L’Europa di Giorgia Lenticchia e Valentino Curti

La formazione azzurra del Ct Di Spigno ha dominato la gara del Mixed Team di Fossa Olimpica al confronto continentale di Osijek: ecco le dirette impressioni dell’atleta di Terni e del suo collega di Perugia

(di Massimiliano Naldoni)

Uscivano da una prova individuale per motivi diversi un po’ deludente Giorgia Lenticchia e Valentino Curti quando hanno affrontato in coppia il Mixed Team al Campionato europeo di Osijek: il podio sfumato per un soffio per la specialista di Terni e un punteggio nettamente al di sotto degli standard stagionali per il tiratore di Perugia avevano trasformato subito in un percorso in salita la competizione croata. A quel punto è arrivata l’intuizione di Daniele Di Spigno di combinare appunto le forze ancora inespresse della ternana e del perugino: i due elementi della rappresentativa azzurra nel doppio misto hanno ritrovato energie e motivazioni per andare a centrare una brillante e completa vittoria.

 Giorgia, quale giudizio dai della tua gara individuale all’Europeo?

Si parte sempre per una gara con delle ottime intenzioni, naturalmente: poi ci si confronta con la realtà. A dire il vero il quarto posto mi ha un po’ deluso. Nel podio ci speravo, specialmente per il modo in cui ero riuscita a condurre la gara individuale nel primo giorno dal momento che alla fine delle prime tre serie ero prima in classifica generale con 70.

Cosa è successo nella seconda giornata?

Probabilmente in quel caso non ho saputo gestire bene le emozioni. Più che altro forse ho voluto strafare: invece di amministrare il vantaggio che avevo costruito nella prima giornata ho deciso di andare al massimo anche negli ultimi cinquanta piattelli della qualificazione per assicurarmi senza problemi la finale. L’idea era: faccio un bel punteggio ed entro in finale con un dorsale alto per mettermi al sicuro. Invece a quel punto l’emozione mi ha giocato un brutto scherzo. Poi, comunque, in finale sono entrata lo stesso con un bel dorsale, però certamente mi sono un po’ complicata la strada.

Valentino, nel tuo caso come valuti adesso a freddo la prova individuale?

Dico sempre che bisogna rimanere con i piedi per terra quando si parte per una trasferta importante perché i punteggi in generale in questi ultimi anni si sono alzati in modo considerevole. Sono partito per l’Europeo con un buon percorso fatto attraverso allenamenti corretti: in gara ho dato certamente il massimo, ma probabilmente, sotto l’effetto di un po’ di stress e di ansia, non è bastato per fare il risultato nell’individuale. Quantomeno non è bastato per accedere alla finale che avrebbe rappresentato un buon traguardo. Devo dire, però, che sono soddisfatto del percorso compiuto nell’arco di quest’anno che mi ha permesso di essere convocato per l’Europeo. Certamente in altre gare e anche in quelle simulazioni di gara che facciamo in allenamento ho fatto punteggi migliori di quello realizzato nell’individuale a Osijek, ma, senza voler trovare a tutti i costi delle giustificazioni, devo certamente considerare che ha avuto un ruolo la tensione della prima trasferta internazionale che ho compiuto.

Giorgia, raccontaci le fasi di quella finale individuale in cui hai sfiorato il podio.

Sono partita con il piede sbagliato e con troppi zeri nei primi piattelli. Dopo quegli zeri iniziali però mi sono detta: devo stringere, devo utilizzare tutte le energie che ho per arrivare in fondo in tutti i modi perché due zeri nei primi tre piattelli davvero mi avevano messo in forte difficoltà. È vero che anche in questo caso, come avviene sempre, mi ero completamente isolata da tutto il resto e pensavo soltanto alla mia prova, quindi non avevo nessuna percezione di quello che stessero facendo le altre finaliste, però mi rendevo conto che la mia finale era partita certamente male e serviva solo stringere i denti e da lì in poi fare il meglio possibile. Infatti, pur con qualche altro zero, sono stata in grado di uscire senza danni dai primi venticinque.

Ma sono arrivati subito dopo quei tre errori determinanti nello step successivo.

Sì, il triciclo è stato un duro colpo e sicuramente è stato determinato da un problema di concentrazione. Arrivavo dai venticinque piattelli precedenti che erano stati appunto turbolenti ed evidentemente non sono riuscita a tener botta nel passaggio allo step successivo. L’amarezza risiede proprio nel fatto che anche dopo qualche passaggio a vuoto ero comunque sempre riuscita a riportarmi in carreggiata: dopo il triciclo ad esempio c’è stata una bella sequenza di sette centri! Ma non è bastato per evitare l’esclusione e il quarto posto. Decisamente la responsabilità è di qualche errore di troppo fatto in precedenza che invece poteva essere evitato. Per consolarsi, diciamo che la medaglia di legno fa crescere…

Valentino Curti e Giorgia Lenticchia con il Ct Daniele Di Spigno

Valentino, nel Mixed Team però hai saputo subito voltare pagina.

