Dieci domande a Fabrizio Cormons
Compie quarantanove anni il prossimo 4 aprile il campione del mondo di Paratrap della specialità PT2: e da fiero ambasciatore della sua località di residenza, San Felice Circeo, si appresta ad affrontare la nuova stagione con quella che il pontino definisce fame di piattelli
(di Massimiliano Naldoni)
La domanda è inevitabilmente di rito: Fabrizio, il titolo mondiale ti ha cambiato la vita?
In realtà, sì. Ho ricevuto l’attenzione di alcune aziende che mi stanno supportando per l’attività, ma quello che mi ha veramente dato tanta soddisfazione è stata la nomina ad ambasciatore del borgo in cui abito: San Felice Circeo. L’Amministrazione comunale del mio paese ha deciso infatti di attribuirmi questo ruolo per i miei meriti sportivi internazionali ed è stata una vera e propria festa per tutta la collettività. Ero tornato dal Perù da poche ore quando l’Assessore allo Sport del Comune di San Felice Circeo, Felice Capponi, mi ha letteralmente costretto a presenziare alla riunione del consiglio comunale in cui è stata ufficializzata la nomina. Il mio piccolo borgo mi ha fatto una sorpresa incredibile: al rientro ho sfilato in macchina sulla strada principale con tutte le bandiere tricolore ai lati e il sabato successivo al mio rientro tutta la cittadinanza si è riunita nella piazza principale per festeggiarmi.
Che allenamento sta facendo in questo scorcio dell’inverno 2024 il campione del mondo di PT2?
Io mi sto già preparando con regolarità: infatti sono seguito costantemente sia dal Dt Benedetto Barberini che da Riccardo Rossi e faccio quattro serie nell’arco di una giornata andando in pedana ogni due giorni. Non ripeto mai una serie sullo stesso campo: sparo su campi diversi, con traiettorie diverse, con sganci diversi, con compagni di batteria sempre diversi. È il mio modo di mettermi in gioco. Sparo al Tav Roma, ma anche al Tav Macallè della famiglia Frasca e al Tav Oca Selvaggia. Cambiare continuamente è il sistema che mi permette di capire se sto davvero in forma o no.
La Vicepresidente Croce Bonomi celebra i medagliati della PT2 al podio del Mondiale di Lima
Su che media stai viaggiando in allenamento in questo momento?
Sul 22-23. È la mia media: anche alla prima prova del regionale invernale del Lazio a cui ho partecipato ho fatto 45/50, rispettando quindi le mie previsioni.
A quale momento possiamo far risalire la vera svolta della tua carriera di atleta di Paratrap?
Certamente alla Coppa del Mondo di Chateauroux nel 2022: in quell’occasione ho conquistato un prestigioso secondo posto che mi ha convinto di avere le doti per ottenere risultati anche più prestigiosi. Quell’argento mi ha fatto poi meritare la convocazione all’Europeo di Lonato in cui ho ottenuto un altro indimenticabile argento. Poi nel 2023 alla prova di Coppa del Mondo in Croazia non sono andato a medaglia, ma il mio quarto posto ha convinto il Dt Barberini a convocarmi per il Mondiale del Perù: che è stata un’avventura incredibile per tanti aspetti perché, ad esempio, io non avevo mai preso un aereo prima di allora e mi sono trovato a dover affrontare di punto in bianco un viaggio lunghissimo. Quindi: battesimo dell’aria con un volo di quattordici ore…
Che esperienza si è rivelata allora il Mondiale?
Straordinaria. Più che altro perché siamo stati una squadra molto unita in cui ho ricevuto il supporto di tutti i miei miei colleghi e naturalmente della Vicepresidente Emanuela Croce Bonomi, del Dt Benedetto Barberini, di Riccardo Rossi, del medico Sandro Polsinelli, di Luca Minelli, di Laurent Ottoz. Un supporto che non è stato soltanto tecnico e organizzativo, ma anche e soprattutto un contributo di grande umanità e collegialità. C’è stata disponibilità di tutti ad aiutarmi se ho avuto bisogno di un consiglio: sono quelle piccole cose che fanno bene. Ed è una situazione che mi ha permesso di sentirmi perfettamente a mio agio in ogni momento in cui dovevo scendere in pedana.
L’avresti detto all’inizio del 2023 che la stagione si sarebbe conclusa con il titolo mondiale?
No. In realtà a livello agonistico ero pronto. Però vedendo intorno tanti atleti forti nelle gare internazionali, mi sembrava di non essere proprio a quel livello. Diciamo che è stato nella finale di Lima che mi è apparso chiaro che si poteva riuscire.
L’esultanza di Fabrizio Cormons al momento della proclamazione sulle pedane di Lima
Al Mondiale di Lima in qualificazione hai totalizzato 101/125 e ti sei attestato al quarto posto: era il punteggio e la collocazione in classifica parziale che avevi immaginato?
No, in qualificazione ci sono state alcune difficoltà che hanno condizionato la prova. I piattelli erano molto insidiosi e io mi sono dovuto adattare ad una cartuccia non velocissima. Però l’obbiettivo della finale in quel momento era raggiunto.
E la finale: come l’hai affrontata?
Ero molto fiducioso: ho visto che eravamo due italiani su sei, perché con me c’era anche Raffaele Talamo, e ho avuto subito la convinzione che avremmo potuto farcela. Infatti ai primi venticinque piattelli ero primo con 21 e in tutta la finale sono sempre stato nelle prime due posizioni. Poi ci siamo ritrovati in tre: lo spagnolo Oloriz Sanz, Raffaele Talamo ed io. E siamo riusciti a escludere Oloriz Sanz e a trasformare lo step finale in un derby tutto italiano. Devo dire che ho gestito bene tutta la finale e anche in occasione di qualche zero sono subito riuscito a rimettermi in gioco. D’altronde anche alla Coppa del Mondo in Croazia di qualche mese prima la qualificazione non era sta brillantissima, ma sono comunque poi riuscito ad affrontare la finale con grande energia.
Fabrizio Cormons con i dirigenti federali e alcuni compagni di squadra
La tua storia con il tiro a volo in realtà inizia molto tempo prima dell’attività nel Paratrap, vero?
All’età di diciotto anni sparavo al Compak e allo Sporting e facevo attività in maniera continua a livello regionale e nazionale. Soltanto dopo l’incidente del 2009 sono passato al Paratrap. E proprio nei mesi in cui stavo svolgendo tutte le visite, ho scoperto che in effetti il Paratrap mi piaceva anche di più del Compak. E non è un caso che ho anche ottenuto risultati più brillanti.
È cambiato il tuo metodo di allenamento nel 2024 da quando sei campione del mondo?
Mi alleno esattamente nello stesso modo in cui ho già affrontato le altre stagioni. Ho ricevuto proprio nei giorni scorsi la convocazione per la Coppa del Mondo di New Delhi e quindi quello è l’obbiettivo a cui sto guardando adesso in questi giorni in termini di calendario. Posso dire con certezza una cosa: ho fame di piattelli! Giorni fa sono stato al Tav Roma ad allenarmi e nell’ultima serie della giornata ho sentito proprio quella giusta e sana carica agonistica che serve per inseguire i traguardi.