Universale: parlano i protagonisti dell’inverno

Niccolò Triglia racconta la vittoria inattesa di Montefeltro, Alessandro Turla interpreta i saldi equilibri agonistici del Trap Pezzaioli e Stefano Narducci spiega come ha portato idealmente il Brasile tra le brume lombarde

(di Massimiliano Naldoni)

Non hanno perso davvero tempo i portacolori di Montefeltro a conquistarsi una posizione agonisticamente autorevole non appena il sodalizio di Urbino è divenuto una realtà societaria ufficiale. Perché il Tav Montefeltro del Presidente Filippo Pretelli esiste formalmente soltanto dal gennaio di quest’anno, ma al recente Campionato invernale di Fossa Universale sulle pedane di Uboldo Niccolò Triglia, Stefano Battisti e Alfio Pedini (nella foto di copertina) hanno centrato subito il primo titolo sotto le insegne della nuova Società marchigiana. E in aggiunta Pedini ha anche meritato pienamente l’alloro individuale dei Veterani.

“Dire che eravamo andati per vincere è davvero un po’ troppo, – spiega capitan Niccolò Triglia – ma è fuori discussione che a una gara si va sempre per fare il meglio possibile. Certamente ci siamo resi subito conto che, considerati i big della disciplina presenti a quella sfida, non sarebbe stato per niente facile spuntarla.”

“La situazione che si è creata a metà gara – commenta il rugbista veneziano dai brillantissimi trascorsi nella palla ovale che è ormai prestato felicemente al tiro a volo – ci ha persuaso però che vincere non era più soltanto una speranza: con la media del 71/75 nelle quattro serie di quella prima giornata in cui a complicare il lavoro ci si era messa anche una fastidiosa pioggerella e una visibilità ridotta, ci siamo trovati da soli in testa alla classifica con dieci piattelli di vantaggio nei confronti degli inseguitori più vicini. A quel punto abbiamo detto: ragazzi, non molliamo niente! Credo che la consapevolezza di poter vincere e la forza di farlo le abbiamo trovate proprio il sabato sera nell’analisi della giornata. Insomma: l’approccio corretto alla giornata successiva lo abbiamo costruito nel post-gara del primo giorno.”

Alfio Pedini, Stefano Battisti e Niccolò Triglia celebrano il loro scudetto invernale dell’Universale

“Nella prima serie della seconda giornata, – spiega ancora Niccolò Triglia – se anche siamo scesi un po’ come media collettiva, io invece a livello personale però me ne sono uscito con un 25 e a quel punto ho detto: bene, avanti così! Fra l’altro le condizioni meteo erano anche migliorate rispetto al primo giorno. Ma nel nostro sport l’insidia è sempre dietro l’angolo, perché infatti alla serie successiva non sono andato oltre il 21. Ho capito che a un certo punto della serie avevo finito la benzina e che davvero troppa energia se ne era andata nella serie precedente, quella del 25. Io non ho mai guardato i punteggi in questa gara, ma a quel punto sentivo, come si dice in questi casi, che il carretto iniziava ad essere pesante. Non volevo certo mettermi a fare calcoli durante la gara, però con Stefano Battisti e Alfio Pedini ci siamo detti reciprocamente che quello era il momento di stringere e andare a prenderci quella vittoria che stavamo pienamente meritando. Stefano è quell’atleta tenace che conosciamo e Alfio, che per inciso proprio per il mio suggerimento ha deciso di dare alla sua carriera agonistica una svolta in direzione della Fossa Universale dopo una lunga militanza nel Trap, è un tiratore determinato, dotato di grande esperienza: tutti insieme, a quel punto, abbiamo provato a dare il massimo in quelle ultime battute della gara e il 556/600 che abbiamo assemblato ha voluto dire vincere”

Niccolò Triglia

“Se c’è una morale che si può trarre da questa esperienza – conclude Niccolò Triglia – è che nello sport non si smette mai di imparare e sicuramente potrebbe confermarlo anche il mio amico carissimo Alessandro Camisotti al quale sono legato da un senso fortissimo di ammirazione e di stima e che è uno dei responsabili, dico in senso umoristico, di questo mio ormai definitivo coinvolgimento con la Fossa Universale. A qualche giorno di distanza da quel successo poso anche dire che tutta la nostra formazione è contentissima perché la gara a squadre ha davvero sempre un valore indescrivibile. Lo dico con certezza dal momento che la mia prima vita sportiva si è svolta proprio in una disciplina di squadra. Ma anche nel tiro a volo, come nel rugby, in gara vale la stessa regola: testa bassa e macinare.”

Anche Alessandro Turla: l’atleta che a Uboldo si è trasformato nel leader della squadra del Trap Pezzaioli e ha favorito la conquista dell’argento da parte del team di Montichiari, vanta trascorsi in un altro ambito sportivo. Bresciano di 27 anni, Turla era un difensore del Grumello e con la maglia della squadra bergamasca di calcio ha militato per una stagione in serie D. Ma poi ha prevalso il richiamo della pedana e nel recente confronto di Uboldo Alessandro Turla è stato protagonista, in questo caso con la maglia del Trap Pezzaioli, in collaborazione con Robertino Tacchetto e Eraldo Apolloni. E ha conquistato anche un altrettanto prestigioso argento individuale in Seconda categoria alle spalle di Daniele Bertolini.