Effettivamente nel Mixed Team con Giorgia Lenticchia ho avvertito subito la consapevolezza di poter fare una buona gara e infatti abbiamo saputo comporre un bel risultato in qualificazione e abbiamo anche superato bene l’esame dello shoot-off per l’accesso alla finale. Sinceramente poi ho affrontato la finale con relativa serenità: non mi sono fermato a pensare al modo in cui potesse svolgersi. Ho cercato di applicare quella buona regola che è sparare piattello per piattello e poi tirare le somme alla fine.

Anche per te, Giorgia, il Mixed Team ha rappresentato immediatamente una situazione di riscatto?

Sì, quando ho appreso dal Ct che avrei sparato in coppia con Valentino Curti mi sono subito detta che era una bella opportunità per riscattarmi. Ho detto: azzeriamo tutto, fingiamo che non sia successo niente, domani è un’altra gara! La gara in coppia fra l’altro secondo me ti responsabilizza molto perché devi sempre essere pronta ad arrivare dove non arriva il compagno di squadra. Abbiamo fatto certamente una bella gara in qualificazione e poi anche in quella finale che è stata molto sofferta. In realtà i nostri avversari della Repubblica Ceca hanno saputo gestire molto bene la finale e sono stati bravi a sfruttare qualche occasione in cui noi siamo stati un po’ più deboli. So di essere stata brava nell’utlimo giro quando Valentino ha fatto una bicicletta: ecco che in quel momento ho compreso appunto che dovevo stringere i denti e sostenere la squadra perché ci stavamo giocando un titolo europeo e quindi dovevamo proporre una soluzione a quel momento di crisi.

Giorgia, secondo te è importante condurre un allenamento assiduo con il compagno di squadra per ottenere un buon risultato nel Mixed Team?

Io e Valentino di regola non facciamo allenamento insieme e ci alleniamo individualmente in sedi separate, quindi anche nel corso dell’anno non capita che svolgiamo sedute di allenamento insieme. C’è da dire però che siamo cresciuti tutti e due nel Settore Giovanile dell’Umbria, non per niente in realtà nei primi piattelli che ho affrontato a Umbriaverde nel 2016 ho sparato proprio con il fucile di Valentino, quindi in effetti ci conosciamo da anni. Però a monte di questa vittoria all’Europeo non c’è stata una preparazione in parallelo: l’unico momento in cui abbiamo sparato realmente fianco a fianco è stato soltanto durante il raduno pre-Europeo.

Valentino, nella finale del Mixed Team la tua bicicletta ha rappresentato il momento più critico per la squadra: che cosa è successo?

In quella bicicletta sono partito troppo forte sul piattello del primo zero che si era presentato molto aggressivo. Allora ho deciso di controllare di più il tempo di approccio del piattello successivo: e per tornare al mio tempo normale probabilmente ho esagerato rallentando. Però gli zeri devono passare: la reazione corretta che ho cercato di mettere in atto è stata quella archiviarli subito.

Giorgia, nella gara a squadre si è ripresentato qualche problema che però hai prontamente risolto.

Nella gara a squadre sono partita di nuovo con un po’ di difficoltà: con un 19 iniziale. Chiaramente arrivavo da due gare impegnative in cui avevo sempre fatto anche la finale, quindi non nascondo che un po’ di stanchezza iniziava a farsi sentire. Quattro giorni di gara e tre finali sono comunque un impegno davvero notevole. In realtà ai primi dieci piattelli avevo sparato bene, ma tra i quindici e i venti piattelli c’è stato il momento più difficile. In quella prima serie ho sentito proprio tutta la fatica delle giornate precedenti. Ma in certo modo con Sofia Littamè e Giorgia Maccioni siamo riuscite a compensarci a vicenda e a centrare il risultato.

Valentino, stai uscendo dal Settore Giovanile per affrontare una nuova strada: che cosa c’è dietro l’angolo?

Cerco di essere sempre lo stesso Valentino. Sicuramente sarà un impegno difficile, però sto concludendo una stagione in cui ho dimostrato una buona costanza e ho realizzato anche punteggi importanti, quindi sento che è nel pieno delle mie capacità compiere il salto. Senza immaginare di vincere da subito, ovviamente, ma con la consapevolezza di poter fare senz’altro subito bene. Oltre tutto essere approdato alla mia prima trasferta da Junior proprio alla vigilia del passaggio tra i Senior mi conferma che c’è stato un percorso di crescita tecnica, agonistica e caratteriale. Quindi, accetto la sfida con grande determinazione.