Antonio Di Vuolo: una scuderia per il futuro del nostro sport
Atleta che negli ultimi trent’anni ha compiuto un percorso agonistico non costante ma certamente significativo, il professionista campano ha varato recentemente un’iniziativa che mira a sostenere l’attività tiravolistica tra le giovani leve
Negli anni Novanta Antonio Di Vuolo (ritratto nella foto di copertina con il celebre Istruttore Carmine Ambrosanio) è stato un promettente agonista nella Fossa Olimpica e si è reso protagonista di una delle edizioni della Coppa delle Nazioni sulle pedane di Montecatini. Per esigenze professionali l’atleta campano nel corso degli anni non ha potuto condurre un’attività costante e regolare, ma in tutte le occasioni in cui si è affacciato di nuovo alla sua principale passione sportiva ha saputo imprimere un sigillo di qualità: come quando nel 2019 è stato componente della squadra della Campania che ha vinto il Trofeo delle Regioni a Montecosaro. Adesso Antonio Di Vuolo ha deciso di tradurre l’esperienza maturata sulle pedane in un’iniziativa rivolta alla promozione del tiro a volo essenzialmente presso le giovani leve.
Antonio Di Vuolo, lei è l’ideatore dell’iniziativa Giovani, la gioia di essere sportivi: com’è scaturita l’idea?
L’idea deriva sicuramente dalla grande passione per questa disciplina sportiva che pratico ormai da molti anni. Il tiro a volo è uno sport che richiede abilità, precisione ma soprattutto pazienza, controllo emotivo e capacità di gestire la pressione. Queste sono competenze preziose per i giovani sia nello sport che nella vita di tutti i giorni. Tuttavia, noto che i campi da tiro sono sempre meno frequentati dai giovani e, infatti, sono sempre proprio quelli che si allontanano dal tiro a volo in Italia, soprattutto al sud. Questo fenomeno può dipendere spesso da motivi di accessibilità allo sport stesso e dai costi, ma anche dal fatto che talvolta i giovani non sono a conoscenza delle opportunità offerte. Quando sui campi da tiro ho incontrato Carmine Ambrosanio con il suo team di giovani ho trascorso delle giornate fantastiche, fatte di condivisioni di valori, educazione, disciplina e soprattutto gioia e allora è scaturita l’idea. È un’iniziativa che mette al centro il rispetto delle regole, degli istruttori e dei compagni di squadra. Inoltre, per noi è fondamentale il coinvolgimento delle famiglie, poiché ciò rafforza gli stessi legami familiari, offrendo ai membri della famiglia l’opportunità di trascorrere del tempo di qualità insieme e di condividere esperienze significative. I genitori ricoprono un ruolo importante senza, tuttavia, sostituirsi agli istruttori in un contesto in cui sono rispettati i ruoli. Per concludere, a me non interessa tanto il risultato tecnico che il ragazzo può ottenere in gara, quanto piuttosto l’atteggiamento che quel ragazzo adotterà durante la gara stessa che deve essere improntato alla buona educazione, alla correttezza e al rispetto del prossimo. Da questo insieme di elementi nasce appunto la denominazione dell’iniziativa: Giovani, la gioia di essere sportivi.
Antonio Di Vuolo al centro del gruppo degli atleti della Campania che nel 2019 conquistarono trionfalmente il Trofeo delle Regioni di Fossa Olimpica a Montecosaro
Come si configura nel concreto l’iniziativa Giovani, la gioia di essere sportivi?
Il progetto prevede lo svolgimento di raduni che si sono tenuti e si terranno, solitamente, a Roma, a Vetralla e a Capua e con l’occasione stiamo valutando anche altri Tav sul nostro territorio. All’inizio di ogni raduno viene dedicato del tempo alla preparazione fisica e mentale. Io principalmente svolgo esercizi di meditazione, ipnosi e training autogeno per aiutare i giovani a concentrarsi e a calmare la mente. Inoltre, vengono condotti esercizi di preparazione muscolare per migliorare la resistenza e la stabilità necessarie per il tiro a volo. I ragazzi vengono suddivisi in gruppi e si allenano seguiti dal maestro di tiro Carmine Ambrosanio che fornisce istruzioni dettagliate sulla tecnica di tiro, guidando i partecipanti passo dopo passo per migliorare la precisione e l’efficacia. Vengono condivise con i ragazzi indicazioni riguardo all’alimentazione sportiva e all’importanza di una dieta equilibrata. In tutto ciò non mancano, ovviamente, momenti di divertimento. In sintesi, questo progetto offre un’esperienza completa che integra la preparazione fisica e mentale con l’allenamento tecnico, la socializzazione e la preparazione psicologica. Inoltre, è molto bello vedere che i nostri giovani sui campi sono avvicinati da professionisti di fama internazionale come Giovanni Pellielo e Rodolfo Vigano che non mancano mai di dare consigli preziosi ai nostri giovani: ciò a dimostrazione della inclinazione di questi campioni verso i giovani atleti.
Antonio, lei non ha trascurato in questo progetto l’aspetto economico che è sempre alla base di un’attività agonistica di alto livello.
