I maghi della “cinque macchine”
Il Trofeo delle Regioni 2025 di Fossa Universale ha portato alla ribalta specialisti noti e meno noti: completiamo oggi il carosello di interviste ai protagonisti dell’evento
(di Massimiliano Naldoni)
Come abbiamo visto nella prima ricognizione dedicata ai protagonisti del Trofeo delle Regioni di Fossa Universale, l’appuntamento agonistico in programma nello scorso weekend al Tav Delle Alpi ha sottolineato le pregiate peculiarità tecnico-agonistiche di atlete, atleti e coach che hanno operato in molte delle compagini in lizza. La Lombardia diretta da Gaspare Guzzo, che ha centrato la vittoria davanti al Veneto e alla Sicilia, ha beneficiato del contributo di alcuni talenti notissimi a livello internazionale come Rachele Amighetti (ritratta in copertina) e Graziano Borlini. Il più forte Veterano del mondo (Borlini ha vinto il titolo iridato a Roma nello scorso agosto) racconta oggi il suo Trofeo delle Regioni e con il campione bergamasco parlano anche i suoi compagni di squadra Paolo Frigerio e Roberto Favalli e il coach/atleta del Veneto Luciano Fiorini Carbognin.
Graziano Borlini
Graziano, confermi che anche per voi atleti esperti la gara al Delle Alpi è stata una prova di grande difficoltà?
È stata naturalmente una bellissima vittoria, ma, sì, è stata anche una gara durissima perché ho visto tante squadre molto attrezzate e accreditate per la vittoria con tiratori molto forti. E poi i piattelli erano davvero molto tecnici: è vero che dopo il Mondiale in realtà io avevo sparato poco, ma ho fatto davvero fatica a controllare alcuni lanci: dalle serie di prova, ad esempio, sono uscito con un 19 e un 22. Noi della Lombardia siamo arrivati all’ultima serie che non potevamo fare più di quindici zeri e ci siamo ritrovati agli ultimi cinque piattelli di quell’ultima serie nell’impossibilità di fare anche un solo zero in più. Io ero l’ultimo in batteria e giuro che mi sono circolati così tanti pensieri nella testa a quell’ultimo piattello che non ci si crede… Il mio ultimo piattello della gara, quello che avrebbe deciso la nostra vittoria ma che avrebbe anche potuto spedirci ad uno spareggio difficilissimo, è stato un sinistro montante dalla quarta macchina: ho cercato di svuotare la testa, l’ho proprio curato e sono riuscito a prenderlo di prima canna a quaranta metri. Ero così concentrato che in quel momento è servita tutta l’esuberanza di Gaspare Guzzo per farmi capire che avevamo vinto…
Roberto Favalli
Roberto, soddisfazione per la vittoria ma anche disappunto per qualche serie non positiva: come si conciliano queste opposte sensazioni?
Non si conciliano facilmente: sono ovviamente contento, ma non felicissimo, perché non ho sparato come dovrei sparare e come so di poter sparare. Sono grato alla Delegazione Fitav Lombardia, a Gaspare Guzzo e a Pier Bestetti che hanno insistito perché fossi in squadra, anche se avevo premesso che non mi sentivo in forma. La gara è stata davvero molto difficile perché abbiamo gareggiato in un campo che offre condizioni perfette con piattelli molto tecnici, quindi non puoi trovare scuse. Se fai errori, sono i tuoi errori: non puoi attribuirli ad altri motivi. Ma proprio perché il terreno di gara è stato veramente attendibile, il risultato è autentico e la vittoria della Lombardia, seppur di misura, è molto netta. La mia partenza, fra l’altro, è stata relativamente buona: il 23 della prima serie era nella media che serviva alla squadra. In questa fase della mia carriera non posso rispettare un allenamento regolare e questo ha inciso sul rendimento nell’arco della giornata: sul piano fisico-atletico, infatti, non sono in grado di fornire una prova omogenea in tutta la gara e questo lo avevo già fatto presente ai dirigenti anche nelle scorse settimane. In una gara così, è il valore generale del gruppo che conta perché serve a poco che qualcuno faccia 98 se poi altri si fermano a 75. Per abitudine, però, non mi tiro mai indietro e affronto volentieri ogni sfida: ho accettato ben volentieri l’invito a far parte della spedizione anche se appunto avevo manifestato la convinzione di non poter assicurare una tenuta agonistica prolungata. Sapevo però di essere in squadra con elementi forti come Graziano Borlini, Rachele Amighetti, Paolo Frigerio e Marco Molteni e la loro presenza in tutta la gara al Delle Alpi mi ha dato davvero grande tranquillità.
