La lunga marcia degli Under 21 dello Skeet
Viola Picciolli e Riccardo Mignozzetti raccontano la grande svolta compiuta nel brevissimo intervallo tra il Gran Premio Fitav di Conselice e il confronto del Settore Giovanile a Terni in cui la toscana e l’umbro sono stati stellari protagonisti
(di Massimiliano Naldoni)
Per Viola Picciolli (in copertina), vincitrice della gara delle Juniores di Skeet al Gran Premio del Settore Giovanile al Tav Moschettieri del Nera, la settimana intercorsa tra il Gran Premio Fitav di Conselice e il confronto sulle pedane di Terni è stata una sorta di attraversamento del deserto in cui qualche atteggiamento anche consolidato è stato messo in discussione e in cui in parallelo si è formata una nuova atleta: consapevole delle proprie potenzialità agonistiche e capace di individuare la chiave per esprimerle.
“Ho vissuto il Gran Premio di Conselice con una permanente condizione di tensione e di nervosismo, – racconta la diciannovenne atleta pistoiese – e mi sentivo molto rigida tecnicamente. Ero in quella situazione tipica in cui magari può uscire una serie fatta bene, ma che prelude poi subito ad una serie fatta molto male. Evidentemente ho sbagliato qualcosa nell’approccio e nella gestione della gara. Quando mi sono resa conto di aver affrontato quella gara in modo così ansioso e nervoso, allora ho deciso di cambiare qualcosa perché ho capito che non aveva senso arrivare in fondo a cinque serie con una fatica allucinante senza poi fare neanche niente di buono. Ho detto a me stessa: voglio provare a vivere una gara serena. Magari proprio con quella tensione giusta che ti fa essere più attiva e più attenta, ma volevo che la gara di Terni fosse una gara vissuta in serenità, affrontando piattello per piattello e anche accettando qualsiasi cosa venisse fuori, perché è evidente che quando si affronta un cambiamento l’esperimento può ruscire o anche non riuscire. Effettivamente, però, ha funzionato perfettamente!”
L’analisi che Viola Picciolli propone delle sue prove è certamente molto lucido ma è anche assolutamente aderente alla realtà dal momento che la skeettista toscana, uscita dal confronto romagnolo con un deludente 103/125 costellato da numerose incertezze, ha invece completato il confronto ai Moschettieri del Nera con uno smagliante 118 corredato di un luminoso 25 alla quinta serie (“Ce n’era stato soltanto un altro di 25 in gara – precisa Viola Picciolli – in una gara di Mixed Team a Umbriaverde, ma questo ha un altro sapore!”).
Tuttavia Viola sa bene che il vecchio modo di pensare può sempre essere in agguato.
“Eh, sì: infatti dopo il primo giorno, all’ultima serie, cominciavo a pensare di chiudere a 70 o a 71 e confesso che mi faceva gola. Veniva fuori quella vocina che mi trasportava però a pensare alla vecchia maniera. Allora a quel punto mi sono detta: no, devo pensare come sono riuscita a fare fino ad ora in questa gara, pedana per pedana per poi contare i piattelli alla fine. È un po’ quello che è accaduto di nuovo all’ultima serie: quella del 25, appunto. Quando sono arrivata alle doppie alla 4, e mi sono resa conto che ero piena, a quel punto mi sono detta: che succede? Mi sono anche data una risposta: le due doppie le so sparare, ci provo e se viene lo zero, ci starà. Sta di fatto che mentre ho chiamato i lanci, ho sentito quasi una sensazione di sollievo, una serenità mai sperimentata e appunto ho chiuso con 25 ed ero davvero contenta perché avevo appena vinto una piccola battaglia con me stessa. Ero riuscita a cambiare qualcosa davvero in meglio.”
Un percorso analogo lo ha compiuto anche Riccardo Mignozzetti che è stato il protagonista della gara degli Juniores dello Skeet al Gran Premio del Settore Giovanile di Moschettieri del Nera. Ma tutto questo dopo una deludente esclusione dalla zona medaglie in finale al Gran Premio di Conselice una settimana prima, malgrado l’ottimo 120/125 prodotto in qualificazione.
“A Conselice in semifinale e in finale – spiega il diciannovenne di Trevi – non ero davvero riuscito a interpretare la gara. Ho avuto veramente difficoltà a capire i piattelli del campo in cui abbiamo fatto la finale: e in particolare ho avuto davvero grandi problemi con la doppia inversa della pedana 5. Anche se fra l’altro in gara su quello stesso campo avevo sparato bene. Ma nella fase finale della gara non sentivo davvero le sensazioni giuste.”
