Sandro Bellini: in Corea un Mondiale bello e sofferto

Il Commissario tecnico della Nazionale under 21 di Skeet commenta le belle affermazioni, le prestigiose medaglie e qualche disavventura dell’appuntamento iridato di Changwon

(di Massimiliano Naldoni)

Coach Bellini, come descriverebbe la cornice in cui si è svolto il Mondiale coreano?

 È stato certamente un Mondiale difficile dal punto di vista della gestione della squadra. Per quanto riguarda le condizioni meteo, c’è stata pioggia per cinque giorni e anche un’afa incredibile e questo sicuramente non ha agevolato le prove delle atlete e degli atleti. È vero che questi inconvenienti valgono sempre per tutte le squadre, però va detto ad esempio che la differenza di fuso orario di sette ore è stata un inconveniente difficile da superare. Per alcune ragazze e per alcuni ragazzi si trattava della prima volta che affrontavano un viaggio con una differenza di fuso orario così marcata e certamente non sono riusciti a gestirne efficacemente gli effetti. Del resto avevo avvertito un po’ tutte e tutti che il jet lag è un fenomeno misterioso: a volte si avverte pesantemente, altre volte no, e qualche volta l’effetto si manifesta immediatamente oppure invece perfino dopo qualche giorno.

Il Ct della Nazionale under 21 di Skeet Sandro Bellini

E il giudizio dal punto di vista agonistico e del risultato?

Complessivamente il giudizio sull’esito della gara è assolutamente positivo. In allenamento tutte le ragazze e tutti i ragazzi erano nella condizione migliore. La presenza di quattro elementi in finale – due atlete e due atleti – forse avrebbe dovuto significare anche qualche medaglia in più. Ma c’è sempre quella che chiamiamo sfortuna e c’è un po’ di stress da parte delle ragazze e dei ragazzi: fa parte del gioco. Ad esempio, a proposito di imprevisti, a Cristian Giudici si è rotto il fucile alla quarta serie dopo che aveva fatto un ottimo 71. Ha perso cinque o sei piattelli per quel problema al fucile che non esplodeva il secondo colpo, ma senza quell’inconveniente Cristian avrebbe potuto accedere senz’altro alla finale. Alla valutazione positiva della gara contribuiscono naturalmente i traguardi ottenuti: il titolo mondiale di Mixed Team di Sara Bongini e Andrea Galardini e il bronzo individuale dello stesso Galardini che ha conquistato il titolo a squadre con Francesco Bernardini e Marco Coco e poi l’argento prestigioso a squadre di Sara Bongini, Viola Picciolli e Damiana Paolacci. Mi piace davvero sottolineare il grande risultato che abbiamo ottenuto nel Mixed Team. Oltre alla brillante vittoria di Sara e Andrea, mi ha gratificato molto che Viola Picciolli e Francesco Bernardini abbiano sfiorato l’accesso alle finali dopo aver meritato pienamente sul campo la partecipazione alla gara. Senza trascurare che praticamente un mese fa a Suhl con Damiana Paolacci e Marco Coco avevamo già stabilito il record mondiale in quello stesso evento.

Sara Bongini e Andrea Galardini esultanti dopo la conquista del titolo mondiale di Mixed Team

Scendiamo nel dettaglio di alcune prove: cosa è accaduto in finale a Viola Picciolli?

Viola in finale ha fatto sette zeri sulla pedana 3 e questo naturalmente ha pregiudicato la sua gara. Era la sua prima finale e partendo quindi ovviamente proprio dalla 3, come in ogni finale, è accaduto che lo stress si è fatto subito sentire. Ho visto che aveva qualche problema a imbracciare ed era sicuramente bloccata dalla tensione: rimaneva infatti con la testa alta per riuscire a guardare meglio i piattelli. È l’effetto tipico dello stress. Per Viola era appunto la prima finale importante che affrontava e trovarsi di punto in bianco in una finale del Mondiale chiaramente ha prodotto qualche conseguenza negativa. In finale decisamente non è riuscita ad essere tranquilla e serena come invece è riuscita ad essere prima in gara. Dobbiamo riconoscerle di aver fatto un’ottima prova in qualificazione perché è stata anche autrice di un 25 in una gara in cui i 25, sia nel comparto femminile che in quello maschile, sono stati veramente pochi.

Anche Sara Bongini, che è un’atleta certamente più esperta, non è riuscita a esprimersi al meglio in finale.

