San Demetrio: campioni per vocazione

Con la recente vittoria tra le Società di Terza categoria di Trap il sodalizio siracusano ha inanellato l’ottavo podio consecutivo: è il Presidente Angelo Di Mari a spiegare la strategia del suo gruppo

(di Massimiliano Naldoni)

La conquista dello scudetto delle Società di Terza categoria di Fossa Olimpica che il Tav San Demetrio ha conseguito al Tav La Torre quasi un mese fa non rappresenta soltanto un’altra prestigiosa vittoria che segue quella invernale ottenuta in primavera, ma è soprattutto l’ottavo podio consecutivo. Trainata dallo strepitoso Junior di Prima categoria Fabrizio Fisichella, la formazione siracusana completata da Orazio D’Angelo, Salvatore Dell’Aquia, Massimo Chiarenza, Filadelfo Gaeta e Giuseppe Salustro al Tav La Torre ha dominato il confronto intersocietario confermandosi, anche a dispetto delle ridotte dimensioni del club di Carlentini e della sua platea di tesserati, come una realtà di profilo indiscutibilmente nazionale. È il Presidente Angelo Di Mari a raccontare il percorso compiuto dalla formazione siciliana, ma anche a spiegare con molto pragmatismo le aspirazioni del club per il futuro più o meno immediato.

Presidente Di Mari, il Campionato delle Società 2024 ha consegnato a San Demetrio un altro scudetto grazie ad una grande prova della squadra. Qual è il momento della gara che ricorda con più emozione?

Probabilmente quell’ultima difficilissima serie, quando la nostra media si è un po’ abbassata proprio con il risultato dell’ultima serie. Dopo la terza serie avevamo nove lunghezze di vantaggio dalla seconda squadra che in quel momento era Il Campione. E con Il Campione abbiamo sparato in contemporanea proprio l’ultima serie. Poggio dei Castagni ha sparato invece dopo di noi, con condizioni atmosferiche migliori, e ha fatto un bel risultato che gli ha permesso di agguantare il secondo posto. Noi e il Campione abbiamo sparato invece sotto il diluvio universale: è sufficiente dire che io non potevo stare neppure sotto l’ombrello alle spalle della pedana per assistere alla serie dei miei ragazzi perché veniva giù una pioggia torrenziale. Ho assistito dalla club-house. Anzi, ho assistito per modo di dire perché da quel punto di osservazione non riuscivamo a vedere i piattelli per l’intensità della pioggia e potevamo sentire soltanto gli spari.

Il Presidente Di Mari e la sua squadra sul primo gradino del podio dell’intersocietario di Terza categoria davanti a Poggio dei Castagni e Il Campione

La seconda serie è stata il capolavoro della gara: con quel punteggio ha cominciato a farsi strada in lei l’idea che si poteva vincere?

La seconda serie è stata davvero bellissima, ma per scaramanzia e per senso pratico non formulo mai previsioni trionfalistiche perché non si sa mai come può andare. E poi alla seconda serie è davvero troppo presto per pensare a come andrà a finire la gara. Io sono del parere che alla seconda serie devi guardare soltanto il tuo risultato e devi continuare a lavorare. Alla terza semmai si può cominciare a formulare qualche idea. Ma in realtà io non faccio mai previsioni e non manifesto le mie speranze neppure all’ultima serie perché sarebbe soltanto un modo per trasmettere pressione agli atleti e gli atleti davvero non hanno bisogno di essere messi sotto pressione. Fra l’altro ogni atleta, pur evitando di andare a consultare classifiche direttamente sul campo oppure in rete, capisce perfettamente quando la squadra sta viaggiando su buoni punteggi e quindi la pressione si produce comunque nell’arco della gara. In questo caso poi l’ultima serie, come dicevo prima, l’abbiamo effettuata in condizioni estreme, quindi era molto ma molto rischioso fare qualunque pronostico. Io sconsiglio drasticamente non soltanto di consultare le classifiche, ma anche di parlare delle serie disputate o dei lanci. Meglio se ognuno si isola, se ascolta la musica o se parla con i compagni di squadra di argomenti estranei alla gara. Ai ragazzi suggerisco poi anche di essere molto attenti all’alimentazione. Perché in passato abbiamo perso qualche titolo per non aver osservato con cura qualche aspetto della preparazione e quindi con l’esperienza abbiamo sviluppato molta attenzione a tutti gli aspetti.

Che tipo di preparazione sul campo di gara avevate programmato?

