L’impresa di Fiume

La parola ad alcuni dei protagonisti del Campionato europeo di Fossa Universale di České Budějovice

No, nessuna evocazione delle gesta dannunziane: qui l’impresa in questione è quella di Giuseppe Fiume che a diciotto anni ha saputo compiere un autentico prodigio agonistico andando a conquistare il titolo assoluto al Campionato europeo di Fossa Universale a České Budějovice oltre, naturalmente (il corsivo è d’obbligo), all’alloro continentale individuale e a squadre della qualifica under 20 in collaborazione con Andrea Diana e Mario Fabrizi. Tutto lo specifico contesto tecnico-agonistico dell’impresa del giovane universalista catanese – il suo 198/200 nei tempi regolamentari con lo zero proprio al duecentesimo lancio e poi il 25/25 nello spareggio per il titolo open con lo spagnolo Ruben Puente – ha in certo modo sorpreso anche il Direttore tecnico della nazionale azzurra della cinque macchine.

“Senza nulla togliere agli altri vincitori dei titoli – spiega Sandro Polsinelli – e anche a coloro che non hanno vinto ma hanno certamente dato il massimo in questa gara, Giuseppe ha certamente superato ogni aspettativa, perché, almeno a memoria, non si era mai verificato che uno Junior conquistasse anche il titolo assoluto in una gara difficile come il Campionato europeo. L’eccezionalità dell’impresa è anche determinata dalle situazioni specifiche: consideriamo che Giuseppe, dopo uno zero alla prima serie, ha sbagliato soltanto il duecentesimo piattello, un mezzo destro dalla prima pedana, per effetto della comprensibile forte emozione del momento, ma ha saputo poi realizzare un perfetto 25 nello spareggio successivo. Con questa modalità possiamo dire che Giuseppe ha vinto veramente due volte il titolo.”

Il Dt Sandro Polsinelli e la Consigliera federale Roberta Pelosi

Entusiastico anche il commento della Consigliera federale Roberta Pelosi che ha seguito la compagine azzurra nella Repubblica Ceca nel ruolo di capo-delegazione.

“È stata una trasferta in cui ognuno aiutava l’altro, – dichiara la dirigente capitolina – in cui si è vissuta un’atmosfera davvero di grande collegialità. I ragazzi sono stati certamente i protagonisti e devo dire che li ho visti piacevolmente educati e rispettosi nei confronti dei tiratori più esperti: consapevoli che, malgrado il loro talento, avessero tanto da apprendere da chi aveva più esperienza agonistica. La qualità tecnica espressa dai giovanissimi in questa gara è stata sorprendente e sono totalmente convinta che molto si debba al lavoro di qualità che compie da anni il nostro staff della Fossa Universale.”

“Certamente, in un’analisi oggettiva del risultato, – prosegue Sandro Polsinelli – va detto che Giuseppe Fiume viaggiava già su medie alte prima di questa gara: tra il 193 e il 195. L’impianto in cui abbiamo gareggiato aveva senza dubbio prerogative generali molto buone con un’ottima visibilità, anche se con una presenza di fuori tempo che ha costretto i nostri atleti e le nostre atlete a uno sforzo supplementare. Giuseppe ha saputo gestire molto bene questo inconveniente: si è adattato a quella caratteristica del campo e ha saputo controllarla. Io in passato l’ho anche scritto che per vincere non bastano il fucile e il talento e Fiume ha dimostrato di avere quel qualcosa in più che permette di vincere. In presenza di questo risultato non posso che formulare un plauso ai miei collaboratori Giuliano Callara e Vito Cito a cui si deve la qualità dei giovani atleti e che peraltro a České Budějovice hanno trascorso otto ore al giorno sul campo di tiro per assistere e sorvegliare tutte le atlete e tutti gli atleti.”

Emozioni molto diverse le ha naturalmente vissute il protagonista dell’impresa nel corso della gara.

“Pesava tantissimo quel duecentesimo piattello, – racconta Giuseppe Fiume – e mi ha sovrastato l’emozione. In realtà non avevo la consapevolezza precisa che quel piattello avrebbe significato l’immediata conquista del titolo, però immaginavo ovviamente che un eventuale 199/200 mi avrebbe permesso di accedere al vertice della classifica. Quanto allo spareggio, all’inizio ero un po’ spaventato. Conoscevo Ruben Puente che è un grandissimo tiratore di esperienza e che anche in questo caso aveva sfoderato un eccezionale 198. Però fino dal primo piattello dello spareggio ho capito che ero perfettamente in gara. Al primo zero di Puente, poi, verso il ventesimo piattello, il mio cuore ha iniziato a battere più forte perché ho sentito vicina la vittoria. Al mio ultimo piattello Puente aveva già due zeri perché aveva appena sbagliato il suo ultimo lancio, quindi sentivo che alle spalle tutta la squadra italiana inneggiava alla mia vittoria gridando e mi stava già festeggiando. Non sapevo neppure come chiamare quel piattello, ho dato il pull e infatti poi l’ho colpito di seconda canna…”

Giuseppe Fiume (a destra) con lo spagnolo Ruben Puente

È Sandro Polsinelli ad addentrarsi in un accurato esame di alcune specifiche prestazioni offerte dalle azzurre e dagli azzurri nell’Europeo della Repubblica Ceca.

