Giovani (di belle) speranze
Leonardo Mallia, Davide Ferrandi, Remo Bizzoni e Giulio Cannata sono un manipolo di under 16 che ha letteralmente illuminato il Grand Prix di Porpetto
(di Massimiliano Naldoni)
Giovani speranze è quella qualifica che riunisce sotto una precisa etichetta tecnica quel gruppo di atleti intorno ai quindici anni di età che si sono stagliati come protagonisti nella Fossa Olimpica al recente Grand Prix di Porpetto. In occasione del recente appuntamento udinese il veneziano di Marghera Leonardo Mallia si è aggiudicato la medaglia d’oro confezionando 104/125 in qualificazione, intercettando poi 21 piattelli in finale e superando infine in un fulmineo shoot-off il quattordicenne bergamasco Davide Ferrandi. Sul terzo gradino di quel podio friulano delle Giovani Speranze (nella foto di copertina) è salito il pontino di Cisterna di Latina Remo Bizzoni che pratica il tiro a volo soltanto da tre mesi, ma grazie ad un istruttore d’eccezione come Erminio Frasca possiede già la mentalità e la determinazione dell’atleta navigato. La finale ha escluso Giulio Cannata dal novero dei medagliati, ma in qualificazione il vero primo della classe di questo manipolo di agguerriti quindicenni era stato proprio il fiorentino di Borgo San Lorenzo che aveva totalizzato uno spettacolare 112/125. Azioniamo allora il microscopio al massimo grado di ingrandimento e andiamo a scoprire qualcosa di più di questi giovanissimi di belle speranze.
Quella di Leonardo Mallia al Grand Prix di Porpetto è stata una vittoria costruita con sapiente determinazione e per il suo autore – allievo di Filippo Zella al Tav La Fattoria di Mira – non ha rappresentato neppure del tutto una sorpresa.
“Sentivo che in quella gara avevo la possibilità di arrivare tra i primi tre, – spiega l’atleta veneziano che è stato avviato al tiro a volo dal papà Salvatore – ma in effetti era soltanto la seconda volta che sparavo a Porpetto e sapevo che il punteggio di qualificazione sarebbe stato probabilmente più basso di quello che ho totalizzato in altre gare: al Gran Premio della Gioiese ho concluso ad esempio la qualificazione con 107 e nei due Gran Premi successivi è andata anche meglio: a Umbriaverde 111 e a Cieli Aperti 110.”
“In questi primi mesi dell’anno ho sentito però che il mio livello tecnico andava velocemente migliorando. È vero che all’invernale di Roma non sono andato benissimo, ma infatti dopo quella gara mi sono impegnato di più anche a livello di allenamento proprio per migliorare i punteggi, magari andando a curare con più attenzione qualche lancio, come il montante destro, che è un piattello che mi crea sempre problemi.”
“In finale a Porpetto ero abbastanza tranquillo, – dice ancora Leonardo Mallia – perché avevo già fatto altre due finali quest’anno: appunto a Umbriaverde e a Cieli. Infatti questa finale del Grand Prix era partita subito bene e avevo preso anche un discreto vantaggio su tutti gli altri atleti che erano in batteria con me. Più avanti nella serie invece ho iniziato a sbagliare un po’ troppo, ho consumato il vantaggio che avevo e sono stato costretto a dare tutto il meglio di me nello shoot-off per poter vincere.”
Alla boa delle cinque serie in realtà la classifica delle Giovani Speranze al Grand Prix di Porpetto era però dominata dal luminoso punteggio di Giulio Cannata. Evocare il termine boa non è del tutto fuori luogo a proposito del quindicenne del Mugello perché l’allievo di Sandro Macabbi prima di dedicarsi con profitto al tiro a volo è stato un promettente atleta del nuoto con una predilezione per lo stile rana.
“A Porpetto – racconta Giulio Cannata – ho rispettato una media un po’ superiore al 22, quindi è stato davvero un bel risultato. È stato il mio miglior punteggio non soltanto di quest’anno, ma in assoluto in tutte le gare a 125 piattelli a cui ho partecipato fino ad ora. In finale si è però fatta sentire la tensione. Avevo il pensiero di aver concluso la qualificazione da primo con sette piattelli di vantaggio nei confronti del secondo: come se nella testa mi fosse entrato il pensiero che a quel punto dovessi per forza far bene anche la finale. Mi ha condizionato molto questo senso dell’obbligo di dimostrare che potevo fare il risultato anche in finale. Ma devo anche dire che non avevo fatto una preparazione accuratissima a un colpo, perché non avevo proprio nemmeno messo in conto di poter accedere alla finale.”
Giulio Cannata
“In realtà – racconta ancora l’atleta toscano tesserato al Tav La Torre – non ho sofferto all’inizio della finale perché ho colpito subito i primi quattro, ma invece ho concluso davvero male la sequenza dei primi quindici piattelli con quattro zeri negli ultimi lanci. Ovviamente questo ha suggerito a Sandro Macabbi di farmi intensificare il lavoro sulla serie a un colpo e infatti subito al ritorno da Porpetto ci siamo messi a lavorare con grande impegno, intervallando di regola sempre una serie a un colpo tra le serie a due colpi che facciamo in allenamento. Perché al Campionato italiano vorrei davvero provare a giocarmi tutta la partita!”
