Identikit delle giovani stelle: Marco Coco & Antonio La Volpe

Il recente Gran Premio Fitav di Skeet al Tav Lo Schioppo ha visto in evidenza tra gli under 21 i due atleti delle Fiamme Oro: abbiamo allora provato a replicare il duello con un fuoco di fila di domande

(di Massimiliano Naldoni)

Sono stati i protagonisti assoluti della gara degli Juniores al Gran Premio Fitav di Skeet in programma nello scorso weekend al Tav Lo Schioppo: all’impianto materano Marco Coco e Antonio La Volpe hanno infatti dato vita ad un duello che li ha visti percorrere una strada parallela per tutta la gara di Rotondella. Approdati al traguardo delle cinque serie con 121/125, è stato Marco Coco ad aggiudicarsi il dorsale numero uno, ma Antonio La Vope ha risposto in finale con grande intensità agonistica tant’è che il diciottenne di Ardea ha, sì, svettato con un poderoso 56/60, ma si è visto tallonato fino alle ultime battute da un vivacissimo La Volpe, diciassettenne tarantino residente nella località cosentina di Montegiordano, che si è aggiudicato l’argento a quota 55 davanti al bronzo del valente Riccardo Mignozzetti (il podio del Gran Premio di Rotondella è proprio quello ritratto nella foto di copertina). E poiché tra i due portacolori delle Fiamme Oro si è svolto un duello serrato in pedana, abbiamo voluto provare a replicare quella sfida in un confronto altrettanto denso a suon di domande. Cominciamo..!

Nomi di battesimo: Marco e Antonio. Ma in famiglia e tra gli amici c’è un nickname?

Marco: Semplicemente Marcolino.

Antonio: Per molti Antonio, ma per gli amici Volpino.

Marco, la progressione tecnica dal 115 del Gran Premio del Settore Giovanile a Taranto al 121 di questo Gran Premio allo Schioppo è dovuta al tuo lavoro svolto in pedana in queste settimane o ci sono altre motivazioni?

Sicuramente dopo il 115 di Taranto ho lavorato molto a casa sia in palestra che sul campo da tiro per affrontare al meglio il Fitav. Quel 115 era un po’ al di sotto delle mie possibilità perché in realtà avevo già lavorato con impegno a casa nelle settimane precedenti.

Antonio, c’è una differenza netta tra il 116 con il terzo posto al Gran Premio del Settore Giovanile a Taranto e il 121 con la medaglia d’argento e il 55/60 di finale di questo Gran Premio allo Schioppo: la crescita tecnica è dovuta al tuo lavoro svolto in pedana in queste settimane?

Ovviamente c’è stata una differenza sia nella preparazione atletica che tecnica. Ho approfondito un po’ l’allenamento, ho lavorato su qualche punto critico che si era evidenziato nella gara di Taranto. Diciamo che ho lavorato con più decisione e con più determinazione. Del resto Lo Schioppo è anche il campo in cui mi alleno spesso.

Ci sono tre 25 nella vostra gara di qualificazione allo Schioppo: proviamo a eleggere il vostro preferito.

Marco: Erano tirate bene tutte e tre le serie: sinceramente mi sono piaciute tutte e non saprei scegliere.

Antonio: Tra i diversi 25 quello di cui sono più contento è sicuramente l’ultimo che mi ha fatto concludere la prima giornata di gara a punteggio pieno.

Qual è il momento della giornata che preferite?

Marco: La mattina.

Antonio: L’inizio gara dove sono carico e desideroso di imbracciare il fucile e la fine della gara dove mi sento soddisfatto del lavoro fatto. Se parliamo invece di una giornata in cui non c’è gara: il momento in cui posso incontrare gli amici.

Il Commissario tecnico del Settore Giovanile dello Skeet Sandro Bellini si complimenta con i medagliati del Gran Premio

Quanto tempo occupa per voi nell’arco della settimana la preparazione atletica?

Marco: Alla preparazione atletica mi dedico tre o quattro volte a settimana.

