La difficile arte di insegnare
Il corso per Formatori in programma nella sede Coni dell’Acqua Acetosa ha sviluppato tematiche innovative: le impressioni del relatore Alberto Di Santolo e dei partecipanti Cristina Bertamini e Daniele Resca
(di Massimiliano Naldoni)
Ha riscosso un successo pieno tra i venti partecipanti convenuti all’Acqua Acetosa il corso per Formatori che la Fitav ha organizzato di concerto con la Scuola centrale dello Sport nel primo weekend di dicembre. Articolato in due giornate di intenso lavoro, il Corso era dedicato ad atlete e atleti che hanno partecipato a Olimpiadi o Campionati Mondiali nonché agli allenatori.
“La scelta di programmare il corso in un arco di tempo relativamente ristretto – spiega il Coordinatore nazionale del Settore Giovanile Alberto Di Santolo – ha certamente sottoposto i partecipanti ad un lavoro impegnativo, ma ha anche permesso di rispondere a particolari esigenze organizzative. La partecipazione è stata indiscutibilmente entusiastica. Da parte mia ho voluto coinvolgere molto i partecipanti sul tema affrontato: la metodologia dell’allenamento. C’è stata una risposta molto attiva e i partecipanti hanno fatto riferimento alle loro esperienze dirette e al loro vissuto sia legato all’agonismo che all’insegnamento. Peraltro il Corso è stato caratterizzato da interventi di alto livello. Claudio Mantovani, che è un formatore di punta della Scuola centrale dello Sport che lavora con tutte le Federazioni nazionali, ha affrontato l’importante tema della metodologia dell’insegnamento e Guido Ghirelli, che è uno stimato psicologo sportivo, si è soffermato sul delicato tema della comunicazione didattica e sul ruolo del formatore.”
Di segno nettamente positivo anche il giudizio di alcuni dei partecipanti.
“Si è trattato di un corso sicuramente molto compresso nei tempi – commenta Cristina Bertamini – ma d’altronde l’organizzazione di corsi con questa tipologia rende gli eventi stessi complessivamente più accessibili. Quello di conciliare gli impegni sportivi con la professione non è un problema soltanto mio e ho potuto percepire il pieno consenso al programma con questa formula anche da parte di altri miei colleghi di corso. Io sono molto soddisfatta che eventi di questo genere siano concentrati e collocati nei weekend perché per molti di noi richiedere ulteriori giorni di ferie sul posto di lavoro, con i tanti impegni agonistici che ci sono già nel corso dell’anno, risulterebbe sicuramente difficile. L’aspetto negativo, ma preciso che il termine va ampiamente virgolettato, consiste nel fatto che quando sei lì al corso e ti imbatti in un argomento davvero interessante, e per giunta esposto benissimo da un professionista del settore, vorresti snocciolare tutti i temi in maniera più approfondita e questo richiederebbe ovviamente un tempo più lungo. Nel caso di Claudio Mantovani, ad esempio, stiamo parlando di un docente capace di costruire una lezione snella ma molto coinvolgente, con contenuti di alto livello ma presentati in modo molto semplice. Del resto di Mantovani avevo letto dei libri in precedenza e quindi avevo la certezza che il suo intervento sarebbe stato denso e molto stimolante.”
“Tutto il corso è stato molto interessante – precisa a sua volta Deniele Resca – ed è un’impressione condivisa da molti degli altri futuri formatori con cui ho scambiato qualche parere proprio qualche giorno dopo il nostro incontro a Roma. Sono stati trattati argomenti che risulteranno molto utili anche per l’attività agonistica di alcuni di noi oltre che per quella didattica. Nel giro di pochi anni il modo di insegnare ai giovani è cambiato molto e tutti noi dobbiamo essere consapevoli di questo fenomeno e assecondarlo. Sicuramente oggi c’è una consapevolezza maggiore nei giovanissimi dell’importanza del metodo di preparazione. Io posso dire che quando militavo nel Settore Giovanile avevo già piena consapevolezza del fenomeno, ma per altri era effettivamente ancora qualcosa di marginale. Oggi frattanto il 70% delle nozioni relative alla preparazione tecnico-atletica e alla didattica dell’allenamento si è trasformato rispetto al passato: ci sono ad esempio strumenti che una quindicina di anni fa non utilizzavamo e anche il modo di organizzare gli allenamenti è cambiato profondamente. Senza trascurare il fatto che appunto il valore della preparazione atletica è cresciuto in misura esponenziale.”
“Al giorno d’oggi – spiega ancora Daniele Resca – le ragazze e i ragazzi che frequentano le lezioni sui nostri campi di tiro hanno una sensibilità diversa anche nei confronti della didattica che viene utilizzata. Personalmente collaboro con il Settore Giovanile del Tav Olimpia e lavoro con una quindicina di atlete e atleti che sono certamente orgogliosi di fare preparazione tecnica e atletica con un campione di alto livello come ho l’onore di essere. Ma queste ragazze e questi ragazzi percepiscono chiaramente se i loro docenti in campo si aggiornano continuamente e sono sensibili alle rapide trasformazioni della metodologia dell’insegnamento. Pertanto è determinante che ci sia una sinergia tra l’Associazione che programma e ospita i corsi, l’esperto che si occupa della didattica e dall’altra parte le allieve e gli allievi.”
“In questo corso Alberto Di Santolo ha in certo modo raccolto il testimone di Fabio Partigiani – dice ancora Cristina Bertamini – e si è dedicato all’intervento sulla metodologia dell’allenamento. Si tratta certamente di indicazioni su cui ci soffermiamo da tempo nei seminari di questo genere, ma anche io sono convinta che insistere su questi temi sia utilissimo perché, nonostante che possano apparire nozioni acquisite, è altrettanto vero che qua e là ci sono giovani atlete e atleti che forse ancora non hanno recepito l’importanza ad esempio del processo di riscaldamento prima dell’ingresso in pedana oppure reputano marginale l’attività sistematica in palestra ed è perciò fondamentale che i loro istruttori insistano energicamente su questo tasto. Altrettanto stimolante è stato l’intervento di Giorgio Ghirelli perché è fuori discussione che l’efficacia di comunicazione non è una dote proprio così diffusa. Si tratta di un argomento delicato perché, a fronte di competenze spesso sicuramente solide a livello tecnico, qualche volta latita l’efficacia di trasmissione del messaggio. Al di là del fatto che sulla tecnica tanti operatori del settore hanno le loro teorie e di nuovo al di là del fatto che non possiamo neppure parlare di un modello tecnico assoluto perché la didattica deve esser calzata in modo specifico su ogni allievo e su ogni allieva, nondimeno parlare un po’ di più di come gestire la comunicazione della didattica è sicuramente un’ottima idea. Mi permetto di dire che far capire i punti su cui battere di più nella maniera corretta durante il processo didattico, in futuro potrebbe essere perfino anche il focus di un intero seminario!”