Mondiale di Sporting: a un passo dal podio
L’evento iridato di Orvieto è stato caratterizzato da punteggi eccezionali che hanno costretto alcune atlete e alcuni atleti ad una posizione lievemente defilata in classifica malgrado l’ottima prova tecnica: le impressioni di Brunella Gibellini, Davide Gasparini e Michael Spada
(di Massimiliano Naldoni)
TERZA PARTE
Nei confronti di Brunella Gibellini il “coach” Veniero Spada ha speso subito parole lusinghiere: l’atleta piemontese, alla sua seconda convocazione in azzurro, ha concluso il Campionato del Mondo di Sporting di Orvieto al sesto posto tra le oltre ottanta contendenti ed è stata l’italiana più brillante, in grado, nel corso della gara, di occupare provvisoriamente anche le posizioni da medaglia.
“Non mi aspettavo davvero questo risultato – precisa Brunella Gibellini che è la protagonista della foto di copertina di questo articolo insieme al papà Enzo – perché nei fatti mi considero una specialista del Compak. Possiedo una tecnica di tiro che si adatta di più a quella specialità: parto quasi imbracciata e per lo Sporting non è propriamente l’attitudine più corretta.”
Dopo il 44/50 della prima giornata e il 40 del giorno successivo, per Brunella Gibellini il terzo segmento della gara di Orvieto ha rappresentato il vero trionfo personale.
“Sono uscita dal terzo giorno di gara con due 24 e quel 48 mi ha proiettato provvisoriamente al terzo posto. È stata davvero una sensazione straordinaria: quel giorno mi riusciva tutto facile, il fucile sembrava salire alla spalla da sé, senza nessuna fatica, e i lanci sembravano incredibilmente tutti raggiungibili! Infatti la prima frase che ho detto al Direttore tecnico Veniero Spada dopo aver completato le due serie è stata: oggi dovevo affrontare altri cento piattelli, era proprio la giornata giusta!”
“Una cosa è certa – precisa Brunella Gibellini – ed è che il mio papà in questa occasione, e forse per la prima volta, si è emozionato più di me. Per il mio 48/50 ha letteralmente pianto di gioia e a ripensare a questo episodio mi commuovo ovviamente un po’ anche io. Con il 40 dell’ultimo giorno poi naturalmente l’effetto di quella grande giornata si è un po’ attenuato e con il 172/200 finale mi sono ritrovata un po’ distante dal podio che avevo provvisoriamente occupato durante la gara. Ma non mi sento di recriminare su niente: il risultato conclusivo in realtà è un responso giusto. So di non avere ancora l’esperienza agonistica sufficiente che mi supporta nei momenti cruciali di una gara. Non esito a raccontare che in qualche situazione in questo Mondiale anche ho tremato. È stata un’esperienza meravigliosa che mi aiuterà per le prossime prove.”
Un sottofondo di amarezza per il podio sfiorato a livello individuale ma non centrato si avverte invece nelle parole di Davide Gasparini. L’azzurro pesarese è stato uno dei quattro “moschettieri” designati da Veniero Spada per difendere il tricolore tra i Men nella rassegna iridata di Orvieto. Con Michael Spada, Michael Nesti e Filippo Boldrini, Gasparini è salito sul secondo gradino del podio nel confronto a squadre: gli specialisti italiani hanno totalizzato 750 e hanno pienamente meritato l’argento collettivo alle spalle del quartetto della Francia di capitan Bastien Havart che questa volta ha dimostrato una straordinaria compattezza e un regolarissimo rendimento.
“191/200 in questo Mondiale da mille contendenti – spiega Davide Gasparini – ha significato il decimo posto a pari merito con altri nomi illustri, ma non rappresenta certamente quello che era il mio obbiettivo. Non posso negare di avere un po’ di rammarico per il mio risultato dell’ultimo giorno. Non sono riuscito ad andare oltre il 46/50 e invece puntavo al 49 o quantomeno al 48: quei punteggi che mi avrebbero spedito in zona medaglie. Sicuramente ho avuto un po’ di sfortuna su qualche lancio e in più non mi ha aiutato la forte tensione con cui ho affrontato alcuni momenti della gara.”
“Un Mondiale in casa – precisa ancora lo specialista azzurro di Gabicce Mare – è certamente più difficile di un Mondiale che vai ad affrontare a qualche migliaio di chilometri da casa. Ti senti sotto esame in maniera diversa: vuoi fare un bel risultato e questo va a condizionare il tuo rendimento. Oltre tutto, questo è stato un anno per me eccezionale dal punto di vista dei punteggi conseguiti e dei risultati e questo Mondiale era un evento che aspettavo da tanto con tutte le difficoltà che si creano quando attendi una gara per lungo tempo e ti prefiguri mentalmente in quella sfida con largo anticipo.”
Anche Michael Spada (autore di un 192/200 con cui l’atleta umbro è risultato il migliore degli italiani del comparto Men) da parte sua invita alla riflessione sulla difficoltà di un Mondiale disputato da favoriti sul terreno amico.
“Giocare in casa è sempre un vantaggio e uno svantaggio contemporaneamente. Di certo, se devo essere totalmente sincero, è più uno svantaggio perché hai gli occhi puntati addosso per tutta la gara, ricevi la pressione del pubblico, inevitabilmente c’è un’esposizione maggiore anche nei confronti degli organi di informazione, magari ti viene richiesto di concedere qualche intervista di più rispetto a quando sei invece in gara dall’altra parte del mondo: insomma sei inevitabilmente più coinvolto a livello emotivo da quella straordinaria esperienza agonistica che è una gara con le prerogative del Mondiale che abbiamo appena disputato. Certamente con l’esperienza puoi gestire tutta quella pressione esercitata dall’evento e dal suo contesto, ma spesso anche ai più esperti risulta difficile controllare le emozioni.”
“Il responso – precisa Michael Spada – è semplicemente questo: con 192 non sono riuscito ad accedere al podio. È la prova tangibile che il livello tecnico anche nello Sporting si è alzato tantissimo. Ci sono state ben tre gare di fila, tra quelle importanti a livello internazionale, in cui sono arrivato a un piattello dal podio: il Mondiale di Sporting del 2021, l’Europeo di Compak di questa stagione e adesso ancora il Mondiale di Sporting 2022. In casi di questo genere sei consapevole di aver offerto una bella prova, ma resta una prova senza medaglie!”
“Mi è stato chiesto proprio in questi giorni se riavvolgendo la pellicola di questo straordinario film che è stato il Mondiale di Orvieto farei qualcosa in maniera diversa per dare ancora maggiore qualità alla mia gara. Posso dire che, sì, ci sono due o tre piattelli sui quali devo un po’ recriminare. Sono stati errori che si potevano evitare. Avrei potuto concludere a 194 o anche a 195: è un risultato che potevo fare. C’era sicuramente nelle mie canne! Un dato ormai è certo: che 192 è un punteggio che non basta più per conquistare il titolo e spesso neppure una medaglia e che davvero non è più possibile concedere il minimo vantaggio agli avversari perché le gare si giocano ormai sul filo del piattello. Ma in sintesi non posso rimproverarmi più di tanto. Come ho detto: quando fai tre gare internazionali in fila in cui sei a un piattello dal podio, non puoi davvero dire che è andata male. È comunque una lezione da accogliere e spero davvero di poter invertire la tendenza molto presto: magari al Mondiale di Compak in Sudafrica che disputeremo tra un mese!”