“A questa gara c’era il fior fiore degli universalisti europei e infatti, oltre all’impresa di Giuseppe Fiume, vorrei evidenziare che anche altri nostri atleti hanno realizzato punteggi molto buoni: a partire da Pietro Zecchi che ha conquistato il titolo dei Senior per arrivare a Claudio Armiraglio, a Vincenzo Triscari e a Stefano Narducci. Peraltro abbiamo perso il titolo della squadra Man per un piattello sui seicento di programma e questo, da detentori di quel titolo, un po’ di rammarico lo produce. Anche le ragazze hanno dato certamente il massimo, sebbene il loro impegno questa volta non si sia concretizzato in titoli o medaglie. D’altronde io ho fatto un video per testimoniare le condizioni in cui Bianca Revello ha affrontato l’ultima serie: durante un nubifragio incredibile che ha ovviamente penalizzato moltissimo la nostra atleta. Bianca è un’atleta di grande talento e di grande esperienza di pedana: quel 21 che le ha tolto il titolo in realtà è un punteggio che non corrisponde affatto alle sue reali potenzialità e se solo avesse potuto affrontare la gara un quarto d’ora dopo in condizioni diverse, adesso certamente staremmo parlando di un altro esito.”

La squadra degli azzurrini sul podio dell’Europeo

“Qualche parola va certamente spesa per Mario Fabrizi. – Dichiara ancora Sandro Polsinelli – Mario era al suo debutto in maglia azzurra. È incappato in un 20 dettato proprio dall’intensa emozione. Quel 20 è maturato nella seconda serie del primo giorno perché Mario si è trovato subito a dover gestire psicologicamente il risultato molto buono della prima serie. Consideriamo poi anche tutto l’insieme. La gara suddivisa in quattro giorni impone una sapiente gestione della tensione. Immaginiamo ad esempio che sforzo ha dovuto compiere Fabrizi per gestire quel 44/50 della prima giornata quando vedeva che sia compagni di squadra che avversari sparavano a palla. E malgrado questo, Mario è riuscito a tornare prontamente in gara il giorno successivo ed è andato a comporre nell’arco di due giorni un 75/75. Non posso che fargli i complimenti: un ragazzo di quindici anni che reagisce in quel modo non lo si trova tutti i giorni.”

Sul tema della concentrazione nell’arco di una gara molto frammentata torna proprio Giuseppe Fiume.

“Riuscire a conservare e a distribuire la concentrazione nei quattro giorni di gara – spiega il neo-campione europeo – è molto difficile. Io mi sono trovato inserito in una batteria di soli cinque tiratori che sparavano molto veloce e quindi la mia serie di gara non ha mai oltrepassato i quindici/diciotto minuti. In questo modo il target di concentrazione era un po’ più basso e sono riuscito a portare al termine ogni serie senza il rischio di flessione di attenzione. Nelle due ore e mezzo di intervallo tra una serie e l’altra, poi, ho puntato ad assicurarmi un’alimentazione corretta e nell’ora che precedeva la seconda serie ho rispettato una scaletta fissa di riposo in pieno isolamento e poi riscaldamento pre-gara.”

Sandro Polsinelli

Ma a questo proposito è Sandro Polsinelli ad aggiungere considerazioni importanti.

“Certamente l’esperienza di pedana svolge il suo ruolo, – dichiara il coach azzurro – ma a volte non basta. Zecchi lo vedi in pedana e capisci subito che è un tiratore formato, determinato, preciso e che sa gestire le emozioni. E questo è stato un aspetto importante perché in questa gara abbiamo visto invece in parallelo atleti dalla lunga militanza di pedana come ad esempio Livio Elli, Roberto Coppiello o Giorgio Borrione che hanno dovuto fare i conti con la tensione prodotta da un grande evento agonistico come quello che abbiamo vissuto all’Europeo. A conclusione delle mie riflessioni non posso che dire: complimenti a tutti coloro che hanno la medaglia al collo ma anche a tutti gli altri e a tutte le altre perché ho visto tutte e tutti uscire dalla pedana avendo sempre dato il massimo.”

