Emanuele Fuso: la fabbrica dello Skeet

L’azzurro di Spello è salito in cattedra e da alcune stagioni sulle pedane di Foligno si dedica ad individuare i nuovi talenti della sua specialità

(di Massimiliano Naldoni)

Emanuele Fuso è un atleta di successo che nello Skeet ha centrato importanti vittorie a livello nazionale e internazionale e che rappresenta una delle colonne della selezione azzurra del Dt Luigi Lodde, ma nella carriera dello sportivo di Spello nelle stagioni più recenti ha acquisito un’importanza sempre maggiore anche l’attività di talent-scout. Oggi Fuso, che è stato l’artefice dei grandi successi di Riccardo Mignozzetti nel 2024, sta coltivando il talento di un gruppo di atlete e di atleti dell’area umbro-toscana: Sara Bianchi, Antonio Marasco e Giulia Castrichini, che sono intorno ai 20 anni, e i giovanissimi Giovanni Sabatini, Elia Zarelli e Nicolas Cesarini, tra i 14 e i 15 anni di età, sono proprio le allieve e gli allievi di un pool che l’azzurro sta forgiando nell’officina di Foligno.

Emanuele, in parallelo ad una carriera agonistica ancora in pieno rigoglio, hai recentemente sviluppato una interessante vocazione allo scouting di nuovi talenti. Come si sta configurando questa tua nuova attività?

Dopo qualche anno di lavoro sono riuscito finalmente a individuare e a riunire un gruppetto di un mezza dozzina di ragazzi e ragazze che si dedicano allo Skeet. In Umbria siamo stati un po’ carenti in questi anni nella mia disciplina e quindi questa iniziativa mira a rilanciare lo Skeet nella nostra regione. Si tratta di un gruppo collocato in una fascia di età dai 14 ai 20 anni che rappresenta quindi tutto il percorso del Settore Giovanile. L’aspetto interessante è che non si tratta di ragazzi e ragazze che provengono da famiglie in cui si praticava già il tiro a volo, quindi è anche un bel progetto di reclutamento: ci fornisce la conferma che esiste la possibilità di coinvolgere i ragazzi e le ragazze nell’attività del tiro a volo indipendentemente dalle scelte sportive dei genitori.

Emanuele Fuso nel corso di una lezione a Foligno

Del resto con Riccardo Mignozzetti avevi già rivelato questa tua capacità di individuare i talenti.

Sì, quella di Mignozzetti è stata un’altra bella impresa e una straordinaria avventura sportiva, tant’è che oggi, dopo un 2024 strepitoso, vediamo frattanto Riccardo già lanciato tra i Senior. Con Mignozzetti siamo riusciti a fare un grande lavoro che intanto mi ha permesso di acquisire ancora più fiducia nella tecnica didattica e perfino nella terminologia con cui svolgo le lezioni in campo. L’altro aspetto importante è che in meno di tre anni sono riuscito a condurre Riccardo alla conquista del titolo europeo individuale degli Juniores e l’argento nel Mixed Team al Mondiale di categoria in Perù.

Le ragazze e i ragazzi del tuo gruppo sono appunto distribuiti in una fascia di età molto larga: come riesci a uniformare la preparazione con soggetti così diversi anagraficamente?

I corsi che sto facendo sono sempre calibrati sulle specifiche caratteristiche del soggetto che alleno. Con i più giovani, ad esempio, abbiamo utilizzato anche attrezzi di pedana più leggeri e con brandeggio più facile, perché a 14 anni si deve prendere confidenza graduale con il peso e le caratteristiche dell’arma. Anche i piattelli con cui abbiamo iniziato, in questo caso indipendentemente dall’età degli allievi, sono ovviamente i più facili di ogni serie: principalmente gli entranti per i quali c’è la possibilità di utilizzare un tempo più lungo per mirare. E soprattutto sono quei lanci che ci permettono di lavorare sull’imbracciata che ovviamente per lo Skeet è un elemento essenziale.

Emanuele Fuso

Quali sono attualmente la sede e il calendario di lavoro di questo gruppo?

Le lezioni, nella quasi totalità, si svolgono al campo di Foligno e facciamo due incontri settimanali in ognuno dei quali i ragazzi e le ragazze affrontano dai 50 ai 100 colpi. I più giovani: 50 e non oltre i 75, mentre i più grandi qualche volta arrivano anche a 125 colpi in ogni lezione.

In quali pedane conduci i tuoi allievi e le tue allieve per il primo contatto con i piattelli veri?

Si inizia con il Mark alla 1 e successivamente lavoriamo alla pedana 7 perché il Pull in quel caso è un entrante e il Mark è comunque un piattello abbastanza controllabile anche per un principiante. Il criterio di base è quello di fare iniziare sempre con quei lanci in cui, quando imbracci, ti trovi già abbastanza in prossimità del piattello. Ed è sulla 7 che infatti procediamo anche ad affrontare le prime doppie. È proprio alla 7 che l’allievo inizia a dominare l’imbracciata, a mirare al primo piattello e a effettuare poi il movimento verso il secondo. La pedana 4 è invece quella che affrontiamo poi gradualmente con il tempo e che continua a rappresentare certamente la più difficile perché richiede il massimo anticipo, ma anche alla 8 le ragazze e i ragazzi impattano subito con le difficoltà: magari poi, strada facendo, la considerano tra le più facili, ma all’inizio questo piattello ravvicinato della 8 che viaggia veloce crea qualche timore e il principiante ha l’impressione di non avere il tempo sufficiente per spararlo.

Risulta però che hai avuto immediata fiducia in questo gruppo e hai messo subito alla prova i ragazzi e le ragazze.

Sì, ho notato che questo gruppo era subito portato per lo Skeet e infatti dopo pochi mesi li ho anche condotti a fare qualche gara: non con l’obbiettivo di inseguire per forza il punteggio, ma soprattutto per capire le dinamiche che si sviluppano durante un confronto agonistico. Li ho fatti gareggiare a una prova del regionale invernale in Umbria: una gara corta, sulla distanza di 50 piattelli, che trasmetteva comunque già l’atmosfera della competizione. Ho voluto che prendessero visione diretta del regolamento, del modo in cui si comportano i sei tiratori della batteria durante la serie, li ho sollecitati a capire come e dove ci si muove da una pedana all’altra e anche come e dove invece si può sostare nell’intervallo tra un turno di tiro e un altro. Per i ragazzi e le ragazze che si avvicinano alla Fossa Olimpica questo è un problema che non si pone: il Trap propone una sequenza e uno scorrimento in pedana molto intuitivo. Occorre capire invece che noi dello Skeet possiamo muoverci abbastanza liberamente nell’attesa del nostro turno, ma pur sempre in un certo modo per non creare fastidio agli altri tiratori e soprattutto all’interno di un certo perimetro.

Emanuele Fuso

Emanuele, seguirai questo gruppo anche nell’attività agonistica del Settore Giovanile?

Se non avrò impegni concomitanti con la nazionale, mi piacerebbe senz’altro seguirli in gare anche un po’ più impegnative come appunto i Gran Premi del Settore Giovanile. Nel loro caso, però, adesso il pensiero non deve essere rivolto alla partecipazione alle gare per conseguire quel determinato punteggio o per centrare addirittura la conquista della medaglia: adesso l’importante è curare l’approccio alla gara. Tutto il resto, come sempre avviene nel tiro a volo, arriverà con il tempo.