Nino Calantoni: noi, la Toscana dello Skeet

La formazione etrusca che ha vinto il Trofeo delle Regioni 2024 della disciplina è una sintesi di esuberanza giovanile e di consolidata esperienza: ne parla il coach

(di Massimiliano Naldoni)

È Nino Calantoni l’artefice del sestetto che ha permesso alla Toscana di scolpire il proprio nome nell’albo d’oro del Trofeo delle Regioni di Skeet del 2024. Sulle pedane romane di Bottaccia la formazione composta da Paolo Micheli, Matteo Bragalli, Andrea Lapucci, Stefano Privitera, Adriano Bandini e Tommaso Calistri ha totalizzato 549/600 e ha preceduto largamente Lazio e Sardegna. Ma la costruzione del team è stata anche il risultato di un gesto di grande coraggio del sessantasettenne coach siciliano-toscano che nella composizione del gruppo ha voluto guardare con grande convinzione al comparto giovanile. La formazione si è concretizzata dunque in un virtuoso mix di esuberante vitalità e di sapiente esperienza. Ecco il racconto di Nino Calantoni.

 Coach Calantoni, a mente fredda come giudica la vittoria conseguita dalla Toscana al Trofeo delle Regioni di Skeet?

 Una vittoria netta. Con un aspetto curioso: nel senso che l’anno scorso, nonostante un punteggio più alto di quest’anno cioè: 558/600, siamo arrivati secondi a tre piattelli dalla prima classificata che era la squadra del Lazio. Quest’anno la nostra squadra ha sempre tenuto più o meno il ritmo, ma sono state certamente le altre squadre a non riuscire a conseguire punteggi del livello dell’anno scorso e questo ci ha permesso di vincere. Totalizzare 549 come abbiamo fatto quest’anno di fatto vuol dire rispettare quel ritmo che avevamo tenuto anche l’anno scorso perché in una gara a squadre perdere una decina di piattelli su seicento non è difficile: stiamo parlando dell’1,5%…

Nel vostro caso punteggio simile, ma anche più o meno la stessa squadra dello scorso anno.

Sì: cinque componenti su sei erano già presenti nella squadra del Trofeo delle Regioni 2023. Quest’anno la matricola del gruppo è stato Tommaso Calistri: un Terza categoria del Settore Giovanile. Ma questa squadra era comunque già un gruppo tutto costruito sul Settore Giovanile in cui l’Eccellenza della formazione era Paolo Micheli che nell’edizione più recente ha fatto un grande risultato: un 97/100 decisamente al di sopra della sua prestazione dell’anno scorso. Anche Matteo Bragalli è un elemento del Settore Giovanile che ho inquadrato nella squadra già un anno fa come Prima categoria. Ma è un under 21 anche Stefano Privitera oltre appunto a Tommaso Calistri. Non nascondo che in Toscana c’era qualche tiratore più grande di età che meritava di essere inserito nella squadra: in questi casi, però, il selezionatore è colui che oltre a ricevere qualche pressione deve anche prendersi la responsabilità di optare per una scelta o per un’altra. E io mi sono sentito di prendermi questa responsabilità di puntare fortemente sul Settore Giovanile. E di nuovo non nascondo di essere partito, come si dice in questi casi, con il cuoricino per l’idea che, in caso di insuccesso, qualcuno volesse rimproverarmi di non aver voluto portare atleti di esperienza più consolidata. La vittoria ha risolto il problema perché in questo caso non si poteva davvero far di più.

Tracciamo un identikit dei più giovani tra i giovani del gruppo che ha vinto il titolo.

Stefano Privitera è un diciassettenne di Pistoia. Era appunto già presente, giovanissimo, l’anno scorso in quel ruolo di Seconda categoria. E questa scelta, l’anno scorso come questa volta, è stata sempre dettata dai risultati che questo ragazzo ha saputo conseguire. Al di sopra di tutto, infatti, nelle decisioni di questo tipo conta sempre la prestazione. Quando un ragazzo di Seconda categoria del Settore Giovanile nei Gran Premi del Settore e nel Campionato italiano fa 110, 112, 114 e magari, come nel caso di Privitera, anche un 116 al Campionato italiano di Laterina e un 117, vuol dire che ha delle potenzialità. Questo ragazzo, che è cresciuto nella scuola di Montecatini con me e attualmente lavora con Simone Pastacaldi, al Campionato delle Società ha saputo fare 25 + 25 + 21. Considerando tutto questo ho ritenuto che a questo giovane atleta dovesse essere dato spazio. Anche Tommaso Calistri è un quindicenne pistoiese, prodotto a sua volta della scuola di Montecatini, che fra l’altro si impegna nello sport ma ha anche un ottimo profitto scolastico: è un Terza categoria che quest’anno ha saputo fare un 114 in un Gran Premio del Settore, ha partecipato a numerose finali e ha vinto un Gran Premio di Terza categoria a Conselice. Certamente in Toscana ci sono altri Terza categoria di valore, ma devo dire che i punteggi di Calistri, in una valutazione complessiva, erano sicuramente i migliori.

A questo gruppo di giovani talenti ha affiancato due fortissimi del panorama toscano: Lapucci e Bandini.

