Settimo San Pietro: la Società dei sogni
Il sodalizio cagliaritano ha centrato la conquista dello scudetto di Seconda categoria all’intersocietario di Fossa Olimpica in programma al Tav Acquaviva: del percorso che ha condotto i sardi all’impresa parla il Presidente Tigellio Danese
(di Massimiliano Naldoni)
La Società dei sogni: è proprio così che Tigellio Danese, Presidente del Tav Settimo San Pietro, descrive il proprio sodalizio. E il motivo è presto detto: il club cagliaritano, con l’avvento del dirigente cinquantatreenne che vanta importanti trascorsi agonistici nel nuoto e nella pallanuoto, ha assunto davvero la mentalità della squadra vincente che pensa in grande e appunto vuol tradurre in realtà le proprie aspirazioni. Intanto un primo significativo traguardo è stato raggiunto: il Tav Settimo ha infatti conquistato lo scudetto delle Società di Seconda categoria di Fossa Olimpica al confronto tricolore che ha visto concorrere ventotto formazioni di quella divisione al Tav Acquaviva. Grazie alla prestazione di Daniele Sirigu, Luca Paoli, Marco Danese, Paolo Boi, Dario Follesa e Pier Giorgio Corona la formazione cagliaritana ha totalizzato 547/600 e ha svettato staccando di cinque piattelli la squadra seconda classificata: il Tav Castelfidardo, e di sei la terza: il Tav Raimondo.
Presidente Danese, si erano già avvertite, per così dire, le avvisaglie di questa prova brillante anche prima del Campionato delle Società?
Certamente sì e infatti adesso le aspettative sono inevitabilmente tante perché in questa stagione abbiamo avuto un anno agonistico che possiamo definire glorioso. Siamo partiti all’inizio della stagione vincendo il Campionato regionale invernale della Sardegna, poi a Roma siamo saliti sul podio dell’invernale nazionale. E abbiamo vinto di nuovo il regionale estivo con uno dei punteggi più alti a livello nazionale.
La formazione di Settimo San Pietro al vertice del podio delle Società di Seconda categoria al Campionato delle Società di Acquaviva davanti a Castelfidardo e Raimondo
Com’è stato programmato l’avvicinamento alla competizione che vi ha consegnato il titolo di Seconda categoria?
Ad Acquaviva siamo arrivati qualche giorno prima della gara: abbiamo affrontato questa trasferta in nove, con quattro Prima categoria tra i quali il grande ed esperto capitano Luca Paoli, ma anche con mio figlio Marco, quindicenne di Terza categoria, che spara da un anno ma era reduce dalla bella prova tra le Giovani Speranze al Campionato italiano del Settore Giovanile in cui si è classificato quarto dopo aver conquistato il dorsale numero uno in finale con 117. Arriviamo sempre agli impegni agonistici che contano con una squadra un po’ allargata: questa è la nostra filosofia che è un atteggiamento che tradizionalmente deriva dalla mia militanza anche in altri sport. Posso dire che siamo andati ad Acquaviva con l’idea che il podio potesse essere un traguardo realistico. Poi, come si è visto, è andata addirittura decisamente meglio. Allo stato attuale siamo una Società di centocinquanta tesserati con un lavoro importante indirizzato al Settore Giovanile: infatti alla Coppa dei Campioni al Concaverde, agli ordini del Vicepresidente Adriano Cara, in squadra sarà impegnato un altro dei nostri ragazzi perché frattanto Marco parteciperà al Trofeo Coni, ma posso anche già anticipare che il 2025 sarà un anno di vera e propria esplosione agonistica del gruppo dei nostri giovanissimi. D’altronde non esito a dire che mi incantano i giovani in pedana: che siano della mia Società o di altre, li considero una risorsa incredibile per ogni disciplina sportiva.
Il giovane Marco Danese all’ingresso in pedana durante il confronto di Acquaviva
Presidente Danese, il suo recente approdo alla dirigenza del club è anche il segnale di una forte volontà collettiva di imprimere nuovi slanci al sodalizio?
