Parlano i protagonisti del ParaTrap

Calogero Sansone, Gabriele Nanni, Saverio Cuciti, Davide Fedrigucci e Maria Mirabile commentano il responso degli Assoluti di Racconigi

(di Massimiliano Naldoni)

SECONDA PARTE

Per Calogero Sansone, neo-campione italiano di PT3 agli Assoluti di Paratrap a Racconigi, questo primo scorcio della stagione 2023 sta coincidendo con il conseguimento di traguardi molto positivi. Lo spiega lo stesso paratleta, cinquantaquattrenne di Villalba di Caltanissetta che risiede in Liguria, con il conforto del responso del test che ha preceduto immediatamente il Campionato italiano.

Calogero Sansone, campione italiano di PT3

“Una settimana prima di Racconigi – dichiara il paratleta di Albenga – siamo stati a Chateauroux con Saverio Cuciti per il Grand Prix de France e in PT3 ho vinto io: quella vittoria naturalmente mi ha fornito buone impressioni in prospettiva del Campionato italiano, anche perché in finale in Francia c’erano alcuni paratleti francesi molto forti, come Yann Jacques che ho superato poi in spareggio dopo il 38 pari in finale, e anche lo spagnolo Briňas Mora che ha conquistato il bronzo. Devo dire che anche a Chateauroux non avevo fatto un punteggio speciale in qualificazione: 96/125, quindi alcuni piattelli in meno del punteggio di qualificazione di Racconigi. Fra l’altro anche a Chateauroux abbiamo trovato condizioni meteo pessime, con pioggia e vento, e abbiamo sempre sparato in orari non favorevoli. Il responso del Grand Prix de France, però, mi ha permesso di arrivare a Racconigi consapevole di avere una buona prima fucilata.”

“È un periodo strano, questo, in cui in qualificazione sparo bene ma non riesco a fare il risultato. Però sapevo appunto che in finale quella buona prima canna che potevo mettere in campo mi avrebbe permesso di dire la mia. Chi spara sa perfettamente che ci sono tante situazioni in cui, al contrario, invece fai il risultato senza sparare bene: magari matura il 23 o il 24 in ogni serie, ma ti rendi conto che tecnicamente non hai sparato per niente bene.”  

“Al Campionato italiano – precisa ancora Calogero Sansone – in realtà in prova non sono mai sceso sotto il 22, anche perché Racconigi è un campo che frequento e conosco bene. Per i buoni segnali ricevuti dalle serie di allenamento è ovvio che mi aspettavo qualcosa di più dalla qualificazione, ma va anche detto che ormai vado in gara con la consapevolezza che l’importante è entrare in finale. E lì, in finale, sinceramente ero convinto di poter conquistare un posto tra i primi tre. Conosco le forze di alcuni dei miei avversari come Nanni e Cafaggi: perché ognuno di noi sa chi ha  davanti, quindi ero comunque consapevole di aver di fronte ottimi tiratori. Poi, naturalmente, la giornata può andare dritta o storta. Dopo i primi 25 piattelli è stato l’unico momento in cui ho guardato il tabellone e ho visto i punteggi di tutti. Ho fatto due conti e ho detto: effettivamente posso essere sul podio. A quel punto serviva fare il meglio possibile per conservare la posizione: ho dato il massimo e sono riuscito a conquistare il titolo.”

Il podio della PT3 con Calogero Sansone, Gabriele Nanni e Mirko Cafaggi

Anche Gabriele Nanni, medaglia d’argento in PT3, ha analizzato con attenzione il risultato del Campionato italiano di Racconigi ed è pervenuto alla considerazione che si è trattato in ogni caso di un responso che tecnicamente ha fornito interessanti spunti.

“Arrivavo fresco dal Gran Premio di Prima categoria di Ponso in cui avevo totalizzato 119 in qualificazione e contavo di ripetere quel punteggio. Nella prima parte della finale non è andata per niente male: ho chiuso con 22 su 25 sbagliando in realtà l’ultimo e quello è il risultato che ormai sto facendo stabilmente quando mi alleno a un colpo. Ma nel secondo girone ho accusato la stanchezza, il freddo e la pioggia che mi arrivava addosso. Mi aveva già mandato in forte crisi anche lo sbalzo di temperatura della domenica rispetto ai giorni precedenti. E quando siamo ripartiti dopo i primi 25 piattelli ho fatto subito due zeri e non sono riuscito a chiudermi di nuovo nella mia bolla.”

Gabriele Nanni

“Posso dire – spiega Gabriele Nanni – che l’anno scorso accusavo molto meno questi fenomeni esterni: forse avevo più grinta e più voglia di raggiungere gli obbiettivi. Questa volta è certamente mancata la grinta, ma in compenso ho capito perfettamente che cosa mi disturba in finale ed è ad esempio la sospensione della gara con la lettura dei risultati al termine di ogni step. Se hai il dorsale numero 1, come è avvenuto nel mio caso, devi ripartire subito e in questo caso, appunto, tutte le volte ho speso due piattelli per rientrare mentalmente in gara. Stiamo affrontando il problema con Riccardo Rossi e siamo alla ricerca di una soluzione. D’altronde, è proprio dalle sconfitte che si riesce a capire dove occorre intervenire per migliorarsi.”

Una reazione analoga in finale a Racconigi l’ha sperimentata anche Saverio Cuciti (nella foto di copertina) che si è riconfermato campione italiano della qualifica PT2.

