Veniero indomito guerriero
Il coach-campione della Nazionale azzurra di Compak analizza il recente Mondiale ungherese
Quella di indomito guerriero è la definizione che ha accompagnato tradizionalmente nei decenni la carriera agonistica di Veniero Spada (al centro nella foto di copertina tra Giovanni Provenzale e Glenn Hunt). Ma è una definizione che ha conservato la sua perfetta attualità dal momento che il sessantaseienne mister di Fabro al Mondiale di Compak di Csákberény ha centrato molti allori da Direttore tecnico e ha aggiunto al suo palmarès anche il titolo mondiale individuale dei Veterani.
Coach Spada, nelle dichiarazioni della vigilia era stato prudente a proposito della sua prova, ma il responso di questo Mondiale ci dice che anche nei campi che reputava difficili lei ha saputo fare un punteggio ottimo.
Sì, in realtà nei campi 7 e 8 che consideravo i più complicati, insieme al 4, è poi andata molto bene: ne sono uscito con due 25 e un 24. Va detto che in questo Mondiale abbiamo affrontato dei piattelli che sembravano difficili, ma nei fatti poi non erano proprio così. C’erano però delle sfumature che trasformavano un po’ la situazione: nel senso che alcuni lanci che passavano anche soltanto a dieci metri e che possiamo chiamare facili, allestiti in un determinato contesto diventavano difficili.
Veniero Spada in gara al Mondiale di Compak
Possiamo dire allora che i piattelli di questo Mondiale spaventavano di più sulla carta che non poi nella prassi di pedana?
Se consideriamo i lanci uno per uno si potrebbe anche dire che erano piattelli che tutti i contendenti in gara potevano colpire, però poi è successo che anche qualche tiratore o qualche tiratrice molto forte ha fatto qua e là uno zero. Per fare un esempio, Marco Battisti ha fatto uno zero su di un piattello che transitava appunto a dieci metri di distanza. Lo possiamo spiegare magari anche semplicemente con la posizione della macchina: quel lancio lo hanno colpito molti atleti che non sono tecnicamente allo stesso livello di Marco, ma purtroppo è lui che è incappato in quell’errore. Certamente in questo Mondiale c’erano molti piattelli con queste prerogative e con questo genere di difficoltà un po’ mascherata. Nel caso di quell’errore di Marco, per leggerlo nella giusta prospettiva, possiamo dire che non era un campo che avevamo battezzato come difficile, però era il campo con molte doppie: con un singolo e due doppie in ogni pedana, e quindi sicuramente quel campo produceva anche un po’ di tensione. Malgrado questo inconveniente su cui ci stiamo soffermando per doverosa completezza tecnica, voglio però sottolineare che sia nel caso di Marco Battisti che nel caso di Davide Gasparini stiamo parlando di autori di due 197/200 che sono davvero punteggi straordinari che sono stati determinanti per la vittoria del titolo a squadre dei Men.
Marco Battisti
I punteggi mediamente molto alti dicono qualcosa di preciso degli impianti o invece anche della platea dei contendenti?
Nei giorni del Mondiale ho passato del tempo ad osservare qualche batteria con quei piattelli che abbiamo chiamato difficili in cui ovviamente non sparavo io ma neppure gli atleti o le atlete della squadra italiana. Ho potuto constatare che alcuni tiratori che, a parità di livello tecnico, quindici o venti anni fa su quel campo e su quel tipo di piattello sarebbero usciti dalla pedana con 15 o 17 o al massimo 18, ebbene: adesso li colpiscono tutti. Questo determina il fatto che in tutti i comparti con pochi errori oggi sei fuori dalla corsa alla vittoria e anche dalla corsa alle medaglie. È del resto un ragionamento che facciamo anche già da tempo. Non per niente dico sempre che anche un solo piattello molto difficile per ogni campo sarebbe l’ideale per ristabilire l’equilibrio giusto perché quell’unico lancio difficile in ogni campo farebbe davvero la differenza nel risultato finale. E in più ci sarebbe anche un altro aspetto molto importante: l’atleta che tecnicamente non fa parte di quella rosa dei grandissimi, se riuscisse a colpire quel piattello inaccessibile a molti riceverebbe una soddisfazione e una gratificazione immense.
