Benedetto Barberini: Azzurri pronti per il Mondiale
Alla vigilia della partenza per il confronto iridato di Al Ain il selezionatore della Nazionale di Para Trap descrive la condizione degli azzurri e parla della situazione planetaria della disciplina
(di Massimiliano Naldoni)
Ct Barberini, che cosa ha rappresentato il recente Campionato d’Europa di Lonato per il movimento del Para Trap?
Innanzitutto va detto che ogni gara internazionale di alto livello è un passo in più per avvicinarci al nostro obbiettivo che sono le Paralimpiadi. È stato molto importante che la Fitav si sia fatta carico dell’organizzazione di questo Europeo perché, non dimentichiamolo mai, l’Italia è stata la promotrice di tutto il movimento del Para Trap. Il movimento del Para Trap nasce proprio per la ferma volontà della Federazione italiana tiro a volo nelle persone del Presidente federale Luciano Rossi e della Vice presidente Emanuela Bonomi che a suo tempo hanno abbracciato la causa con entusiasmo. Io ed altri siamo poi arrivati a sostegno di questa idea e della medesima causa. E aggiungo che non solo l’Italia ha creato il movimento del Para Trap, ma lo ha saputo promuovere stimolando l’iniziativa di altre Federazioni nazionali che hanno poi seguito l’esempio con altrettanta determinazione.
All’Europeo i paratleti italiani hanno centrato titoli e medaglie in quantità: possiamo quindi considerare un successo la partecipazione azzurra al confronto continentale del Concaverde?
Dal punto di vista tecnico sono stato particolarmente contento in quanto ci sono stati anche dei volti nuovi che si sono distinti. La definizione di volti nuovi forse è da virgolettare, nel senso che si tratta di atleti che già gravitavano nel movimento del Para Trap italiano, ma sicuramente erano alla prima esperienza di una gara di questo spessore. Alcuni di loro hanno dato il massimo che potevano dare e hanno ottenuto anche risultati equivalenti all’impegno profuso: se consideriamo, ad esempio, che Gabriele Nanni ha vinto l’oro… E anche Francesco Nespeca, tra gli atleti che ormai militano in azzurro da tempo, è stato certamente una conferma. Quasi inutile dire che Oreste Lai è il campione che conosciamo da sempre. Ma anche per Fabrizio Cormons è stata un’ottima stagione con il podio all’Europeo che ha seguito l’argento alla Coppa del Mondo di Chateauroux.
Il 2022 è stato invece una stagione interlocutoria per un campionissimo come Emilio Poli.
Emilio Poli non ha partecipato all’Europeo, ma sarà in squadra al Mondiale di Al Ain che sta per iniziare. Emilio ha vissuto alcuni mesi difficili quando non gli è stata riconosciuta dai classificatori la possibilità di sparare in carrozzina e certamente per quell’evoluzione della sua situazione era un po’ demoralizzato. Tuttavia stiamo parlando di un atleta in cui ho sempre creduto con grandissima convinzione: Emilio ha una grande carica agonistica, ma ha anche la testa dell’atleta e quindi una compiuta maturità sportiva. A Lonato ha gareggiato nel Grand Prix: ha sparato bene in qualificazione e ha fatto una bella finale e ci sono dunque tutti i presupposti perché possa affrontare al meglio la difesa del titolo mondiale che detiene.
Anche perché appunto tutta l’attività condotta fino ad ora è stata in realtà proprio un preludio all’appuntamento principale della stagione…
Esattamente: ad Al Ain affronteremo la gara più importante dell’anno. Ci sarà soltanto Lai per la PT1. Ci saranno invece squadre complete delle qualifiche PT2 e PT3. Non azzardo pronostici perché i pronostici sono sempre difficili da fare e non è soltanto una questione scaramantica: le gare ormai consistono in realtà nel riuscire a entrare in finale che è poi il momento in cui inizia l’altra gara. Il traguardo di fondo attualmente è dunque quello di collocare atleti nella fase finale, anche perché il livello del Para Trap in termini tecnici si sta elevando molto e questo avviene perché molti Paesi stanno facendo investimenti considerevoli sul movimento paralimpico. Non dico che una volta si vincesse a mani basse perché questa situazione non ha mai corrisposto alla realtà dei fatti, però è chiaro che in passato c’era una nostra superiorità manifesta. Oggi non è così e l’impegno deve essere totale. Ne sono consapevole io, ne è consapevole il mio collaboratore Riccardo Rossi, ne sono consapevoli anche e soprattutto i paratleti.
Nelle interviste che abbiamo proposto in queste ultime settimane i due dominatori azzurri dell’Europeo di Lonato, Oreste Lai e Gabriele Nanni, in forme diverse hanno ammesso con chiarezza di puntare alle Paralimpiadi di Los Angeles che sono un traguardo non vicinissimo. In che modo guarda a quella stessa meta il Ct Barberini?
Certamente Los Angeles 2028 rappresenta il traguardo per tutti i miei atleti più giovani. In parallelo ho sempre detto ai miei atleti meno giovani che probabilmente noi stavamo lavorando per un progetto che avrebbero goduto altri. Per così dire: stavamo seminando per un futuro che non sarebbe stato nostro. Ma questo, anziché scoraggiare, voleva essere proprio uno stimolo a seminare sempre più e sempre meglio. Fra l’altro, poi, non è neppure escluso che i miei “anziani”, come chiamo i miei atleti più maturi, non possano essere a loro volta protagonisti di quell’evento perché tutto in realtà dipenderà dalla condizione fisico-atletica e tecnica e dai risultati del momento. Proprio Oreste Lai, che ha iniziato a fare attività fino dagli albori del Para Trap, è sempre stato lucidamente consapevole di fare con le sue grandi imprese una semina per il futuro, ma questo appunto non esclude che possa poi essere proprio Oreste in prima persona ad affrontare quello che per il tiro a volo sarà il primo cimento paralimpico della storia. E poiché sappiamo che il tiro a volo premia da sempre la longevità, sono moderatamente ottimista anche in questo senso e ritengo che oggi la strada per la partecipazione alle Paralimpiadi di Los Angeles sia in realtà aperta per tutti!