Parliamoci chiaramente: una trasferta di questo genere costa tantissimo anche se si è previsto di avere un solo giorno a disposizione per l’allenamento, pertanto, no: non siamo andati molti giorni prima al Tav La Torre. Siamo arrivati in volo a Firenze il venerdì sera e poi siamo arrivati nella sede di gara in nottata. Abbiamo provato il campo soltanto il sabato e abbiamo fatto soltanto due serie di gara. D’altronde io per abitudine non vado mai forzando i ragazzi a fare il risultato nelle serie di prova. Mi interessa vedere il loro approccio al piattello, la rottura del piattello. Mi interessa che verifichino dove puntare. Come si dice normalmente: si vede da poche situazioni se l’atleta c’è. In allenamento si fanno delle prove pertanto il risultato ha un valore molto relativo.  Io lascio sempre liberi i ragazzi di sparare anche qualche serie in più, se qualcuno lo ritiene utile. Però nel giorno dell’allenamento ripeto sempre la mia regola che recita: quello che si spende oggi, non ci sarà domani. Per sottolineare che l’allenamento serve per adattarsi al campo, non per crescere in qualità in vista della gara. D’altronde il Tav La Torre in cui abbiamo sparato è un bell’impianto e quindi serviva soltanto mettere a punto qualche piccolo aspetto per essere pronti.

La squadra che ha vinto questo titolo è per quattro sesti la stessa che ha conquistato lo scudetto invernale. Squadra che si vince non si cambia, dunque, o la si cambia poco..?

Sì, c’è stato soltanto un avvicendamento di due soli atleti rispetto all’inverno. Però posso dire che proprio in questi giorni mi è capitato di esaminare le formazioni che ho designato in questi anni e ho constatato che dalla gara di Fasano in cui, nel 2022, abbiamo vinto il titolo invernale, sono cambiati sei atleti sui sette che comprendono anche la riserva. Quindi in realtà negli anni la squadra ha saputo sempre un po’ trasformarsi con gradualità. Io facevo anche un’altra riflessione di nuovo proprio in questi giorni. San Demetrio è una piccola realtà: abbiamo pochi mezzi, i tesserati saranno una trentina ma quelli che fanno attività a un certo livello e vanno in giro alle gare importanti sono soltanto sette o otto. Abbiamo buoni tiratori, sì, ma che non hanno ancora avuto la possibilità di accedere ad esempio alla Nazionale. Ma al netto di tutto questo che ho detto, il fatto importante è che sono tutti delle bravissime persone. E posso dire che tutti gli atleti che si sono avvicendati in squadra in questi anni, nel 99% dei casi rappresentano appunto grandissime persone: per la passione che dimostrano e per i sacrifici che fanno per il tiro a volo togliendo magari tempo alla famiglia, al lavoro e al proprio tempo libero. Molti di loro in questi mesi hanno utilizzato la pausa-pranzo del lavoro per fare qualche serie, oppure d’estate hanno trascorso la domenica al campo di tiro mentre magari altri sarebbero andati tutto il giorno al mare. Sono anche persone che, nei tre giorni in cui ogni volta si ritrovano insieme per partecipare ad una gara, si rivelano capaci di mettere da parte le particolarità del carattere di ognuno per creare un’atmosfera di squadra molto leggera che favorisce la collegialità e smorza la pressione psicologica della gara. Quindi io mi ritengo davvero fortunato di aver raccolto intorno alle insegne di San Demetrio, prima ancora che dei buoni atleti, delle grandi persone. E il risultato che abbiamo ottenuto in questi anni, tutti questi podi, li abbiamo ottenuti proprio per questa bella alchimia.

Fabrizio Fisichella, che peraltro è stato il migliore dei sei impegnati nel Campionato delle Società, è stato anche autore di un’annata brillantissima. Che futuro immagina per questo suo giovane talento?

Fabrizio è stato fantastico: in questa gara ha sparato in un modo bellissimo. Io l’ho detto anche agli altri atleti: che quando sparava Fabrizio io potevo anche permettermi di distrarmi perché ero sicuro che avrebbe fatto bene. Lo sentivo dal ritmo dei suoi colpi che era perfettamente in gara. Fabrizio, che adesso è un ventenne, in questa stagione è maturato molto come persona e come atleta, sicuramente anche grazie alla grande competenza di Daniele Lucidi che lo sta seguendo dal punto di vista tecnico. Per la nostra squadra Fabrizio è certamente un elemento molto importante, ma spero naturalmente che presto possa magari anche vestire la maglia azzurra. Accetterò volentieri qualche sua assenza a vantaggio della sua carriera sportiva.

Presidente Di Mari, possiamo dire che San Demetrio avrebbe i requisiti per figurare bene anche nella Coppa dei Campioni e meriterebbe dunque di essere presente a quella competizione?

Sarò sincero: non abbiamo mai partecipato alla Coppa dei Campioni e non ci saremo neppure quest’anno. Il problema è molteplice. C’è un aspetto anzitutto economico, perché non possiamo davvero ignorare che ogni trasferta per la squadra rappresenta un costo proibitivo e già tremo al pensiero che nella prossima stagione dovrò muovere due squadre al Campionato invernale e altre due a quello estivo. Poi ci sono altri aspetti che investono la sfera personale e lavorativa di ognuno degli atleti. C’è ad esempio chi in determinati momenti vuole e deve stare più vicino alla famiglia e c’è poi chi sul lavoro ha perso magari già troppe giornate nell’arco dell’anno e non potrebbe davvero assentarsi di nuovo. Ci sono insomma tanti motivi diversi che allo stato attuale ci impediscono di programmare anche quell’impegno. Per il momento ci godiamo felicemente questo meraviglioso scudetto che ha concluso un’annata già molto luminosa.