Si parla di Pietro Zecchi, campione mondiale e adesso anche campione europeo dei Senior, ed è proprio l’interessato a chiarire efficacemente alcuni aspetti della sua visione dello sport.

“La mia caratteristica – spiega l’atleta milanese – è quella di non credere mai troppo in me. Ho l’abitudine di vivere la pedana momento per momento e quindi, quando vado ad una gara, osservo quello che succede in corso d’opera. Poi, certamente, procedendo nella competizione ti accorgi se è una cosa che viene facile oppure no. Ma una cosa è certa: il pensiero di vincere in me non c’è mai. Magari mi è capitato più di una volta di fare anche tre o quattro 25 in sequenza, ma non penso mai a vincere perché so che è un qualcosa che è sempre attaccato ad un filo che si può trasformare in ogni momento. Non mi illudo mai, quindi, però, naturalmente, capisco quando le cose vanno per il verso giusto.”

Pietro Zecchi

Lo Zecchi-pensiero è indiscutibilmente una vera e propria scuola di strategia agonistica per ogni atleta e si comprende facilmente come quella visione della pratica sportiva abbia permesso all’atleta lombardo della scuderia del Trap Pezzaioli di vincere così tanto.

“Per mia abitudine non guardo le classifiche e non seguo i risultati. È deleterio far previsioni: non voglio avere né illusioni né delusioni dalla conoscenza accurata momento per momento dell’andamento della gara. Non guardo neppure i risultati degli altri perché voglio lasciare che la sfida sia sempre con il piattello e soprattutto con i miei piattelli: mai con una persona. L’avversario non è mai un volto, se parliamo di gare individuali, oppure un altro gruppo di persone se parliamo invece di confronto a squadre: l’avversario è sempre soltanto il piattello. Poi alla fine facciamo i conti: se ne ho rotti più io, ho vinto; altrimenti hanno vinto altri. Ma nel corso del tempo, maturando come atleta, ho capito chiaramente che è proprio negativo formulare previsioni e fare i conti. D’altronde questa mia posizione mi ha portato a considerare tutte le gare nello stesso modo: che io vada a sparare alla gara di Natale per il panettone o che sia in gara al Campionato del Mondo, il mio atteggiamento è lo stesso. Questo poi non esclude ovviamente che anche questa volta, nei quattro giorni di gara, con gli altri atleti della squadra come in questo caso Graziano Borlini o Luciano Fiorini Carbognin, ci si scambi pareri e si chiedano impressioni. Ma ogni volta riesco a farlo in maniera distaccata dalla gara e dal suo andamento.”

“197/200 – dice ancora Pietro Zecchi – è un risultato che non mi appartiene facilmente e in una competizione di questo genere è addirittura la prima volta che totalizzo quel numero di piattelli. Ma a fronte di questo bel risultato, c’è sempre la consapevolezza pragmatica di ammettere che non sei un fenomeno, ma semmai ci sono bersagli e condizioni che ti permettono di fare quel risultato.”

La squadra azzurra dei Senior sul podio dell’Europeo

“Quello che posso sottoscrivere con certezza è che nella mia vita sportiva non mi sono mai arrabbiato per uno zero. Magari rimango un po’ amareggiato e un po’ deluso, ma, no: non mi arrabbio. Se posso attribuirmi una dote, quella è la capacità di non esaltarmi mai per il bel risultato e di non abbattermi mai troppo per quello non buono.”

Pietro Zecchi con il suo 197/200 è stato in corsa per il podio assoluto dell’Europeo nella Repubblica Ceca, ma l’atteggiamento dimostrato dall’atleta milanese è stato davvero costante in ogni fase della gara. E il super-campione dei Senior racconta così lo shoot-off che avrebbe potuto proiettarlo sul podio della gara open.

“In spareggio ero perfino molto più tranquillo che nelle serie di gara perché sapevo che frattanto il titolo dei Senior era conseguito e proprio quello doveva essere semmai il traguardo. Ero già con la pancia piena, come si dice in questi casi. Lo zero è arrivato in quarta pedana su di un mezzo destro che montava un po’: ho commesso lo stesso errore nello shoot-off ma anche altre due volte in gara. Sì: l’ho sbagliato tre volte. L’ho letto male per ben tre volte. Se su 225 bersagli hai sbagliato quattro piattelli e per tre volte hai fatto l’errore sullo stesso piattello, vuol dire che qualcosa era recepito davvero in modo errato dal mio cervello. Ma in un’altra analisi dico: meno male che è capitato soltanto per quel piattello. Questo per dire che guardo sempre al lato positivo: al bicchiere mezzo pieno!”

(foto di Stefano Terrosi)