Jessica Rossi: il mio giorno migliore

La supercampionessa emiliana del Trap racconta l’impresa degli EuroGames che le ha permesso di centrare una limpida e prestigiosa vittoria e la conquista della carta olimpica per Parigi 2024

(di Massimiliano Naldoni)

Se non è proprio il giorno migliore in assoluto, a quel livello di perfezione la gara che Jessica Rossi ha saputo realizzare agli European Games di Cracovia si avvicina vertiginosamente. Lo conferma proprio l’interessata quando ripercorre le fasi della competizione che ha permesso alla supercampionessa azzurra di centrare una vittoria prestigiosa e soprattutto il traguardo della conquista della carta olimpica per Parigi 2024.

 Jessica, quella degli European Games 2023 possiamo chiamarla davvero la gara perfetta?

Diciamo che quella sensazione che ho sperimentato in questa occasione in una carriera in realtà la vivi poche volte: è qualcosa che si verifica decisamente di rado. Era la sensazione di Londra 2012. Era di nuovo la sensazione della Coppa del Mondo di Acapulco nel 2019 quando vinsi la carta per Tokyo. Non avviene spesso e soprattutto non avviene in tutte le gare in cui sei prima: perché ci sono gare che vinci, sì, ma in cui soffri terribilmente per la tensione. Questa, invece, sì: è stata la gara perfetta.

A proposito di sofferenza, questa gara in realtà ti ha sottoposto a un test molto impegnativo dopo la prima splendida giornata.

Proprio così. Dopo il 75/75 del primo giorno, appena finita la terza serie, vado a pranzo. Dopo qualche ora avverto tutti i sintomi di un’intossicazione alimentare e sono stata subito malissimo. Nelle ore successive ho avuto la febbre alta e nella notte ho dormito pochissimo. Posso dire che mi ha salvato il medico dell’Unione italiana tiro a segno, il dottor Gianpiero Cutolo, che ha saputo suggerirmi come far fronte al problema. Naturalmente lì per lì un po’ di certezze sono crollate. Non sapevo davvero se avrei avuto la forza di continuare a gareggiare: ero debilitata, disidratata e non riuscivo a mangiare niente. La mia colazione della seconda giornata di gara è consistita in un thé caldo con il limone e in due fette biscottate. Ma ho detto: proviamo!

Jessica Rossi con il Direttore tecnico della Nazionale Marco Conti

In realtà invece eri approdata a questi European Games in una condizione ottimale che si era manifestata appunto subito nella prima giornata.

Sì: tutto era iniziato con sensazioni ottime. Nelle settimane precedenti avevo compiuto un allenamento importante che aveva comportato grandi cambiamenti nel mio modo di sparare e che avevamo progettato e realizzato con il Direttore tecnico Marco Conti e con il contributo fondamentale di Rodolfo Viganò. Abbiamo lavorato molto sull’aspetto tecnico dopo la Coppa del Mondo del Kazakhstan. È una decisione che era maturata per il fatto che in molti casi in queste ultime stagioni ero riuscita ad essere autrice di belle gare ma senza raggiungere il traguardo della vittoria o del podio. Nell’ultimo raduno che abbiamo fatto a Ponso prima di partire per Cracovia abbiamo finalmente concretizzato questo cambiamento e lì mi sono resa conto che le trasformazioni a cui avevamo lavorato con il Ct erano ormai definitivamente acquisite e che agli European Games ero in grado di fare una bella gara con la capacità di mettere in pratica quelle modifiche che appunto avevamo apportato al mio modo di sparare. Infatti nella prima giornata sono entrata in pedana serena perché, nonostante che la posta in palio fosse alta, ero arrivata tranquilla a quell’appuntamento. Ed ero anche determinata perché sentivo che, se fossi riuscita a sparare nel modo che avevamo elaborato con Conti e con Viganò, avrei potuto fare sicuramente molto bene.

Qual è stato l’elemento che ti ha permesso di riprendere in mano la gara nella seconda giornata dopo le conseguenze dell’intossicazione?

