Giorgio Fabris: uno scudetto per tornare in pista
Nel settembre del 2024 l’atleta e mental coach toscano ha conquistato il titolo tricolore di Skeet di Seconda categoria: adesso medita un ritorno in grande stile e all’orizzonte c’è la massima divisione
(di Massimiliano Naldoni)
Nel 2024 Giorgio Fabris ha affrontato una stagione difficile, caratterizzata da problemi di salute e da un grave lutto familiare, ma ha saputo reagire con la conquista dello scudetto individuale di Skeet di Seconda categoria e contribuendo alla vittoria della squadra di Laterina al Campionato delle Società della stessa disciplina. L’atleta e mental coach toscano, che in queste ultime stagioni ha accompagnato al successo molti nomi nuovi del panorama agonistico dello Skeet e del Trap e che in precedenza è stato anche un valente Eccellenza, adesso medita di tornare in pista alla grande. E per Fabris, in considerazione dei recenti risultati, si configura come realistico anche il ritorno nella massima categoria.
Giorgio, quello del 2024 è stato uno scudetto a sorpresa?
Della conquista del titolo italiano sono rimasto sconvolto io per primo. Sconvolto in positivo, naturalmente, intendo. Credo che in quel caso sia entrato molto in gioco il mio lavoro. È il mio lavoro di coach che mi ha permesso di andare oltre quello che stavo vivendo. Non posso dire che avessi grandissime aspettative appunto per le situazioni personali e di salute che avevo vissuto durante le stagioni più recenti, però mi piace sottolineare un aspetto curioso: il secondo giorno del Campionato avevo portato con me la bandiera tricolore. Non era un caso: era stato proprio un gesto intenzionale. E allora quando il Presidente Rossi mi ha premiato, ho avuto gioco facile a spiegare la bandiera ed è stata una gran bella soddisfazione personale.
Giorgio Fabris al vertice del podio del Campionato italiano di Seconda categoria di Skeet davanti a Filippo Boncompagni e Eros Marcellini
Quindi, un’ipotesi di vittoria circolava nella testa anche alla vigilia..?
C’era: sì, è inutile nasconderlo, ma come in ogni gara che conta, siamo tutti lì per quello. Poi succede che la fortuna ti aiuta, ma è anche vero che ho fatto una gran bella finale perché quel 53/60 la dice lunga. E poi dopo sono anche riuscito a vincere lo spareggio con Filippo Boncompagni, mio compagno di squadra nel team di Laterina.
Per un atleta che è uno stimato mental coach la domanda suona quasi ridondante: come hai gestito psicologicamente tutte le fasi della gara?
Che siano le persone che si rivolgono a me o che sia invece io in prima persona, il concetto di gestione della gara non cambia. Mi sono dedicato alla gara passo dopo passo. Dopo ogni piattello chiudevo lì, dimenticavo e ricominciavo con il successivo. E questo è il segreto del nostro sport. Se dopo ogni piattello riesci a chiudere il discorso con ogni bersaglio, allora porti il risultato. Se invece ti fermi a pensare, e naturalmente questo succede ancora di più nel caso di uno zero, e se ti fissi ad esempio su tutte le interferenze esterne che esistono in campo e fuori, la tua concentrazione svanisce: ecco che allora stai di nuovo creando confusione nella tua testa e questo non ti permette di portare in fondo la gara. Certamente, poi, hanno pesato in positivo anche le motivazioni: nell’arco dell’anno scorso ho perso mio padre nel mese di giugno e ho avuto di nuovo seri problemi di salute. C’era quindi la necessità di dare una risposta anche emotiva a tutte quelle situazioni.
Scendiamo nel dettaglio tecnico del lavoro che conduci su te stesso e che è anche il programma che suggerisci alle atlete e agli atleti che segui.
