ORESTE LAI: SOGNANDO LA CALIFORNIA

Alcune domande al supertitolato campione cagliaritano del Paratrap che poche settimane fa al Concaverde ha aggiunto al suo già prestigioso palmarès l’alloro europeo 2022 nella qualifica PT-1(di Massimiliano Naldoni)

È il campionissimo per eccellenza del Para Trap italiano ed è certamente una vera e propria leggenda a livello planetario. Il suo nome è Oreste Lai e con la recente vittoria al Campionato d’Europa di Lonato nella qualifica PT-1 ha stabilito un primato di vittorie che nel prossimo futuro sarà difficile non tanto superare, ma perfino uguagliare. Andiamo allora a scoprire tra le pieghe come il supercampione di Cagliari ha vissuto la sua impresa più recente e quali sono le sue aspirazioni per il futuro.

Oreste, che gara è stata l’Europeo di Lonato?

È una gara che non è nata davvero sotto una buona stella e infatti alla vigilia, non soltanto immaginavo che non avrei certamente potuto esprimermi al meglio, ma ho perfino dubitato di poter partecipare. Nei giorni che hanno preceduto la gara ho avuto una grave indisposizione che mi ha prodotto dolori fortissimi che mi hanno impedito di completare la preparazione. Inoltre, in quel momento ho avuto la precisa percezione che con quella condizione fisica sarebbe stato davvero impossibile gareggiare.

Come sei riuscito a reagire a questo inconveniente e a ritrovare le energie per affrontare la gara?

Sono sincero: in quest’ultima impresa devo molto al mio Ct Benedetto Barberini e a Riccardo Rossi. Loro sono riusciti a restituirmi fortemente le motivazioni e a permettermi di ritrovare le forze fisiche e mentali per affrontare la gara dopo giorni insonni in cui ero anche riuscito a mangiare pochissimo. L’aspetto paradossale è che sono consapevole che questa volta mi ero preparato in una maniera così accurata come mai probabilmente avevo fatto in precedenza in questi ultimi quindici anni di attività agonistica.

Quali leve hanno azionato Barberini e Rossi per mettere in moto il migliore Oreste?

Benedetto e Riccardo sanno benissimo che quando sono in pedana non mollo. Si trattava allora di farmi ritrovare le energie giuste e di convincermi a gareggiare. Naturalmente occorreva innanzitutto che potessi superare i postumi dell’indisposizione e infatti abbiamo lavorato nell’immediata vigilia della gara per ritrovare una condizione di generale normalità sul piano fisico-atletico. Prima, appunto, non sapevo neppure se sarei stato in grado di gareggiare, poi, superata la fase critica, ho capito che avrei potuto partecipare ma dubitavo di riuscire a offrire una prova che mi consentisse di entrare in finale. Ma a un certo punto, al momento della gara mi sono detto: ci siamo, Oreste! Siamo qui in gara, la prepotenza agonistica e la testa per combattere le hai, andiamo avanti!

È vero che nei giorni della gara di Lonato circolava una battuta a proposito del traguardo che volevi raggiungere in questa occasione..?

Sì, è quello che mi ripeto già da un po’ quando mi sembra di non essere abbastanza motivato. Dico semplicemente: questa volta mi accontento della medaglia d’oro!

Questo Europeo rimarrà nei tuoi ricordi come una delle prove più sofferte, ma anche tra le più combattute…

Sicuramente. Diciamo che questa volta, ancora di più che in altre occasioni, sono doverosi i ringraziamenti a coloro che mi hanno permesso di conseguire questo successo. Innanzittto senza il supporto di Benedetto Barberini e Riccardo Rossi la medaglia d’oro e il titolo non sarebbero arrivati. Ma devo anche sempre ringraziare la Federazione italiana tiro a volo, il Presidente Luciano Rossi, la Vicepresidente Emanuela Bonomi e le Fiamme Oro. Senza le iniziative e le azioni che hanno condotto in tutti questi anni non ci sarebbero le competizioni internazionali del Para Trap e non ci sarebbe dunque quell’atleta che risponde al nome di Oreste Lai. In tanti anni di carriera ho fatto venti uscite in gare internazionali e in ben diciannove occasioni ho centrato il podio. Non c’è senz’altro un altro atleta del Para Trap che può vantare questo palmarès: evidenziarlo non è presunzione, ma anzi il riconoscimento di aver avuto alle spalle delle persone e delle strutture che mi hanno messo nella condizione di poter dare agonisticamente il meglio. Ho vinto le medaglie, ma tutti coloro che hanno lavorato con me e per me le hanno vinto proprio insieme a me.

Come chiedeva Maurizio Costanzo molti anni fa: per Oreste Lai cosa c’è dietro l’angolo?

La gara dimostrativa alle Paralimpiadi di Parigi sarebbe già davvero un premio straordinario. Ma se il fisico regge, mi piacerebbe immaginare di poter essere in gara anche a Los Angeles 2028. Insomma, a questo punto mi permetto di sognare la California!