Serve fare una premessa che spieghi il mio rapporto con lo sport. Il mio primo contatto con l’attività sportiva è avvenuto quando avevo sei anni e mi sono avvicinato al nuoto. A quell’età ero un esordiente nello stile farfalla: quello che allora si chiamava delfino. Poi a quindici anni militavo in una squadra di pallanuoto e per alcune stagioni ho vissuto un’esperienza bellissima in serie B. È stato un po’ prima dei miei vent’anni che mi sono avvicinato al tiro a volo: ho iniziato a sparare con il maestro Franco Gattermayer e in quell’epoca l’altro mio idolo è stato Claudio Andry. In realtà poi ho abbandonato il tiro a volo diciotto anni fa da Prima categoria. Mi sono riavvicinato all’attività in tempi relativamente recenti per avviare mio figlio Marco alla pratica di pedana e ho stretto di nuovo i contatti con i vecchi tiratori che erano nati tiravolisticamente e si era formati alla Società di Settimo San Pietro. Abbiamo capito di condividere un progetto comune che contempla un’attività con un forte connotato agonistico ma anche e soprattutto un’attività supportata dalla grande passione che ci accomuna. Io dico sempre che con questo gruppo abbiamo creato una Società che permette di raggiungere e realizzare dei sogni. Poi naturalmente i sogni si realizzano con tanti sacrifici e con tanto lavoro.
La squadra di Settimo esultante dopo la vittoria
Com’è avvenuta la definizione della squadra che ha gareggiato ad Acquaviva?
Abbiamo nominato un capitano che svolgesse anche il ruolo di Commissario tecnico: il capitano è l’uomo con più esperienza che deve saper riconoscere il momento giusto di ciascun tiratore e nessuno come Luca Paoli poteva interpretare meglio questo ruolo. E quindi abbiamo seguito le indicazioni di Luca Paoli che sarebbe stato naturalmente appunto il capitano e il selezionatore ma anche l’atleta che si è collocato di rincalzo nella batteria: a chiudere la serie in ogni turno da vero elemento di esperienza. In squadra poi sono andati gli altri due Prima categoria: Daniele Sirigu, che peraltro sarà in Eccellenza l’anno prossimo, e Paolo Boi, insieme ai Seconda categoria Dario Follesa e Pier Giorgio Corona. Mi era stato chiesto in certo modo un ritorno alle armi in prima persona, ma poiché con mio figlio Marco eravamo allo stesso livello, ho ritenuto che fosse preferibile proporre in squadra il più giovane dei due e questa scelta è stata condivisa anche dal capitano Paoli. Anche perché, come sostengo da tempo, in questa mia fase preferisco fare il Presidente che non il tiratore. In gara Marco ha sparato in prima pedana e concludere con 91/100 dopo aver esordito con tre zeri nei primi cinque piattelli della prima serie è da considerare davvero un grande risultato.
La prima serie è stata infatti la più difficile: poi la squadra ha dispiegato le ali.
Sì, siamo partiti molto nervosi: va detto. L’avvio di gara di Marco è stato difficile, ma lo è stato ad esempio anche quello di Marco Follesa che ha commesso gli errori della prima serie di nuovo nei primi dieci piattelli. Il Campionato di Seconda categoria è davvero un confronto molto difficile: è una gara in cui sono coinvolte tante grandi Società. Siamo partiti con diciotto zeri e quindi con un posizionamento in centro classifica. Poi c’è stato un bel recupero già nella seconda serie con soltanto undici zeri. Nella terza serie siamo arrivati agli ultimi cinque piattelli per tutti con la squadra che aveva soltanto sei zeri: a quel punto è maturato uno zero del capitano Luca Paoli e, forse in conseguenza di quel lieve cedimento, c’è stato un comprensibile momento di deconcentrazione e di affaticamento di tutto il gruppo e siamo scivolati a quattordici zeri. L’ultimo giro è stato invece quello della perfezione perché abbiamo chiuso con dieci zeri ed è stato il turno di tiro che ha determinato la posizione in classifica dal momento che in realtà soltanto con il risultato dell’ultima serie siamo andati davvero in testa alla graduatoria. Ma quella situazione descrive bene lo spirito della squadra: non mollare mai e crederci fino all’ultimo piattello. È esattamente quello che vogliamo insegnare anche ai giovani della nostra Società: che le gare si vincono all’ultimo piattello.