Voci dal pianeta Universale
Il Trofeo delle Regioni della “cinque macchine” ha assistito ad un duello all’ultimo piattello tra i neo-campioni della Lombardia e i portacolori del Veneto e della Sicilia: ecco le impressioni di alcuni dei protagonisti del confronto
(di Massimiliano Naldoni)
Lombardia in vetta a quota 544/600, Veneto a 543 e Sicilia a 541. Il podio del Trofeo delle Regioni 2025 di Fossa Universale, anche nel suo connotato più essenziale, spiega efficacemente come la gara in programma sulle pedane vercellesi del Tav Delle Alpi, sotto la direzione accurata di Pietro Saquella, abbia rappresentato un confronto giocato sul minimo scarto. Grazie alle prove di Marco Molteni, Paolo Frigerio, Rachele Amighetti, Graziano Borlini, Sergio Sanzogni e Roberto Favalli è stata la Lombardia (nella foto di copertina) del Responsabile Gaspare Guzzo a imporsi, ma, contro molti pronostici, il Veneto degli atleti/coach Luciano Fiorini Carbognin e Alessandro Camisotti – con la formazione completata da Gianno Brunato, Marco Carli, Giuliano Pastorin e Giovanna Borghi – ha sfiorato l’impresa e ha tenuto sotto pressione i neo campioni in bianco-verde realmente fino all’ultimo bersaglio dei tempi regolamentari. Il dream team della Sicilia del Dt Adriano Avveduto ha infine centrato un bronzo che vale oro (e le ragioni della conversione alchemica da un metallo all’altro è ben spiegata dalle parole del dirigente di Modica) con una formazione di big che vedeva schierati Vincenzo Triscari, Maurizio Annaloro, Stefano Covato, Luca Baldo Annaloro, Francesco Pollicino e Antonino Buda. In questa prima ricognizione dei protagonisti del Trofeo delle Regioni di Fossa Universale diamo voce a Gaspare Guzzo e a Rachele Amighetti, Marco Molteni e Sergio Sanzogni della formazione della Lombardia, ad Adriano Avveduto e ad Alessandro Camisotti. Nel Magazine di domani parleranno anche Graziano Borlini, Paolo Frigerio, Roberto Favalli e Luciano Fiorini Carbognin.
Gaspare Guzzo
Coach Guzzo, a chi spetta il merito di questa vittoria della Lombardia al Regioni 2025 di Universale?
Devo ringraziare tutta la mia squadra perché ci hanno creduto in ogni momento di quella gara che è stata molto difficile e nell’ultima serie addirittura soffertissima perché uno zero in più ci avrebbe costretti ad uno spareggio dall’esito imprevedibile. Posso dire in tutta sincerità che si tratta di un’impresa straordinaria perché sulla carta altre formazioni erano più forti della nostra. Un ringraziamento particolare va a Pier Bestetti che nella costruzione della squadra ha fornito suggerimenti determinanti e poi ci ha sostenuto oggi con un vigore formidabile, ma anche a Santo Falanga che ha voluto essere presente al Delle Alpi e ci ha favorevolmente trasmesso il forte senso di vicinanza della Delegazione e di tutta la Lombardia del tiro a volo.
Quando ha compreso che, in contrasto a qualche previsione non proprio ottimistica della vigilia, c’era invece la possibilità di vincere?
Dire adesso quale momento è stato decisivo per vincere è molto difficile perché ogni singola parte di questa gara è risultata importante, ma così, di prima impressione, mi viene subito in mente la rocciosa volontà di Marco Molteni di andare a prendersi il suo 25 nell’ultima serie, quel 24 ottenuto con la forza di volontà da Sergio Sanzogni nella terza serie, il prodigioso 25 di Rachele Amighetti nella seconda frazione, la fermezza di Graziano Borlini nella conduzione del gruppo in tutte le quattro serie, la capacità di non mollare mai di Roberto Favalli e quel 24 di grande carattere all’ultimo giro di un solidissimo Paolo Frigerio. Per spiegare quanto conti questo successo per la nostra regione, basta dire che il Delegato Fitav Daniele Ghelfi ci ha telefonato subito non appena abbiamo tagliato il traguardo: era davvero al settimo cielo e so che quella felicità esplosiva di Daniele l’abbiamo condivisa anche tutti noi e spero davvero che già al termine di quella giornata meravigliosa, e poi in questi pochi giorni che frattanto sono trascorsi, quella stessa felicità sia stata trasmessa a tutta la nostra comunità tiravolistica.
