Attenti a quei due: Daniele Fedeli e Alessandro Palladino

Sono rispettivamente la medaglia d’argento e la medaglia di bronzo del Campionato italiano di Terza categoria di Fossa Olimpica dello scorso settembre: con una carriera agonistica per certi aspetti analoga e un percorso sportivo non dissimile il lombardo e il molisano si presentano ai nastri di partenza del 2024 come veri e propri giovani leoni

La storia agonistica di Daniele Fedeli e Alessandro Palladino (nella foto di copertina rispettivamente sul secondo e sul terzo gradino del podio ai lati di Davide Carlucci) si è incontrata al Tav Spinella nello scorso settembre: precisamente al Campionato italiano di Fossa Olimpica di Terza categoria in cui i due atleti hanno conquistato le piazze d’onore alle spalle del neo-campione stagionale Davide Carlucci. Lo sport istituisce spesso delle analogie imprevedibili e così Daniele Fedeli, trentaseienne lombardo di Biassono, e Alessandro Palladino, ventottenne molisano di Campobasso, sulle pedane pugliesi al termine della finale hanno condiviso lo stesso pianerottolo del punteggio di 134/150 e si sono distribuiti sul podio – Fedeli sul secondo gradino e Palladino sul terzo – per effetto di un rapido shoot-off. Ma le analogie che legano i due forti e giovani atleti sono davvero numerose: dalla passione per altre discipline sportive anche molto distanti dal Trap alla stessa parabola graduale di avvicinamento al tiro a volo. Molto diverso, semmai, l’approccio che i due atleti hanno proposto nei confronti della gara di Spinella.

“Era dal mese di marzo che tiravo forte – spiega Daniele Fedeli – e non scendevo mai sotto la media del 23: con dei 23, appunto, e dei 24, magari con qualche 22 ma anche con dei 25. Quindi ho giudicato che il Campionato italiano quest’anno fosse un’occasione da non perdere. Sapevo, d’accordo, che c’era da macinarsi più di mille chilometri per fare la gara, ma sinceramente sono andato per conquistare il primo posto. Purtroppo, dopo il 66/75 del primo giorno e soprattutto dopo il 25 del quarto round, ho sbagliato una serie: la quinta, in cui sono uscito con un 20. Spinella era un campo nuovo per me: un impianto nel quale non avevo mai sparato. E non ci possiamo nascondere che, al di là dello stato di forma e della media che puoi rispettare, per fare i punteggi devi conoscere quel campo in cui vai a gareggiare e devi allenarti bene su quello. C’è anche un altro aspetto che non va trascurato: eravamo all’inizio di settembre, al ritorno dalle ferie, quindi ero impegnato con il lavoro e non avrei potuto prendere una settimana per andarmene a testare il campo. In certo modo ho dovuto fare in fretta. E proprio per questo adesso non posso dirmi insoddisfatto del punteggio che ho fatto: considerando appunto che non ho potuto fare la preparazione sul posto. Nella prima giornata ho rispettato la media del 22 e per la Terza categoria è una media buonissima. Specialmente su un campo per me totalmente nuovo e con un vento, che ha soffiato proprio nei giorni di gara, a cui non sono abituato e a cui non ero preparato.”

Daniele Fedeli

Decisamente diversa invece la situazione in cui si è trovato Alessandro Palladino alla vigilia del confronto.

“Pensavo di non riuscire ad andare a medaglia – racconta l’atleta di Campobasso – perché è emerso un problema fisico abbastanza serio: una tendinite al polso sinistro che fra l’altro ancora mi affligge dopo alcuni mesi. Quindi, diciamo che addirittura non mi sentivo in grado di affrontare la gara. Infatti, è proprio perché non mi sentivo al massimo che sicuramente non sono riuscito a dare regolarità alla mia gara. D’altronde il Campionato italiano di Spinella è stato la mia prima vera esperienza agonistica di tiro a volo: io pratico questo sport soltanto dal 2020. In realtà mi ero avvicinato al tiro a volo da giovanissimo: appena quattordicenne sulle pedane di Campomarino, ma sono tornato a sparare con convinzione dietro il suggerimento di mio fratello soltanto in questi ultimi anni.”

Per Daniele Fedeli l’episodio che ha davvero condizionato la gara di Spinella è avvenuto nella seconda giornata.

“Premetto che non ho mai guardato i punteggi degli altri miei colleghi per tutto il weekend, – dichiara il tiratore monzese – quindi non sapevo quanto dovevo fare nella seconda giornata per conquistarmi quella determinata posizione in classifica o per poter andare in finale e così via. Era con me Roberto Rametta, tesserato come me al Tav Belvedere di Uboldo, che mi ha seguito per tutto il tempo, ha svolto il ruolo di allenatore e si è occupato di consultare i risultati senza comunicarmeli. Mi ha sempre tranquillizzato e rassicurato: quindi in quel modo non mi sentivo condizionato dai risultati di altri, come avviene invece a volte quando sai di dover fare almeno 23 perché se invece fai 22 allora accade questo e quello…”

Daniele Fedeli con il “coach” Roberto Rametta

“Quindi insomma, – spiega ancora Daniele Fedeli – in occasione del 20 che ho fatto nella quinta serie non ha sicuramente giocato a sfavore neppure quel calcolo mentale che spesso i tiratori fanno. È vero invece che c’è stato un momento in cui il vento era più forte. Due o tre piattelli me li ha proprio spostati il vento in maniera evidente: e ho sbagliato quei due piattelli proprio all’inizio della serie. Sì, confermo che non ho fatto calcoli, ma è anche vero che, dopo che nella serie precedente hai fatto 25, cominci a pensare che ti stai giocando la finale del Campionato italiano. Probabilmente questa situazione mi ha un po’ destabilizzato. Di solito difficilmente faccio errori nei primi dieci piattelli e se capita, come appunto nel caso della quinta serie a Spinella, inevitabilmente finisco per fare tutta la serie in difesa. Il vento che mi ha spostato quei due piattelli mi ha poi costretto a controllare i bersagli successivi per quella frazione di secondo in più: e quella frazione in più che applichi in alcuni casi produce proprio altri zeri.”

