Parlano i Cadetti del Trap
Lorenzo Soldati, Paolo Pallotta e Christian Pio Sollami sono stati i protagonisti della Prima categoria al Gran Premio di esordio della stagione: tre carriere tiravolistiche anche molto diverse ma una condivisa aspirazione verso traguardi sempre più importanti
(di Massimiliano Naldoni)
Se c’è un comune denominatore delle prove di quegli atleti che sono stati i protagonisti del primo Gran Premio di Prima categoria di Fossa Olimpica nel weekend più recente, quello è proprio nella sorpresa che il conseguimento di un risultato di grande rilievo ha scatenato nei rispettivi autori. Non si attendeva un responso così favorevole il bolognese Lorenzo Soldati (in copertina) che si è imposto nel segmento settentrionale del Gran Premio di Prima categoria sulle pedane del Giorgio Rosatti di Ponso, ma una sensazione analoga la dichiara anche il viterbese Paolo Pallotta che ha svettato all’impianto marchigiano del Tav Castellano e certamente altrettanto inatteso si è rivelato l’exploit di cui è stato artefice il nisseno Christian Sollami sulle pedane di casa del Tav Torretta.
Un fine settimana di grandi stravolgimenti si è certamente rivelato il weekend più recente per Soldati che al Giorgio Rosatti era approdato con speranze e desideri filtrati però da una pragmatica prudenza.
“Sinceramente ero andato al Gran Premio con la speranza di fare il risultato che mi permettesse di essere promosso in Eccellenza, – spiega il ventiduenne bolognese – ma si sa che tra la volontà di realizzare un desiderio e la sua trasformazione in realtà a volte ci sono ostacoli davvero difficili da superare. Anche perché sapevo di non essere arrivato preparatissimo a questo appuntamento: sono molto impegnato con il lavoro e il tempo che posso dedicare all’allenamento non è larghissimo.”
Per Lorenzo Soldati, che con il suo brillante 120/125 ottenuto con cinque 24 nella fase di qualificazione nel Gran Premio di Ponso ha ottenuto la promozione in Eccellenza, la sfida recente ha rappresentato anche un potente riscatto nei confronti di una serie di stagioni che sportivamente non sono state brillantissime.
“Appena uscito dal Settore Giovanile mi sono trovato subito in Eccellenza, ma ho dovuto interrompere l’attività per dodici mesi distribuiti tra la metà del 2021 e l’estate del 2022 per dei problemi fisici che mi impedivano di praticare il tiro a volo. Quindi, sì: questo risultato, la conseguente vittoria e la promozione in Eccellenza sono decisamente un bel modo di invertire una tendenza un po’ negativa che ha caratterizzato queste ultime stagioni. Infatti ho già trasmesso in Federazione la mia richiesta di ammissione immediata all’Eccellenza e dal prossimo Gran Premio sarò in corsa nella massima categoria. Mi rendo conto che dovrò affrontare quella gara con una condizione superiore a quella con cui ho gareggiato questa volta: a Ponso la finale è stata un po’ sofferta perché certamente non ho ancora l’allenamento adatto per sostenere due giorni intensi di gara. Ai primi 25 piattelli della finale ho concluso con 19 centri e ho rischiato davvero. Per abitudine non guardo mai i punteggi e vado avanti per la mia strada, però questa volta in finale, al primo step dei venticinque piattelli, sapevo di essere indietro e che per confermarmi primo a quel punto dovevo inseguire a testa bassa. È una lezione importante in vista della prossima sfida.”
Forti emozoni le ha certamente sperimentate anche Paolo Pallotta che ha conquistto con merito la vittoria sulle pedane del Tav Castellano della presidente Alessandra Porfiri.
“Mi considero un tiratore da metà classifica – dice con sincero senso realistico il quarantanovenne di Viterbo – e vedermi al vertice della classifica dopo le prime tre serie del primo giorno mi ha emozionato davvero. Fra l’altro, nella prima giornata varie situazioni sembravano congiurare contro di me: stavo completando la terza serie quando si è verificato un problema tecnico al fucile e credevo addirittura di dover sospendere la gara. In quella serie ero ancora pieno prima del ventitreesimo piattello. Per effetto di quel problema, risolto grazie alla prontezza, alla grande disponibilità e alla cortesia della dirigenza e del personale del Tav Castellano, sono riuscito a condurre in porto la serie con un solo zero. Diciamo che quella serie avrebbe potuto essere un 25 perché le condizioni meteo erano perfette e anche io mi sentivo davvero sicuro dei miei mezzi, ma in quel momento, dopo quell’inconveniente, aver completato il percorso con un solo errore equivaleva al massimo risultato.”
“Certamente anche nella seconda giornata il problema della tenuta emotiva si è riproposto. Alla quinta serie ho commesso due errori al terzultimo e al penultimo lancio che dicono tutto della forte pressione che dovevo sostenere in quel momento. Malgrado il 21 della quinta serie, a quel punto, con 114/125, ero riuscito a conservare il comando della classifica, ma nelle batterie immediatamente successive avrebbero sparato i colleghi che potevano contendermi la posizione in classifica: infatti subito dopo Yuri Bordoni è stato autore di un 24 e Gianpiero Alasonatti addirittura di un 25 e in un attimo ci siamo ritrovati tutti in parità. Questo è l’aspetto bellissimo e feroce del tiro a volo!”