Il Tav Delle Alpi di Cigliano ha ospitato il Trofeo delle Regioni 2025 di Fossa Universale
Rachele Amighetti
Rachele, è vero che la missione sembrava quasi impossibile, ma in realtà la Lombardia aveva preparato bene questo appuntamento.
Sì, effettivamente siamo partiti già nella giornata di sabato con una prova-campi e con un clima, in senso meteorologico, intendo, che ti faceva dire: se domani è così, sicuramente è impegnativa. Poi, soprattutto, via via che arrivavano le altre squadre ti accorgevi che, ad esempio, solo per dire i primi nomi che mi vengono in mente, il Veneto schierava Luciano Fiorini Carbognin e Alessandro Camisotti, la Toscana aveva in squadra Stefano Narducci che è un signor tiratore sotto tutti gli aspetti. E questo non faceva che confermare che sarebbe stato un confronto difficile. Per quanto riguarda noi, posso dire che Gaspare Guzzo e Pier Bestetti avevano composto una squadra calibrata e forte, andando a scegliere la miglior compagine della Lombardia con il rispetto rigoroso delle regole strette della composizione della squadra. A livello di armonia tecnica eravamo sicuramente una batteria con un buon ritmo e un buon tempo di fuoco e questo è stato un altro aspetto che ci ha permesso di affrontare serenamente tutte le fasi della gara. Sì, è vero che abbiamo fatto anche un allenamento funzionale in vista della gara che si è rivelato molto utile: una decina di giorni prima a Lonato la squadra al completo aveva affrontato uno degli schemi previsti per il Trofeo delle Regioni. Per tutta la gara abbiamo tenuto ben presente la regola generale dell’Universale che dice che non puoi mollare mai neanche un piattello perché può essere appunto un solo piattello che ti fa vincere o ti fa perdere: e infatti è andata proprio così. Ma d’altronde ci sono perfino esempi di Campionati mondiali, persi oppure vinti all’ultimo, per un piattello.
Concordi che il tuo 25 della seconda serie ha avuto un ruolo decisivo nella vittoria?
È vero che di bollini rossi dei 25 se ne sono visti veramente pochi. L’aspetto più importante, però, è che tutti siamo sempre riusciti a tirare una buona media alta in tutte le serie rispetto ad altre squadre che magari qualche volta sono andate sotto al 20 in alcune serie. Non si può negare che le nostre due serie da 25 hanno certamente aiutato a mettere al sicuro il punteggio e quindi il piazzamento.
Ma hai certamente fatto tremare il coach Guzzo con i due zeri all’inizio della quarta serie.
I due zeri nei primi tre piattelli dell’ultima serie mi hanno aiutato proprio a scaricare la tensione che avevo e mi hanno permesso di portar bene la serie in fondo. Specialmente nelle serie determinanti, spesso fare qualche errore subito ti permette di liberarti della pressione e, come dico sempre, in quel modo ti resta solo quella tensione che diventa attenzione. Ci era stato tassativamente proibito, dico scherzando, di andare a controllare l’andamento della gara, però quando valuti i punteggi che la tua squadra ha fatto, è inevitabile farsi un’idea del punto in cui eravamo. Quindi, è altrettanto inevitabile che alla vigilia dell’ultima serie si crei molta pressione.