Il podio delle squadre al Campionato italiano invernale di Fossa Universale con Montefeltro al vertice davanti al Trap Pezzaioli e a Pisa

“Da atleta – spiega Alessandro Turla – punti sempre al primo posto, d’accordo, ma il risultato che abbiamo ottenuto è soddisfacente se si considera che dopo la prima giornata eravamo sotto di undici piattelli rispetto alla formazione di testa. Il nostro secondo giorno è stato potente e ha trasformato gli equilibri in campo: infatti siamo arrivati a soli due piattelli dalla vittoria.”

“Il nostro Presidente Luigi Beatini – dice ancora l’atleta bresciano – meritava quell’impegno che tutti abbiamo messo per conquistare la medaglia d’argento. Luigi tiene unito il gruppo: sa trasmettere coesione, è in grado di darci gli strumenti per moderare quella pressione con cui ogni tiratore deve fare i conti quando affronta una gara importante. D’altronde, serve sempre anche molto senso pratico nel giudicare il proprio ruolo: io non mi sento propriamente un campione, ma so che nella giornata giusta, con le condizioni favorevoli intorno come ad esempio una squadra che ti sostiene, posso esprimermi al meglio e conseguire punteggio e risultato.”

Chiamarlo il brasiliano del Tav Pisa forse travalica un po’ anche le sensazioni dello stesso interessato, ma è un dato di fatto che Stefano Narducci, sia a livello individuale che con il team della città della torre più famosa del mondo, sia stato il funambolo del Campionato italiano invernale di Uboldo e, secondo un’interpretazione dello stesso atleta toscano, abbia anche letteralmente capovolto le stagioni. Con 197/200 lo specialista fiorentino ha centrato il titolo tricolore dell’Eccellenza e ha proiettato la formazione della Presidente Simonetta Paccosi alla medaglia di bronzo.

“Effettivamente 197 non si fa tutti i giorni – rivela Stefano Narducci – ed è un punteggio che, sì, io chiamerei: estivo. Uno di quei risultati che immagini e riesci a comporre semmai un po’ più avanti nella stagione. A pensarci bene, può essere di buon auspicio. Non voglio mettere le mani avanti, perché da qui al prossimo inverno non c’è certezza di niente, ma il prossimo anno il Mondiale sarà in Australia e si disputerà in febbraio e allora questo risultato estivo d’inverno potrebbe essere un buon segno in quella prospettiva.”

La Presidente del Tav Pisa Simonetta Paccosi celebra la medaglia di bronzo con gli atleti del sodalizio toscano

“Confesso che è stata una sorpresa anche per me quel 197. È vero che il venerdì precedente avevo sparato bene, ma non ero al 100%. È durante la gara che ho trovato la marcia giusta. Infatti alcuni mi hanno chiesto: ma come ti sei preparato quest’inverno per fare un punteggio così? In realtà non ho accentuato né accelerato la preparazione invernale. L’avevo accentuata semmai l’anno scorso, quando avevo cambiato arma. Quest’anno ho iniziato in concomitanza con le feste di Natale come ho sempre fatto, rispettando poi una crescita graduale, ma senza forzare perché la stagione è lunga: il Mondiale è nel mese di agosto.”

Se la squadra 2 di Pisa, che all’invernale di Uboldo ha conquistato appunto la medaglia di bronzo con 548/600 alle spalle di Montefeltro e Pezzaioli, schierava anche il coach Leonardo Benassi e Riccardo Martinozzi, nel team Pisa 1 erano impegnati alcuni nomi leggendari del tiravolismo: Marco Venturini con Flavio e Jacopo Cipriani.

“Abbiamo deciso la distribuzione in squadra tutti insieme – racconta Stefano Narducci – e il vincolo regolamentare della ripartizione delle categorie ci ha certamente costretti a qualche scelta obbligata che ha reso nei fatti equilibrate le forze in campo nelle due squadre. D’altronde il giudizio a cose fatte lascia il tempo che trova: puoi anche comporre diversamente la squadra, ma poi non sai esattamente in gara come può andare quel gruppo. Il mercoledì precedente la gara abbiamo fatto un allenamento tutti insieme a Pisa, poi a Uboldo il venerdì abbiamo provato gli schemi scegliendo qualche orario non proprio tradizionale per sperimentare anche delle condizioni particolari di luce. Il risultato finale deve essere giudicato molto buono: Jacopo Cipriani era addirittura ad una delle sue prime esperienze vere di gara importante nella Fossa Universale e si è prestato generosamente a questa nuova impresa facendo davvero un buon punteggio. Quanto a Marco Venturini: stiamo parlando di un cavallo di razza! Anche soltanto la sua presenza in squadra ha un effetto benefico: Marco ha un carisma che trascina e in ogni momento riesce perfettamente a interpretare il simbolo di tutta la nostra storia tiravolistica italiana.”