Spara da venti anni Paolo Pallotta, che da alcune stagioni è tesserato al Tav Cascata delle Marmore perché – come spiega entusiasticamente l’interessato – si tratta di un ambiente contraddistinto da una piacevole e cordiale familiarità, ma l’atleta laziale tuttavia frequenta anche il Tav Viterbium per i rapidi allenamenti infrasettimanali. Il debutto tiravolistico di questo quarantanovenne viterbese in realtà è avvenuto al Compak: disciplina che Pallotta ha coltivato per una stagione prima di votarsi definitivamente alla Fossa Olimpica.
“Ma se si parla di sorprese – dice l’atleta della scuderia di Ferdinando Donati – anche questo Gran Premio me ne ha riservate: non avevo mai partecipato a una finale e non avevo mai gareggiato con i piattelli fumogeni! Con tutte queste novità e queste emozioni da amministrare ho provato a chiudermi nella mia bolla durante la finale. Mi sono talmente asserragliato nei miei pensieri che alla fine della gara non ero neanche sicuro di essere io il vincitore.”
Se c’è chi davvero sarebbe istituzionalmente autorizzato a competere su di un campo di tiro con la testa tra le nuvole – o meglio: tra le stelle – è Christian Pio Sollami che con un exploit incredibile è andato a conquistarsi una brillantissima vittoria nel segmento sud del Gran Premio di Prima categoria sulle pedane di casa, al Tav Toretta.
“Non mi aspettavo davvero questo risultato: la vittoria nel Gran Premio ma soprattutto il punteggio tecnico. Non sparavo addirittura dalla Coppa dei Campioni del 3 settembre perché vivo a Milano dove frequento la facoltà di ingegneria aerospaziale: non ho il fucile con me e quindi non posso condurre allenamenti regolari.”
“Quando è stato pubblicato il calendario federale – racconta Christian Sollami – e ho visto che il Gran Premio di Prima a Torretta coincideva con il periodo della Pasqua, ho pensato di fare il biglietto aereo per tornare a casa una settimana prima di Pasqua e il ritorno per Milano una settimana dopo le festività. Ho perso qualche lezione universitaria nella settimana successiva alla Pasqua, ma in compenso ho provato a recuperare sei mesi di inattività tiravolistica nel giro di quindici giorni. Confesso che la prima serie che ho fatto dopo quei sei mesi non è stata incoraggiante: sono andato subito in pedana la domenica che sono tornato a casa e ho fatto un 18. Mio papà Pierluigi allora è intervenuto subito con la sua esperienza e mi ha modificato il calcio. E infatti a quel punto mi sono trovato bene sia in allenamento che poi in gara, ma certamente non mi aspettavo di riuscire a totalizzare quel 121 nel Gran Premio che ha trasformato d’improvviso il mio panorama agonistico. Peraltro andando a sbagliare il centoventicinquesimo piattello di gara! Ma è comprensibile che a quel punto la mia concentrazione si sia letteralmente dissolta quando ho compreso che avevo appena conseguito la promozione in Eccellenza. D’altronde anche dopo il 73 del primo giorno non credevo che sarei riuscito a conseguire quel traguardo. Dicevo agli amici e ai colleghi di batteria: domani serve un 47 e conoscendomi so che inizierò a tremare e a sentirmi male mentre sparo. Invece sono riuscito a restare calmo e concentrato fino alla fine. Insomma, mi sono scoperto un nuovo Christian!”
“Anche la finale è stata davvero tutta in salita, – dichiara il ventiduenne di Caltanissetta – perché dopo l’euforia del passaggio di categoria e del conseguimento di quel risultato che reputavo impossibile da ottenere, mi sono ritrovato stanco e deconcentrato. Poi ho riconquistato tranquillità e spensieratezza e sono riuscito a reperire l’energia necessaria per l’ultimo sforzo e per centrare anche la vittoria. È fuori discussione che i suggerimenti di papà Pierluigi hanno svolto un ruolo fondamentale: dopo quella disastrosa prima serie con cui ho provato a tornare a sparare dopo sei mesi di inattività, papà mi ha seguito sempre con grande attenzione. Poi lui è partito per il Gran premio di Eccellenza ma siamo stati sempre in contatto e credo che prima di pensare alla sua gara abbia sempre pensato alla mia.”
“Devo ammettere – spiega ancora Christian Sollami – che questi anni di Università che sto vivendo a Milano senza fucile mi avevano un po’ allontanato dal mondo del tiro, ma evidentemente nel codice genetico la passione per la pedana c’è e quindi torna fuori fortemente appena la si scatena di nuovo. Ad esempio, dopo questo risultato recente, mi è tornata una gran voglia di sparare. A settembre conto di laurearmi e poi farò la magistrale molto probabilmente ancora a Milano. Sicuramente nella vita la mia testa sarà tra le stelle, ma il cuore sarà sempre in pedana!”