La formazione della Lombardia che ha vinto il Trofeo delle Regioni 2025: (da sinistra) Marco Molteni, Graziano Borlini, Sergio Sanzogni, Paolo Frigerio, Rachele Amighetti, Roberto Favalli e Gaspare Guzzo
Marco Molteni
Marco, per effetto di quel 25 dell’ultima serie ti riconosci nel ruolo del man of the match?
Qualcuno ha voluto definirmi l’eroe della giornata. E sono naturalmente grato della definizione. Io, però, la vedo sempre in un’ottica di squadra: non considero quel 25 finale più determinante di altri risultati e credo invece che ognuno di noi in ogni serie abbia costruito il risultato finale. Ad esempio, a volte c’è più merito a rispondere bene ad un passaggio negativo che a fare un 25: trovo che sia da esaltare il merito di Rachele Amighetti che dopo la sequenza zero-buono-zero dei primi tre piattelli dell’ultima serie ha saputo tenere perfettamente a livello psicologico. Mi viene da dire che ci sia più merito in quell’atteggiamento che nel mio 25. Ma d’altronde siamo riusciti a restare sempre in gara proprio per quell’atteggiamento: ci sono casi invece in cui la squadra fa una ventina di zeri e in quel momento esce dalla cosiddetta zona big. È soltanto se stai sui tredici/quindici zeri in ogni passaggio che puoi allora essere certo di giocarti il podio. Diciamo, appunto, che qualche punta di qualità è andata a compensare qualche defaillance che in ogni gara lunga si verifica e in quel modo abbiamo stabilizzato la media della squadra in un quasi 23. A proposito del mio 25 all’ultima serie, devo anche dire che certamente se avessimo vinto con un vantaggio di dieci piattelli avrebbe suscitato meno scalpore: quando invece vinci per un piattello, sembra che sia quel tuo punteggio che ha fatto pendere la bilancia in favore. Ma non mi sento davvero di prendermi tutta la responsabilità positiva del nostro successo. Il giorno successivo alla nostra vittoria ho ricevuto tanti messaggi e tante telefonate di congratulazioni: è il segno che molte persone hanno apprezzato la mia e la nostra impresa e questa stima, insieme al titolo per la Lombardia, è davvero il premio più bello che ho ricevuto.
Oltre alla regolarità tecnica che hai ricordato, qual è l’altro aspetto che ha dato la vittoria alla Lombardia?
Sulla carta, rispetto ad altre formazioni, la nostra squadra poteva anche non apparire una corazzata, ma è l’umiltà di tutto il gruppo che ha prodotto il risultato. E infatti nel raduno che avevamo fatto a Lonato una decina di giorni prima del Trofeo delle Regioni, quando abbiamo messo a punto gli ultimi dettagli e deciso la distribuzione di ciascuno in batteria, sinceramente avevo avuto già un buon presentimento. E poi certamente anche l’armonia interna al gruppo ha avuto grande importanza. Avviene che le gare a squadre abbiano quel particolare fascino in più rispetto a quelle individuali, ma poi, al di là dei piattelli, quello che davvero conta è condividere due giornate con la squadra, le quattro chiacchiere in qualsiasi momento, i momenti di trasferimento che, anche se in realtà brevi, creano aggregazione: tutto questo ha rappresentato davvero un bel momento di convivialità molto utile per il risultato.
Come hai vissuto la serie più difficile: quella decisiva del quarto turno?
