Una leggenda di nome Daniele Cioni

Al ricordo del campione fiorentino il Tav La Torre ha dedicato una competizione che ha visto concorrere alcuni dei nomi più celebri della Fossa Olimpica italiana: abbiamo raccolto le loro testimonianze

(di Massimiliano Naldoni)

“Daniele mi diceva che ero un matto!” Sintetizza efficacemente così Fabio Tiberi il profondo legame di amicizia che intercorreva tra l’attuale Presidente del Tav La Torre e il campionissimo Cioni che è stato celebrato proprio nel weekend pasquale allo stand pisano con una competizione che ha visto convenire più di duecento atlete e atleti da tutta l’Italia e che ha avuto come ospite d’onore anche il Presidente federale Luciano Rossi.

“Sì, diceva proprio che ero un matto – insiste Fabio Tiberi – a immaginare un campo di tiro di queste dimensioni e con queste prerogative. Ma naturalmente in cuor suo pensava il contrario come chiunque sia stato innamorato del tiro a volo come Daniele Cioni. Anzi, Daniele è stato addirittura materialmente tra gli artefici dell’impianto di Cenaia: mi ricordo chiaramente tutte le volte che si è trattenuto fino a tardi qui da noi per accertarsi della situazione del cantiere e quante volte ha partecipato personalmente alla misurazione degli spazi per definire esattamente le distanze dei campi.”

La signora Marcella, il Presidente Luciano Rossi, Fabio Tiberi e Mirco Cenci nel corso della cerimonia di premiazione del Memorial

“In realtà Daniele aveva intuito immediatamente che questo impianto, in cui in questi giorni abbiamo disputato il primo Memorial a lui dedicato, aveva tutte le caratteristiche dello stand in cui si può condurre un serio allenamento. Quando era frattanto coach del Kuwait, un giorno arrivò qua da noi con un bel gruppo di tiratori della sua squadra e mi chiese di mettere uno schema difficile in uno dei campi perché doveva testare la reazione degli atleti.”

“Sono molto grato al Presidente Luciano Rossi – dichiara ancora Fabio Tiberi – per aver assicurato la sua presenza graditissima a questo evento. Sono anche molto grato agli oltre duecento tiratori che hanno voluto essere presenti sulle nostre pedane nei tre giorni della gara: agli amici del Tav La Torre ma anche ai tanti che sono arrivati dalle altre regioni d’Italia. Che questo appuntamento non sia stato davvero una gara come le altre me lo conferma il fatto che alla premiazione fossero presenti almeno ottanta persone, oltre a presenze illustri appunto come il Presidente Luciano Rossi e al Consigliere regionale della Toscana Andrea Pieroni che negli anni passati, da Presidente della provincia di Pisa, tanto ha fatto per il nostro impianto. In tempi in cui spesso purtroppo le premiazioni sono disertate, la folta presenza di amici e appassionati alla cerimonia di premiazione del Memorial Daniele Cioni rappresenta un bel segnale. Ed è stato un riconoscimento legittimo anche per tutti coloro che hanno contribuito a organizzare l’evento: la signora Marcella che ha accolto con grande favore l’iniziativa promossa da Fabrizio Santini, Giuseppe Passaponti, Luca Marini e dal sottoscritto e l’amico Mario Gregoratti, per tutti: Mister Greg, che ha messo in palio il trofeo.”

Marco Bagnoli al vertice del podio del Memorial Cioni

Chi non ha davvero dubbi sull’immenso ruolo svolto in senso agonistico da Daniele Cioni negli ultimi quarant’anni di storia del tiro a volo è un altro supercampione del panorama italiano: Marco Venturini.

“Daniele è stato l’avversario più forte e uno degli amici più fedeli che ho avuto nel corso della mia carriera. Ci siamo incontrati in nazionale da ragazzi, nel 1977, e abbiamo percorso insieme quindici anni di storia del tiro a volo italiano fino alle Olimpiadi di Barcellona.”

“Quando mi chiedono chi era più forte tra noi, – dichiara Marco Venturini – io dico sempre senza esitazione che era Daniele. Sì, d’accordo: ho probabilmente vinto di più, ma questo è un argomento che va considerato da tante prospettive diverse. Perché nello sport ci sono valori che non sono proprio sempre tangibili: Daniele è stato un esempio superbo di tecnica di tiro ed è stato autore di tanti punteggi strepitosi. È stato, per dirla come si dice comunemente, meno baciato dalla sorte ma certamente non meno bravo. E quel che ricordo davvero con più commozione è la grande stima reciproca che ci ha sempre contraddistinto: infatti ogni confronto a cui abbiamo partecipato da avversari, con qualunque esito si concludesse, era suggellato sempre da un abbraccio e da un sorriso!”

Sulla grande suggestione emotiva che ha caratterizzato il Memorial Daniele Cioni pone l’accento anche Mirco Cenci.

“È stato certamente molto emozionante partecipare a questa gara e a questa celebrazione del ricordo di Daniele. La mia vita e la sua sono state unite da anni di condivisione di gare, di raduni, di imprese sportive. Abbiamo iniziato nel 1976 con quella che è stata la prima trasferta internazionale per entrambi: il Campionato europeo a Brno, nell’allora Cecoslovacchia.”

