D’Azzurro e d’Oro
Le valutazioni e le riflessioni di Jessica Rossi, Giulia Grassia, Alessia Iezzi e Mauro de Filippis sul Mondiale di Osijek
(di Massimiliano Naldoni)
Le considerazioni importanti si formulano sempre con poche e precise parole e a Jessica Rossi non serve infatti girare troppo intorno al discorso per spiegare quelle difficoltà che la titolatissima azzurra ha incontrato nella gara individuale del Mondiale di Osijek.
“Personalmente non sono riuscita a sfruttare al massimo quel poco allenamento che ho potuto condurre – dichiara la campionessa emiliana – e per quel motivo non sono riuscita a prendere sufficiente confidenza con il terreno di gara e ad acquisire quella giusta fiducia che ti permette di competere al meglio.”
La calendarizzazione in rapida sequenza degli events del Campionato del Mondo ha certamente impedito dunque a molte atlete e a molti atleti di svolgere le sedute di allenamento nei tempi e negli orari che avrebbero permesso una corretta valutazione del campo di gara e le conseguenze di questo fenomeno si sono inevitabilmente riverberate sull’andamento dell’intero confronto iridato.
“Ho effettuato soltanto tre serie di allenamento – spiega ancora Jessica Rossi – e, quantomeno per me, concentrare i tiri di prova in un tempo ridotto e in condizioni diverse da quelle della competizione vera non è stato sufficiente per attivare poi in gara tutte le mie potenzialità. Ad esempio ho affrontato l’ultima serie di allenamento alle 18.30: quindi in un orario e in condizioni di visibilità che non si sarebbero mai riproposte in gara. È vero che conoscevo già l’impianto in cui abbiamo gareggiato perché è lì che abbiamo disputato l’Europeo e una Coppa del Mondo nel 2021, ma io sono convinta che un allenamento corretto nei tempi e nei modi prima della gara, proprio sui campi in cui quella gara si disputerà, è sempre la chiave della riuscita di una prova.”
“La dimostrazione che non ho potuto testare in modo sufficiente i campi l’ha fornita proprio il responso complessivo del mio Mondiale. Nel Mixed Team, in cui infatti io ho totalizzato 71, e poi nella gara a squadre ho potuto competere con tutti i miei mezzi a disposizione e i risultati sono arrivati. Ritengo che non abbia avuto molto senso programmare al Mondiale la gara degli Junior prima di quelle individuali maschili e femminili che assegnavano le carte olimpiche. Invertire gli eventi, ad esempio, avrebbe permesso alle atlete e agli atleti in gara per le carte di condurre il giusto allenamento e avrebbe valorizzato le gare più importanti del Campionato del Mondo. Ma tengo a precisare che da parte mia non c’è nessuna volontà polemica: semmai si tratta di un suggerimento dettato dall’ormai considerevole esperienza di pedana che posso vantare. Dei risultati, sia quelli positivi che quelli negativi, ogni atleta deve assumersi la responsabilità, quindi anche in questo caso, indipendentemente da tutte le altre motivazioni che ho indicato, sono consapevole di essere la prima responsabile di ogni mia vittoria ma anche di ogni mio mancato successo.”
Del Mondiale di Osijek, oltre naturalmente al prestigio e al valore dei titoli iridati conquistati insieme a Jessica Rossi e Alessia Iezzi nel confronto a squadre e con Mauro De Filippis nel Mixed Team, Giulia Grassia evidenzia la grande capacità che tutto il gruppo ha saputo svolgere nell’opera di sostegno reciproco.
“Posto che sono arrivata a questa gara consapevole di aver fatto una buona preparazione e di essere nella condizione giusta, – racconta l’atleta di Modena – va detto che i piattelli di questo Mondiale si facevano rispettare anche dai talenti più affermati del circuito. Tra gli aspetti a cui ho dovuto adattarmi c’è stata poi anche la distribuzione della gara individuale su tre giorni: qualcosa che non avevo mai affrontato in precedenza. Poi, certo, le condizioni meteo hanno aggiunto qualche difficoltà: basta considerare l’interruzione della finale del Mixed Team per capire quanto la situazione ambientale possa incidere sull’andamento di una gara. Ma un aspetto è sempre stato saldo per tutto il Mondiale: il sostegno che abbiamo saputo fornirci a vicenda.”