Io ho sempre cercato di non sapere esattamente i risultati per non ritrovarmi a fare calcoli, però inevitabilmente sapevamo che nell’ultima serie gli zeri da poter fare non erano più di una quindicina. Devo dire, però, che nell’ultima serie mi sentivo proprio bene, la fucilata era bellissima: non per niente ho fatto ventiquattro prime canne. Sentivo il campanello degli altri e mi veniva quasi da tranquillizzare i ragazzi, come dire: andate tranquilli che in questo giro io di zeri non ne faccio! Ma non era soltanto un’impressione mia: Gaspare Guzzo mi ha rivelato che dopo i miei primi quattro piattelli aveva maturato la convinzione che in quella serie io potessi davvero tirare il 25. Il mio piattello più difficile in quella quarta serie è stato verso il decimo piattello: un montante centrale dalla macchina 5 che mi è sfuggito di prima canna ma che ho recuperato molto bene di seconda. Su quello schema c’era un sinistro molto basso e molto veloce che è stato quello che io chiamo il “top zero”: il lancio più complicato della giornata e quello che ha fatto selezione. È uno di quei piattelli con i quali, come dico ancora sempre, se stacchi farina, cioè se lo colpisci appena, è già un successo. Quando ho visto che l’ho rotto due volte in maniera eccezionale centrandolo pienamente in rosata, ho detto: se sto rompendo bene questo piattello, gli altri sulla carta dovrebbero essere un passeggiata. E così è stato.
Adriano Avveduto e il team della Sicilia ricevono il premio da Pino Facchini e Pietro Saquella
Adriano Avveduto
Coach Avveduto, un suo parere sul terzo posto della Sicilia.
Se considero la squadra che avevo presentato, il terzo posto non va stretto: direi perfino di più. Perché quella formazione era costruita per vincere. Quando in squadra schieri il campione del mondo individuale, Vincenzo Triscari, e i campioni del mondo a squadre dei Veterani e degli Junior, cioè Francesco Pollicino e Luca Baldo Annaloro, sicuramente disponi già per metà della formazione di elementi che sono in grado di fare grandi risultati. Se a questi atleti aggiungiamo il Seconda categoria più forte della Sicilia, Stefano Covato, e poi Maurizio Annaloro, che è il Senior più forte della nostra regione, a cui si è affiancato l’altro Veterano Nino Buda che in gara ha poi rispettato la media che avevo previsto; se insomma valuto nel suo insieme il valore della formazione, era certamente legittimo ambire al titolo.
Che cosa non ha permesso alla squadra di conquistare il titolo?
Sotto il profilo tecnico la squadra era costruita per conseguire il 550/600 che è tradizionalmente il punteggio con cui si vince il Trofeo delle Regioni di Fossa Universale. Nei fatti sul campo mi sono subito reso conto che questa volta il punteggio che assegnava il titolo poteva essere anche più basso e infatti non mi sono sbagliato. Naturalmente ci sono poi degli inconvenienti e delle variabili imprevedibili: se ad esempio capita che due tiratori tra i più forti al mondo nelle rispettive categorie, come Francesco Pollicino e Luca Annaloro, incappano in una serie meno brillante e fra l’altro era sicuramente da tempo immemorabile che l’uno e l’altro, specialmente nell’Universale, non uscivano da una serie con un 19 e un 18, allora è chiaro che la vittoria non è più a portata di mano. Alla squadra sono mancati quei tre o quattro piattelli che sono, sì, imputabili a quel fattore che banalmente si definisce sfortuna, ma che soprattutto sono stati provocati da una trasferta che si è trasformata per noi in un’avventura impossibile. Sono stati annullati dei voli all’ultimo momento da Palermo e quindi la maggior parte del gruppo è partita il giorno successivo da Catania e due di noi si sono addirittura sobbarcati un viaggio di venti ore tra pullman e treno per arrivare il sabato pomeriggio sul campo. Ed ecco che, alla luce di questa rocambolesca avventura, che peraltro per le formazioni del sud è perfino abbastanza all’ordine del giorno, direi che il terzo posto diventa oro e, poiché io guardo sempre il bicchiere mezzo pieno, la quarta medaglia consecutiva appunto in quattro anni è senza dubbio un grandissimo risultato. Non è ininfluente poi che la nostra squadra è stata composta in tempi relativamente recenti e poiché le sedi di residenza degli atleti sono molti distanti, a differenza di quanto è avvenuto ad altre formazioni non è stato possibile condurre una preparazione collegiale tutti insieme. Se guardo al risultato del Trofeo delle Regioni, comunque, il distacco dalle prime si è tradotto veramente in pochi piattelli, pertanto siamo comunque tutti estremamente felici del responso della gara e dell’ennesimo podio della Sicilia che rende giustizia a questi sei atleti – sette con il sottoscritto che li ha accompagnati e diretti – e ai grandi sacrifici che ancora una volta hanno saputo affrontare.
