Compak: uno sguardo da nord a sud

Il quarto Gran Premio della disciplina ha portato alla ribalta nomi già noti e altri in procinto di diventarlo: siamo andati a indagare lo stato d’animo e la condizione tecnica di alcuni dei protagonisti di questa tornata

(di Massimiliano Naldoni)

 PRIMA PARTE

Può un fresco campione d’Europa di Sporting mettersi subito in gioco addirittura in due segmenti diversi di un Gran Premio nazionale di Compak proprio a pochi giorni dalla conquista di quel pregiato titolo continentale? Se il suo nome è Cristian Camporese, certamente sì! Perché l’atleta padovano, che si è appunto brillantemente laureato campione d’Europa di Sporting tra gli under 20 in Francia appena dieci giorni fa, oltre ad un talento di altissima levatura che le sue gesta hanno ormai ampiamente consacrato, coltiva quel profondo senso di responsabilità e di rispetto verso il proprio sport che è tipico di ogni grande campione.

Da fresco campione d’Europa, Cristian Camporese ha gareggiato nel quarto Gran Premio di Compak sia a Campoformido che al Nuovo Borgo

“In questo fine settimana avevo ancora la mente occupata dal pensiero dell’Europeo di Signes e da tutte le grandi emozioni che quella gara mi ha fatto vivere – spiega Cristian Camporese – e quindi mi sentivo certamente stanco fisicamente e mentalmente, però ho ritenuto che si dovesse onorare questo appuntamento nazionale. Certamente non devi mai avere aspettative troppo alte quando stai facendo ancora i conti con la stanchezza prodotta da una prova impegnativa. Nella giornata di sabato ho voluto partecipare alla gara di Campoformido che è un impianto in cui non avevo mai gareggiato prima. Si è trattato di una bella gara in una struttura che ha proposto dei lanci interessanti. Certamente lanci non impossibili da un punto di vista tecnico, quindi il mio punteggio avrebbe dovuto essere più alto di tre o quattro piattelli rispetto al 92/100 che sono riuscito a totalizzare.”

Uno scorcio dell’impianto di Campoformido

Un campione è un po’ come un grande artista: non è mai pago della propria opera e pretende legittimamente di superarsi ogni volta. E così il fuoriclasse veneto ha subito programmato di partecipare anche a un altro round del quarto Gran Premio di Compak: questa colte sul terreno vicentino del Nuovo Borgo.

“Ho capito però che se volevo affrontare la gara nella giornata di domenica dovevo assolutamente recuperare energie fisiche e mentali: ho dedicato il pomeriggio del sabato al relax e soprattutto ho mirato a ricaricare le batterie e sono arrivato alla gara di domenica nella condizione giusta. Del 97/100 che ho totalizzato al Nuovo Borgo sono infatti certamente molto soddisfatto.”

“Proprio domenica scorsa, dopo la gara, – dice ancora Camporese -ho dato uno sguardo in rete ai punteggi degli altri campi e mi ha fatto molto piacere vedere che Michael Nesti aveva fatto un perfetto 99/100 a Orvieto. A Michael, con cui abbiamo condiviso tante gare e tante trasferte in questi anni, non posso che fare i miei complimenti più sinceri: se da una gara di Compak esci con un punteggio di quel livello, vuol dire che sei veramente al massimo e stai davvero esprimendo il tuo miglior tiro!”

Alessia Panizza al vertice del podio della gara del Nuovo Borgo davanti a Silvana Magano

Anche Alessia Panizza (protagonista della copertina di questo articolo), a sua volta reduce dall’Europeo di Sporting della Provenza, ha scelto di trasformare lo scorso weekend in una full immersion nel Compak nazionale e in linea con le scelte di Cristian Camporese anche la futura veterinaria di Lierna ha affronato i lanci di Campoformido nella giornata di sabato e quelli del Nuovo Borgo nella giornata di domenica.

“Sono ovviamente più soddisfatta del risultato di Campoformido dove in realtà non ero mai stata prima. – Dice la specialista lariana – Alla gara al Nuovo Borgo mi sono arenata nella seconda serie al campo dei doppi doppi. Sono uscita con un 19 che su quel campo non è neanche proprio da buttare, ma ovviamente ha modificato in negativo la media complessiva della prova.”

“Da questo periodo di attività agonistica intensa e di eventi molto serrati, che oltretutto si sono spesso incrociati anche con l’impegno dell’università, ho certamente appreso una lezione: che consiste nel fatto che non puoi trascurare i tempi di recupero se vuoi dare qualità alle tue gare. Nelle prossime settimane il traguardo che conta nel mio programma è il Campionato europeo di Compak a Santiago e non intendo sacrificare questo obbiettivo importante disperdendo energie. Nel prossimo weekend sarò a Vergato per il Gran Premio di Sporting, ma subito dopo intendo destinare una decina di giorni al riposo assoluto per poi effettuare un allenamento corretto, ma non massacrante, proprio in vista della gara in Spagna.”

