Universalissime stelle

Bianca Revello e Andrea Diana che hanno conquistato il titolo europeo della “cinque macchine” raccontano il loro percorso verso la medaglia d’oro

(di Massimiliano Naldoni)

Bianca Revello quasi ancora non ci crede di essere riuscita a conquistare il titolo europeo individuale di Fossa Universale (ma anche un importante argento a squadre con Rachele Amighetti e Silvia Munno): per la fuoriclasse ligure infatti l’alloro di Maribor è arrivato al termine di un lavoro certosino compiuto giorno per giorno sulle pedane slovene.

“Diciamo che è stata un’avventura interessante – precisa Bianca Revello – perché avevo constatato che nelle ultime gare prima di quella ero riuscita a collezionare dei risultati abbastanza costanti e questo mi aveva dato un bell’input. Mi aveva convinto di poter essere una componente molto attiva a questo Europeo: cioè di poter quantomeno sostenere la squadra. Dire di poterlo vincere, però no. Non avrei potuto dirlo. Semmai invece sentivo appunto di poter dire la mia in squadra. Poi, certamente, occorre fare qualche considerazione: Maribor è un campo che conosco ed è un impianto che presenta difficoltà che livellano molto anche gli altri atleti e le altre atlete, anche se ha una visibilità stupenda e questo mi ha anche permesso di compiere un approccio misurato alla gara.”

Bianca Revello

La neocampionessa continentale del resto conosce bene anche le prerogative della sua disciplina ed è sempre stata consapevole che nella “cinque macchine” il risultato arriva soltanto con il lavoro paziente e accurato.

“Naturalmente sapevo che occorreva lavorare a testa bassa fino all’ultimo giorno e fino all’ultimo piattello: senza mai abbandonarsi a entusiasmi. Perché queste sono gare di durata e si decide all’ultimo giorno: sembra una banalità e una forzatura ma in realtà anche uno solo dei duecento piattelli di gara può essere fatale per decidere la destinazione di un titolo. Anche se poi, nel mio caso, sono riuscita a chiudere la gara con due piattelli di vantaggio che mi ha permesso di entrare anche nel mood della vittoria senza l’ansia dello spareggio. Fra l’altro l’ultima giornata, quella del 21 e del 22, è stata difficile ma in realtà è stata più drammatica per le altre atlete in gara. Abbiamo assistito a un totale cambiamento di condizioni atmosferiche con pioggia, vento e un gran freddo che hanno inevitabilmente contribuito ad abbassare le medie di tutte. È vero che c’è stata variabilità un po’ in tutte le giornate, ma tra i primi tre giorni e il quarto il clima è cambiato in modo drastico. Da un punto di vista climatico è stato infatti un Europeo a quattro stagioni con sole, pioggia, vento, caldo e freddo anche nella stessa giornata. Se eri sfortunata ovviamente magari capitava che dovevi affrontare una delle tue serie nel frangente peggiore. E tra tutti i problemi sicuramente il vento è stato quello più difficile da superare perché a Maribor con il vento i piattelli ballano proprio!”

Bianca Revello al vertice del podio individuale dell’Europeo di Maribor

Per Andrea Diana la vittoria continentale rappresenta il primo alloro importante della carriera ma il sedicenne di Frosinone dimostra di padroneggiare già autorevolmente i suoi percorsi agonistici.

“Sì, la vocazione per la Fossa Universale è sempre più convinta – ammette Andrea Diana – prosegue a gonfie vele ma con il lavoro che conduco nel Settore giovanile del Tav Oca Selvaggia con Giuliano Callara mi conservo comunque su un doppio binario: quello dell’Universale, appunto, ma anche quello della Fossa Olimpica. È vero che il Trap è importante, ma l’Universale ti permette subito di fare esperienze internazionali molto significative.”

