La parola ai Tecnici: Daniele Di Spigno

Intervista al Commissario Tecnico del Settore Giovanile della Fossa Olimpica

(di Massimiliano Naldoni)

A Daniele Di Spigno è stato affidato dal Consiglio federale il ruolo di Commissario Tecnico del Settore Giovanile della Fossa Olimpica. All’ex campione e recordman di Terracina abbiamo rivolto alcune domande.

D: Coach Di Spigno, a circa trent’anni di distanza dalla sua militanza in azzurro da Junior, cosa significa ritrovarsi a gestire le atlete e gli atleti delle attuali generazioni under 20?

R: Transitare da una situazione all’altra è certamente indizio che il tempo passa, però oggi posso avvantaggiarmi anche proprio dell’esperienza acquisita in quegli anni in cui io ero dalla parte delle atlete e degli atleti con cui oggi mi confronto nel ruolo tecnico. Il segnale che ho interpretato davvero come importante è quello inviato dalla Federazione che ha dimostrato la volontà di creare uno spazio tecnico specifico per i giovani alleggerendo anche il lavoro del Direttore Tecnico Albano Pera che potrà così dedicarsi in maniera completa alle atlete e agli atleti indirizzati invece alle competizioni olimpiche. Che si sia pensato a me come responsabile tecnico dell’area giovanile del Trap mi onora certamente e quindi mi sento in dovere di esprimere la mia gratitudine per questa decisione.

D: Dovendo sintetizzare in brevissime indicazioni, come procederà il suo lavoro nei confronti dei comparti under 20 del Trap?

R: Premetto che non intendo considerare soltanto i punteggi che le atlete e gli atleti realizzeranno nelle gare e nelle sedute di allenamento, ma mi riprometto di compiere un lavoro a spettro più ampio. Mi interessano ad esempio le reazioni delle ragazze e dei ragazzi durante la gara. Osservare come gli atleti reagiscono a un errore durante la serie e come escono letteralmente dalla pedana dopo i venticinque piattelli può risultare più illuminante della pura e semplice analisi del risultato. Non fraintendiamo, però: è naturale che non intendo neppure ignorare il dato strettamente tecnico e agonistico.

D: All’atto pratico come si traduce questo programma?

R: Ad esempio con una serie di mini-raduni che ho già effettuato e che ovviamente continuerò ad organizzare: incontri anche di una sola giornata in cui fare una verifica a tutto campo. Ne ho condotti alcuni a Crevalcore e a Lunghezza e poi abbiamo fatto un raduno più lungo, addirittura di quattro giorni, a Todi con una quindicina di elementi. In questo modo alle atlete e agli atleti singolarmente sono in grado di impartire indicazioni personalizzate a cui è possibile dare caratteristiche ancora più specifiche attraverso il contatto con i rispettivi istruttori. Mi piace immaginare che stiamo creando una rete che permetta a ciascun elemento del Settore Giovanile di crescere agonisticamente ma anche caratterialmente e come persona. Sono anche consapevole che il lavoro che sto compiendo con queste atlete e con questi atleti si rifletterà, in un domani più o meno prossimo, sul lavoro che stanno a loro volta effettuando Rodolfo Viganò e Albano Pera nei rispettivi comparti perché appunto nel Settore Giovanile stiamo costruendo i talenti che andranno a comporre i ranghi delle nazionali maggiori di domani. Anche per questo è fondamentale, come già sta avvenendo, che ci sia un collegamento continuo e un interscambio di informazioni tra i vari comparti.

Daniele Di Spigno, CT del Settore Giovanile di Trap

D: Nelle sue dichiarazioni ha più volte insistito su una lettura nuova anche dei criteri di allenamento. Di che si tratta?

R: Potremmo fare riferimento ad altri sport e chiederci: ma il centometrista ogni volta che si allena ripete davvero all’infinito i suoi cento metri? E la nuotatrice si limita a fare rigorosamente sempre e soltanto le sue quattro vasche? La risposta è: certamente no! Il velocista magari un giorno prova solo gli scatti alla partenza e la nuotatrice quel giorno solo ed esclusivamente il tuffo in acqua. Dunque, perché intendere per allenamento soltanto la ripetizione all’infinito, per così dire, della serie di venticinque piattelli? Ho previsto allora di suddividere la fase di allenamento in segmenti per individuare eventuali problematiche: che è un modo poi per sottoporre le atlete e gli atleti a condizioni di stress di nuovo per andare a verificare la reazione. C’è uno stress-test che ho introdotto nell’allenamento che risulta davvero interessante. Propongo all’atleta di affrontare dieci piattelli a un colpo, con questa condizione: se sbagli, riparti da capo. Ad esempio: ne hai colpiti cinque e sbagli il sesto? Riparti da zero: ne hai di nuovo dieci da affrontare e colpire. Quando la ragazza o il ragazzo ne hanno colpiti nove e stanno affrontando il decimo, ecco che in quel momento si crea una situazione davvero terribile di stress. Ma d’altronde questo meccanismo è un misuratore efficacissimo dello stato emotivo del soggetto.

D: In senso tiravolistico qual è la prerogativa comune a tutte le atlete e a tutti gli atleti della generazione di cui si sta occupando?

R: Forse è quello che ha caratterizzato un po’ tutti i giovani, compresi quelli della mia generazione. Queste ragazze e questi ragazzi spesso sono bravi nel compiere azioni con poca consapevolezza. In alcuni casi in loro latita qualche conoscenza di base e quindi sono decisamente impulsivi nel loro modo di sparare.  Questa situazione può funzionare adesso che sono under 20, ma potrebbe non bastare più quando passeranno all’età successiva. Ma naturalmente non si tratta di lavorare soltanto sull’aspetto tecnico, come ho spiegato prima con il ‘gioco’ dei dieci piattelli. Con loro io sto lavorando molto anche sulla sfera emotiva che stiamo gestendo con i ripetuti incontri. Posso anche dire che in tutto questo lavoro il bagaglio di esperienza che a mia volta ho potuto accumulare negli anni del Double Trap sta risultanto essenziale. E poi parliamo ad esempio anche molto di alimentazione. Questa è un’altra sfera su cui dobbiamo ancora compiere dei passi importanti, ma mi sento di affermare che tutte le ragazze e tutti i ragazzi sono molto attenti a questo tema. C’è sicuramente qualche mito da sfatare e di contro qualche certezza scientifica da introdurre. Tanto per desolennizzare l’argomento e per fare un tipico esempio, mi viene da dire che resiste la leggenda del tonno tra una serie e un’altra. Ma siamo certi che quella regola sia valida o appartiene appunto a una tradizione che si è tramandata senza i presupposti della scienza alimentare? Ci dobbiamo chiedere allora: a livello energetico perché una cosa funziona e un’altra no? E proprio a questo proposito, in occasione del raduno che abbiamo organizzato a Todi, ho pregato il dottor Polsinelli di fare un intervento sul tema dell’alimentazione ed è risultato un momento interessantissimo e molto gradito da tutto il gruppo. Ci sono certamente tante domande che le atlete e gli atleti si pongono su questo tema e noi dobbiamo fornir loro una risposta scientificamente attendibile e un’applicazione pratica efficace. Insomma, non manca certo il lavoro da fare, ma per me è molto incoraggiante che nelle ragazze e nei ragazzi del mio gruppo ci sia davvero una gran voglia di apprendere.”