Sul segmento pugliese del quarto Gran Premio di Compak (quello che ha rivelato un portentoso Luca Maci di cui vi parleremo diffusamente nei prossimi giorni nella seconda carrellata dei talenti della disciplina) hanno impresso il loro sigillo anche i “fratelli terribili” del Compak calabrese: Francesco e Gabriele Morabito. Cresciuti alla scuola di Giuseppe Varacalli sulle pedane del Tav Torretta Ardore (ma Gabriele Morabito segnala che un altro dei primi a credere nelle sue doti tecniche è stato l’amico e maestro Giuseppe Serranò), i due specialisti di Reggio Calabria sulle pedane di San Donaci sono riusciti ad essere indiscutibilmente tra i protagonisti pur essendo fortemente impegnati con lo studio in vista della loro attività professionale del futuro. Francesco e Gabriele Morabito sono infatti iscritti alla facoltà di odontoiatria della città romena di Târgu Mureş e la loro vita, nei prossimi anni, sarà caratterizzata da continui trasferimenti tra la Romania e l’Italia per assecondare le esigenze della professione e della pratica sportiva preferita.

Francesco e Gabriele Morabito con un gruppo di partecipanti alla gara di San Domaci

“Non sparavo da venti giorni – spiega il ventenne azzurro Gabriele Morabito che è tra i designati per la nazionale under 20 all’Europeo di Compak di Santiago – e questo 93/100 che ho totalizzato a San Donaci è un punteggio che considero buono. Si è trattato di un test molto ultile in un impianto che non presentava lanci difficili, ma comunque adatti per tornare ad acquisire familiarità con il ritmo agonistico.”

“Anche quando non posso dedicarmi agli allenamenti, – dice ancora Gabriele Morabito – come è avvenuto in queste ultime settimane in cui ero impegnato con i corsi, riesco a non farmi travolgere dalla tensione della gara. Se questo avviene, devo ringraziare la mia militanza in nazionale di questi anni che mi ha permesso di capire come gestire la pressione psicologica della competizione e centrare anche importanti risultati.”

Uniti nel percorso universitario e presumibilmente anche nella futura professione, i “ragazzi terribili” del Compak calabrese hanno in realtà composto anche proprio lo stesso punteggio sulle pedane brindisine di San Donaci.

“Io non sono così indulgente con me stesso come mio fratello – spiega il ventiquattrenne Eccellenza Francesco Morabito – e sinceramente avrei preferito sottoscrivere un punteggio un po’ più alto in questo Gran Premio che mi ha visto tornare in pedana dopo queste settimane di stop. Però capisco che si tratta del mio primo anno nella massima categoria e ogni passo ha la sua importanza.”

Appassionato di calcio fino da bambino – e oggi, da adulto, spettatore competente di incrollabile fede juventina – Francesco Morabito, dopo il diploma da odontotecnico e dopo un periodo in cui ha valutato con attenzione quale svolta imprimere alla sua vita professionale, di concerto con il fratello Gabriele ha deciso appunto di iscriversi all’università in Romania.

“È un ambiente molto stimolante – racconta l’atleta calabrese – in cui operano studenti di molti paesi d’Europa: dalla Francia alla Gran Bretagna. Sono molti anche gli studenti italiani: almeno una settantina al primo anno di corso e c’è un efficiente sistema di interpretariato per noi studenti stranieri che ci permette di seguire le lezioni. Anche se poi in realtà, un po’ per volta, sto imparando anche a parlare romeno.”

Anche a proposito del tiro a volo Francesco e Gabriele Morabito hanno le idee molto chiare.

“Quando mi chiedono qual è il mio proposito da tiratore – dice Gabriele – rispondo: fare sempre 25! Purtroppo è un proposito che in pedana, e specialmente nel Compak, non si riesce sempre a realizzare. Io ritengo però che nel nostro sport, anche ai massimi livelli, non deve mai mancare la volontà e la capacità di divertirsi. Quando affrontiamo ad esempio una gara internazionale su quattro giorni è difficilissimo riuscire a mantenere la concentrazione allo stesso livello per tutto quel tempo. Occorre allora in realtà che lo sport che pratichi sia per te anche e soprattutto un divertimento.”

Francesco Morabito in azione

“Certamente in questo primo anno da Eccellenza – replica Francesco – capisco appunto che ogni traguardo sarà molto difficile. Certamente tra gli obbiettivi che vorrei realizzare c’è la vittoria in un Gran Premio. Mi piace frequentare l’ambiente del Compak e in tutte le gare sento di conquistare tecnicamente ogni volta qualcosa in più. Il tiro a volo è uno sport bellissimo perché ti permette di stare a contatto diretto con i più grandi specialisti e da loro puoi attingere sempre qualche dettaglio tecnico. Anche se io ho una teoria: nel Compak ci sono tanti talenti nascosti e e a me piace scoprirli volta per volta nelle gare e carpire proprio da loro qualche segreto tecnico importante!”