Giovanissimevolmente: Dalia Buselli, Fabio Marchiori, Angelo Licciardello
Dalla scorsa estate la skeettista toscana è campionessa italiana delle Esordienti, mentre nel Trap il trentino di Lombardia e il catanese di Acireale hanno conquistato gli scudetti rispettivamente delle Giovani Speranze e degli Esordienti
(di Massimiliano Naldoni)
Con una formula giornalistica appunto d’altri tempi una volta si sarebbe detto: di loro sentiremo ancora parlare a lungo. Per Dalia Buselli, Fabio Marchiori e Angelo Licciardello è l’anagrafe a testimoniare a favore di quella suggestiva ipotesi perché questi tre talenti, che hanno conquistato altrettanti titoli italiani al Campionato nazionale del Settore Giovanile nella scorsa estate, insieme non oltrepassano i quarantacinque anni.
Dalia Buselli (nella foto di copertina al vertice del podio con Adela Sparapani) è la toscana di Cecina che al confronto in programma sulle pedane di Montecatini – Pieve a Nievole ha conquistato l’alloro stagionale delle Esordienti di Skeet con 88/125. Fabio Marchiori è invece un trentino di Rovereto che ha eletto a propria patria tiravolistica adottiva la Lombardia ed è infatti proprio sotto le insegne bianco-verdi (e nello specifico sotto quelle del Concaverde) che il quindicenne svolge la sua attività agonistica. A Montecatini la sua vittoria tra le Giovani Speranze della Fossa Olimpica è maturata grazie ad un brilante 115/125 in qualificazione a cui è seguito l’ottimo 22 della finale e un conclusivo 2 a 1 in shoot-off ai danni del tenace Mario Fabrizi. È invece una stella nascente del già titolatissimo panorama della Polisportiva La Contea il quattordicenne Angelo Licciardello: il catanese di Acireale, con qualche trascorso agonistico nel basket under 14, aveva iniziato a sparare al Compak, ma Adriano Avveduto ne aveva intravisto subito le doti eclettiche e lo aveva efficacemente convinto a misurarsi nella Fossa Olimpica. Al confronto tricolore tra i venticinque agguerriti Esordienti del Trap Licciardello ha svettato con 104/125 + 20. Sentiamo allora direttamente dalle parole di Dalia Buselli, Fabio Marchiori e Angelo Licciardello come sono maturati questi importanti successi e quale orizzonte agonistico hanno aperto.
Dalia, a mente fredda, come giudichi la gara che ti ha consegnato lo scudetto delle Esordienti?
Devo dire che essendo l’ultima gara della stagione in quel momento ho fatto questo ragionamento: prendo questa gara un po’ come viene. Certamente ci tenevo a far bene perché in effetti era il Campionato italiano, ma non mi sentivo di affrontarla nella stessa maniera con cui avevo affrontato le altre gare di questa stagione. Anche perché mi ricordavo bene che nelle altre gare forse avevo preteso troppo da me e malgrado quelle ambizioni invece poi il risultato non era stato così buono.
E nel tuo caso, Fabio, come valuti la tua gara di Montecatini ?
Sono partito alla grande con un 25. E poteva essere un 25 anche la seconda serie: ho sbagliato l’ultimo piattello, ma ero felice ugualmente. Nella seconda serie ho sbagliato un sinistro in quinta pedana. Ovviamente io so sempre bene quali sono gli ultimi cinque, quindi non mi ha sorpreso, ma in tutta la gara ho fatto davvero una gran fatica su quei sinistri. Anche se in generale i piattelli mi sembravano un po’ lenti rispetto a quelli su cui mi alleno di solito a Lonato.
Angelo, sentivi di poter fare una gara di quel livello al Campionato italiano di Montecatini?
Non posso dire che mi aspettassi di fare quel punteggio che sono riuscito a fare, però al termine dell’allenamento, la sera prima, qualche pensiero positivo si era affacciato.
Dalia, a Montecatini hai esordito con un bel 20 ma hai proseguito con risultati meno convincenti: cosa è successo?
Sì, la gara era partita molto bene, ma poi c’è stato un calo. Io credo che il 14 e il 15 delle serie successive siano stati determinati dal fatto che ero partita appunto veramente molto bene. Era tanto tempo che non facevo un 20: soprattutto in una gara di quel livello. Ero felice per quel risulato però forse mi ha quasi impressionato e non mi ha permesso di affrontare le serie successive nella maniera corretta.
Fabio, qualche incertezza si è ripresentata nella quinta serie: come lo spieghi?
Ha pesato l’emozione del passaggio di qualifica. Sapevo che in quell’ultima serie dovevo fare almeno un 21 per passare tra gli Juniores e per effetto di quel pensiero ho sbagliato quattro piattelli nei primi dieci. E non soltanto i sinistri: ho sbagliato di tutto perché in quel momento ero davvero teso. Ma dopo i primi dieci piattelli sono andato fino in fondo senza errori. Ho rischiato un bel po’, ma sono approdato alla qualifica degli Juniores.
Hai fatto anche una bellissima finale.