“Nella gara di Mixed Team – dice ancora Giulia Grassia – so di aver avvertito ancora di più l’effetto di questo sostegno. È stata una gara bella fino dall’inizio in cui con Mauro eravamo convinti di poter fare bene. C’era quella carica positiva al punto giusto e quella complicità che è insieme amicizia e collegialità. Mauro, dall’alto della sua esperienza, è una figura rassicurante in gara: anche in qualificazione, quando mi è risultato utile un sostegno, lui c’era.”
Anche Alessia Iezzi sottolinea quanto sia stata determinante la coesione nel perseguimento del titolo nella gara per nazioni.
“Siamo state molto unite nella gara a squadre e questo ha fatto la differenza. Ci siamo date la carica a vicenda e abbiamo sentito fortemente di poter concorrere insieme a raggiungere quel traguardo. A me piace molto la gara a squadre: con questa formula se il gruppo è unito davvero, allora prevale perché oltre al valore in pedana mette in campo un elemento in più che è proprio la coesione. Nel mio caso il titolo a squadre ha anche compensato la delusione della gara individuale da cui mi aspettavo di più perché so di essere arrivata a questo Mondiale davvero ben preparata.”
Un punto di vista, quello dell’atleta dei Carabinieri, che è condiviso anche da colui che è stato l’altro artefice della grande vittoria del Mixed Team insieme a Giulia Grassia.
“Abbiamo lavorato tutti tantissimo in vista di questo Mondiale – conferma Mauro De Filippis – e malgrado quel lavoro accurato non siamo riusciti a conseguire l’obbiettivo principale che era rappresentato dalla carta olimpica. Io posso dire di conoscere molto bene il campo di Osijek perché è proprio lì che ho conquistato già una carta. Si tratta di un terreno di gara molto impegnativo in cui le difficoltà sono sempre in agguato: la possibilità di allenarsi di più su quei campi avrebbe certamente aiutato.”
“Quando ero un ragazzo – prosegue l’atleta delle Fiamme Oro – sentivo dire nell’ambiente del tiro che quando vince la squadra, allora vuol dire che il movimento sportivo intorno è sano e vitale. Quindi io leggo con molta soddisfazione le vittorie e i piazzamenti che abbiamo ottenuto a livello collettivo. Posso dire che anche per me, come per Giulia, il Mixed Team è stata un’emozione incredibile. Sarà magari che è stata una vittoria tormentata che è maturata in una gara con continue alternanze di equilibri. Spettacolare, sì: certamente! Anche se dico che la spettacolarità nel tiro a volo dovrebbe sempre rispettare la regola che deve vincere chi rompe più piattelli e invece le attuali norme non sempre si allineano a questa esigenza.”
“È stato molto gratificante per me – conclude De Filippis – vedere che il mio incoraggiamento nei confronti di Giulia otteneva il giusto effetto. È stato un modo di dare la carica ad una compagna di squadra, ma è stato ogni volta un modo di ricaricare anche me stesso. La bellezza dello sport risiede proprio nell’imprevedibilità di ogni gara, come dicevo prima a proposito della finale del Mixed Team, e nel grande potere di ogni atleta di poter offrire un sostegno e contemporaneamente di riceverlo. Su un altro aspetto mi piace soffermarmi ed è una precisazione che ritengo molto importante per il valore delle nostre discipline e in generale del nostro sport. Sento dire sistematicamente che il Mixed Team di Trap, in cui appunto come Italia abbiamo appena vinto il titolo mondiale, non è più disciplina olimpica. Per la precisione non è vero. Come è già capitato nella storia olimpica ad altri sport, il Mixed Team di Trap è nel programma olimpico a quadrienni alterni: in avvicendamento quadriennale appunto con il Mixed Team di Skeet. Quindi possiamo descrivere tuttora il Mixed Team di Trap legittimamente come una disciplina olimpica. E non è davvero un dettaglio: specialmente quando si parla di peso specifico di un titolo.”
La considerazione che ci proietta con più fiducia in un futuro luminoso è però certamente quella di Giulia Grassia che in quel titolo iridato di Mixed Team ha avuto tanto ruolo.
“Di questa stagione che si è conclusa per me così brillantemente – spiega l’atleta dell’Esercito – sono veramente molto contenta. Il 2022 mi ha permesso di conoscere nel tiro a volo quello che non conoscevo: episodi agonistici e personalità che per me erano rimasti distanti negli anni dell’apprendistato ed erano sempre apparsi irraggiungibili. Adesso invece so che, con la volontà e con il lavoro, posso costruire l’opportunità di misurarmi con gli uni e con le altre ad armi pari!”