Antonio: In questo periodo mi sto allenando per due ore ogni pomeriggio dal lunedì al venerdì.

Quale campione di uno sport diverso dal tiro a volo vorresti incontrare per un autografo e una conversazione?

Marco: Sinner! Mi piacerebbe davvero incontrarlo.

Antonio: Un atleta che sto seguendo è Jannik Sinner, perché è un ragazzo come me: determinato a raggiungere importanti obbiettivi.

Per entrambi c’è stato un calo di rendimento abbastanza vistoso in una delle serie di qualificazione del Gran Premio: la quarta per Marco e la quinta per Antonio. A cosa si deve?

Marco: Non ho eseguito  la giusta tecnica su alcuni piattelli. Dopo l’imbracciata eseguita in maniera corretta, è mancato il controllo sui piattelli

Antonio: In quella quinta serie ero forse troppo rilassato e meno concentrato.

Andrea Benelli l’ha sempre definito: stress da fischio di inizio. Esiste anche per voi la tensione da primo piattello di una gara?

Marco: No, l’avevo alle prime mie gare, ma poi è passata.

Antonio: Il primo piattello mette sempre tensione, ma al momento dello sparo si trasforma in adrenalina e carica agonistica.

Ti offrono un viaggio premio: un sorvolo in mongolfiera a ridosso delle Alpi o una discesa sul fondo del Mediterraneo con un batiscafo. Cosa scegli?

Marco: La discesa sul fondo del Mediterraneo

Antonio: L’offerta più panoramica sarebbe senz’altro il giro in mongolfiera sulle Alpi.

Diamo una spiegazione tecnica di quei pochissimi zeri della vostra finale del Gran Premio dello Schioppo. Dove sono maturati e perché?

Marco: Nei primi venti ero pieno, poi ho fatto uno zero su ogni pedana, replicando uno zero alla 5 sulla doppia inversa. Quindi: due zeri ravvicinati al terzo giro. Un po’ di stanchezza a quel punto c’era senz’altro: abbiamo iniziato la finale tardi. Però ce l’ho messa tutta e sono davvero contento del 56 .

Antonio: Ho fatto qualche valutazione tecnica sbagliata che mi ha portato a fare quegli zeri.

Il primo 25 della vostra storia tiravolistica è stato quando e dove?

Marco: il primo 25 l’ho realizzato in gara a Terni durante un Gran Premio da esordiente

Antonio: Si, lo ricordo benissimo, era in allenamento proprio allo Schioppo.

Sul tavolo della vostra prima colazione nei giorni di gara che cosa non può mai mancare?

Marco: Cornetto e succo di frutta. Sì, d’accordo, è una colazione un po’ leggera, ma poi mangio di nuovo durante la gara.

Antonio: Premetto che non faccio praticamente colazione quando non sono in gara. ⁠Durante le gare, invece, non può mai mancare la mia tipica colazione salata: un toast con prosciutto cotto e formaggio e uova strapazzate.

Marco Coco, Antonio La Volpe e Riccardo Mignozzetti sul podio di Rotondella

Marco, al Gran Premio di Taranto c’è stato un risultato abbastanza pallido – un 21 – nella quinta serie. Che cosa è successo in quella serie?

Non ero perfetto nei movimenti verso i piattelli.

Antonio, qualche scivolone c’è stato anche al Gran Premio di Taranto: specialmente il 21 della seconda serie fra l’altro tra un 24 e un 25. Che cosa è successo in quella serie?

In quella serie non ero davvero concentrato.

Senza riflettere troppo: si vince l’argento o si perde l’oro?

Marco: Si perde l’oro.

Antonio: Si vince l’argento.

Se vi chiedessero di eleggere la gara che giudicate in assoluto la più bella ed emozionante della vostra carriera, quale indichereste?

Marco: La mia vittoria al campionato europeo.

Antonio: Fino ad ora la gara più bella è stata il Gran Premio internazionale a Porpetto nel 2023 in cui ho fatto il risultato più alto di tutta la gara ovvero 121/125 e in cui abbiamo vinto anche l’oro a squadre.