“Posso dirmi orgoglioso – prosegue Mirco Cenci – di aver riconquistato Daniele alla causa del tiro a volo dopo un lungo periodo in cui lui si era effettivamente allontanato dalle pedane per seguire l’attività della sua azienda. Ricordo chiaramente che quando il Kuwait mi chiese assistenza per trovare un allenatore per la squadra del Trap, il mio pensiero andò subito a Daniele Cioni. E Daniele si mise volentieri a disposizione con quella grande modestia che è il segno distintivo di ogni campione vero. Sapeva che essere stato distante dal mondo del tiro per numerosi anni gli aveva fatto perdere quella familiarità con lo sport che ti trasmette proprio la quotidiana frequentazione di quello stesso sport. Gli ho fornito volentieri un aiuto per introdursi nel mondo sportivo del Kuwait e per tornare a muovere i suoi primi passi da coach dopo una carriera straordinaria da agonista.”

“Un solo dato secondo me – conclude Mirco Cenci – sarebbe sufficiente per descrivere la grandezza sportiva di Daniele: la squadra di Trap del Kuwait con lui ha conquistato due carte olimpiche. Ma stiamo parlando di una nazione con un esiguo numero di abitanti e con un ridottissimo numero di persone che praticano il tiro a volo. Questo significa che Daniele Cioni, pur lavorando su una rosa ristrettissima di nomi, era riuscito a intuire le doti di alcuni dei suoi atleti e ad amplificarne le potenzialità in maniera incredibile.”

È perentorio Marco Bagnoli, un altro degli storici amici di Daniele Cioni, che ha peraltro conquistato proprio il trofeo al termine di un combattuto barrage sulle pedane del Tav La Torre:

“Dopo il Gran Premio di Lonato non sarei davvero andato a partecipare immediatamente ad un’altra gara così impegnativa, ma era impossibile mancare a questo appuntamento che celebrava Daniele. Cioni è nato tiravolisticamente al campo creato e gestito dalla mia famiglia: la Società S. Martino di Tavarnelle Val di Pesa in cui ho mosso anche io i primi passi da tiratore.”

“Ho trascorso i miei ultimi quarant’anni – scherza Marco Bagnoli – gareggiando fianco a fianco con i più grandi campioni del panorama italiano e tra questi, per almeno un quindicennio, Daniele Cioni è stato il regolare compagno di viaggio di ogni gara. Questa volta in cui non avevo quasi intenzione di gareggiare ho addirittura sfidato tutte le previsioni: mi sono iscritto all’ultimo momento, sono entrato nelle ultime batterie e ho affrontato 125 piattelli, tra le serie di qualificazione e i barrage, nel giro di un’ora e quarantacinque minuti. E ho anche vinto: Daniele sarebbe davvero fiero di me!”

Il saluto del Presidente Luciano Rossi

Daniele Cioni è stato e resta una leggenda anche per i più giovani campioni del panorama italiano.

“Confesso che era dall’inizio dell’anno che pensavo a questa gara – dichiara Jacopo Cipriani, autore del miglior punteggio al traguardo dei 75 piattelli di selezione – perché la consideravo un appuntamento emotivamente importante e quindi l’ho affrontata con grande determinazione ma anche davvero con grande emozione.”

“Inutile sottolineare che Daniele Cioni è stato uno dei miei miti di quando ero un bambino e seguivo il mio babbo nelle gare. Il mito di Daniele è rimasto e si è consolidato poi quando ho iniziato a sparare: non posso dimenticare che lui mi dispensava generosamente consigli quando ci si incontrava in gara sui campi di tutta l’Italia. E perfino in alcune gare internazionali in cui ero stato convocato in azzurro, quando lui frattanto era divenuto commissario tecnico della squadra del Kuwait, ci siamo incontrati sul campo e lui ha assistito a qualche fase della mia gara.”

“Per quelli della mia generazione – precisa Rodolfo Viganò – Daniele Cioni era in assoluto il modello tecnico insieme a Marco Venturini e a Marco Conti, tanto per fare un altro paio di nomi. Non ci sono dubbi: Daniele è certamente uno dei tiratori italiani che ha rotto più piattelli, magari certamente vincendo meno di quello che avrebbe meritato. Sta di fatto che è stato un professionista irraggiungibile, un maestro forse di poche parole ma inarrivabile in pedana. Per noi giovani tiratori emergenti della fine degli anni Ottanta e dei primi Novanta era l’esempio a cui uniformarsi per tecnica e agonismo. Io ho avuto la fortuna di gareggiare in squadra con Daniele: a metà degli anni Novanta abbiamo vinto un Campionato europeo a squadre. Eravamo Daniele Cioni, Johnny Pellielo e il sottoscritto. Sparammo tutti e tre a palla, come si dice in questi casi: Daniele conquistò l’argento individuale, Pellielo concluse al quarto posto e io al quinto. Siamo stati fortunati ad avere al fianco Daniele Cioni in alcuni episodi come questo: ci ha permesso di “rubare” qualcosa della sua tecnica eccelsa e credo che questo sia il miglior gesto di gratitudine che possiamo tributargli!”

(foto: Irene Petruzzelli e Tav La Torre)