Andrea Diana con il Ct Sandro Polsinelli e con Giuliano Callara e Vito Cito

“Ci sono anche aspetti dell’allenamento e della gara – spiega Andrea Diana – che sto trasformando gradualmente. In passato quando mi allenavo puntavo sempre al 25 e quando non riuscivo a completare la serie senza errori mi arrabbiavo e perdevo la concentrazione. Adesso con Callara stiamo lavorando proprio su questo aspetto: superare qualche errore che può sempre arrivare senza perdere però la concentrazione. E questo metodo, ad esempio, mi ha permesso di conservare costanza nell’intero percorso dell’Europeo. È un processo ancora più importante se si considera che la gara di Universale è una gara lunghissima in cui devi conservare la tua concentrazione per      quattro giorni. Fra l’altro io personalmente non guardo mai la classifica perché mi condizionerebbe troppo, ma anche questo atteggiamento richiede ovviamente molta cura e attenzione nell’arco dell’intera gara.”

Andrea Diana con i colleghi Juniores Matteo Vecchiarelli e Diego Martelli

Anche Bianca Revello concorda sulle tante difficoltà tra le quali si devono muovere le atlete e gli atleti della “cinque macchine”.

“La difficoltà dell’Universale è quella che ti costringe a presentarti per quattro volte per una gara di cinquanta piattelli con la forza mentale che ti impone però di avere ben presente che invece stai affrontando una gara a duecento piattelli. Quindi devi portare a casa, per così dire, più che puoi tutte le volte, perché la prospettiva non sono quei cinquanta piattelli di ogni giorno, ma l’economia totale della gara. Ogni giorno devi ripetere questa attivazione quando entri in pedana in maniera coerente e costante. Questa suddivisione della competizione ti impone di presentarti in ottima condizione per quattro giorni di fila quando sappiamo benissimo però che il tiro ha picchi positivi e negativi non indifferenti nell’arco di varie giornate. Ma questa è proprio la difficoltà emblematica dell’Universale. Sono quattro giorni di gara in orari diversi nei quali devi affrontare con la stessa predisposizione mentale le diverse situazioni che ti vengono proposte. Il concetto di portare a casa più che puoi è infatti un po’ uno dei nostri mantra, perché ti permette di darti un’assicurazuione per il giorno o per la serie in cui invece tu non sarai nella condizione ottimale e magari neppure le circostanze meteo intorno a te.”

“Nella mia ultima serie dell’Europeo c’è stato un andamento molto strano. Ho fatto uno zero al primo piattello, ma poi non ho sbagliato niente fino agli ultimi cinque. A quel punto mi sono capitati due fuoritempo che ho dovuto ripetere e ho fatto una bicicletta, altrimenti avrei probabilmente chiuso con 24. Devo confessare che qualche fuoritempo di troppo ha un po’ condizionato la gara. C’è stato uno Junior della Repubblica Ceca che ha sparato in batteria con me che ha ripetuto addirittura la maggior parte dei suoi lanci di ogni pedana.”

Bianca Revello sul podio delle squadre con Rachele Amighetti e Silvia Munno

“Mi sento in dovere di ringraziare le mie due compagne di squadra, Rachele e Silvia, – conclude Bianca Revello – perché con loro mi sono trovata benissimo: l’Europeo è risultato una bellissima e divertente esperienza. Rachele e Silvia meritavano qualche piattello in più perché stavano sparando molto bene, ma ogni gara ha una sua storia. Rachele aveva vinto il titolo europeo nella scorsa stagione e quindi inevitabilmente nei suoi confronti le aspettative erano molto alte. Devo però complimentarmi con lei perché ha dimostrato di avere grande spirito di squadra e infatti è stata molto brave a non mollare mai fino alla fine proprio a beneficio del team. D’altronde l’aspetto più emozionante e appagante è proprio vedere quanto le atlete e gli atleti credano in questa nostra disciplina con tutta la loro dedizione!”

 Foto di Stefano Terrosi