Certamente: la testa. È la mia testa che ha fatto tanto e che ha saputo supportare il fisico che in quel momento era certamente in grave difficoltà. E poi naturalmente ha avuto il suo peso positivo il fatto che sapevo di aver fatto un ottimo risultato il primo giorno. Quello è stato un baluardo importante: perché mi rendevo conto che non si trattava di una gara in cui dovevo inseguire il risultato, ma potevo invece difendere il primato acquisito con un po’ di margine che avevo costruito appunto con il risultato del giorno precedente. Con il 75/75 del primo giorno un certo vantaggio me lo ero costruito e quello mi ha fornito una dose di tranquillità che in quel frangente si è rivelata importantissima. Sono scesa in pedana, ho visto che stavo in piedi, reagivo bene e riuscivo a sparare e a quel punto mi sono tranquillizzata e sono riuscita a chiudere un’ottima gara con il mio record personale di 123. Vuol dire che ero preparata e pronta sia a livello tecnico che mentale. Non avrei potuto e saputo reagire in quel modo se non ci fosse stata quella solidità confortante che avevamo costruito con il Ct Conti.  Anche in finale del resto sono arrivata tranquillissima e convinta di quello che potevo fare. Come dicevo prima, si tratta di quelle giornate come mi è accaduto alle Olimpiadi di Londra in cui sai che le cose possono soltanto andar bene. E quindi, nonostante che fossi stata malissimo la notte precedente, mi sono goduta la giornata di gara senza tensioni e senza pensieri: sono situazioni in cui ti senti serena e tranquilla perché stai facendo bene quello che sai fare perché l’hai preparato nel modo giusto.

Jessica Rossi con le altre medagliate del Trap: la finlandese Satu Makela Nummela e la slovacca Jana Spotakova

Affrontare la finale con la vecchia formula del ranking match e del medal match ha creato problemi?

Fino all’ultimo non sapevamo che finale avremmo disputato, ma io ero comunque pronta a sparare ad un colpo. Certamente quella del ranking match e del medal match è un tipo di finale in cui ho vinto veramente poco: appena un bronzo all’Europeo dell’anno scorso. È  sempre stata una formula di gara che non ho mai digerito completamente. Effettivamente un po’ di timore c’era nell’affrontare una finale che non mi ha mai permesso di ottenere grandi risultati, però frattanto ero confortata dal fatto che tecnicamente mi sentivo in maniera perfetta. Quello che mi premeva era che la gara assegnasse la carta perché in realtà anche quell’assegnazione era stata in dubbio davvero fino alla vigilia.

Adesso che cosa c’è dietro l’angolo?

L’obbiettivo principale è ovviamente la preparazione per Parigi, ma ci sono delle tappe intermedie e mi piace arrivare preparata a quelle tappe. Saranno importantissimi il Mondiale e l’Europeo di questa stagione. Sono gare che costituiranno episodi fondamentali dell’avvicinamento alle Olimpiadi. Sarò in gara anche alla Coppa del Mondo di Lonato: un test “in casa” che rappresenterà un’altra occasione per provare a far bene. In realtà preparo una gara alla volta come è sempre avvenuto. Certamente adesso c’è una serenità maggiore: la conquista del pass per Parigi ha risolto il problema principale perché quello era il traguardo di questa stagione. Centrato quel traguardo, ci possiamo dare altri obbiettivi, ma ogni gara è una storia a sé e ogni gara richiede ad ogni atleta di dare il meglio.

In ordine di classifica, subito dopo la conquista della carta, l’emozione più grande di questi EuroGames di Cracovia qual è stata?

Un’emozione grandissima l’ha fornita certamente anche la gara del Mixed Team. Dopo tre Europei che abbiamo vinto e l’argento del 2019 conquistato proprio ai Giochi Europei, è sempre bello andare in gara e vincere insieme a un campionissimo come il grande Johnny Pellielo.

Jessica Rossi con Giovanni Pellielo e il coach Marco Conti