Quante serie di allenamento affrontate nell’arco di una settimana nei mesi dell’attività agonistica e con quale distribuzione?

Marco: Sette/otto serie per tre volte a settimana.

Antonio: ⁠In genere non le conto, mi alleno fino a quando non mi sento sicuro in tutte le pedane.

Ricevi una telefonata e una voce che si qualifica come Vincent Hancock vi chiede un parere sullo Skeet. Giudicate che sia uno scherzo e chiudete la telefonata senza pensarci troppo, rispondete che il quesito è interessante ma forse è meglio parlarne in un altro orario oppure state al gioco e esprimete il tuo parere?

Marco: Sarebbe una bella emozione se fosse davvero Vincent Hancock a telefonarmi e ben volentieri gli esprimerei il mio parere.

Antonio: A prescindere da chi mi chiama, educatamente gli do un consiglio e poi chiedo di riparlarne in un orario più comodo per entrambi. Se fosse davvero lui, sarebbe di certo emozionante.

Marco, al Campionato invernale di Roma del mese di febbraio al 24 della prima serie hai fatto seguire un 22: quali sono i motivi di quel calo di rendimento?

Al campionato invernale avevo cambiato da poco calcio e dovevo prenderci ancora confidenza.

Antonio, è vero che si va in gara sempre con il proposito di vincere e di fare il miglior punteggio possibile, ma avevi fatto una previsione realistica di piazzamento e di punteggio prima di iniziare il Gran Premio dello Schioppo?

No, non faccio mai pronostici, però cerco sempre di guadagnarmi un podio.

Si vince perché si è fatto un’accurata preparazione o si vince perché si riesce a dare il meglio in gara?

Marco: Si vince per la preparazione fatta a casa e poi riconfermata in gara.

Antonio: Si vince perché si è fatto un’accurata preparazione.

Quante volte in un giorno apri il tuo social network preferito?

Marco: Consulto Facebook una o due volte al giorno.

Antonio: Come social network preferisco Instagram: è di facile condivisione ed è molto usato tra i miei amici.

Qual è il consiglio tecnico che non dimenticate mai ogni volta che entrate in pedana?

Marco: Eseguire correttamente l’imbracciata. È l’indicazione che mi  insegnò fino dalle origini Pierluigi Pescosolido.

Antonio: ⁠Il consiglio è sempre lo stesso: far uscire il piattello, agganciarlo e controllarlo. Arriva dalle basi che mi sono state insegnate.

Se doveste descrivere lo Skeet con un colore, che colore sarebbe?

Marco: Verde.

Antonio: Rosso, come la passione che ho per questa disciplina.

Forse non avete tenuto una contabilità così precisa, ma, a spanne, qual è il lancio della serie di Skeet che avete sbagliato di più e quello che avete sbagliato di meno in tutta la tua carriera?

Marco: Ho sbagliato di più qualche doppia alla pedana 4. Invece ho sbagliato meno alle pedane 7, 8 e 1.

Antonio: Quello che mi riesce meglio è il 3 Pull, mentre quello che ho dovuto correggere era il 5 Mark.

Come impiegate il tempo che intercorre tra una serie e un’altra durante una gara?

Marco: In macchina ad ascoltare la musica con le cuffiette.

Antonio: Cerco di mantenere la concentrazione aiutandomi con la musica. Ascolto preferibilmente Rocco Hunt.

Marco, è vero che, malgrado la giovane età, sei abituato a vincere e quindi forse hai un atteggiamento standard di fronte alla vittoria, ma qual è stato il tuo primo pensiero non appena hai capito che avevi vinto il Gran Premio dello Schioppo?

Ero contento perché avevo tirato certamente bene ed ero contento del lavoro  fatto a casa.

Antonio, qual è stato il tuo primo pensiero non appena hai capito che eri secondo classificato al Gran Premio dello Schioppo?

Il mio primo pensiero è stato che comunque: sono a podio dopo una bellissima gara!