazione, mi sono sentita padrona della mia gara: sentivo che la concentrazione c’era e riuscivo a fare dei buoni movimenti. Ma naturalmente non basta che tu senta di poter padroneggiare la tua gara: c’è sempre un’altra atleta che sta cercando di fare altrettanto. È il campo che decreta poi il responso ed è questo il bello, anzi il bellissimo del nostro sport!

Martina Grioni al vertice del podio davanti ad Alessia Iezzi e alla francese Couzy

(Foto: Clikkami)