Sara ha ovviamente più esperienza ed è tecnicamente matura. Si è verificato però un po’ un cortocircuito: era convinta di effettuare un’impostazione e un movimento che avevamo concordato e invece in realtà non è riuscita a metterlo in pratica. Io avevo chiesto molto più controllo sul primo piattello e invece ho visto Sara che buttava la fucilata senza controllare il bersaglio e questo l’ha portata a fare decisamente troppi zeri sulla 5. Mi ripeteva: ma io sto facendo quello che abbiamo detto! Invece no: non eseguiva il movimento nei tempi corretti. Dopo la gara individuale abbiamo parlato di questo fenomeno e infatti nella gara del Mixed Team è riuscita a controllare di più il primo colpo. E nel giorno del Mixed Team è riuscita a evitare quella trappola del primo colpo molto veloce che appunto le ha fatto perdere dei piattelli nell’individuale. Non posso negare però un po’ di delusione perché Sara, per le qualità che le riconosciamo e per la buona condizione in cui ha affrontato questa gara, poteva sicuramente aspirare ad una medaglia.

Andrea Galardini e Sandro Bellini

Capitolo Andrea Galardini: cosa è successo?

Premetto che ero convinto che questa potesse essere senz’altro la gara di Galardini in considerazione del modo in cui stava sparando. Ma le gare sono determinate anche da un singolo episodio: nel suo caso lo zero attribuito ad Andrea in finale alla pedana 4 su un piattello che io considero buono. Chi ha assistito alla finale in diretta o anche dopo sui circuiti in rete ha visto che io ho urlato come un pazzo per rivendicare la validità di quel piattello. Può accadere infatti che non si veda una lametta di piattello, ma di certo non può succedere nel caso di un pezzo di dimensioni consistenti come quello in questione: ed è un’impressione che è stata condivisa da tantissimi che hanno assistito alla finale. Ma i tre giudici hanno decretato di concerto lo zero e il Jury che ho interpelato ha confermato quel giudizio. Sportivamente abbiamo accettato, ma purtroppo per Andrea il problema non è stato limitato a quello zero e infatti per le conseguenze di quell’errore Andrea ha fatto altri due zeri. Era chiaramente destabilizzato dall’episodio: ha perso il ritmo. Naturalmente non c’è la riprova che senza quell’episodio avrebbe potuto vincere, però va detto che in quel momento Andrea era in testa, aveva gestito bene i tre giorni di gara con un 122 in qualificazione che è un signor punteggio, e i due zeri che poi lo hanno precipitato al terzo posto li ha fatti su una pedana in cui in qualificazione aveva sparato bene: segno che si trattava delle conseguenze di quell’episodio non digerito.

Sandro Bellini e il Preparatore atletico Carlo Alberto Zandomeneghi con la squadra azzurra di Skeet presente al Mondiale di Changwon

Anche Francesco Bernardini è arrivato a un passo dal podio individuale.

 Sì, Francesco si era preparato bene con un lavoro serio come del resto tutte e tutti in questa squadra che ho condotto in Corea. Aveva fatto una gara esemplare nelle prime tre serie di qualificazione con tre 24. Poi è scivolato su di un 21 proprio nell’unica serie che ha affrontato quando non pioveva. In quella serie Francesco ha fatto due zeri alla 4 e soprattutto, incredibilmente, all’8 pull. Subito dopo quella serie gli ho fatto presente che avevo percepito che alcuni di quegli errori, in partcolare quell’8 pull, erano l’effetto della mancata metabolizzazione di uno degli zeri precedenti e ho sottolineato che questi fenomeni non devono avvenire nella gestione di tipo professionistico di una gara. Francesco ha compreso bene le mie indicazioni, ci ha creduto fino in fondo e si è conquistato la presenza in finale prima con un bel 24 all’ultima serie e poi con uno shoot-off di carattere. È vero che in finale la forte tensione ha prodotto il suo doppio zero alla 4 che l’ha costretto al quarto posto, ma nel complesso giudico senz’altro positivamente la sua prova.

Determinante per la vittoria a squadre ma meno protagonista nell’individuale: che gara è stata quella di Marco Coco?