Viola Picciolli invece a Conselice è stata appunto alle prese con vistosi problermi fino dalle prime battute del confronto.
“In realtà la serie del 18, la terza del primo giorno, – dice infatti la skeettista toscana – era partita perfino meglio delle altre perché ero arrivata a sparare senza errori i singoli alla 4: una situazione che non si era verificata per niente nelle due serie prima. Quindi ero anche fiduciosa. Poi, però, sono arrivati i due zeri ai singoli alla 4 e quello mi ha proprio destabilizzato. Da un certo punto di vista erano due piattelli semplici perché sono singoli, quindi quegli errori mi avevano davvero scioccata. E se nelle due serie prima ero riuscita a chiudere in maniera decente, qui invece c’è stato un po’ un crollo. E in quella serie ho sbagliato perfino i singoli alla otto: che non dovrebbe davvero succedere mai, anche se, sì: d’accordo, ci sono illustri precedenti nella storia dello Skeet. Insomma, quella serie l’ho vissuta proprio male. Era il segno evidente di un approccio totalmente sbagliato.”
La “lunga marcia” di Viola Picciolli e Riccardo Mignozzetti dal Gran Premio di Conselice alle pedane umbre nei fatti è stata davvero un percorso parallelo.
“A Terni, a differenza del Gran Premio della settimana precedente, – ribadisce lo skeettista di Trevi che è nato tiravolisticamente all’impianto folignate di Casevecchie – ero sicuro di me e quindi sono state certamente le sensazioni diverse che hanno determinato l’esito delle due gare. Diciamo pure che se avessi sparato con la finale a sessanta piattelli anche a Conselice, probabilmente avrei fatto meglio. Quanto al breve intervallo tra Conselice e Moschettieri del Nera: no, non ho trovato problemi a gestire le due gare ravvicinate. Dopo il Gran Premio dell’Eccellenza lunedì e martedì mi sono riposato. Da mercoledì a venerdì, invece, ho provato i campi a Terni. Anzi, le gare ravvicinate sono il modo giusto per verificare se l’allenamento che stai facendo è corretto.”
“Quando sono uscita dall’ultima serie e sapevo che avevo il punteggio di 118 – racconta raggiante Viola Picciolli – ero al settimo cielo! È vero che ci stavo lavorando con convinzione, ma non mi era mai uscito un punteggio del genere. D’altronde, specialmente a livello internazionale, con quelle che saranno le nuovi finali dal mese prossimo, si deve puntare a fare il punteggio più alto possibile per entrare nelle sei qualificate. Il fatto che stia cominciando a venir fuori qualcosa di buono, vuol dire che sto lavorando bene e questa dovrebbe essere la direzione giusta da seguire specialmente per l’approccio alla finale. Adesso so che aver scelto la strada dei piccoli passi, quella del ‘piattello per piattello’, ti permette di vedere sempre il lato positivo e quindi questo processo ti infonde molta fiducia. Mi considero una persona molto ansiosa e con qualche insicurezza, quindi riuscire a trovare delle certezze volta per volta, pedana per pedana, sicuramente mi sta aiutando tanto a vivere più serenamente la gara e ad esprimere meglio le mie capacità.”
“Era tanto che non disputavo la finale a sei con sessanta doppie – spiega ancora Viola Picciolli – e confesso che me la ricordavo più semplice. Questo primo ritorno a quel tipo di finale effettivamente è stato tosto. Da un punto di vista sia fisico che psicologico è un tipo di gara certamente più faticosa di quella con semifinali e finale. Però sinceramente la finale delle sessanta doppie mi piace di più: è più lineare mentre l’altra genera un po’ di confusione. È vero che entrano in finale due persone in meno, ma in realtà è una finale migliore che pone tutte le atlete e tutti gli atleti in una situazione di parità.
Anche Riccardo Mignozzetti saluta con entusiasmo il ritorno alla finale dei sessanta piattelli.
“Quella finale è meglio sotto tanti punti di vista. Se fai un bel punteggio di qualificazione vai subito in finale con il pettorale alto, invece nella gara con le semifinali è proprio l’andamento della semifinale che ti determina il piazzamento nella parte decisiva della gara e quindi rischi di aver fatto il miglior punteggio in qualificazione ma di non avere un dorsale alto in finale. Risultava veramente un meccanismo complicato che invece la finale a sessanta semplifica, a tutto vantaggio di noi atleti.”