Ci sono dei programmi di base che seguo. Ad esempio eseguo sessioni di auto-ipnosi almeno una decina di giorni prima di ogni gara. Utilizzo degli audio-clip che metto a disposizione anche di coloro che si rivolgono a me. Si tratta di una selezione di musica con degli script per una durata che varia dai quindici ai venticinque minuti. Ascolto questo programma di musica e script un paio di volte al giorno, isolandomi completamente, seduto in poltrona o sdraiato sul divano, con il telefono rigorosamente disattivato. L’audio-clip è naturalmente mirato precisamente alla specifica situazione. Se parliamo appunto di una gara di tiro, l’audio-clip conterrà un racconto di tutta la procedura consueta che l’atleta compie prima e durante la gara. Ad esempio, se hai l’abitudine di mettere dieci cartucce in una tasca e quindici nell’altra, nell’audio-clip vado a sottolineare questa abitudine. E poi descrivo nel dettaglio tutta la serie che l’atleta sta affrontando: è una vera e propria gara simulata e condensata, un modo di cristallizzare il momento. Se invece l’audio-clip mira al rilassamento, anche il programma musicale e gli script saranno orientati in quel senso. E in quel caso, ad esempio, nel corso dell’audio-clip si dovrà eseguire una sorta di sospensione del pensiero per liberare la mente oppure una regolazione scandita della respirazione. Posso dire che tutte le persone che stanno seguendo questo procedimento hanno apprezzato moltissimo perché hanno raggiunto un ottimo livello di concentrazione e rilassamento.
Giorgio Fabris e Alessio Bagnato
Affrontiamo il dettaglio tecnico del Campionato italiano: con il 21 della prima serie probabilmente la partenza non era stata così brillante come avresti sperato?
No, perché quando arrivi ad un appuntamento del genere sei sempre inevitabilmente sulla corda. Ma devo anche dire che in vista di questa gara non ho potuto fare la preparazione che avrei voluto: a cavallo tra il 2022 e il 2023 in otto mesi ho fatto sei volte l’anestesia totale e certamente mi sono portato dietro in questi mesi gli strascichi di queste situazioni e nella prima serie di ogni gara, e qualche volta anche nella seconda, sono sempre molto tirato. Devo dire che a un certo punto durante la stagione 2024 a Lonato ho addirittura capito che avevo assunto un’impostazione tecnica sbagliata che mi rendeva troppo rigido e troppo eretto al momento del pull. Ho cambiato la mia impostazione in pedana e lì, quanto a risultati, è cambiato il mondo. È stata una scommessa perché in realtà ho dovuto fare dei cambiamenti proprio mentre facevo le gare. Ma è stata una scommessa vinta.
Possiamo dire però che probabilmente nel Campionato italiano è tornato fuori l’Eccellenza che è in te?
Sì, effettivamente nella stagione scorsa ho sparato in Seconda categoria perché sono stato fermo nelle due stagioni precedenti e quindi ho subito due retrocessioni consecutive. Non posso negare che certamente il livello agonistico di base mi abbia aiutato nel conseguimento del risultato. E mi ha aiutato in parallelo anche la trasformazione caratteriale che ho saputo realizzare: a Laterina ho fatto degli zeri stupidi, in particolare alla pedana 2 e alla 3, a cui probabilmente qualche anno fa avrei reagito in maniera scomposta e negativa.
Giorgio Fabris con la squadra di Laterina che ha vinto il Campionato delle società di Skeet
C’è la volontà di tornare in Eccellenza?
La mia testa dice di sì. È ovvio che poi quando arrivi in Eccellenza, come appunto ho già fatto negli anni passati, fai fatica a fare tutto perché ti confronti con i massimi esponenti della disciplina. E c’è anche l’aspetto anagrafico perché non sono proprio un trentenne… Non mi sono dato ancora obbiettivi precisi per questa stagione dal momento che ho ripreso a sparare negli ultimi giorni dell’anno scorso e quindi sono un po’ indietro. Come ho scritto anche nel mio libro AlimentaLaMente, gli obbiettivi devono sempre essere concreti e proprio in nome di questa concretezza io vorrei puntare, per la prossima stagione, ad accedere alle finali delle gare a cui parteciperò. Acquisita la finale, poi allora proverò a conquistare il più alto piazzamento possibile. Un po’ come ho fatto al Campionato italiano…