Sergio Sanzogni
Sergio, che emozioni produce ancora la vittoria della Lombardia a qualche giorno dal successo?
È stata una grande e bella vittoria, ma che sofferenza su alcuni lanci! Tecnicamente in questa gara ho tribolato su qualche sinistro basso, molto cattivo: i miei zeri non li ho seminati tra centrali, destri e sinistri, ma li ho fatti proprio principalmente sui sinistri. Avevo iniziato a far fatica su quei lanci già nelle serie di prova del sabato, ma c’era brutto tempo, il cielo grigio: al Delle Alpi senza il sole tutti i piattelli diventano difficili. Ho immaginato che con il bel tempo cambiasse la situazione, ma invece i lanci sono rimasti tosti anche il giorno della gara. Quando ti accorgi che un determinato piattello ti fa tribolare, ogni volta che lo vedi partire non lo spari tranquillo, tendi ad aggredirlo ed è lì che viene fuori lo zero. Ma poi non c’era un solo piattello con quelle caratteristiche: in realtà i sinistri di tutte le macchine avevano quell’aspetto. E se ti capita che te li trovi in sequenza magari per tre pedane consecutive, ti fa davvero impazzire. I primi tre zeri dell’ultima serie sono venuti su quei sinistri. E anche il quarto zero della serie l’ho fatto proprio per paura di un altro sinistro. Ero in prima pedana: convinto che ce ne fosse appunto un altro e mi ero impostato con un leggero spostamento a sinistra per agevolare il movimento. Invece è uscito un destro e mi ha trovato spiazzato. Nell’ultima serie, quando la squadra è in corsa per vincere, ovviamente non sei mai tranquillo, ma sentivo che Molteni e Frigerio stavano tirando forte e in quel momento quella fiducia nel resto del gruppo mi ha trasmesso davvero grande forza.
La squadra del Veneto
Alessandro Camisotti
Alessandro, come hai affrontato e poi vissuto questo Regioni 2025?
Ho visto che c’erano numerose squadre più attrezzate della nostra e quindi abbiamo affrontato la gara con l’idea di fare una prova da metà classifica. La partenza è stata buona, poi c’è stata la seconda serie meno brillante, ma nella terza abbiamo fatto un punteggio spaventoso e allora a quel punto la storia è cambiata improvvisamente. La mia prima metà della mia gara è stata certamente molto al di sotto delle medie che di solito rispetto. Se fossi uscito da quelle due serie con un 23, poteva ancora andar bene, ma se stai al di sotto di quella media non puoi essere soddisfatto. Nella prima serie ho fatto addirittura una bicicletta su due mezzi destri: due piattellini che non so neppure come ho fatto a sbagliare. E nella seconda è venuta fuori un’altra bicicletta: in quel caso anche un po’ per il nervosismo che mi hanno provocato gli errori su alcuni piattelli non difficili: perché, dai, non esiste proprio prendere piattelli difficili e poi andare invece a sbagliare dei lanci che puoi giudicare facili! Non potevo certo essere contento di quelle due serie perché oltre a difendere i colori della mia regione, ero lì anche per tutelare la mia immagine di atleta della Nazionale e non mi andava certo di uscire con un punteggio modesto. Mi sono assunto comunque le mie responsabilità nei confronti della squadra: ho riconosciuto che nelle prime due serie non sono riuscito ad offrire una prova all’altezza delle mie possibilità. Ma in ogni caso quella piccola delusione personale è stata compensata dalla bella posizione in classifica della squadra perché mai avremmo pensato di arrivare a conquistare il secondo posto!
Foto: Tav Delle Alpi/Erica Marchini