Come dicevo, sicuramente l’accesso ai campi di tiro e l’acquisto di attrezzature possono essere costosi e non sempre accessibili ai giovani. Quindi nel nostro progetto vogliamo che coloro che hanno difficoltà economiche possano comunque partecipare. Io nel mio piccolo mi sono prodigato per fornire divise e cartucce in modo che ci sentiamo uniti nell’indossare i colori che identificano la nostra squadra. Inoltre, per incentivare i giovani a non sacrificare lo studio per lo sport – anche per coloro che lo fanno a livello agonistico – ho istituito una borsa di studio per chi ottiene eccellenti risultati scolastici nonostante il forte impegno dimostrato nell’esercizio dell’attività di tiro a volo. Poi, se i giovani vinceranno un titolo, abbiamo pensato ad un premio, ma preferisco non svelarlo al momento.
Il fair-play è dunque la chiave interpretativa di fondo dell’iniziativa?
Sì, io sono molto rigoroso da sportivo e altrettanto rigore lo esigo dai ragazzi e dalle loro famiglie. Come dicevo, la disciplina sportiva è fatta di regole e rispetto per il maestro che, nel nostro caso, è Carmine Ambrosanio. Inoltre ritengo molto importante il rispetto nei confronti della nostra meravigliosa Federazione, principalmente per il quotidiano lavoro che fa per mantenere vivo il nostro sport, e proprio alla nostra Federazione vanno infatti i miei più vivi ringraziamenti. In questo contesto lo sport e il rispetto delle regole emergono come pilastri fondamentali per la crescita e lo sviluppo dei giovani. Lo sport non è solo una forma di attività fisica, ma un terreno fertile per insegnare valori intrinseci come la collaborazione, il fair-play, la disciplina. Attraverso il rispetto delle regole, gli individui imparano il concetto di equità, responsabilità e lezione di vita. Inoltre, ci teniamo molto al fair-play che si esplica principalmente nel rispetto per gli avversari, riconoscendo i loro successi. Teniamo anche ad insegnare ai giovani ad accettare sempre le decisioni degli arbitri con rispetto e compostezza. Allo stesso modo i ragazzi devono ovviamente essere rispettosi dei Veterani e Master. Perché come dico sempre: è per tutti un dovere il rispetto per il capello bianco. D’altronde in questi anni ho imparato che circondarsi di giovani è bellissimo, ma può essere altrettanto bello e stimolante contornarsi di persone anziane. E i giovani, quelli che io chiamo familiarmente i miei giovani, quelle persone anziane le devono amare.
Antonio Di Vuolo ancora ritratto con la formazione guidata da Francesco Cembalo al Trofeo delle Regioni di Fossa Olimpica del 2019
Qual è attualmente la situazione del suo gruppo dal punto di vista strettamente agonistico?
Non esito a dire che nel nostro gruppo ci sono già elementi che stanno dando grandi soddisfazioni: ad esempio il giovane Gabriele Barone e anche Franco Fiorucci che è un Eccellenza. Gabriele negli ultimi mesi ha compiuto passi significativi nel suo percorso. Con dedizione e impegno si allena regolarmente, affinando la sua tecnica e migliorando costantemente le sue prestazioni. Difatti, ha iniziato a mettere in fila risultanti eccellenti nelle ultime competizioni, dimostrando un notevole talento e tanta determinazione. Ma siamo soltanto all’inizio del progetto…
Per modestia non parla molto di sé, ma in realtà ci sono trascorsi importanti nella sua vita di atleta.
Per me il tiro a volo è una grande passione ma non lo pratico a livello agonistico. Nella vita mi occupo di altro: sono un consulente del lavoro che ha l’opportunità e la fortuna di assistere aziende in tutta l’Italia e di assistere anche aziende straniere che investono in Italia. Tuttavia anche nel tiro ho conseguito traguardi importanti, sebbene fossi un amatore. A ciò sicuramente ha contribuito la scuola del maestro Lamberto Castellani, di cui sono stato allievo e amico, come del resto mi ha legato una profonda amicizia a tutta la famiglia Innocenti. Grazie al maestro Castellani sono stato seguito per un periodo anche dal brillante Preparatore atletico Fabio Partigiani. Nel 1996 ho vinto la Coppa delle Nazioni di Trap a Montecatini a squadre insieme agli amici Eugenio Marzuillo e Daniele Letizia. Dopo una pausa dalle gare per diversi anni, ho deciso di riavvicinarmi nel 2019. In quell’anno ho partecipato al Gran Mondiale Perazzi ottenendo un eccellente piazzamento. In quell’occasione bastava un piattello in più per partecipare al barrage finale con grandi nomi del panorama internazionale attuale. In quello stesso anno sono arrivato secondo al Campionato italiano della mia categoria e primo al Trofeo delle Regioni con la squadra della Campania che vinse a Montecosaro. Non mi dispiacerebbe se il futuro mi riservasse qualche altra bella soddisfazione. Intanto, sono certo che i giovani atleti che fanno parte del progetto “Giovani, la gioia di essere sportivi” ci daranno importanti soddisfazioni.