Con Marco, nei giorni immediatamente precedenti la gara in Corea, abbiamo lavorato a lungo sulla pedana 4 che era quella che lui in questo momento temeva e nella quale non riusciva a sparare bene. In realtà dal raduno in Italia fino al giorno prima della gara Marco non ha sbagliato praticamente niente su quella pedana. Stava sparando in una maniera impressionante e aveva certamente risolto i problemi. Ma non dimentichiamo che Marco, sebbene sia nel circuito da anni e da molte stagioni sia autore di ottime gare, ha compiuto 18 anni da qualche giorno: probabilmente, a fronte di una tecnica matura, non c’è ancora la capacità di gestire consapevolmente la pressione psicologica. Marco era consapevole di avere le possibilità di fare il risultato, ma ancora non è sufficientemente saldo per gestire un evento così importante. Lo spiega bene il fatto che in gara ha totalizzato due 21: sono otto zeri che in realtà non aveva fatto neppure considerando tutti i piattelli sparati nei cinque giorni precedenti. Del resto è capitato qualcosa del genere anche a Galardini: stava sparando benissimo in Italia ma poi il giorno prima della gara, sul campo del Mondiale, ha fatto 20 e 21 negli allenamenti ufficiali. Ne abbiamo parlato per quaranta minuti di quelle due serie con Andrea: gli ho detto che è normale che accada qualcosa di quel tipo quando si avverte l’atmosfera della gara. Ed evidentemente con quei quaranta minuti di confronto abbiamo risolto il problema perché poi in realtà in gara ha fatto 99/100!

Sara Bongini e Andrea Galardini al vertice del podio del Mixed Team di Skeet al Mondiale

La parola a Andrea Galardini

 Andrea, quali sono state le tue sensazioni nella finale individuale?

 Ci sono già stati e ci saranno sempre casi di piattelli contestati. Dobbiamo metterli in conto, però quando ti capita di sperimentarlo direttamente, non è facile poi archiviarlo di punto in bianco: provoca degli effetti negativi. Come ho anche detto al Ct Bellini, io ho fatto di tutto per non arrabbiarmi e non compromettere ancora di più la mia gara, però so che quell’episodio e quel pensiero hanno inciso sulla seconda parte della gara. Vai alla pedana successiva e vuoi concentrarti sui piattelli che devi affrontare ma a quell’episodio, più o meno involontariamente, ci pensi. E comunque devo riconoscermi di aver saputo difendere la posizione perché avrei potuto perfino perdere il podio se mi fossi abbandonato totalmente a quel pensiero. Invece sono riuscito a dirmi: ok, Andrea, per ora è andata così, diamo comunque il massimo nel resto della finale. Una gara come quella individuale ha provocato un grande dispendio di energie: infatti quando sono entrato in pedana per la prima serie del Mixed Team, pur avendo rispettato tutta la routine di altre volte e pur avendo fatto la consueta attivazione con Carlo Alberto Zandomeneghi, avvertivo una leggera flessione delle potenzialità fisiche. È proprio il segno di quanto aveva pesato, fisicamente e psicologicamente, tutta la gara del giorno precedente. Poi, però, grazie al contributo straordinario di Sara Bongini e al grande impegno che ho voluto mettere in campo, la gara ha avuto il miglior esito possibile.

 

La parola a Sara Bongini

 Sara, per te ci sono due gare in Corea, quella deludente dell’individuale e quella trionfale del Mixed Team: come le vedi adesso a qualche giorno di distanza?

 Nella finale individuale ho avuto problemi con la prima doppia, quella regolare, alla pedana 5. Non riuscendo a correggere quell’errore sono andata sotto stress e forse alla tensione si è mescolata anche la rabbia di non riuscire a trovare una soluzione. Effettivamente sono rimasta delusa dal risultato della gara individuale: anche sotto il profilo dell’esperienza e dei risultati ottenuti in altre occasioni ero certamente superiore ad altre atlete che sono andate a podio. A quel punto la giornata del Mixed Team si è trasformata nella giornata del riscatto. Mi sono detta tra me e me che non volevo davvero perdere un’altra gara e allora con la preziosa collaborazione di Andrea siamo riusciti a centrare la vittoria. D’altronde a questa gara ero arrivata in una condizione di buona forma con sensazioni molto positive. Non posso neppure imputare alle condizioni meteo qualche problema che è scaturito nella prima giornata perché in realtà la pioggia a questo Mondiale della Corea non mi ha mai infastidito. Certamente devo dire che se dovremo affrontare ancora altre prove sotto la pioggia per tutta la durata della gara – e capiterà senz’altro – si dovrà prendere in considerazione anche l’eventualità di fare allenamento proprio nei giorni di pioggia. Sinceramente anche proprio in allenamento non ho mai scansato il maltempo: se le previsioni dicono pioggia e vento e in quel momento sto andando ad allenarmi, non cambio programma. Quindi, su un campo di Skeet sono preparata a tutti i generi di maltempo.