Davide Ferrandi si avviava ad essere invece un probabile cestita, ma il bergamasco di Brembate, che avrà quindici anni a ottobre, strada facendo ha compreso che il basket non lo appassionava del tutto e nel gennaio del 2024 ha virato volentieri verso il tiro a volo affidandosi ad una istruttrice di grande competenza come Zdenka Ratek con cui svolge due sedute settimanali di allenamento che si traducono addirittura in quattro sessioni alla vigilia degli appuntamenti importanti.
“All’inizio mi piaceva il basket, – rivela l’atleta della scuderia del Concaverde che svolge la sua preparazione anche sulle pedane di Cieli Aperti – ma poi mi sono accorto che stavo sempre in panchina: invece il tiro a volo è uno sport individuale in cui sei sempre in partita.”
“Dell’argento di Porpetto sono molto contento. – Dice ancora Davide Ferrandi – Con Zdenka Ratek abbiamo fatto un allenamento molto intenso, ma non mi aspettavo soprattutto di fare una finale così bella che per me era una delle prime a un colpo: sono riuscito a concentrarmi nel modo giusto e con calma è arrivato il risultato. Ci ho creduto e sentivo che avrei potuto raggiungere l’oro. Ma sono sincero: Leonardo Mallia ha fatto davvero una bella gara e ha certamente meritato la vittoria. Del resto io non sono neppure partito benissimo in finale: ho fatto tre zeri nei primi quindici addirittura con una bicicletta. Ma a quel punto ho fatto appello a tutta la mia concentrazione. Tutta la mia famiglia e la mia istruttrice erano lì: non potevo deluderle. Ho chiuso con 21 e a quel punto ho avuto ancora la possibilità di conquistare l’oro allo shoot-off. E nello shoot-off ovviamente dovevo sparare per secondo dopo Leonardo Mallia: ero sotto pressione, mi sono emozionato e ho sbagliato subito il mio primo piattello. È sicuramente una lezione che mi servirà per la prossima gara.”
Leonardo Mallia, Davide Ferrandi e Remo Bizzoni sul podio delle Giovani Speranze di Fossa olimpica al Grand Prix di Porpetto
Tre mesi di attività sono già stati sufficienti per trasformare Remo Bizzoni in un atleta in piena regola. Sarà magari perché il quindicenne di Cisterna di Latina è contemporaneamente figlio e nipote d’arte: il papà Roberto è un nome noto a chiunque abbia vissuto le gesta tiravolistiche italiane degli ultimi due decenni e il nonno Remo è stato proprio il fondatore dell’impianto tiravolistico di Cisterna. Ma certamente il merito di questi passi da gigante compiuti dall’atleta pontino che avrà sedici anni a ottobre si devono anche alle nozioni impartite da un istruttore del calibro di Erminio Frasca a cui Remo Bizzoni si è affidato per andare a conquistare il brillante terzo posto al Grand Prix di Porpetto.
“Sì, è vero: ho iniziato a sparare soltanto da tre mesi – spiega Remo Bizzoni – ma sto cercando di fare un lavoro da vero atleta: curando il risultato in pedana insieme all’attività di preparazione atletica. Il Gran Premio di Umbriaverde è stato in assoluto la prima gara della mia carriera, ma io interpreto già il tiro a volo come un lavoro. Seguendo le istruzioni del mio istruttore Erminio Frasca, in allenamento arrivo al campo di tiro di buon mattino, perché nelle gare ti può capitare il sorteggio in cui sei nelle primissime batterie e devi magari sparare appena la gara inizia e anche con il sole negli occhi. Ma non voglio trascurare mai il riscaldamento pre-pedana e quindi so che devo essere sul campo con largo anticipo.”
“La mia giornata standard di allenamento prevede stabilmente cinque serie: tre serie a due colpi intervallate da altre due a un colpo. E proprio per simulare il ritmo delle gare, Erminio Frasca mi ha suggerito di rispettare intervalli diversi tra una serie e un’altra: una volta un’ora, un’altra volta invece magari un’ora e mezza.”
“Devo rivelare – racconta ancora Remo Bizzoni – che soltanto adesso faccio le serie a un colpo, perché prima di Porpetto non ne avevo mai fatta neppure una intera. Sicuramente è per quello che a Porpetto effettivamente lì per lì mi sono trovato un po’ in difficoltà. Anche perché in finale c’è sempre un brivido particolare. Nei primi dieci piattelli in effetti avevo già cinque zeri: ma poi sono riuscito a recuperare bene. Conclusa quella gara, adesso so che devo dare regolarità al mio rendimento: fino ad ora in ogni mia gara c’è sempre stata una serie più debole, perché in qualche momento avverto la pressione e allora appunto il rendimento cala. È su quell’aspetto che con Erminio Frasca dovremo lavorare con impegno in questi prossimi mesi in vista del Campionato italiano. Ma una cosa è certa: quel primo 25 in gara che ho fatto a Porpetto e il terzo posto che sono riuscito a conquistare mi hanno permesso di crederci davvero molto!”