Non mi aspettavo un 22, ma ho capito che poteva andare bene subito dopo i primi cinque piattelli perché mi sentivo sicuro della fucilata. Io mi alleno per il 70% a un colpo: infatti punto tutto sulla prima canna anche in qualificazione. Diciamo che di 22 in serie sparate ad un colpo ne ho fatti, ma non mi aspettavo che riuscissi a farne uno in una finale di una gara così importante. Va detto che in finale ero tranquillo: ero certamente molto più teso nel momento in cui mi stavo giocando il passaggio di qualifica. Tutto sommato in finale ho detto: come va, va. Poi invece nello spareggio ho tenuto conto della lezione che avevo ricevuto l’anno scorso all’invernale quando ho deciso che non avrei mai più perso uno shoot-off…
Angelo, al Campionato italiano sei partito con due ottimi 22 ma poi nella terza serie c’è stata una flessione evidente: che cosa è successo in quel caso?
Non dipendeva dal mio stato fisico. A metà della serie c’è stata una forte variazione di luce e un abbassamento improvviso della visibilità. Non avevo gli occhiali adatti e ho fatto degli zeri in sequenza proprio per quel motivo. Infatti poi nella seconda giornata sono tornato su punteggi buoni. Anzi, devo dire che il 17 del giorno prima mi ha motivato proprio a ritrovare slancio per ottenere un bel punteggio nella seconda giornata.
Con quale stato d’animo hai affrontato la finale?
Sicuramente ero felice di aver recuperato dopo il 17 e di essere riuscito a entrare in finale malgrado appunto quella brutta serie del primo giorno. Prima della finale non mi sono fatto aggredire dall’ansia perché avevo fatto una serie ad un colpo proprio il giorno dell’allenamento e mi era andata benissimo. Quindi ero sicuro dei miei mezzi. E in più sapevo che quest’anno avevo preparato accuratamente la mia partecipazione al Campionato italiano.
Dalia, l’88/125 con cui hai completato il Campionato italiano del Settore è davvero un bel punteggio, ma quale risultato avevi immaginato alla viglia della gara?
Sinceramente non avevo aspettative, perché non faccio mai previsioni. Nell’arco dell’anno mi sono sempre tenuta sulla media tra il 17 e il 18, però agli Assoluti di Laterina nella gara delle Juniores sono salita addirittura alla media del 20. Che è poi la media che, a parte lo scivolone in una delle serie, sono riuscita quasi a rispettare anche al Gran Premio delle Nazioni a Montecatini.
Angelo, al Trofeo Coni, in cui hai gareggiato praticamente in casa, non sei entrato in finale, uscendo fra l’altro in spareggio: c’è un po’ di rimpianto per non essere riuscito a fare un punteggio appena più alto in qualificazione?
Effettivamente un punteggio migliore era nelle mie possibilità perché in allenamento avevo chiuso con 47/50 che era appunto un punteggio che non mi era mai capitato di fare. Probabilmente ho affrontato la gara sentendomi un po’ troppo sicuro e invece dopo il 19 della prima serie mi sono anzi un po’ demoralizzato e non sono riuscito a dare slancio alla seconda serie. Sì, forse proprio l’alto livello dell’allenamento mi ha un po’ distratto. E probabilmente a quel senso di sicurezza ha contribuito anche il fatto che io conoscessi abbastanza bene il campo di Ramacca rispetto agli altri ragazzi e alle altre ragazze che erano in gara con me. Capisco che per alcuni e alcune di loro sia apparso un campo più difficile perché è certamente molto diverso ad esempio dai campi del nord.
Fabio, tu invece hai sparato bene anche al Trofeo Coni malgrado poi l’esito della finale.
Sì, non è andata però come al Campionato italiano. Nella finale del Trofeo Coni non ero abbastanza concentrato: mi sentivo un po’ altrove anche se in allenamento il giorno prima la fucilata era risultata buona. D’altronde con Sofia Chiampesan eravamo già riusciti a conquistare il secondo posto a squadre e quindi un traguardo importante era stato ottenuto.
Angelo, come guardi alla tua prossima stagione da Giovane Speranza?
In questi mesi il pensiero di gareggiare nelle Giovani Speranze mi aveva messo un po’ di paura, però i punteggi che ho fatto nell’ultimo periodo mi hanno rassicurato. A breve tornerò a sparare proprio per iniziare la preparazione della nuova stagione. Tra le Giovani Speranze sarà sicuramente più difficile entrare in finale e fare il podio, però sarà certamente stimolante perché mi costringerà anche ad impegnarmi molto di più. Ad esempio mi dedicherò di più alle serie ad un colpo che invece fino ad ora non hanno avuto molto spazio nel mio allenamento abituale. Il risultato nel Gran Premio di Umbriaverde ha spiegato bene questa situazione: ho fatto un buon punteggio in qualificazione ma non sono riuscito a esprimermi bene in finale proprio perché mi mancava familiarità con la serie ad un colpo. Ma da ogni gara si impara qualcosa di importante ed è proprio con le indicazioni della stagione appena conclusa che potrò mettermi a lavorare di nuovo seriamente per il futuro.
Foto: Pavla Dolenska