Nel gioco delle analogie, anche per Alessandro Palladino c’è stata una quinta serie che ha modificato lo scenario. L’atleta molisano racconta così il suo momento più critico.

“Direi che l’ultimo piattello della quinta serie, quindi proprio l’ultimo piattello della qualificazione, è quello che ha cambiato le sorti della mia gara. Ho sbagliato infatti proprio quel venticinquesimo e con quello zero mi sono attestato a quota 112. Fossi riuscito a concludere con un 25 alla quinta serie invece che con un 24, non soltanto quel piattello in più mi avrebbe collocato in una posizione migliore in classifica, ma anche lo slancio di una serie piena probabilmente mi avrebbe dato un’energia diversa in finale.”

Alessandro Palladino

“Un piattello in più – precisa a sua volta Daniele Fedeli – sarebbe stato l’ideale anche per me perché poi nella finale a sei ho fatto il risultato migliore. Forse adesso posso dire che in finale c’è stato un errore di troppo: si poteva chiudere con un 24 invece che con un 23. Però il parziale che mi ha impedito di vincere in realtà è stato proprio il 20 della quinta serie. Lo dico sinceramente: finita la gara, ero scontento. Sono d’accordo che nello sport partecipare è importante, come recita il motto olimpico, però è chiaro che se partecipi a una competizione e hai la consapevolezza di avere le doti per prevalere, vuoi vincere. Poi, certo, a mente fredda invece mi posso dire contentissimo: un secondo posto a un Campionato italiano dopo appena due anni e mezzo che sparo è un bel risultato.”

Daniele Fedeli sembra proprio aver da recriminare qualcosa sulla finale di Spinella. Proviamo allora ad indagare un po’ di più…

“Ma sì, perché ho sbagliato il ventitreesimo per una mia distrazione. Diciamo che quando spari, per quanto tu intenda isolarti, ti accorgi di come stai andando e anche degli zeri che stanno facendo gli altri contendenti. Mi ero reso conto che ero a pari con Davide Carlucci e quindi in corsa per il titolo. Ribadisco che non osservo gli altri durante la gara, però negli ultimi dieci piattelli della finale, quelli che poi contavano per la classifica, percepivo perfettamente se qualcuno degli altri stava facendo una seconda canna per rompere il pezzettino del piattello già colpito o se invece stava facendo una seconda proprio per rompere il piattello che non aveva colpito con la prima. Frattanto eravamo agli ultimissimi piattelli e ho sentito che da almeno cinque lanci Davide Carlucci sparava stabilmente la seconda canna. Al suo ventitreesimo lancio ha fatto una seconda canna che suonava perfino diversa: ero convinto che Davide avesse fatto uno zero. In certo modo aspettavo la conferma con il campanello: il suono del campanello non è arrivato e quell’attimo di deconcentrazione non mi ha permesso di rispettare la mia solita routine al momento di chiudere il fucile. È partito un piattello che prima avevo disintegrato facilmente, un montante sinistro, e questa volta invece mi è costato lo zero.”

Daniele Fedeli, sul podio del Tav Belvedere di Uboldo, celebrato dai dirigenti del club varesino

Non soltanto tiro a volo per questi due atleti sulla cresta dell’onda. Al brivido della pedana Alessandro Palladino associa infatti quello dell’alta velocità in una pista virtuale.

“Sì, sono pilota di simulatore. Faccio i campionati italiani e avrei avuto anche la possibilità di gareggiare a livello internazionale. Ti connetti online, hai la tua postazione, il tuo volante e i tuoi comandi. È come se fosse un Gran Premio vero, ma è invece una simulazione in rete. Ma le emozioni sono comunque fortissime e autentiche.”

La passione sportiva parallela di Daniele Fedeli invece è il baseball. Gianpiero, il papà dell’atleta di Biassono, all’età di diciotto anni era membro di una squadra di baseball fondata a Monza: i Twins. E il motivo del nome è presto detto.

“Incredibilmente nella squadra c’erano due coppie di gemelli e trattandosi di uno sport, per così dire, americano era inevitabile che il nome della squadra evocasse il concetto dei gemelli in inglese. I Twins andavano forte: nel Campionato ’79-’80 ottennero perfino la promozione in serie A, ma si trattava pur sempre di una formazione amatoriale e non c’erano le risorse per far proseguire l’avventura. Però in famiglia è rimasta fortissima la passione per il baseball, anche se poi io mi sono dedicato al calcio e soprattutto alla scherma. Nel fioretto ho centrato anche qualche bel piazzamento a livello regionale, ma poi ripetuti infortuni al ginocchio mi hanno costretto a smettere. Adesso sono in tutto e per tutto un tiratore: fiero tesserato del Tav Belvedere di Uboldo in cui ho incontrato l’amico Igor Radice che ormai è il mio socio fisso in pedana. E la mia strada sportiva adesso si chiama indiscutibilmente: tiro a volo!”