Quindi sotto il profilo dei lanci minime variazioni possono già trasformare gli equilibri in campo?
Sì, certamente: con poche trasformazioni tecniche le situazioni possono cambiare moltissimo. Faccio un esempio. Nel caso dello spareggio finale che ha assegnato il titolo assoluto e anche altre medaglie dei vari comparti, il Presidente della Fitasc Palinkas mi ha chiesto di intervenire sui lanci del campo in cui sarebbe avvenuto appunto lo spareggio perché Tamas Jeri, che era in corsa per il titolo e poi ha anche vinto, aveva tracciato i lanci di questo Mondiale. Ho tracciato allora personalmente i lanci di quel campo e ho messo dei piattelli più spinti dal momento che si trattava di un barrage che doveva assolutamente definire le posizioni. Jeri è un tiratore eccezionale e da quella serie è uscito con 24, ma se guardiamo altre serie di altri tiratori vediamo che le cose sono cambiate drasticamente rispetto alla gara. Lo stesso nostro Junior Samuel Ligi, che in gara aveva fatto un punteggione, nello spareggio non è andato oltre il 13. Naturalmente non dobbiamo introdurre in un Campionato una sequenza intera di lanci di grande difficoltà come deve avvenire in un barrage, però, come dicevo, anche un solo piattello molto difficile per ogni campo assicurerebbe la scrematura.
La vittoria di Katiuscia è maturata sul campo o era annunciata?
Katiuscia stava sparando bene da tempo e anche in allenamento ha sparato molto bene. Nel 46/50 del secondo giorno ha sbagliato due piattelli facilissimi. E infatti lì per lì l’ho vista un po’ intimorita perché sappiamo che il livello generale è appunto molto alto e naturalmente lei immaginava che quei due errori banali potessero costare. Anche se Katiuscia non guarda i punteggi e in gara non va mai a fare i conti. Abbiamo parlato di quei due errori e io naturalmente le ho semplicemente detto che nel resto della gara doveva limitarsi a fare quello che sa fare benissimo. Ebbene, nella seconda parte del Mondiale si è presentata una Katiuscia mai vista: con quella grinta e quella tranquillità necessarie per una gara di questo genere. Poi certamente qualche zero è arrivato anche nelle ultime serie, anche perché poi proprio l’ultimo giorno lei ha affrontato due campi un po’ tostarelli. Però si vedeva che con quella Katiuscia, come si dice in questi casi, non ce n’era per nessuno. E questa vittoria rappresenta anche una svolta perché Katiuscia in questi anni aveva fatto bei risultati e aveva conquistato anche medaglie importanti, ma la conquista del titolo ha improvvisamente liberato tante energie positive.
Coach Spada, che giudizio dà della gara degli Junior in questo Mondiale?
Complessivamente sono rimasto abbastanza soddisfatto perché ad esempio Samuel Ligi ha fatto un 193 che è appunto davvero un punteggione e hanno fatto una buona gara anche Mattia Degli Antoni e perfino Filippo Ceccarelli sebbene quest’ultimo, che d’altronde è un sedicenne, sia stato penalizzato da qualche punteggio altalenante. Nel panorama internazionale attualmente ci sono almeno dieci Junior che stanno sparando molto bene e quindi certamente è difficile emergere semplicemente con una buona prestazione. La squadra peraltro non è andata a podio per un solo piattello, quindi anche la prova collettiva deve essere considerata come positiva. Vedo che questo gruppo dei nostri giovani sta crescendo, quindi mi sento di dire che già dal prossimo anno potremmo assistere a qualche risultato di tutt’altra qualità. Ci diamo appuntamento al prossimo Mondiale per la verifica!
(foto: Marco Greco e Carlo Sestini)