“Il freddo che ha caratterizzato le fasi salienti del Campionato mi ha certamente deconcentrato – racconta il cinquantaquattrenne di Forte dei Marmi – ma devo ammettere che in finale ero tranquillissimo. Nonostante che abbia trascorso i tre giorni precedenti con la febbre a 39! In gara mi ha sempre confortato il fatto che in questi ultimi tempi riesco a rispettare una media alta e sono soddisfatto del mio modo di sparare che avevo verificato proprio una settimana prima al Grand Prix de France a Chateauroux dove ho ottenuto il secondo posto alle spalle dello spagnolo Oloriz Sanz. Un dato è certo: un livello così alto in generale non me lo ricordavo. Quanto alla finale di Racconigi, non giudico un problema il fatto di non essere riuscito a vincere nei tempi regolamentari, perché negli shoot-off in realtà riesco sempre a dare il massimo.”

Il podio della PT2 con Saverio Cuciti, Loris Fiorotto e Alesssandro Spagnoli

“Quest’anno – dichiara Saverio Cuciti confermando quanto l’atleta lucchese aveva già annunciato in altre interviste – ho anche deciso di iniziare la preparazione in una data più avanzata rispetto alle stagioni precedenti, perché in passato, con un calendario molto esteso, l’inconveniente è stato quello di ritrovarsi con un sovraccarico di fatica proprio nel periodo dell’anno in cui si collocano le gare più importanti. E confido che questa diversa calendarizzazione dell’attività produca un buon risultato.”

“Non è stata davvero una gara facile – sintetizza Davide Fedrigucci, neo-campione italiano di PT1 – e il 90/125 della qualificazione lo considero uno dei miei peggiori punteggi mai realizzati. Che mi abbia permesso di entrare in finale, sì: d’accordo, ma resta un punteggio di basso livello dal momento che negli ultimi tempi in qualificazione ho sempre sparato sulla media del 22. Purtroppo di recente sono intervenuti dei problemi alla schiena e ho dovuto mettere il busto che mi ha ridotto fortemente la qualità dei punteggi. In qualificazione a Racconigi ho sempre sparato con il busto che ha delle aste in alluminio che ti impediscono di avere un movimento fluido.”

Davide Fedrigucci, campione italiano di PT1

“Chi spara in piedi – spiega il paratleta quarantanovenne di Urbino – può distribuire il movimento su tutto il corpo: i piedi e le gambe, il busto, il tronco e le braccia. Ma quando spari in sedia, con il fucile che inevitabilmente pesa molto di più, hai solo il movimento delle braccia e se sbagli anche impercettibilmente quel movimento, butti via il piattello. In finale a Racconigi ho deciso allora di togliere il busto: è la mia compagna Sofia che me lo ha suggerito ed è stato un’ottima idea. Naturalmente anche per riprendere l’abitudine del movimento più libero ci vuole un po’ di tempo a quel punto. E infatti nella prima parte della finale, con quei problemi di visiìbilità che si sono verificati, ero certamente al di sotto dei miei standard. Nella prima parte della finale la mia media è intorno al 20/21 e questa volta a Racconigi siamo stati invece tutti molto distanti da quella media. Poi, naturalmente, nel resto della finale ho provato a dare il meglio: non mi sono davvero risparmiato e sono riuscito a centrare questa bella vittoria.”

Il podio della PT1 con Davide Fedrigucci, Fabrizio Menia e Oreste Lai

Chi certamente la sua luminosa vittoria personale a Racconigi l’ha comunque conseguita è Maria Mirabile che, come già un anno fa a Laterina, anche agli Assoluti del 2023 ha assicurato la sua sempre entusiastica partecipazione.

“Sono ancora sempre l’ultima – dichiara simpaticamente la paratleta messinese di Rometta Marea – ma davvero non dispero e non demordo!”

Maria Mirabile ha iniziato a sparare nel 2018 all’impianto della Società di Castanea sotto le cui insegne tuttora milita e già nel suo anno di esordio tiravolistico la paratleta siciliana era già in pedana a Lonato per gli Assoluti.

Maria Mirabile

“Ho iniziato seguendo il suggerimento di Massimo Lanza che conosco da sempre. Ho scoperto che il tiro a volo mi piaceva molto: in particolare quando poi riesci a rompere tutti quei piattelli! Io credo che per intraprendere questo tipo di sport ci vuole anche una certa predisposizione caratteriale di base, perché ci sono molte difficoltà oggettive e c’è una richiesta di forte impegno. È vero che la questione dell’impegno e della motivazione può essere considerata una condizione comune anche a tutte le altre attività sportive, perché anche il nuoto o il tiro con l’arco, ad esempio, richiedono un forte impegno negli allenamenti, ma ho l’impressione che per il tiro a volo ne serva anche di più. Io attualmente mi dedico al tiro due volte alla settimana quando riesco ad andare al campo e dedico spesso a questo mio sport anche il fine settimana.”

“Nell’ambito del Paratrap – dice ancora Maria Mirabile – le paratlete non sono davvero numerose. Certamente sul fenomeno pesa un po’ ancora la ridotta popolarità del nostro sport e anche il ruolo non ancora di primo piano del Paratrap nel movimento sportivo paralimpico. Occorre certamente insistere per promuovere il Paratrap e per renderlo più popolare e sono certa che allora, quando questo avverrà, anche molte altre paratlete si rivolgeranno al nostro sport. Da parte mia sento di migliorarmi giorno per giorno per provare ad arrivare al livello dei miei colleghi paratleti uomini. E sento che un giorno, magari, potrò anche superarli!”