Sì, esattamente. Andrea Lapucci, che peraltro è altrettanto giovane e che è arrivato terzo al Campionato italiano di Eccellenza e ha fatto ottime gare in questi ultimi mesi, è sempre una certezza. Ma anche Adriano Bandini non si discute: da Veterano, come si dice in questi casi, è veramente tanta roba. Adriano è un tiratore dalle caratteristiche singolari: è un atleta molto preciso nella preparazione e anche nella gestione della gara a cui devi però concedere uno spazio tutto suo perché possa fornire una bella prova. Pur in questo suo individualismo agonistico, Adriano è comunque uomo di squadra perché si può essere sicuri che nel gruppo il suo dovere lo farà senz’altro. È atleta che chiude ogni giro con sicurezza e se ha fatto meno bene in una serie, nel giro successivo darà l’anima per recuperare. Pensando ad un’orchestra, potrei dire che Adriano Bandini è un ottimo solista. Per questo, infatti al Trofeo delle Regioni il trascinatore della squadra in campo è stato più Andrea Lapucci: lui è stato il capitano, per così dire.

Ha curato lei personalmente la distribuzione dei sei atleti in batteria?

Lascio che siano i ragazzi a scegliere perché è bene che ognuno suggerisca qual è la propria posizione ideale nella batteria che poi sarà schierata in gara. Qualcuno preferisce partire per primo: Matteo Bragalli, ad esempio, parte per primo perché è più esuberante e fortemente competitivo. Andrea Lapucci è invece uno che si sente sicuro, come si suol dire, a chiudere la porta, cioè a sparare da sesto. In seconda posizione c’era Adriano Bandini, poi Tommaso Calistri che si sentiva protetto in mezzo a tutto il gruppo e poi Stefano Privitera e appunto Lapucci. Ma i ruoli fondamentali sono il primo e l’ultmo del sestetto: nel caso degli altri le differenze sono più sfumate.

Con il 141 della prima serie la squadra aveva già conquistato la testa della classifica con un certo margine: come avete gestito quel momento?

Il bel risultato della prima serie è stato importante anche e soprattutto nell’eventualità che qualcuno si lasciasse un po’ andare nelle serie successive. I ragazzi erano superconcentrati e volevano far bene. Il timore era semmai di incappare in una gara come quella dell’anno scorso in cui non c’era davvero spazio per nessun rallentamento per l’altissima qualità dei punteggi. Questa volta, però, dopo il bel risultato della prima serie i ragazzi erano un capellino più tranquilli. Infatti la leggera flessione di rendimento del secondo e del terzo giro è stato proprio la conseguenza della solidità del risultato della prima serie. Io suggerisco sempre di non guardare i risultati delle altre squadre e di non istituire confronti, ma non è facile rimanere completamente estranei all’andamento della gara.

C’è stato un momento della gara in cui una pedana ha improvvisamente creato problemi a tutto il gruppo?

Sì, al campo 3 i ragazzi sono andati fortissimo fino alla 5 e poi proprio alla 5 e alla 6 i Mark hanno dato qualche problema. Perché in quel campo il Mark era un po’ morbido: sembrava che cadesse un po’ presto. È il campo in cui abbiamo disputato la seconda serie: quella dei sedici zeri. A fronte di qualche zero in più che stava maturando, a distanza con i ragazzi ho sollecitato una loro reazione. In realtà, come è stato poi spiegato, si trattava di un effetto prospettico per un avvallamento che “rubava” visivamente qualche metro al volo del Mark. Va detto che quelle situazioni sono sempre un momento delicato specialmente quando è in gara un gruppo e spesso insistere troppo a far notare un problema può anche rivelarsi molto dannoso. Anche al campo 1, in cui abbiamo disputato la quarta serie, stava andando tutto bene fino alla 5, poi la tensione ha creato qualche problema alla 7 e alla 8, ma in realtà abbiamo chiuso soltanto con undici zeri che ci hanno comunque permesso di vincere largamente.

Qual è la caratteristica principale che ha permesso in questi anni alla Toscana di scoprire e valorizzare tanti giovani talenti dello Skeet?

Direi: la perseveranza da parte di chi insegna e di chi allena di seguire la strada tracciata da Bruno Rossetti. Si può dire che con quella metodologia didattica di Bruno viene sempre fuori qualcosa di buono: se anche da quell’atleta non tirerai fuori un campione, lo trasformerai sicuramente in un buon tiratore. E se i ragazzi della Toscana si rivolgono allo Skeet è anche perché sanno bene che esiste una scuola solida che opera in varie strutture della regione: dai grandi impianti di Montecatini e Laterina ad altri, come ad esempio Cecina, che contribuiscono molto a promuovere lo Skeet. E poi ci sono istruttori di ottimo livello. Se vogliamo fare qualche nome: il Commissario tecnico della Nazionale under 21 Sandro Bellini, l’immenso Andrea Benelli e Riccardo Filippelli a Laterina e poi ancora Gabriele Rossetti e Simone Pastacaldi e anche il sottoscritto a Montecatini e ancora Renato Ribecai a Cecina. Curiosamente la Toscana è oggi più in difficoltà per la Fossa Olimpica che è la disciplina che nel tempo invece è stata storicamente un punto di forza: da Presidente della Commissione del Settore Giovanile della nostra regione sinceramente nutro qualche preoccupazione per quella specialità. Occorre che anche il Trap toscano ritrovi presto quell’euforia, quell’entusiasmo e quello slancio che nello Skeet ha prodotto il risultato di cui appunto stiamo parlando. Ma ci lavoreremo nel prossimo futuro!