Niccolò Sodi: vi racconto la mia Green Cup
Con la brillante vittoria alla recente competizione di Umbriaverde il venticinquenne skeettista di Arezzo bussa alla porta del club dei grandi della specialità: tutte le sue emozioni in un rapido botta e risposta
(di Massimiliano Naldoni)
Niccolò, nella finale della Green Cup 2023 sei apparso subito particolarmente determinato a renderti protagonista.
Effettivamente mi sono subito sentito molto motivato e sicuro dei miei mezzi: volevo cercare di vincere quella gara. Anzi, diciamo che prima di tutto mi ero dato come traguardo di rompere il maggior numero di piattelli di quelli della finale e in quel modo, appunto, provare a raggiungere l’obbiettivo di vincere.
Già dalle prime battute dell’edizione di quest’anno della Green Cup hai avvertito che questa poteva essere la tua gara del riscatto?
No, tutt’altro. La gara nella sua fase di qualificazione è partita davvero in salita perché nei primi dodici piattelli della prima serie avevo fatto già due zeri: uno alla pedana 3 e poi al 5 mark singolo. A quel punto mi sono detto: andiamo avanti! Cerchiamo di limitare i danni e di colpire il più possibile e poi vediamo alla fine. Ho deciso di stringere i denti e guardare avanti. L’importante è stato riuscire a chiudere la serie limitandosi appunto a quei due errori. Centrando il risultato di limitare gli errori di quella prima serie sono riuscito a dare una svolta alla gara.
Niccolò Sodi al vertice del podio della Green Cup di Skeet con il francese Anthony Terras e l’olandese Jan-Cor van der Greef
Come hai vissuto emotivamente l’ingresso in finale e le primissime fasi di quella finale?
In finale ho cercato di isolarmi da tutto e di puntare a fare il risultato. Sono sincero: poteva essere un buon traguardo anche soltanto la presenza sul podio. Infatti, proprio per quel motivo, ho cercato di approcciare tutte le pedane con la stessa paziente mentalità. Mi sono limitato a dare a me stesso il suggerimento più semplice: Niccolò, imbraccia bene e fai quello che sai fare!
Quantomeno fino a questo momento, possiamo definirla la vittoria più importante della tua carriera di skeettista?
È certamente la vittoria più importante della mia carriera fino a questo punto. L’ultima in ordine di tempo è stata quella al Gran Premio Fitav di Laterina di due anni fa quando in finale ho fatto 59/60. Da allora erano maturati soltanto secondi e terzi posti e adesso c’era davvero il desiderio di salire sul gradino più alto del podio.
Agonisticamente è meglio questa formula di finale recentemente ripristinata o quella che prevedeva ranking match e medal match?
Preferisco questa formula rispetto a quella delle semifinali e della finale: è certamente più emozionante. I sessanta piattelli nell’arco dei circa quaranta minuti della finale eleggono davvero il migliore della gara.
Niccolò Sodi in gara nel corso della Green Cup di Umbriaverde
C’era un Niccolò Sodi un po’ diverso qualche anno fa: un atleta che guardava anche ad altri sport…
Sì, ho giocato a calcio da quando avevo undici anni a quando ne ho compiuti quattordici. Avevo iniziato nel ruolo di difensore e poi, con il mito di Gigi Buffon, mi sono trasformato invece in portiere del Santa Firmina: una squadra di Arezzo. Poi ho giocato anche a basket e soprattutto mi sono avvicinato al tiro a volo praticando lo Sporting a Laterina. Poi a diciassette anni ho sperimentato lo Skeet e quella è divenuta la mia disciplina definitiva. Mi ero anche iscritto all’Università a Firenze: alla facoltà di ingegneria meccanica, ma si trattava di un corso di studi davvero impegnativo che mal si conciliava con il mio desiderio di fare dello Skeet la mia professione.
È vero che, malgrado la tua ormai consolidata esperienza agonistica, in gara non guardi mai il tabellone?
Confermo. Anche nel corso della finale della Green Cup non l’ho proprio mai guardato il tabellone. Naturalmente avevo notato che Anthony Terras alla boa dei trenta piattelli era pieno e poi avevo anche notato il suo zero. Naturalmente quando si arriva alla fine della serie e siamo soltanto in due, anche se si vuole restare isolati dal risultato si percepiscono più facilmente gli zeri dell’avversario e quindi avevo capito che al penultimo giro Anthony aveva fatto due errori e che avevo la possibilità di vincere. Allora, a quel punto, sono uscito dalla bolla e ho metabolizzato realmente che quella poteva essere la mia gara e la mia vittoria!
Foto: Clikkami