Lombardia e Veneto sul podio del Trofeo delle Regioni 2025 di Fossa Universale
Luciano Fiorini Carbognin
Coach Fiorini Carbognin, qual era la sua previsione di piazzamento del Veneto alla vigilia della gara?
Una previsione davvero molto prudente: avevo immaginato che la squadra potesse aspirare ad una collocazione intorno al settimo/ottavo posto perché si profilava una bella battaglia in cui però c’erano tante formazioni molto accreditate. Le impressioni del sabato mattina, quando abbiamo provato i campi nella formazione che avrebbe poi affrontato la gara, è stato un vero disastro. In effetti, principalmente per impegni di lavoro di alcuni componenti, non avevamo mai sparato tutti insieme e quindi, lì per lì, il risultato modesto che stavamo facendo mi ha convinto ad essere molto realistico sul responso. È vero che almeno personalmente in allenamento non sparo mai bene, perché in prova non guardo al risultato: vado semmai a studiare dove mettere le canne. Il problema consiste semmai nel fatto che quando spari male in allenamento, hai l’impressione che poi in gara non possa certo andar meglio. Invece in gara è stato tutto l’opposto. Siamo partiti con un 136 che è apparso subito un buon punteggio. Poi c’è stata la flessione della seconda serie: quei ventuno zeri sul campo 4, il più difficile. Però c’è stata subito una bella risposta di tutto il gruppo alla serie successiva: con il 143 della terza abbiamo capito infatti che incredibilmente ce la potevamo ancora giocare addirittura per vincere. Tra momenti di prudente realismo e altri di vera esaltazione, la conquista della medaglia d’argento per il Veneto è un ottimo risultato. La vittoria è bella, d’accordo, ma quando si va sul podio, va sempre bene.
Paolo Frigerio
Paolo, quattordici giorni dopo il titolo delle Società nell’Olimpica con il Trap Pezzaioli è arrivato il successo al Regioni di Universale: allora è vero che una vittoria chiama l’altra?
Non saprei dire se davvero una vittoria chiama l’altra, però vuol dir tanto se sei capace di sparare nelle squadre: noi della Lombardia siamo anche un gruppo che si incontra spesso nell’arco della stagione sui campi e che ha dimostrato di saper stare in pedana insieme. E poi per competere insieme non devi mai mollare una gara e soprattutto non devi mai mollare neanche un piattello in ogni gara. Quello è sempre il mio atteggiamento. Poi, vincere per un piattello e non vincere ancora per un piattello, fa parte del gioco. Se parliamo di punteggio, magari alla vigilia non avrei detto di poter completare le quattro serie con un 94, però sentivo di poter far bene. Nel nostro caso ha vinto il gruppo, l’umiltà della squadra, la capacità di stare uniti senza quel broncio che a volte si scatena invece nelle squadre quando qualcuno sbaglia qualche piattello di troppo. Il broncio non serve: se vuoi vincere, devi rimboccarti le maniche e andare.
Il fatto di essere l’unico atleta confermato titolare della squadra della Lombardia del 2024 ti ha dato l’impressione che ci si attendesse molto da te?
Sì, ero l’unico atleta del gruppo che era in squadra anche l’anno scorso quando abbiamo conquistato l’argento e forse, proprio per quello, ancora più degli altri sentivo che vincere sarebbe stata un’impresa bellissima. Credo che dal coach Gaspare Guzzo sia stata apprezzata la mia tenacia in pedana, ma anche quella mia capacità di smorzare la tensione di tutti, magari semplicemente con una battuta. Anche nell’ultima serie di questo Trofeo delle Regioni so di aver fatto la mia parte con ventiquattro prime canne. A metà serie è arrivato però anche il mio zero: dalla macchina 4 è partito un sinistro montante che a me, che ero in seconda pedana, si presentava come un dritto. Si cerca sempre di non contare i piattelli, ma ai dieci lanci dell’ultima serie sapevo che avevamo già accumulato sette/otto zeri e quindi non c’era da allentare la presa. Anche perché allo spareggio con il Veneto che schierava due nazionali forti sarebbe stato difficile vincere. Se ce l’abbiamo fatta è anche merito della dirigenza che ci ha sostenuto in tutta la gara e in quella difficilissima ultima serie: Gaspare Guzzo è stato grandissimo nella conduzione della gara al suo primo anno di incarico. Pier Bestetti è una grande persona: un uomo di carattere che con umiltà sa fornirti sempre il suggerimento migliore. E infine Santo Falanga ha dato probabilmente l’indicazione più utile per gestire tutta la gara. Ha detto: non mollate mai, ma soprattutto divertitevi in pedana.
Foto: Tav Delle Alpi/Erica Marchini